Sagra del pomodorino datterino – San Bartolomeo in Galdo (BN)


San Bartolomeo in Galdo, piccolo comune del beneventano di 5.000 abitanti, si ritrova per le mani una vera primizia. Un’eccellenza nel campo già pregiato delle colture di nicchia: il pomodorino datterino.
La corrente amministrazione comunale, in vista del marchio De.Co (denominazioni comunali di origine) in arrivo ha scelto di onorare questo prodotto con una giornata ad esso dedicata, la Sagra del pomodorino datterino, appunto, che si è svolta sabato 19 Agosto proprio tra le strade della città.


Sagra del pomodorino datterino ed eccellenze locali


La Sagra del pomodorino datterino esalta la coltivazione tipica del comune di San Bartolomeo in Galdo. Il microclima e la conformazione del terreno di San Bartolomeo permettono infatti la coltivazione senza irrigazione, conferendo al pomodorino datterino particolare dolcezza e un alto grado zuccherino.

Arrivando sul posto infatti ci siamo goduti dall’alto un panorama collinare che si estendeva a perdita d’occhio. Sormontato da delle sceniche pale eoliche che proteggevano con le loro imponenti ombre colture, vigneti e distese dorate di grano.


Nonostante il caldo pressante degli ultimi anni, che perfino San Bartolomeo, nel suo piccolo, sta percependo, la posizione privilegiata permette al paesino di essere amabilmente spazzolato dal vento e di rimanere fresco abbastanza per favorire questo tipo di coltivazioni.

La raccolta avviene rigorosamente a mano e l’inscatolamento vi si succede molto rapidamente, mantenendo così inalterata sia la freschezza che la dolcezza del prodotto.

Povero di calorie, il datterino è ricco di sali minerali, vitamine e antiossidanti salutari per la pelle.

Il suo sapore aromatico e particolarmente dolce è l’ideale per molti piatti a base di pesce ed anche un gustoso condimento per la pasta...


Per disquisire sull’argomento la popolazione è stata invitata dal sindaco Carmine Agostinelli, tra i più convinti fautori dell’idea, ad una tavola rotonda, che in realtà era un palco quadrato, con le figure politiche più influenti sull’argomento. Non sono mancate premiazioni di personaggi locali che con il loro intervento sono riusciti a rendere questo prodotto noto al grande pubblico anche in tempi non sospetti, lontani dalla luce dei riflettori. Tra gli invitati anche il campione del mondo (oggi agricoltore) Francesco Moser.


Sagra del pomodorino datterino, il menu


Per esaltare il raffinato prodotto è stato istituito un menu degustativo dal prezzo puramente simbolico di 10€. Potete fidarvi se parliamo di prezzo simbolico. Di eventi ne giriamo e un menu così non potrebbe costare così poco neanche se fossimo nel meraviglioso, pre-apocalittico, 2019.

Il menu era così composto: Bruschetta (Con pomodorino, olio e origano). Pizzella (Pasta cresciuta fritta con passata di pomodoro datterino, parmigiano, basilico). Cavatello (Uova, Farina, Pomodoro datterino fresco, basilico). Polpetta (D’uova, parmigiano e mollica di pane) e Straccetti (Carne di vitello cotta al burro con pomodoro e basilico).


Per i nostri affezionati lettori della provincia di Salerno segnaliamo che i cavatelli non sono gli stessi nostri ma una variante della tradizione beneventana tra lo scialatiello e le trofie. Tipicissima del posto (e del vicino Molise, che vi dedica più di un evento) la Polpetta cacio e ova, di cui io, da amante folle delle polpette, non ho potuto fare a meno di invaghirmi. Gustosa nella sua semplicità anche la pizzella. Niente più di una montanarina/pizza fritta (a seconda di che provincia campana siete!) cucinata da una simpaticissima signora che nelle retrovie, mentre scattavamo le foto, ci ha ingozzato con due/tre porzioni al volo, ustionanti, tirate fuori dal pentolone a mani nude!


Sagra del pomodorino datterino, i laboratori


In parallelo al convegno e al menu degustazione è stato simpatico seguire i laboratori dedicati ai bambini. In una pace irreale fatta di sorrisi e buonumore veniva insegnato ai più piccoli tutto il processo che va dalla coltura al prodotto finito.


I bambini prendevano i pomodori dalle cassette messe a disposizione, li lavavano e (a fatica) li passavano, separandoli dalla buccia e rendendoli salsa. L’importanza di un antico rituale quasi scomparso, reso estremamente celebre da qualche generazione precedente (tutti avevamo la nonna che faceva le bottiglie!) che viene, per fortuna, ripreso. Un’idea senza dubbio apprezzabile che trasmette l’importanza di un prodotto principe del proprio territorio tramite il gioco.


Nonostante la prima edizione c’è stato un buon successo di pubblico. Già prima della fine del convegno si era formata una temibile fila ansiosa di testare la versatilità del pomodorino datterino di San Bartolomeo e di conseguenza il passo più arduo sembra esser stato compiuto con scioltezza. Alle prossime edizioni il compito di prendere quel che di buono è stato colto, passarlo e renderlo pronto per lo scaffale e la tavola. Il pomodoro è del resto un elemento che si adatta alla perfezione alle tavole di una sagra (figuarsi uno con tutte queste proprietà e qualità). Basti pensare ad eventi simili che hanno già riscosso successo. Penso a Il Bianco e la Rossa, di Rotonda (PZ), a Corbara e il Corbarino, in provincia di Salerno e al successo della Sagra del Pomodoro San Marzano DOP di Striano (NA).


Falco

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