Sicignano degli Alburni (SA) ha una grande tradizione di eventi goderecci e paesani, ospita infatti, tra le altre, una storica Sagra della castagna. La Festa della montagna era un ambizioso evento itinerante che di picco in picco transitava su Alburni e rilievi vicini. Fu istituita intorno agli anni 50′ ma sfortunatamente non ebbe seguito. La Pro Loco Monti Alburni APS, rappresentativa del comune di Sicignano, ha deciso di ripristinarla, e noi crediamo sia un’ottima idea.

Sul cucuzzolo della Festa della montagna
La festa si tiene in località San Giacomo, con la caratteristica rara in estate di avere un programma quasi esclusivamente mattutino. Visto il caldo non è una cosa che tutte le località possono permettersi ma per fortuna l’altitudine della montagna fornisce (per ora) ancora una discreta frescura.
Parcheggiamo, lasciatoci alle spalle il paese, nel fiorito campetto da calcio dove immediatamente prendiamo la navetta (3€ a/r) e ci godiamo un traballante incantevole panorama mentre percorriamo la strada stretta e sassosa.


La prima cosa che viene naturale fare mentre ci si guarda intorno, prima di mettersi a scoprire tutti i particolari dell’allestimento, è un grande, ampio respiro. Un evento nella natura è sempre caratteristico e unico, passare tra i vicoli bollenti di questa annata ad uno spazio aperto, col vento che intacca lievemente le fronde e i cespugli, è un piacevole cambiamento.
Ci viene subito incontro Carmen Orco, la presidente, con una piccola delegazione della Pro Loco. Più che parlare delle difficoltà avute a trasportare tutto su e a costruirlo da 0 (nonostante palesemente le “costruzioni” siano state tenute all’osso per lasciare il più possibile l’idea di un naturale bivacco) ci colpisce l’entusiasmo col quale ci viene esposto il programma, molto ricco, e le ambizioni dell’evento.


Il ricco programma della Festa della montagna
Il programma si molto ampio colpisce innanzitutto per la sua originalità, abbiamo Il palo della cuccagna, una dimostrazione del processo di cagliata, una gara di carico e scarico muli (con in palio selle, briglie e redini), un’area dove fare tiro con l’arco a cura degli Arcieri del Sele…e poi c’è tutta la parte gastronomica e delle escursioni programmate per il primo mattino.
Il giorno prima è stato anche composto il catuozzo. Il catuozzo è un “capannino” (sono stato già ripreso sul termine “capanno” quindi correggo il tiro) composto a incastro con ciocchi di legno e una solida base.
Dispone di diverse aperture che servono a filtrare e condurre l’aria, la stessa che alimenta il fuoco che viene acceso al suo interno. Il catuozzo viene nutrito di legna e brucia per diverse ore (anche 10, 12) lasciando infine solamente i carboni. I carboni in quest’operazione rappresentano il vero raccolto e il frutto di questo lungo e polveroso lavoro. Gli addetti li raccolgono e separano a seconda del loro stato (più grandi, più piccoli, polverizzati…) e poi sono pronti alla vendita.


Tutto il processo ci viene spiegato live, mentre viene eseguito da questa allegra famiglia che porta avanti questo antico lavoro da generazioni. Ci spiegano che sono rimasti tra gli ultimi a farlo, che si schiatta di caldo, che è pieno di polvere e fuliggine ma che “non è duro“, perché a loro piace, e lo fanno col sorriso.
Tra la polvere si intravede una trascinante allegria, mentre vengono caricati i sacchi una vangata sul terreno alza un muro di polvere che travolge quel che resta del consumato catuozzo, me, la mia intera persona e la macchina fotografica, regalandoci un’iconica scena alla Walter e Drugo intenti a dare l’ultimo saluto al povero Donny.

