Ciccimaretati – Stio (SA)


Farsi 1 ora e 30 di macchina per una sagra è un traguardo che finora abbiamo rimandato volentieri, solo che a volte ti sale quella voglia di zuppa di ceci, mi spiego?
Ciccimaretati sembra il posto giusto…

– Una ricca cesta di fichi secchi tra gli stand di Ciccimaretati


La traversata fino ai Ciccimaretati


Con questi e altri pseudobanali motivi comincia il viaggio per Stio, per la festa dei Ciccimaretati, letteralmente “ceci sposati”, e a chi gliel’ha fatto fare al cecio di inguaiarsi?
Un’irresistibile zuppa poligama di mais, farro, fagioli…
Ma andiamo per ordine.

La traversata per quanto lunga non è complessa, tolto che a Capaccio imbocchiamo un controsenso e tutto rischia di finire prima di cominciare.
I Creedence dall’alto ci guidano alla meta dove un parcheggiatore troppo simpatico per non essere ebbro ci fa sistemare dentro la porta di un campo di calcio, cominciamo gia benissimo.

Memori che a Bracigliano due giorni fa, alla gioiosa Sagra del Convento, buttava la Bora, ci siamo coperti decentemente, io in particolare con una giacca-crema modello Comunione che ha attirato lo scherno dei miei compagni di viaggio, e anche dei Cicci.
Probabilmente anche il parcheggiatore ha avuto da ridire.

Sir Ciurillo invece si è vestito come se dovesse andare a pescare rane nella più assolata giornata d’agosto, ma tranquillizza tutti meno che se stesso con un placido “No, ma io sto bene”.
Il freddo un pò si fa sentire.


Stiongapore


Lo spiazzo dove si tiene la festa regala un sereno colpo d’occhio, la parola d’ordine è Pulizia. Sembra che abbiano stirato il campo.
E’ un castagneto, nel quale sono stati allestiti tavoli circondati da stand gastronomici, ma avvicinandoci alla cassa capiamo come Stio in realtà sia più avanti di Singapore.

Basta lasciare il numero di cellulare e al momento in cui si libera il tavolo si viene raggiunti da un simpatico sms con tutti i dati per raggiungerlo. Stiongapore.

Durante l’attesa diamo un’occhiata a cosa offrono i venditori di gioie ambulanti nei dintorni e cominciamo a inciottirci di cacio agli spinaci, pecorino, formaggio di Fossa, fiche, nel senso di frutta, fiche secche, NEL SENSO DI FRUTTA, Moscato Lambiccato che potrei bere a imbuto, origano colto sopra i 1000 metri, polvere di stelle e un pezzo del meteorite di Tunguska. C’è un pò di tutto, ed è tutto buonissimo.

Si ma l’sms dov’è? Ho fame, comincio a smascellare, anche se sono passati solo 20 minuti scarsi ed ecco che un familiare DING risuona sul telefonino:

“Gentile Sir Ciurillo, il suo tavolo è pronto!”

Per la gioia prendiamo a pugni Sir Ciurillo, si magna!

Tavolo 44, siamo noi!

Una simpatica cameriera acchittata da vivace raccoglitrice locale di ceci ci fa accomodare e parte il brainstorming su cosa prendere, la risposta è facile: Tutto.

La ragazza accoglie entusiasta la notizia e felice come fossimo suoi ospiti saltella via con le ordinazioni.
Nell’attesa brindiamo con un giro di rosso locale, che ormai accompagna le nostre serate da 3 mesi, o 20 anni.

– Cavatelli fumanti e ciccinascoti un pochino dietro


Letteralmente tutto il menu


Le terrine fumanti non si fanno attendere e parte un 1-2 terrificante di Cavatelli al sugo e dei novelli sposi Cicci.

