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Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023

Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023


La Sagra del castrato al ragù, di Serradarce di Campagna (SA), meglio conosciuta come Sagradelcastratoalragùcumaccarunrzitultimaserafusilli è un’istituzione del panorama campagnese.
La sua storia è lunga quanto il suo nome completo, andiamo a sciorinarla.


Il primo castrato


35 anni fa, nel 1988, in uno spiazzo un po’ logoro, tra le curve quasi nascoste della verde frazione di Serradarce di Campagna (SA) qualcuno decise che una specialità tutta locale avrebbe meritato un palcoscenico più ampio. Quest’idea che oggi potrebbe essere di facile concezione, in un momento storico nel quale ogni capriccio può essere trasformato in business, non era poi così banale in un contesto locale molto geloso delle proprie tradizioni.

Altro “sgarro” fu cambiare immediatamente il candidato alla castrazione dall’ovino classico al manzo, almeno per quanto riguarda l’involtino. Il manzo, oltre ad avere una preparazione più semplice poteva essere anche più facilmente apprezzabile dai visitatori non locali. La ricetta originale resta però applicata al ragù per la pasta.


La scelta delle date


Si scelsero le date, che rimasero quelle fino a oggi. Dall’8 al 13 Agosto. Si confermò il luogo, il solito spiazzo, un tempo ricoperto di terra e pietruzze, oggi pavimentato e arricchito ogni anno di un espediente che possa rendere la visita dell’avventore più piacevole. I fondi ricavati dalla somministrazione di 30 anni e passa di ragù servono e sono serviti per migliorare tutta la zona.
C’è una chiesetta (oggi sconsacrata) rimessa parzialmente a nuovo e tramutata in uno spazio destinato alle attività teatrali e alla cultura (ma che vedendola dall’interno non ho potuto non immaginare quanto avrebbe reso con un soppalco, birre alla spina, musica e un macello di gente, perché nel mio immaginario la spensieratezza è ancora legata ad un’idea di alcol e casino). Non solo gli stretti dintorni hanno beneficiato di questi lavori, perfino la morfologia della zona è cambiata. La terra è stata smossa e oggi dà vita a dei terrazzamenti ricoperti di verde e staccionate.


Il rito del castrato


Ma da dove ha origine la passione locale per il castrato? Tutto ha inizio da un rito nuziale. In quella che doveva essere una fantastica scena a cui assistere, gli sposi di una volta consumavano un pranzo nuziale proprio a base di ziti e castrato. Tutt’oggi infatti è così che il piatto si prepara. Ecco spiegato il divertente sottotitolo dei “maccarun r zit” (perché gli ziti vengono spezzati a mano, e resi maccheroni, cioè più corti).


La storia dei “fusilli l’ultima sera” è in realtà un tentativo di regalare un’alternativa altrettanto tipica, di un piatto molto in voga anche nel vicino Cilento, i fusilli appunto. Rimane uno sfizio da ultima sera perché i numeri abbondanti di visitatori che l’evento riceve non permettono una totale transizione verso il fusillo o la pasta fresca in generale. Poco male, perché nessuno ha in realtà voglia di stravolgere un piatto che è immutato nella tradizione e nella storia del posto, e che sta benissimo proprio con gli ziti con cui è nato.


La stessa locandina, bianca e rossa, storica e riconoscibilissima, rivela tutto l’atteggiamento e il modus operandi del luogo. E’ didascalica e sembra voler a tutti i costi essere chiara e non fraintendibile, poiché il cambiare una storica ricetta e renderla commerciale attirerebbe le ire dei locali, mai molto permissivi quando si va a sfiorare la propria tradizione. Ecco spiegati i divertenti sottotitoli.


Chili di ziti spezzati a mano


Chi disprezza vuol mangiare, e infatti gira che ti rigira sono proprio i locali che col tempo si sono affezionati tanto all’evento e oggi lo considerano un appuntamento irrinunciabile. E’ proprio grazie ad essi (e ad un’attenzione costante alla qualità del prodotto) che i numeri, in cucina e sulle panche, continuano a crescere nonostante la pandemia ed un’edizione sfortunata e fustigata dalla pioggia, che avrebbe tagliato le gambe a chiunque.


Abbiamo assistito di persona alla catena di spezzaggio che rendeva gli ziti della misura perfetta. Dall’altra parte, dietro una schiera di pentoloni dove il ragù sobbolliva calmo ed inesorabile, si ammorbidiva, lento lento, il castrato. Con una pesca miracolosa dal fondo del pentolone continuavano a uscire pezzettoni di carne grondanti di sugo. Alcuni di essi finiranno ad essere serviti come secondi. Altri, ridotti a pura polpa di carne, arricchiranno il famoso ragù che da il nome a tutto l’evento.


Altro elemento che compone il menu, e che da 33 anni rimane invariato, è la ciambotta.
Anche questa è una versione locale, senza patate, molto carica di melanzane, il che le dona anche un retrogusto pungente, e di friarielli (quelli salernitani, non i napoletani, occhio!)


Il menu completo


Il menu viene proposto completo (al costo di 18€), oppure si può scegliere la singola porzione e pagarla a parte. Molti optano proprio per il menu completo, che permette di assaggiare un’abbondante porzione di pasta (ancora più grande nella versione singola!), il castrato (oppure l’involtino di carne al sugo), la ciambotta, un bicchiere di vino, una pesca (per i veterani che in due colpi alla Goemon la monnano e la ficcano nel vino) e del pane per la scarpetta obbligatoria.


In alternativa, per chi magari sceglie il castrato da 33 anni e ha il guizzo di cambiare, sono presenti anche salsiccia alla piastra (ficcata in un classico panino da festa, con patatine fritte e salse) e gli arrosticini.
Al bar invece birre nazionali e qualche estera (no alla spina), amari, grappe. Vino, disponibile all’acquisto sia nel singolo bicchiere che in bottiglia (solo 4€, ovviamente della zona)

Per l’intrattenimento musicale si alternano radio con speaker e band di musica folk locale.
Lo spiazzo, che può ospitare contemporaneamente 600 persone, è composto da tavoli (ritoccati ogni anno) che però sono stati costruiti con esperienza ben 35 anni fa! Tutto in questo luogo è dedito alla sagra, ed è maturato e…rosolato…con essa proprio come un buon castrato dovrebbe essere.
L’Associazione OPERARE, che ha preso in carico l’onore e l’onere di questa tradizione, al momento presieduta da Sharon Bottiglieri, ci è parsa estremamente accogliente (e di questo non avevamo dubbi) ma anche aperta all’evoluzione di quest’evento in qualcosa di più, che esuli dai limiti imposti da uno spazio si storico e che fa parte della memoria, ma che al tempo stesso contiene a fatica l’energia e la curiosità dei tanti visitatori.

Falco

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Fiume di vino – Castelfranci (AV) – 2023

Fiume di vino – Castelfranci (AV) – 2023


La stagione degli eventi di Castelfranci (AV) continua con Fiume di vino, dal 28 al 30 Luglio 2023.
Dopo essersi lasciati alle spalle la brillante Notte della maccaronara, che ha condotto i visitatori in un passeggio per le viuzze della cittadina, stavolta il paese irpino noto per la produzione di vino ci prende per mano e ci accompagna lungo il fiume Calore, in una suggestiva serata nella frescura di un boschetto attrezzato per l’occasione.


