Ciccimmaretati di Stio (SA) si tiene caparbiamente dal 17 al 23 Agosto da oramai quasi 30 anni.
L’evento è un simbolo di organizzazione ed è ritenuta un’isola felice nel panorama delle sagre estive cilentane.

Dagli esordi alla dimensione finale
Ciccimmaretati di Stio ha ormai una sua dimensione riconosciuta dal fruitore estivo, abituale ed occasionale, ma naturalmente non è stato sempre così.
Come tutti gli eventi ha iniziato in piccolo e con tante difficoltà.
I 7 soci però non si sono persi d’animo e con esperimenti e test hanno cercato la formula migliore possibile per quelle che erano le loro esigenze.


Inizialmente il suggestivo bosco di castagni secolari non era una scelta azzeccata eppure oggi nessuno si sognerebbe mai di gustarsi un caldo piatto di cicci al di fuori di questo iconico quadretto.
Si è passati poi dalla plastica al plastic free e si è ritornati in un’inversione di tendenza alla solidità delle posate in acciaio.
Anche Ciccimmaretati ha subito, come tutti, il peso dello stop forzato ed ora del rialzo dei prezzi e ciò viene riflesso nel menu, come del resto è avvenuto in tutti gli eventi che abbiamo visitato quest’anno.

Ciò che non cambia è l’affluenza. L’evento è uno dei pochi dove rimarrete sorpresi dalla presenza di accenti stranieri (che non significa “della provincia successiva”) come appunto francesi, scandinavi, teutonici o più semplicemente del nord Italia. E’ un evento che ha saputo valicare i confini provinciali e regionali ed è figlio di grandi vedute del comitato organizzativo.
Il secolare e il moderno
Uno dei contrasti più forti di Ciccimmaretati è lo svolgersi in un bosco di castagni maestosi e secolari, dove sfilano figuranti in abiti tradizionali, dove si impasta a mano e dove il piatto principe è tra i più umili della cultura contadina (una zuppa) e allo stesso tempo c’è il sistema di prenotazione più moderno visto nel Cilento.

A Stio infatti si fa la fila una volta sola, arrivati poi alla cassa si consegnano i propri dati e numero di telefono e si riceve, al momento che il proprio tavolo è disponibile, un sms con i dettagli per raggiungerlo. Questo non elimina del tutto le attese, vista la sempre grande affluenza, ma è probabilmente il metodo migliore visto il contesto, per ora. C’è chi vede nei grandi tavoli messi a disposizione uno “spreco di spazio” e vorrebbe più persone sedute insieme per far scorrere una fila più velocemente (perlopiù giovani) e chi invece si accoccola e si gode una cena riservata (perlopiù famiglie), del resto non si può accontentare tutti.

C’è anche chi non apprezza l’efficiente sistema di ordinazioni, con camerieri che sciamano in continuazione e che si accostano al tavolo (una volta ricevuto a loro volta l’sms di cui sopra) per poi tornarci con i tegamini fumanti che sono stati richiesti. “Star seduti annoia”, e lo capisco, ma allora cambia sagra.
Il menu
Il menu è tradizionalissimo e c’è una scelta discreta di pietanze e ampissima di vini, disponibili incredibilmente anche diverse etichette, segno del fatto che è decisamente un evento statico.
Tornando alle pietanze noi abbiamo provato letteralmente tutto il menu.

Abbiamo iniziato dall’assaggio di formaggi e poi in ordine sparso via con le melanzane imbottite, il viccio con foglie e patate e le patate al forno. Naturalmente abbiamo accompagnato il tutto con un umilissimo e gradevole vino da tavola (4,50€) che il celere Mario, il ragazzo affidato a noi, ci ha prontamente servito.
Non sarà occasione rara assistere ai ragazzi che filano spediti in questo campo in collina, in salita, con vino, cocci, zuppe, acqua e un’attenzione particolare a radici semisepolte e bambini fuori controllo. E’ presumibile che fare il cameriere a Stio sia da inserire in curriculum.

Si confermano buoni e al dente i cavatelli (anche abbondanti, come sono poi tutti i piatti) e chiaramente pastosi e rinfrancanti i cicci (non ricordavo la nota dolce data dal mais).
Se non siete del posto, oltre la celebre zuppa vi tocca indubbiamente la torta di grano.
Il peso e la densità del tavolo in un prodotto che potete assaggiare solo qui.
Pastosa, vagamente dolciastra, una bomba di carboidrati da ricordare.
Tutte le pietanze del menu sono costate potenzialmente 65€, vino e acqua comprese.
Abbiamo diviso tutto per tre ed eravamo completamente sazi, al solito vi consiglio questo metodo.

Menzione speciale per i dolci, spesso articolo di contorno nel menu hanno in questo evento un’attenzione particolare. La zeppola è eccellente, di un soffice da pasticceria raffinata con sentore netto di limone. Altrettanto particolari gli struffoli, morbidi e collosi, ricoperti di miele.
Conclusioni
La vera notizia è che Ciccimmaretati di Stio rimane sempre la stessa, confermandosi senza timore di deludere nessuno dei suoi fan più sfegatati (e sono molti).
Difficile ipotizzare come possa evolversi ancora di più questo evento ma la particolare attenzione dimostrata dal comitato ci lascia ipotizzare in qualche futura sorpresa.