Cominciamo dalla zuppa, pane alla mano, e raspiamo avidi in quel coccio colmo di bontà, ad ogni boccone un sapore di ceci che si sciolgono in bocca, che si precipitano giù nel gargarozzo scivolosi d’olio d’oliva, con un sapore che non diventa mai banale grazie alla croccantezza del farro, al colore brillante del mais.
Ad ogni morso ci trasformiamo in un dipinto ad olio di contadini dell’ 800‘ affamati, solo molto, molto più rumorosi.
La zuppa è ottima, qualcuno già reclama il bis, ma freno gli entusiasmi, tocca ai Cavatelli.

La pasta è buona, non sfigura di fronte alla portata principale precedente, ed è bella ricoperta da una slavina di parmigiano come piace a me, che il formaggio lo grattugio anche nell’acqua frizzante, o su altro formaggio.

Scarpetta e siamo pronti a ricominciare, ma il peso di 2 primi si sente.


KO tecnico


SBAM.
Un monolite di grano piomba dal cielo, è la terza portata, qualcuno dice che è una “torta di Carnevale”, altri che sarà la tomba, ma non di Carnevale, la nostra.

E’ un chiodo terrificante, ma a me piace tantissimo, mi riporta alla mente Pasquette in cui avevi deciso di giocare a fresbee, correre nei campi, fare la verticale, ma dopo 40 minuti, 5 bicchieri e 4 torte rustiche ti vengono a prendere con la barella mentre giaci riverso presso una cacca di mucca formato famiglia.

Qui io faccio un errore madornale dal quale Sir Ciurillo aveva cercato di mettermi in guardia con la saggezza di chi queste boiate le ha già fatte: prendo le Mulignane m’buttunate.

Un nome un programma. Arrivano e luccicano come petrolio.
Non faccio in tempo a dire “Hai sentito come sono carnose?”
che realizzo con orrore che il ripieno è praticamente una cosa a sè, una polpetta di uova e formaggio di capra talmente calorica che ho saputo Elon Musk ne stia valutando l’uso come carburante fossile per la missione su Marte del 2030.
Solo ancora non sanno se riusciranno a friggerne abbastanza anche per il ritorno.

Le melenzane sono buonissime, ma sono provato.

– Un pieno di melanzane ripiene e fai Cassiopea e ritorno


Letteralmente tutto il menu, di nuovo.


Credete sia finito tutto qui? No, perchè noi ci vogliamo male.

Altri 2 piatti. Patate “arruscate” al forno e Patate cu le foglie e lu vicciu. Patatepatatepatatepatate, e patate.

Siamo alla 5° ripresa contro Apollo Creed, e i suoi guantoni di amido sferrano pugni al nostro ventre molle, come uno scalatore che perde la presa su uno strapiombo mi aggrappo ad una roccia sporgente di crosticina bruciata di patata, la croccantezza è una ventata di aria fresca.

Sir Ciurillo che non ha preso le melenzane si bulla e avanza spedito scavando col viccio nella portata seguente mentre io arranco a fatica e comicio a dover respirare fingendo naturalezza, il mio vecchio vizio di mangiare come se mi rubassero il cibo ha colpito ancora, ho ingerito lo stesso quantitativo di aria, patate e ansia, e si fanno sentire.

Per fortuna le bietole che sono nelle patate (si, ancora altre patate) fungono da scivolo e la portata finale è completa.

Brindiamo all’impresa e reagiamo alla Gerry Scotti quando la bella donzella ci propone zeppole e struffoli, siamo sazi, siamo sazi e felici, era tutto buonissimo.

Satolli ci alziamo e ci dirigiamo alla macchina.
Vorrei dirvi che è finita qui ma come polli cadiamo nella trappola del baffuto uomo dei fichi e ne prendiamo una stecca di quelli m’paccati.
E un pò di quelli mosci.
E un paio freschi.

E una forma di formaggio.

Il ritorno è lungo, nel tragitto ascoltiamo Lucarelli ma ancora una volta, a farci paura, siamo stati noi stessi, ma quanto merita Ciccimaretati? Tantissimo.


Falco


La pagina degli organizzatori:

Ciccimaretati.it


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– Parte 1 di Ciccimaretati a Stio (SA)
Parte 2 di Ciccimaretati a Stio (SA)


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