Fiume di vino, dove, come e perché


Fiume di vino è un’iniziativa che già in passato era stata istituita dall’amministrazione comunale, anche se con modalità leggermente diverse. Questa volta, così come nel caso delle Notti della Maccaronara, gli organizzatori si sono fatti furbi e hanno giocato le loro carte migliori.

Cominciamo dal dove: Una deliziosa area attrezzata lungo il fiume Calore, con tavoli in legno, amache, seggioline, lucine, foglioline (che erano già lì) e cantine, si tipo quella del ristorante Il Vecchio Mulino che riprendendo tempo addietro un vecchio mulino in disuso l’ha trasformato in un ristorante di successo (già noto in zona, non lo scopriamo certo noi) e che per l’evento ha aperto le cucine e prestato gli chef alla comune causa.

Appena abbiamo sentito parlare di una cantina ci siamo spinti a curiosare. La meraviglia inizia dopo pochi passi, il locale segue la discesa verso il fiume (e grazie, era un mulino…) e rivela al suo interno un’incantevole muratura. Sorvoliamo i tavoli perfettamente apparecchiati per visitare la cantina sì piccola ma sicuramente colma di interessanti etichette.


Fiume di vino, il menu


Lo stand del ristorante Il Vecchio Mulino si occuperà con il suo staff, compresa la professionale proprietà, che si adopera a mostrarci le retrovie, tra sughi che sobbollono e pasta fatta a mano che giace comoda in grandi contenitori freschi in attesa della bollitura, di un menu tradizionale fatto apposta per l’evento.

Fiume di Vino, pasta
– Immagini che puoi annusare

Oltre la nota maccaronara, che abbiamo trattato a lungo durante il racconto delle Notti della maccaronara insieme alla sua fedela compagna, la sfrionzola, stavolta abbiamo anche dei cecaluccoli.
Parenti locali dei cavatelli, vengono preparati con pomodorino giallo, salsiccia, ricotta salata e basilico.
Il piatto è ottimo, chiudi gli occhi e non diresti mai che non ti trovi in un ristorante.
Perfettamente al dente, saporito, ricco, ve lo consigliamo vivamente.

Altra pietanza proposta è il baccalà fritto. La diffusione del baccalà in paesi montani non è più una sorpresa, ben sappiamo ormai da tempo che la tradizione culinaria italiana prese in prestito dalla cultura del nord Europa l’immensa convenienza di questo pesce che sapeva mantenersi a lungo. Son notizie vecchie di secoli. Anche a Castelfranci, dunque, il baccalà fritto è piatto tipico.
Viene proposto con frittura al bacio, presentato perfettamente asciutto e senza un goccino d’unto (l’ho mangiato con le mani senza ricorrere al minimo uso di fazzoletti vari), schizzato di una cremina al peperone un po’ dolce e un po’ acida che si accompagna perfettamente al neutro ma corposo baccalà. Ottima pietanza anche questa, vivamente consigliata.


Fiume di vino…il vino.


La parola chiave dell’articolo è…VINO. Naturalmente anche in quest’occasione troviamo le migliori proposte del territorio castelfrancino (lo so che non si dice così, ma è più caruccio).
Potete scegliere da soli, se siete navigati bevitori, oppure lasciarvi consigliare in base ai vostri gusti.
E’ probabile che cadiate in piedi. Noi che siamo venuti diverse volte in zona scegliamo due bottiglie già note, Il Rasott di Cantine Boccella e il Badius di Cantine Molettieri.


Vini diversi tra loro, entrambi di nostro gusto. Non mi lancerò in descrizioni perché c’è gente che fa 8 anni di corso per parlare di vini e onestamente non sarei un narratore adeguato. Posso dirvi però da profano che il Rasott ha un che di liquoroso molto più spiccato rispetto al Badius, che si rivela molto più asciutto.
Entrambi sono ottimi, andate tranquilli.

Fiume di vino, lista etichette


Non fidatevi insomma di noi, ma del vostro gusto, o di chi sa consigliarvi.
Le cantine di Castelfranci sono tante e sono buone, sbizzarritevi a provare diverse etichette.

Nel mentre che sorseggiamo il palco comincia a scaldarsi, abbiamo del liscio, abbiamo del folk e abbiamo gruppetti felici che dopo un paio di degustazioni sentono l’esigenza di lanciarsi in pista.
Il clima è fresco e sereno, ben distante dall’incubo delle due bollenti settimane appena passate, e ci sta concedersi un giro on the concrete floor senza il timore di ritrovarsi a grondare di sudore.


Burger, salsicce e caci fumanti


Ritroviamo la stessa postazione presente anche alle Notti della Maccaronara. Se non vi va il piatto di pasta e preferite qualcosa di più disinvolto (hamburger o panino con salsiccia) o di ancora più tradizionale (caciocavallo impiccato, con tartufo o senza) questo è il posto giusto.

Il panino l’abbiamo già provato la volta scorsa e dunque già sapete che ci è piaciuto, però noi siamo degli ingordi e non diciamo mai di no, di conseguenza lo proviamo nuovamente. Purtroppo lo becchiamo ormai freddo. Questo non ci impedisce di buttar giù tutto fino all’ultima briciolina. Neanche stavolta riusciamo a provare il caciocavallo ma siamo abbondantemente sazi, sarà per la prossima.

Caciocavallo
– Qualsivoglia sia l’evento, lui non può mancare


Per tutta la nostra visita, anche se non l’ho ancora citato, siamo accompagnati da Francesco Raffaele, membro del consiglio comunale ed ex Pro Loco, che quindi ci conosce benissimo date le nostre molteplici visite in zona. Francesco ci spiega le origini dell’evento, come sia stata recuperata e ripulita la zona, che ora con i nuovi tavoli in legno, le amache, etc. possa rimanere a disposizione del pubblico, sicuramente un’iniziativa che va sottolineata. Ci accompagna anche nella scelta di un buon bicchiere e ci invita infine a fare una passeggiata nel boschetto illuminato a festa prima di andar via.


Gelato all’aglianico


E’ proprio quello che facciamo. Ma prima va assaggiato il gelato all’aglianico di The Ship, gelateria e pasticceria locale (ma non sono) che sotto dicembre propone anche un panettone all’aglianico che dobbiamo certamente provare…

Il gelatino è consigliatissimo, ci viene spiegato che dato che un gelato ha bisogno di un grande equilibrio il lato alcolico (e divertente) viene molto ammorbidito nel processo, quindi in pratica non vi ci potete ubriacare, però è davvero ottimo, non perdetevelo.

E’ finalmente il momento di addentrarci nel boschetto. Ci sono bambini che scorrazzano nella natura tentando di lanciarsi a vicenda tra fogliame e rami, di intrappolarsi nelle amache come fossero mosche in una ragnatela, un piacevole caos. Adulti e aspiranti tali invece si rilassano con un buon vino facendo qualche chiacchiera nella frescura del boschetto.

