Dopo ben due sessioni di pausa dopo un weekend che sembrava durato 15 giorni è lunedì e già non riusciamo più a trattenerci. La salivazione aumenta e va saziata con un burger al sangue soffocato di salse.
E’ il momento di metterci in auto e lanciarci verso On the run, a Solofra.

Ma di dove siete?
Non conosciamo minimamente il posto. Durante le mie traversate giornaliere tra Google Maps e Tripadvisor, con un tocco di profili instagram altrui, mi sono ritrovato un bel faccione di american burger tra le mani.
Prontamente salvato nei preferiti arriva il giorno in cui finalmente andiamo a testarlo.
Il locale è arroccato su una bella zona definita “panoramica” da Maps, con di fronte il Monte Scorza.
Il mio primo pensiero è “Per tirar su un pub come si deve qui sopra ci vuole una certa mentalità” e già comincio a pensare che forse stiamo per “scoprire” una bella chicca…
Solitamente quando ci si allontana un minimo e il locale merita davvero ne esce sempre una di quelle storie da raccontare, sarà così anche stavolta.
Neanche il tempo di entrare e di guardarci intorno, incuriositi da orpelli, tende rosse e lucine, che il proprietario accorgendosi che è la nostra prima volta, ci porta a fare un tour.
Il posto è enorme! Dietro la prima sala d’ingresso ce n’è un’altra arredata a mò di salotto, con biliardo, mattoncini, divani e tanto altro ancora. Ho apprezzato tanto che ci abbia portato in giro a spiegarci e mostrarci il tutto, come detto prima si denota una certa mentalità e approccio particolare che fa si che il pub si distingua immediatamente.
Niente posti fatti con lo stampino alla Starbucks, qui è tutto autentico.
Ma di cibo ne vogliamo parlare?

48 ore per scegliere
Sicchè il menu conta ben 27 pagine (!) per me scegliere è un incubo…
Anche perchè i panini sono molto vari e all’occhio saltano immediatamente scelte estremamente particolari come dei burger conditi con salsa al curry e mango, o la presenza del burro d’arachidi!
Da grande fan degli infarti inizialmente punto un Elvis, tergiversando su un Quentin Tarallino (che però non è disponibile) e dirigendomi infine verso un Central Park.
Dall’altro lato i ragazzi optano per un Cowboy Burger e un Juicy Lucy.
Nel mentre che io mi frantumo il cranio sul tavolo per scegliere lascio carta bianca agli altri per quanto riguarda “qualcosina” da mettere al centro.
Lasciati liberi di sfogarsi i gentiluomini optano per un vassoio di fritti vari che è ben lungi dalla classica patatina d’intrattenimento.
Il vassoio mix si compone infatti di cipolla fritta, straccetti di pollo fritti, patate con scorza, polpettine con cheddar e due gradevolissime salse, di cui una all’aglio, nella quale affogo senza ritegno il povero pollo.
Si sente che è tutto fatto da loro, a partire dalla panatura e dall’unto ridotto al minimo.
Le cipolle fritte, che solitamente sono una pappetta informe, hanno una forte personalità e presenza e devi combatterle prima di domarle e ingurgitarle.
E’ con queste premesse che ci avviamo all’arrivo del panino.

On the run, I panini non sono definibili piccoli
La gentil cameriera, che spesso passa a trovarci per sincerarsi delle nostre condizioni, ci avverte di non esagerare con i fritti siccome i panini non sono tanto “ini”, ma noi siamo uomini con la capa tosta e non temiamo nulla.
Soprattutto non impariamo mai nulla.
Un tondo “AH!” accoglie la sfilata di burger grondanti di salsa, con la parte di pane superiore che è praticamente rivoltata al contrario, data la quantità di roba all’interno, manco fosse sopravvissuto ad un crash test.
E’ un magnifico disastro, c’è da dire.
A colpo d’occhio noti immediatamente le patatine, che fungono da spessi rostri per allontanare i miscredenti.
Sopra di esse una colata lavica verde di pistacchio ingloba e fonde al suo passaggio il burger.
Soltanto la provola fa da collante, e da qualche parte, nascosto nelle profondità lipidiche…c’è anche il burro d’arachidi.
Al primo morso percepisco immediatamente l’infido bastardo, è un sapore che non trovi spesso in un panino del genere, ma questo è un american burger e le regole sono diverse.
Non mi metterò a raccontarvi morso per morso tutta l’impresa, ma vi lascio con questa foto:

Il panino è eccellente. E’ unico. La qualità degli ingredienti è fondamentale e unita ad essa c’è una chiara visione di proporre qualcosa di diverso in un panorama di presuntapornoculinaria che ormai ripete se stessa da anni in modo banale e stantio.
Certo, devo dirlo, per i miei gusti al palato risulta un po’ troppo dolciotto, ma io non sono un fan del dolce in primis e dell’agrodolce poi, quindi il soffice bun, il dolce burro e il dolcissimo pistacchio mi mettono un po’ in difficoltà e sugli ultimi morsi si può anche dire che arranco.
Però è ottimo, lo ripeto anche a tutti in sala. E’ – Ottimo!

On the run, in sintesi…
On the run per me è promosso a pieni voti. Il locale trasuda visione e personalità.
Per aprire in un posto del genere devi distinguerti e questo gli risulta estremamente facile.
Ho trovato molto cordiali tutti, dai camerieri al proprietario, che sono venuti a chiederci le nostre opinioni e hanno sinceramente apprezzato le risposte ricevute. C’è stato scambio cordiale di idee e ci siamo conosciuti.
E’ uno di quei posti in cui torni volentieri anche perchè ti piace come è gestito e chi lo gestisce.
Tolto tutto ciò c’è un parco cibo che fa paura.
I burger, tutti vari e deliziosi, idem i fritti. E chissà com’è la carne…perchè c’è anche la carne!
Ci sarebbe molto da dire, ma lo scritto comincia a dilungarsi un po’ oltre, quindi passo al conto e al desiderio di tornare prima possibile.
Per un mix di fritti al centro, 4 birre alla spina da 40 cl., 2 Central Park, 1 Cowboy Burger, 1 Juicy Lucy e 1 cheesecake ai frutti di bosco abbiamo speso 100 euro. 25 a testa.
Aggiungo che ci hanno offerto anche l’amaro, accompagnato da un bicchiere d’acqua e da cioccolato.
Servizio impeccabile.