Da una piccola associazione una piccola festa, Insieme per Giungatelle si pone l’obiettivo di raccogliere fondi tramite Chiani in Festa per mantenere in sesto il patrimonio storico e culturale della zona. Per far ciò opera col nostro sistema preferito: cibo tipico.


Chiani in festa, il luogo
Quasi a mettere i puntini sulle i l’evento si svolge sul sagrato della chiesa, con un grande albero che rinfresca i fortunelli che se ne stanno godendo l’ombra, in una giornata di grazia dal classico caldo. L’atmosfera è immediatamente quella di un viaggio nel tempo negli eventini di paese pre-internet, di quell’Italia del sud da polaroid.
I posti a sedere sono (a occhio) un centinaio, numeri sicuramente al ribasso rispetto agli eventi cui ultimamente siamo abituati, che tendono sempre a crescere e a crescere.
Tramite qualche chiacchiera con gli organizzatori ci rendiamo subito conto che all’Associazione questo non interessa molto. L’importante è la festa e il suo svolgimento, l’importante è accontentare gli affezionati dell’evento che, come scopriremo presto, non sono affatto pochi.


Chiani in festa, il menu
Il menu di Chiani in festa è particolare per diverse ragioni.
Innanzitutto non troviamo nessun primo, scelta più unica che rara, dovuta chiaramente a questioni logistiche. Compensano però due specialità: Sfrionzolo e Capra vudduta.
Nelle cucine seguiamo lo svolgimento delle preparazioni, come un piccolo orologio ogni postazione ha il suo rodato meccanismo. Non c’è ancora la folla reclamante secondi e contorni quindi per ora l’atmosfera è rilassata e l’impressione è che ognuno sappia cosa sta facendo.



La prima postazione che osserviamo è quella della pizza fritta, i panetti sono pronti, si separano con due colpi decisi e lavorati in modo capace, poi si passa al friggerli e al condirli. Sugo e formaggio, classico.
E’ già tutto pronto invece alla postazione delle Mulignane ‘mbuttunate. Riposano nelle varie piscine di sugo ad esse dedicate. Come è facile supporre ed osservare le scorte sono limitate, per scelta.
Sia per una questione di qualità delle materie prime sia per, di nuovo, scelte logistiche.
Conviene quindi venire prima possibile, o si rischia di rimanere senza.

L’assaggio
Finito il piccolo tour osserviamo come le persone comincino ad arrivare (noi eravamo ancora nelle cucine e già vedevamo crearsi le prime file) e tocca anche a noi provare qualcosa.
Partiamo con lo sfrionzolo, che viene servito con una dose importante di patatine fritte.
Di base io preferisco le patate classiche saltate in padella o al forno ma devo dire che erano ben fritte, mai unte, e croccanti. La carne di maiale in questa pietanza sublima la definizione di soffritto poiché si crea una croccante crosticina intorno tutti i pezzettoni, una scelta sapida e aggressiva, che però convince Corvo, amante dei sapori laidi.

A questo punto c’era già il pienone. Il palchetto ospitante liscio e karaoke non era neanche pronto che eravamo a pochi minuti dal fare un primo riciclo dei tavoli. Riusciamo al volo a beccare delle mulignane che il piccolo stand in legno (molto carino) è al sold out!
Il secondo attacco lo facciamo alla pizza fritta, alzandoci alternati per non perdere i posti a sedere.
E’ divertente vedere come le persone intorno a noi cambino mentre noi rimaniamo sempre seduti. Sembra di vivere un time lapse all’ingrasso.
Dovendo prendere la pietanza, fotografarla, provarla e passare avanti vien da sé che ci metteremo un’eternità a finire tutto.



Insieme a delle percoche nel vino agguantiamo al volo quello che è probabilmente l’ultimo piatto di capra del giorno (non avete idea dello scoramento quando viene dato l’annuncio, con gente che afferma di aver fatto decine di km per venire a provarlo!).
La capra viene servita dopo un lungo ammollo in acqua bollente, ciò rende le sue carni molto morbide.
E’ un piatto contadino che non è facile servire in gran numero a delle masse scalpitanti.
Richiede un lungo lavoro, questo spiega anche le dosi limitate cui si accennava prima.
E’ sicuramente il piatto più caratteristico e viene servito con patate e carote (che neanche noi acchiappiamo, figuratevi quanto era alta la richiesta). Un piatto tradizionale che mi fa piacere che venga ancora considerato e servito, sarebbe per loro molto più semplice fare un panino con la salsiccia, ma vuoi mettere la resa?

Assalto e capitolazione
Di solito non mi interessa parlare di folle, file e compagnia, poiché non è il numero di persone che decreta il successo o la qualità di un evento. Bisogna però considerare che in neanche 2 ore (siamo arrivati alle 19.30 e siamo andati via alle 22.30 circa, con gli stand che hanno aperto alle 20.00) è praticamente finito tutto. Alle 10 di sera la cassa è costretta ad alzare bandiera bianca, è rimasto “solo” lo sfrionzolo (e la pizza fritta), saranno passate in 2 ore non meno di 250 persone.


Il numero è impressionante considerato l’evento e denota, come dicevo, uno zoccolo duro di appassionati più il turista curioso che ha la possibilità di provare prodotti neanche sognati (vedi la capra).
L’ideale per Chiani in festa è proprio quello di rimanere fedele alla propria linea.
Un menu ben delineato, con piatti del territorio, a seconda della stagionalità e perfezionarlo fin all’eccellenza.