Le lucine creano una bellissima atmosfera incantata, in lontananza vediamo il mulino che i faretti illuminano di blu. Se anche tutto l’evento fosse stato una scusa per rimettere a nuovo questo posto, e consegnarlo agli abitanti di Castelfranci, ne sarebbe comunque valsa la pena.


Falco

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Sagra lagane e ceci – Rufoli (SA) – 2023

Sagra lagane e ceci – Rufoli (SA) – 2023


Se vivi nei dintorni di Salerno i giorni della Sagra lagane e ceci di Rufoli é come se nascessero già barrati sul calendario. Un evento che in 30 e passa anni si è creato un’orda di appassionati. Ogni giorno persone nell’ordine delle migliaia affollano le casse della piccola frazione collinare di Salerno per non farsi scappare l’ambitissimo coccio di lagane e ceci. Anche quest’anno, dal 14 al 18 Luglio, l’evento risponde presente.

Sagra lagane e ceci, lagane 2


Sagra lagane e ceci, da 30 anni a questa parte


Ad accoglierci, come lo scorso anno, è un sempre più pimpante Emilio Di Giacomo, appassionato presidente e portavoce di questo sforzo collettivo che chiamiamo semplicemente “sagra”.
Si, perché l’organizzazione della Sagra lagane e ceci è composta da un centinaio di associati, dai capoccia che hanno l’ordine esecutivo di metterlo in piedi e prendere le decisioni che ne condizionano lo svolgimento fino ai nugoli di volontari.


E’ proprio di queste persone che Emilio ci parla inizialmente, quando gli chiediamo le belle novità di quest’edizione. “Abbiamo trovato tanti giovani che si sono appassionati alla sagra, e che potranno portarla avanti”. Un lascito importante, per un evento longevo che fa parte ormai a tutti gli effetti delle autentiche tradizioni del luogo.

“I nipotini”, come li chiama Emilio, sono infatti anche quest’anno rapidi, gentili e molto attivi. Non li abbatte il caldo né conoscono noia, li abbiamo visti rassettare le postazioni ma anche sperimentare nelle preparazioni, cantando con le signore nel retro, dove c’è profumo di zucchero nell’aria e si impastano le zeppole, anch’esse tanto amate e ricercate a loro volta.


I punti forti


Senza girarci intorno…il piatto forte dell’evento rimane quello che vi presta anche il nome.
Le lagane contengono una proprietà che ha del filosofale e quasi mitologico, possono andare in letargo (“a riposo”) a mollo nella loro cremina, in un gigantesco pentolone, per l’eternità.

Non conoscono disfacimenti, più tempo giacciono, più sono buone.
Nessuno finora ha trovato un limite a questo processo e tutti ne sono inconsciamente a conoscenza.
E sempre ben riposate, appunto, si prova a farle arrivare in tavola (anche se a volte la folla affamata spinge per averle prima possibile!) anche grazie a un set di pentole da accampamento napoleonico.
Il gargantuesco set di stoviglie può sfornare 1.000 porzioni di lagane in 1 ora.
E vi assicuro che non parliamo di porzioni mignon.

Sagra lagane e ceci, lagane


Emilio, che ben ricorda i nostri mugolii al momento dell’assaggio dei salumi ci dice immediatamente che quest’anno il capocollo “é ancora più buono”, e vi invitiamo a saggiarlo, provando il piatto di salumi nostrani, affettato al momento e servito in tavola. Fresco, dolce, tenero.

Sagra lagane e ceci, capocollo


C’è qualcos’altro che però merita una menzione particolare, le “mulignane allardate“, anzi il loro profumino. Varcati i confini della cucina da campo si viene ammaliati dall’aglio rosolato in forno a legna.
Non è routine, visti i numeri che fa questa sagra, concedersi il lusso di una cottura a legna ma “”fortuna vuole”” che quest’anno un guasto al forno ha costretto le melanzane a prendersi una bella affumicatura naturale. Ve le consigliamo, vista la cura con cui sono state seguite (abbiamo assistito di persona all’orgoglio quasi paterno di chi le ha sfornate).


I punti forti pt. 2


Tralasciando per un secondo il menu, piccola menzione per l’intrattenimento.
Il palchetto di Rufoli, situato nella piazzetta della chiesa, è piccolo ma fa il suo dovere.
E’ una piccola oasi felice dove la folla non è vista come un problema (al contrario di quella che vi toccherà nelle ore di punta alle casse!) e dove con piacere abbiamo assistito e partecipato all’esibizione degli Skizzekea, ospiti non nuovi della manifestazione, che si ripetono sempre con grande apprezzamento del pubblico.

posti a sedere


Dopo una bella sudata sotto il palco sarete in cerca di ossigeno. In aiuto vi vengono le aree ristoro.
Sebbene vada aguzzata la vista per beccare il posticino libero le due aree (una su prato e una sotto gli alberi, addobbati di lucine) sono abbastanza ampie da darvi respiro.
Quest’anno nella zona prato sono stati allestiti anche dei piccoli show di magia per i più piccoli (e non solo) e ricompare anche il caciocavallo impiccato, che saggiamente ha uno suo stand a parte.

Altra miracolosa pozione è la birra alla spina, qualcuno dice che in realtà bere alcol alla lunga fa sudare di più ma noi tendiamo a non ascoltare queste diavolerie moderne e nessuno ci nega un paio di pinte, sia in un giusto brindisi con Emilio, a servizio fotografico finito, sia durante il pasto, proprio sotto quelle fronde illuminate a festa.

A tradimento, nell’immagine precedente, avrete sicuramente notato la ricchezza di colore della frionzola. L’aceto ha donato alle papacelle un manto lucido e rubino, insieme ad un adorabile retrogusto piccato, perfette con la carne di maiale (tenera) e le patate (appena condite, per abbassare i toni pungenti dell’aceto).


Sagra lagane e ceci, le proposte alternative in menu


Se invece alberi e prati vi riportano automaticamente alla mente abbondanti marenne allora potete scegliere un interessante tris di panini: Alla milza (tradizionale salernitanao), con capocollo (ve ne abbiamo parlato prima con entusiasmo) e classico con salsiccia e patatine fritte.
Vi segnalo anche la presenza di un paio di burger contemporanei con pomodoro, insalata e cheddar.
Davvero per tutti i gusti.


Come dessert non potete non indugiare sulle zeppole, proposta che se la lotta con le lagane come proposta più ambita, ricercata e apprezzata. Tipicissime della zona, hanno chiaramente un twist segreto che non viene rivelato. Non vi resta che provare e riprovare finché non lo cogliete…

Sagra lagane e ceci, zeppole


Falco

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Festa della pizza montecorvinese – Montecorvino Rovella (SA) – 2023

Festa della pizza montecorvinese – Montecorvino Rovella (SA) – 2023


L’estate dei montecorvinesi giova di un inatteso freschino serale e di conseguenza questo vuoto di calore viene colmato con 8 forni che raggiungono i 400°. Nasce all’improvviso la Festa della pizza montecorvinese, come intuibile, a Montecorvino Rovella (SA), dal 14 al 16 Luglio.