Il delirio del Palo della cuccagna
Dopo il catuozzo necessitiamo di una birra alla spina e col bicchiere appena spillato andiamo a curiosare verso la postazione degli Arcieri del Sele. Non so perchè ma l’arco è sempre stata una delle mie passioni, nonostante abbia scoccato si e no…1 volta? In un luna park in Bulgaria? Tipo ormai 8 anni fa. In ogni caso mi metto in fila nel capannello di bimbi e aspetto il mio turno. 1€, 3 frecce. C’è un piccolo tutorial su come imbracciare l’arco e come tirare. Con una prestazione sufficiente vado vicino al centro, mi bullo della mia prestazione tra i bambini e poi da un fortissimo acuto partito dal microfono sappiamo che sta per cominciare la sfida del Palo della cuccagna.


Una folla si raduna intorna al palo e lo guarda con sospetto. Non riesco a immaginare chi possa lanciarsi in tale impresa senza preparazione. Con immenso coraggio sono proprio le donne della Pro Loco ad andare per prime. Si accartocciano l’una sull’altra riuscendo a raggiungere un’altezza che equivale a quella che avrebbero avuto in piedi senza arrampicarsi. La folla apprezza.
Altri eroi e qualche bambino (almeno quelli che non scoppiano in lacrime pensando che sia una prova di maturità spartana, da vincere pena l’abbandono nel bosco) tentano l’impresa ma nessuno va molto lontano. Gli Acrobati della Cuccagna, il gruppo che direttamente da Bergamo ha allestito il palo e che lo porta in tournée in tutta Italia da una veloce dimostrazione. In pochi balzi raggiungono la cima.
E’ a questo punto che un gruppo di tuttofare (boscaioli, che però conducono anche i muli) decide di prendere in mano la situazione. Con una tecnica da sopravvissuti, attaccati alla vita, al palo, ai loro compagni, alle t-shirt, ai jeans che legati e strofinati al palo raggiungono gli 89° C, in una estenuante scalata che pare disperata fin dall’inizio…riescono finalmente a toccare il prosciutto. La folla esplode.
Non pensavo che avrei visto qualcuno riuscirci oggi.



Un ampio menu
Vedere gli altri soffrire ci ha messo un certo appetito e così dopo il palo cominciamo a provare un po’ i piatti proposti per questa Festa della montagna.
Iniziamo subito da fusilli e cavatelli. I fusilli sono buoni, al dente, col sugo fresco, mangio anche il basilico.
I cavatelli però sono veramente spaziali, in bianco con funghi e salsiccia, siamo quasi alla scarpetta fatta con le dita. Tutti e due i tipi di pasta sono tirati a mano.

Immancabile sfrionzola, che si conferma anche quest’anno il piatto da noi più assaggiato (e siamo a metà estate!), molto saporita. Anche se la assaggio 100 volte mi piace sempre, grazie alla combo peperone+aceto che non mi stufa mai. Saltiamo il misto di carne e facciamo un assaggino sia di parmigiana bianca di zucchine, sia di ciambotta. Un menu del genere prevederebbe uno sfilatino di accompagnamento. Pieno di succhi, di oli, di sapore…


Altro must have, il caciocavallo impiccato. Di un’azienda agricola locale, risulta veramente cremoso (eh beh, è sciolto) e vellutato, avvolge il palato. Sarà stata l’aria di montagna ma ci è proprio piaciuto.
In tutto questo ammirare fiorellini che si scuotono nel vento saltano altre due birre alla spina e il vino con le percoche. Scelta di menu apprezzatissima. Per ultimo, come dolce, sbriciolona con marmellata.


Relax e tarantelle calabresi
Durante il pranzo, quando è finito il tempo delle urla di incoraggiamento al palo, e rimangono solo quelle per invitarti a prendere il ticket e farti la fila (praticamente inesistente), c’è grande relax. Famiglie e amici si godono il pasto sotto le fronde degli alberi mentre una band folk inneggia tarantelle calabresi e non.


L’evento ci è piaciuto molto. Ci siamo trattenuti volentieri fino alle 15.30, anche quando avevamo finito di fare foto e catturare video, ci siamo trattenuti anche quando non avevamo più niente da fare poiché piacevolissimo era il vivere questa giornata. Abbiamo confidato a Carmen e ai membri della Pro Loco la nostra piena soddisfazione per come si era svolto il tutto, e penso che dalle parole entusiastiche lette fin qui avrete capito anche voi quanto ci siamo divertiti. Onestamente, non vedo l’ora sia annunciata la 3° edizione.