8 forni roventi


La Festa della pizza montecorvinese decide di selezionare alcune tra le più tipiche pizzerie del territorio e dintorni (più uno stand per il senza glutine!) e disporle su un viale alberato adibito a passerella, tra tonde lucine che danno l’idea di un mercatino natalizio, due dispensatori di birra a inizio e fine percorso (i nostri amici di La Nuda e la nazionale Nastro Azzurro), tavoli e un palchetto per l’intrattenimento.

Dopo un efficiente taglio del nastro e l’assaggio del primo trancio da parte delle autorità ecco che immediatamente…ci tocca spostare l’auto perché la nostra è l’unica in divieto di sosta.


Torniamo rapidamente, ligi al dovere, nella nostra scoperta di queste pizze tipiche della cittadina che, vi ricordiamo, ospiterà anche sia la Festa medievale di San Martino che la Sagra della braciola.
Dietro un percorso in stile trincea, pronti a riprenderci Trento e Trieste, ma iniziando con qualche spicchio bollente, ecco che andiamo a sciorinarvi tutti i forni con le relative pizze ordinabili.


Le pizze


La vecchia Lanterna, noto agriturismo montecorvinese, propone la sua omonima “Vecchia Lanterna”, pizza dall’aspetto e dagli ingredienti nostalgici.

  • Mozzarella, provola affumicata, speck e grana

Gentilissimi e disponibili, come la quasi totalità dei mastri pizzaioli presenti durante la serata, i ragazzi e il proprietario non ci fanno neanche parlare. La provola fonde (anche il mio palato) e rilascia il suo profumo nell’aria.

Festa della pizza montecorvinese, Vecchia Lanterna


Anche Albertina sceglie una pizza omonima.

  • Pomodoro, mozzarella, salame napoli, prezzemolo, pecorino, piccante

Pizza storica della tradizione montecorvinese. Ci intrufoliamo tra le signore che sfornano pizze a catena di montaggio e con un sorriso veniamo subito accontentati. Saporita e sfiziosa.

Festa della pizza montecorvinese, Albertina


Rosato si divincola abilmente tra l’infornare e il trollarci, l’invito ad andare a trovarli alla loro sede a Macchia di Montecorvino Rovella non cadrà nel vuoto, ci propongono anche loro una pizza storica.

  • Pomodoro, mozzarella, salame piccante, origano, olio di oliva aromatizzato all’aglio
Festa della pizza montecorvinese, Albertina


Gianni Bottiglieri, in veste di se stesso, propone la sua pizza Estiva cavallo di battaglia che gioca sul fatto che siamo effettivamente in estate.

  • Mozzarella di bufala, parmigiano reggiano 36 mesi, rucola e piennolo del Vesuvio, olio extravergine d’oliva

Gianni è da subito molto disponibile e ci regala un saggio della sue capacità (troverete tutto in video!) ma al momento dell’assaggio (nostro) gli tocca scappare e rifornirsi di rucola. Al suo ritorno avremo già mangiato tutto il mangiabile, compresi cornicioni e cartoni delle pizze, purtroppo non assaggiamo la sua Estiva.

Estiva


Ehy, ci sono altri 4 forni!


I simpaticissimi ragazzi di Bell & Buon sembrano essere quelli che si divertono di più.
Propongono una pizza speciale, quella col sugo tirato tirato e la braciola sfilacciata, da provare per forza.
Appena ci vedono ci lanciano una pizza, apprezziamo tanto.

  • Pomodoro, braciola sfilettata cotta secondo la tradizione, mozzarella, prezzemolo
Bell e buon


Cook’s house alza un po’ l’asticella e propone una delle due pizze più prezzolate, quella al tartufo.

  • Mozzarella, salsiccia, porcini, crema di tartufo, provola, prezzemolo all’uscita, scaglie di Grana padano

Purtroppo non abbiamo provato questa pizza, a voi la scoperta.

Tartufata


Il Principe mette le mani avanti, “La nostra è un po’ casereccia”. E dov’è il problema? Ma ben venga!
Propongono una hit delle mie estati, quella ai fiori di zucca.

  • Mozzarella di bufala, pancetta, fiori di zucca, olive, olio evo.

Nel caos riesco a rubacchiarne uno spicchio da un amico, occhio alle olive provviste di nocciolo!

Il principe


Il povero ragazzo di Borgo Antico è sopraffatto dalla folla che di fianco aggredisce nel frattempo lo spillatore di birra e si ritrova dunque tra gli 8 fuochi di palati stuzzicati dal luppolo e noi dall’altra parte che fissiamo le pizze calde tipo dei randagi affamati. In un attimo di calma ci sfila la sua pizza alla nduja.

  • Pacchetelle di pomodorino giallo al naturale, nduja di spilinga, cipolla caramellata in crema, mozzarella di bufala morese, fili di peperoncino essiccato, olio evo pregio, basilico cristallizzato

Apprezziamo la gentilezza e pure la pizza, dalle due righe di ingredienti si noti che questa è la pizza più costruita tra le proposte.

Borgo Antico


Festa della pizza montecorvinese e risposta del pubblico


Grande risposta di pubblico, le 2 casse (che dalla serata successiva passeranno a 3) sono prese un po’ d’assalto, per quanto riguarda la scelta della pizza sta a voi farvi furbi.
Noi siamo arrivati all’apertura, alle 19.30, e praticamente eravamo gli unici, come si può ben immaginare il pienone c’è stato intorno alle 21 e poi la situazione si è un po’ rilassata intorno alle 22/22.30.
A voi trarre conclusioni. A occhio ci è stato riferito che sono state sfornate almeno 2400 pizze, direi che c’era una discreta fame nell’aria!

I costi sono semplici: Pizza speciale 8€ (cioè tutte quelle che vi ho elencato di sopra), Pizza Margherita (la propongono tutti i forni come alternativa), Birra alla spina 20 cl. 2€, 40 cl. 4€, acqua gratis, sia frizzante che naturale. Anche lo zucchero filato è offerto (per i bambini…)

Dal palchetto si sono invece esibiti Dario Visconti con il suo Nostalgia 90 e i Morgana. Ogni sera ovviamente ci saranno artisti e band diverse.
Che altro dirvi? Divertitevi!

Festa della pizza montecorvinese, evento


Falco

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Sagre di Liberi – Liberi (CE) – 2023

Sagre di Liberi – Liberi (CE) – 2023


Con il suo tipico chilometrico programma di eventi, tornano al solito le Sagre di Liberi, quest’anno a cominciare dal 25 Giugno (proprio con quella serata sul caciocavallo che l’anno scorso creò file fino a Imola!) via scorrendo fino al 27 Agosto, con il calendario che si conclude in una serata dedicata alle montanare, quelle fritte si intende.

Sagre di Liberi, bosco


Boschi di Liberi


Come sempre la prima cosa che salta all’occhio delle Sagre di Liberi è il luogo in cui si tiene l’evento. Un boschetto che sembra concepito apposta per ospitare una festa. Le fronde alte e rassicuranti degli alberi piazzati da Madre Natura in modo strategico forniscono un piacevolissimo ristoro anche prima del tramonto.
Gli spazi, che naturalmente si creano tra i prati e i fusti spessi, vengono riempiti di panche in legno, piccoli mercatini di artigianato, uno spazio per le giostre che è un naturale set per la prossima serie di Stranger Things e naturalmente casse e cucine.

Il parcheggio molto ampio (1.50€ per auto) non crea mai disagi e raramente, nonostante l’affluenza sempre abbondante, vi ritroverete senza posto. Perfino il tragitto dall’uscita dell’autostrada fino al boschetto sembrerà una piacevole introduzione, tra campi di grano, piccole colline verdi, oleandri, qualche arbusto sconosciuto a fiori violetti e relais e tenute ai bordi della strada.


Dopo aver parcheggiato, una delle prime cose che si notano è la pista da ballo, luogo dedicato ai coraggiosi che osano sfidare gli imperturbabili amanti del liscio, categoria protetta che si manifesta in piccoli ma sostanziosi branchi in occasione di feste popolari. Al solito li osserviamo estasiati e non vediamo l’ora che, sopraggiunta la giusta età, ci si sblocchi il recessivo gene che permette di andare a tempo e disarticolare con disinvoltura le giunture, all’udire delle prime note dei celebri successi dei Collage.


Menu di Liberi


Ciò in cui siamo esperti noi, invece, è provare il lungo menu delle Sagre di Liberi, un menu che cambia, lo ricordiamo, ogni weekend. Mentre l’anno scorso venimmo a provare la giornata dedicata all’impiccato, quest’anno l’asticella della tecnica si alza e mettiamo alla prova la tagliata di marchigiana.

Delicata preparazione che richiede attenzione, cura e il giusto tempo, di estremamente difficile realizzazione, quando si tratta di accontentare folle. Eppure quel piatto così facile da sbagliare si rivela deliziosamente confezionato.

Ci viene servito a straccetti, accompagnato da rucola e pomodoro. Nonostante lo lasciamo un po’ a se stesso mentre in sequenza scattiamo foto, riprendiamo scene e registriamo storie & clip non perde la sua tenerezza. Piacevolmente senza grasso, ricca di ferro, delicata, è un gran bel pezzo di carne con un prezzo onestissimo (12€). Vi consigliamo vivamente di provarlo, ideale anche da condividere (in max 3 persone).

Tagliata marchigiana


Subito dopo arriva per noi un’altra specialità della casa, già provata lo scorso anno, ma che per essere sicuri di non dimenticare neanche il più insignificante retrogusto decidiamo di fagocitare nuovamente e senza remore: Paninazzo con pancetta alla zingara, funghi e caciocavallo.
Può essere più buono dell’anno scorso? A quanto pare si.
Pane ottimo e morbido, anche se tiri giù l’intera ciabatta (che è un bel palmo di mano e mezzo eh) non ti stufa, la pancetta (con i suoi aromi, la sua “marinatura” e stufatura) è la perfetta via di mezzo tra un sano prosciutto alla brace e una laida porchetta, mentre il caciocavallo si stiracchia formando il giusto collante di grasso e sapidità all’interno della gran marenna.

Viene fatto fuori in pochi secondi, costo 6€, highlight da non perdere.

Panino con pancetta alla zingara


L’ora della seconda marenna


Il menu delle Sagre di Liberi non ci si ferma ovviamente qui, è il momento della 2° delle 4 scelte in tema panino: Salsiccia e sottoli.
Più sottaceti che sottoli, difatti il pungente condimento è una delle prime note che si manifestano al morso. Saporita e morbida la salsiccia, stesso pane di prima. Chi vince tra i due panini? Non c’è storia.

Saltiamo il sandwich con wurstel e patatine, con un po’ di disappunto da parte di Corvo che pur di ingerire altri carboidrati sussurra un timido “Se te la senti io ci sto”. Ma io “ci sto”, si, ma per la pasta e fagioli.

Cotiche al sugo

Tubetti, fagioli, macchiata di sugo, con piacevole sentore di piccante e…cotiche.
Esattamente, cotiche, non sciolte come nella cremosa versione di Riardo (sempre in provincia di Caserta, sarà tradizione locale?) ma a pezzettoni. Servita abbondante come sempre.

Pasta e fagioli

Gran finale, cotiche al sugo. Vederle nel pentolone a sobollire nella lava al pomodoro è sempre un piacevole spettacolo di fronte al quale io e la signora che se ne cura ci concediamo un piccolo momento di commozione. Pane a fette d’accompagnamento (quanto pane abbiamo mangiato?) e scarpetta obbligatoria nella salsa color rubino, grassa più del giusto, ma che ci piace, e goduria unica al momento del morso.

Da qualche parte sentiamo parlare di una tagliata di frutta, per ripulire il palato dopo tutto questo macello di pane, sughi, salumi e due bottiglie di rosso freddo e locale. Incediamo in qualche fetta di cocco bello che il signore ci concede orgoglioso del suo prodotto e del suo carretto, che scopriamo essere “delle parti nostre”. Il carretto, non il signore.


Passeggiate di Liberi


Come anticipato prima, anche se ormai il sole è scomparso da un pezzo, è piacevole fare due passi all’interno del parco. Si mantiene una giusta frescura e ne approfittiamo per curiosare nella zona dedicate alle giostre per bambini, al tiro a segno, con sosta ai bagni (ripuliti costantemente dal personale addetto), e pit stop alla solita arena di ballo, già citata prima, che funge da dessert.

La grande affluenza è al tempo stesso testimonianza di successo e afflizione per l’evento. Orde di appassionati si riversano fedeli ogni anno, per ogni weekend, dalla provincia, ma non solo, da fuori regione, ma non solo. Stavolta non abbiamo riscontrato file clamorose, nonostante la complessa realizzazione a menu della tagliata, se non nel finale, quando intorno alle 22 cominciava a formarsi una temibile fila indiana.

Il consiglio è sempre quello di farsi furbi, spezzettarsi i turni, condividere ed alternarsi. Cominciate dalla rapida somministrazione del vino, fatevi strada verso il panino alla zingara, rifocillatevi nell’attesa con la pasta e fagioli e nel frattempo scambiatevi in fila per la tagliata ogni 10 minuti.
Avrete provato tutto, soffrendo e spendendo poco.


Falco

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Porcus Festival – Puglianello (BN) – 2023

Porcus Festival – Puglianello (BN) – 2023

Il Porcus Festival di Puglianello (BN) raccoglie l’eredità della ventennale Fest’ du Puorc’ ma oltre il nome cambia ben poco: carni locali, un gruppo organizzativo molto unito ed efficiente ( Nuovo Centro Studi Puglianello ), ricco menu e solito entusiasmo di chi attendeva con ansia questo ritorno dopo la pausa forzata.

Porcus festival, carne di maiale e pappacella
– Una delle protagoniste della serata: La carne e papaur’


La tensostruttura


Per ragioni prettamente climatiche l’evento si tiene solitamente all’interno di una tensostruttura, nulla a che fare con un semplice “capannone”, ma Puglianello ha a disposizione un castello (al momento in ristrutturazione) e una tenuta, Casa Marchitto, che funge anche da museo.

Trovandosi nella provincia di Benevento e tenendosi tra fine Febbraio e le date che ultimamente sono diventate definitive della prima metà di Marzo è facile che il meteo sia inclemente: una delle edizioni finì addirittura sotto la neve.


La tensostruttura resiste alle intemperie, mantiene il calore ed è estremamente ampia (può ospitare turnazioni di 650 persone), le uniche ovvie controindicazioni sono il risentirne dell’acustica (il suono non venendo assorbito da nulla ovviamente rimbomba) e quando si bracia duro e il vento è contro parte del fumo può creare una cappa.


Le tipicità


Tutti i piatti più apprezzati della provincia beneventana sono presenti in menu, il più caratteristico è forse la Carn e papaur, una variante locale della sfrionzola (o viceversa) che presenta una forte nota d’aceto, la presenza delle pappaccelle, che hanno un sapore più carico rispetto al normale peperone, e l’assenza categorica di patate. La versione con patate, nei dintorni, è nota come pentolaccia.
Urge una mappatura della sfrionzola e delle sue varianti.

Porcus festival, carn e papaur
– Che sia chiara l’assenza di patate

Non è da meno, anzi, il fegato int’ a rezza (spero di aver beccato i troncamenti), altra specialità del posto, che viene profumato solo con alloro.

Continuando con le braci a menu sono presenti anche salsiccia, pancetta e fettina.
Piatti classici da Pasquetta campana, sempre di operatori del settore, tutti del posto.
Ci teniamo a sottolineare questo aspetto poiché il festival è anche un modo per esprimere la natura contadina e agricola della città.

I primi


Buona scelta di primi con tre grandi classici: Gnocchi con tracchie e cotiche, Pasta fagioli e cotiche, Rigatoni alla matriciana.

Quello che ci è piaciuto di più (e che risulta anche il più venduto dell’anno) è stato il piatto con gli gnocchi. La carne naturalmente sapida va a sopperire al sale (quando si fanno 1200 piatti di pasta regolarsi con le dosi non è facile) ed è piacevole ritrovarsi nel piatto i pezzettoni di carne tenera e saporita.

Porcus festival, gnocchi
– Una collinetta di sugo di maiale


Al secondo posto di questo podio immaginario inseriamo la pasta fagioli e cotiche.
Interessante variante locale addolcita dalla presenza dei grassi del maiale, ricordava un po’ quella di Riardo (CE), del Calici al Castello. Uniforme, cottura perfetta, un bel piatto.

Puglianello, Pasta fagioli e cotiche
– Un’immagine vale più di 100 calorie


Minestra maritata ed altre specialità


Altro piatto da provare è la minestra maritata, questo sembra uscito direttamente dalle cucine del vostro agriturismo preferito (o da quelle della nonna). Sapidità perfetta, insaporito dalla carne del maiale, preparato alla perfezione anche con i gambi più spessi della pianta che nonostante ciò non sono mai coriacei. Un piatto perfettamente riuscito.

Si accompagnano alla minestra una polenta con broccoli e salsiccia e una zuppa di porri, fagioli e cotechini. Questi due piatti partono da classici della cucina contadina ma si sono evoluti all’occorrenza per completare il reparto dei secondi. La polenta mi è sempre ostica quindi sono di parte, ma la zuppa di porri è molto gradevole ed è un piatto inaspettato che potrebbe far felice l’ospite occasionale che non è avvezzo ai piatti da sagra più violenti.

Sono presenti patatine fritte, per accontentare i più piccoli, e pizza fritta con sugo di maiale.
Il sugo porta la pizza, altrimenti classica, unta il giusto e ben realizzata, su un altro livello di sapore.

Porcus Festival, pizza fritta
– Pizza fritta con sugo di maiale


Vini, taglieri e dolci


Perfino la parte alcolica è completamente del posto.
Vini e birra (artigianale) sono realizzati da aziende locali.
L’Aglianico del Taburno è della tenuta La Fortezza mentre la birra artigianale è prodotta dal birrificio Historia. Ottimi prosciutti sono anche quelli che si possono testare, affettati al momento, nell’angolo riservato ai taglieri. In questo spazio si possono acquistare anche formaggi e insaccati vari da portare a casa come souvenir.

Piccolo spazio a parte per i dolci: Grande varietà in campo quindi potete scegliere quello che vi piace di più ma se vi fidate di noi non potete non assaggiare la sbriciolona con mele e nocciola. Spaventosamente buona.

Sbriciolona
– Sbriciolona con mele e cannella

Un applauso va allo staff, molto disponibile a farci vagare in cucina, a raccontarci lo svolgimento delle varie preparazioni e a girare come un perfetto ingranaggio sia nel tenere in ordine l’ampio spazio con i tavoli sia nell’essere celeri in cucina, non abbiamo mai notato grandi file nonostante la partecipazione.


Il Nuovo Centro Studi Puglianello


Il ritorno, in quest’edizione 2023, è sicuramente un appuntamento riuscito. Il cambio di nome (e la prima collaborazione ufficiale con Il Trono di Sagre) porta bene all’evento che registra numeri soddisfacenti e permette all’associazione di far cassa in vista di diversi eventi culturali che si tengono durante l’anno.
Infatti oltre il Porcus Festival a Puglianello esistono appuntamenti che permettono a laureandi o a talenti locali di mettersi in mostra (ve ne parleremo poi sui nostri portali).

A questo si aggiunge l’immensa disponibilità e gentilezza di Francesco Di Sorbo, col quale siamo ormai in contatto da tre lunghi anni e del presidente Filippo Guarnieri, insieme a quella di tutto il resto dell’associazione.
Al prossimo festival!

– Ceci n’est pas Nuove Centro Studi Puglianello


Falco

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Scorziello | Casa Agricola – Serre (SA) – Tavolo Riservato

Scorziello | Casa Agricola – Serre (SA) – Tavolo Riservato

La Tenuta Scorziello, denominata Casa Agricola, si trova a Serre (SA) e si compone di un ristorante, una struttura sul retro con B&B e piscina, un ampio giardino, utilizzato anche per eventi, orti, frutteti e animali in libertà. La quasi totalità di ciò che arriva in tavola è coltivato nei terreni della tenuta o arriva dagli animali da fattoria che la vivono. Il Trono di Sagre ravana sul posto alla scoperta delle specialità locali.

Casa Agricola Scorziello, Pollo alla cacciatora
– Il luccichio del pollo alla cacciatora


Accolti dalle oche


Nel ritorno a sorpresa del freddo marzolino ci troviamo alle 21 nel parcheggio della tenuta accolti da oche (o papere? avevano la testa sotto le ali) che sonnecchiano incuranti della brezza. Sicuramente essere accolti da animali da fattoria è sempre piacevole e trasmette immediatamente una rassicurante atmosfera da km0.

In pieno contrasto con l’aspetto rurale brilla, composta da vetro e ferro, la serra che funge da anticamera al ristorante. Le lucine si riflettono nei vetri e addobbano qualche ulivo, donando un aspetto grazioso all’ingresso volutamente spartano. In questa parte della tenuta si cena all’aperto, quando il tempo è più mite.


L’interno è contraddistinto da un saletta in realtà abbastanza intima (25 coperti circa) che conduce da un lato alla cucina, dall’altro al soppalco, che consiste in un’altra 60ina di coperti. I tavoli, in linea con l’ingresso, hanno il colore di un legno chiaro, tendente al miele. C’è legno ovunque, e questo è bene.
L’interno della scalinata è farcito di libri e di bottiglie di vino, che in realtà non avremo bisogno di aprire perchè ci si stappa un “della casa” etichettato, oltre il dignitosissimo, made in Casa Agricola Scorziello.
Per chi preferisce il bianco, c’è anche quello. Noi consci che si mangerà una bella matassona andiamo di rosso classico, per la precisione Rosso Campago IGP, come recita l’etichetta.

Le note di colore (della sala, non del vino) sono date da una stupenda parete verde petrolio, che hanno ritinteggiato perchè sapevano che è uno dei miei verdi preferiti, un carciofone che si staglia regale su una tela bianca (e che è il simbolo e il prodotto principe degli orti della tenuta) e una gigantografia dei monti che sovrastano Serre e il circondario.


“Eccelliamo nei carciofi”


Mattia Valitutto, gestore delle cucine e del locale, ci accoglie con gentilezza e ci racconta che il prodotto principale è il carciofo. Poi c’è stato spazio per specializzarsi in altro, che ci ritroveremo in tavola, ma non vi faccio spoiler. Mattia ci porta in cucina, dove annusiamo nell’aria un pollo che si crogiola felice nel suo sughetto alla cacciatora, e poi al nostro posto. Ci stappa una bottiglia e ci godiamo la calda atmosfera della sala.

Formaggi e salumi
– Occhi sul formaggio sapido!


La prima portata è un mix di antipasti caldi e freddi, un classico che raramente delude.
L’unico prodotto non locale è un prosciutto di Norcia (eccellente) perché…i maiali erano finiti!
Prima di andarsene però i suini hanno lasciato in dono capocollo e salsiccia, entrambi ottimi.

Si accompagnano ai salumi due tipologie di formaggi, tra cui un pecorino estremamente sapido che alla sola vista comincia a farmi sudare zigomi e tempie, segno che sarà ottimo, e poi una discreta sequela di terrine contenenti le più simildisparate verdure, direttamente dal loro orto.

Partiamo col dire che c’era una bietola e patate, esaltata dal loro olio Bufo, che era di una dolcezza estatica, forse forse la parte dell’antipasto che mi è piaciuta di più.


Non potevano mancare le patane cunzate con crusco briciolato, una verza e fagioli, con crusco trionfante in cima, dei piccolini carciofini sottolio, dei carciofi, caldi, un po’ sminuzzati (buonissimi!).
Dosi umane, non atte a metterci in ginocchio fin dalle prime spiluccate, ma comunque un gran bel set!


Tanto per cambiare…


….una matassa come primo? Perché cambiare se la adoriamo?
La matassa di Casa Agricola Scorziello è made in La Siciliana, once again.
Alla pasta di buona fattura si aggiunge il fagiolo del loro orto e il crusco, ancora lui, sempre di casa.
Peperoni cruschi e matasse, la nostra dieta non cambia.

Casa Agricola Scorziello, Matassa
– Matassa con crusco


Mattia ascolta le nostre richieste e non va oltre i 100gr, per primo.
Si, perchè anche stavolta c’è il secondo primo.
Orecchiette, fatte in cucina a mano, e ve lo scrivo perchè erano perfette e va detto, con carciofi e guanciale. Signora mia.

Incredibilmente tra le due, nonostante la voglia folle di una pasta diversa, continua a vincere (per me) la matassa. L’inestimabile valore della semplicità.

Orecchiette
– Orecchiette perfette


Proviamo anche il secondo, e per fortuna!
Il pollo alla cacciatora lo tenevamo come pensiero fisso quando l’abbiamo sbirciato appena entrati, si rivela all’altezza delle aspettative. Morbido, colmo dei suoi succhi e del suo sughetto, ideale, da mangiarne un chilata con disinvoltura.

Buona anche la sfrionzola. Classica. Patate affettate a mano e fritte, carne di maiale (sempre quelli, giustificatissimi per non averci lasciato anche il prosciutto), peperoni e una generosa dose di aceto.
Per me il secondo ingrediente principe di una gran sfrionzola è l’aceto, quindi approvo felice.

Casa Agricola Scorziello, Sfrionzola
– Sfrionzola classica


Dolce epilogo


Un altro grande classico: la torta caprese. Nonostante un brutto incidente i cui fantasmi mi rincorrono ormai da 17 anni, che mi porta spesso a evitarla, sarebbe un grosso errore in questa occasione farsela scappare. Bassa, tenerissima, dolce il giusto, ottima.

Non da meno la scomposta, il cui dolce tendente al gelato alla crema è perfetto per variare un po’.


Come si sarà capito, di questa nostra serata ci è piaciuto tutto.
Ringraziamo la gentilezza e la disponibilità di Mattia Valitutto e di Antonio Scorziello, che in questa nostra ricerca di tutti i mille sapori che può avere una matassa si sono rivelati fondamentali!


Falco

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022


Castellabate (SA) è ormai una delle località più note del Cilento e ha bisogno di poche presentazioni.
Nella sua parte più bassa però c’è un tesoro di vicoletti, archi, antri e nicchie che l’associazione PaeSanaMente ha deciso di valorizzare una volta per tutte con la manifestazione Tra Vasci e Vichi

– Pizza bassa in stile cilentano


Il turno dei vicoletti

Se piazza, panorama e castello hanno già i loro visitatori pochi si spingono di loro volontà fino alle pendici del paese. Grosso errore! Perché questa storica parte della cittadina è ricca di storia e cultura e si presta benissimo ad un evento.

PaeSanaMente ha capito che con Tra Vasci e Vichi poteva ridare dignità a questi quartieri e farli conoscere anche al grande pubblico. Tutti i mestieri di una volta, dal macellaio, ai pescatori, dall’arrotino ai cacciatori, riprendono vita grazie a dei figuranti abilmente piazzati in questa o quella casetta.


Ciò che rende credibile il tutto è un percorso studiato fin nei minimi dettagli per mettere sotto i riflettori tutti gli “hot-spot” del borgo. Un discorso che ha riguardato le luci e l’atmosfera, ma che ha necessitato anche il montaggio di una scenografia vera e propria.

Il risultato? Una credibile passeggiata indietro nel tempo.


Un racconto corale


A far da collante tra le varie scenette ci sono i figuranti in movimento. La zita, che sbraita vagando per il paese in abiti da sposa, i musici, che animano le piazzette dove il visitatore può unirsi alla festa e ballare ed altre comparse che con abiti dell’epoca indicano e guidano il turista alla scoperta dell’antro successivo.


All’inaugurazione della prima serata c’è stata anche una parte recitata che introduceva l’inizio di questa 3° fortunata edizione. Lo sforzo organizzativo è stato notevole, ma ha funzionato tutto? Si.

Tra Vasci e Vichi si è dimostrato uno tra gli eventi meglio organizzati, belli e partecipati dell’anno, senza dubbio. Era già tutto sui giusti binari nel 2019, nel corso della sua 2° edizione, ma stavolta c’è stato un salto di qualità e di impegno osservabile a occhio nudo.

Funziona tutto, dalla navetta che corre su e giù senza limiti fino a fine evento, dagli spazi creati ad hoc per mescolare le bellezze naturali del posto (come i panorami), fin alle tradizioni riesumate e mostrate al pubblico. Vicino il vecchio capanno dove cuoce il latte per il formaggio troviamo due tranquille e curiose caprette, poco vicino il mercato.


Altra incredibile particolarità è come il percorso passi tra spazi aperti, piazzette e minute rampe di scale (o tunnel) sia, senza interruzioni, all’interno di palazzi. Ad esempio quello dove è stata ricreata una prima scuola dell’obbligo con attempati discoli studenti. O che ospita, nello stesso spazio, le sarte e l’intrecciatore di cestini.

C’è un’intera barca con set di reti e galleggianti, a ricordare l’importanza del ruolo dei pescatori, ma non manca il bivacco dei cacciatori e il pozzo delle lavandaie, il mulino e il falegname.


Il percorso gastronomico


Insolitamente in basso nel nostro racconto arriva la parte gastronomica.
Il bello è che nonostante questo evento non punti troppo sulla parte mangiatoria ne possiede comunque una di alto livello. Anche i punti ristoro, infatti, sono ben incastonati nel percorso, in aree un pochino più spaziose (non sempre) e adibite al relax.

La lagane e ceci, che viene tirata a mano e preparata al momento (creando l’attesa più lunga nel percorso, per ovvie ragioni) è uno dei punti più interessanti. Ben sapete, siccome ne abbiamo parlato diverse volte, quanto cambi questo piatto in ogni paesino del Cilento. In questo caso la scelta è furba, si è optato per una pasta in stile Rufoli (SA), molto cremosa, distante ad esempio dalla tradizionale tipica di Giungano (SA), che è molto brodosa e ricca d’aglio!

– La proposta cremosa

In ordine sparso non sono da perdere le pizzelle con le alici. Quelle di Castellabate sono le migliori mai provate, insieme a quelle storiche della festa di Rutino (SA), che vi raccontammo ormai 4 anni fa!

In ogni antro culinario potete abbinare al piatto un bicchiere di vino, antro diverso vino diverso, con una buona qualità minima generale. Altro piatto estremamente tipico della zona è la farnata, che…vi consiglio.

Premetto che per me va assaggiato tutto, quindi difficilmente vi suggerirò di saltare qualche tappa del percorso. La soluzione migliore, al solito, è fare gruppetto e spartirsi il tutto, altrimenti è veramente difficile non arrivare satolli alla fine!

– La preparazione dello sfrionzolo


Sfrionzolo e Sanguinaccio


Mentre andate in giro troverete più spazi interattivi, come quello dove potete ricreare una foto d’epoca (che potete anche ritirare stampata in b/n poco più avanti!) o il punto dove potete mettervi sulle punte alle spalle dei manichini e farvi delle simpatiche foto con coppolla o paglietta.

A destra e a manca, andando a naso, troverete il sapido e saporito sfrionzolo, abbondante e accompagnato da fettona di pane modello mattoncino, e il dolce sanguinaccio.
Quest’ultimo è una vera rarità e vi consiglio vivamente di provarlo, potrebbe essere l’ultima volta che ci riuscite!

Questa del sanguinaccio, insieme ad altre scelte, dimostrano lo studio approfondito che c’è stato dietro l’evento. Non solo è stato veramente complesso coordinare tutte le scene, è stata inserita una parte recitata, una quantità di figuranti che va ben oltre il necessario, ma anche un’attenta selezione dei piatti.
E tutto funziona a meraviglia.

Altro piatto povero e soddisfacente è il Sciusciello, a base di uova e pane ammollato (ma sempre bello croccante), poi ci sono anche la Pizza Fritta e la pizza cilentana classica, con sugo e formaggio, caldarroste e dolci tradizionali.


Tra Vasci e Vichi, in conclusione…


Difficile aggiungere altro. Menzione d’onore per l’uso delle Lire come ticket, altra genialata.
PaeSanaMente fa le cose sul serio e siamo felici di aver promosso in prima persona quest’evento di questa Castellabate che mai doma e mai sazia continua a sorprenderci con la sua voglia di mostrarsi e di stupire, ancora una volta, in una veste totalmente nuova. A Castellabate ci sanno fare.

L’evento si è tenuto il 22 e 23 Dicembre 2022, riprendendo per altri due giorni dopo Natale, il 26 e 27.

– Il vecchio conio <3


Falco

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Il Castagneto | Agriturismo e cerimonie – Quadrivio di Campagna (SA) – Tavolo Riservato

Il Castagneto | Agriturismo e cerimonie – Quadrivio di Campagna (SA) – Tavolo Riservato


Il Castagneto è una struttura storica di Quadrivio di Campagna (SA).
Avendo a disposizione un vastissimo cortile (e anche una sala interna altrettanto capiente) sa mutare agilmente da agriturismo-pizzeria di famiglia a sala per cerimonie ed eventi.

Il menu stesso cambia ed evolve a seconda della richiesta (nel corso della nostra visita, ad esempio, si era intenti a pianificare quello del prossimo Capodanno), ecco cos’abbiamo provato noi.


Menu flessibile


Flessibile è in effetti la parola giusta per definire il menu del Castagneto, al solito essendo ospiti abbiamo lasciato scegliere a Gerardo, nostro riferimento per la serata, il nostro destino.

Si parte da un classico antipasto di salumi molto semplice e a un piatto misto di caldi tra cui una gustosa e alta frittata di patate (sarà solo una frittata, ma a me piace sempre), un assaggio di ciambottina in versione macchiata di pomodoro, pizza di patate, torta rustica con ricotta e verdure grigliate sottolio.


Naturalmente un rosso della casa d’accompagnamento e siamo pronti per l’assaggio di pasta.
Siamo a Campagna (Quadrivio di…) quindi non rimaniamo sorpresi nel vederci recapitare una classica matassa coi fagioli. La matassa è molto cremosa e l’aggiunta di qualche fungo carnoso non può che trasformare il piatto in un apprezzato comfort food ideale in queste serate di primi freddi.

La matassa, fatta in casa, proviene inoltre direttamente dal pastificio La Siciliana (con sede sia a Battipaglia che a Campagna) dove potete in realtà trovare diversi tagli di pasta tipica (e anche pasti già cotti solo da ritirare).


Pizza a sorpresa


Dopo la matassa Gerardo ci propone a sorpresa una pizza alla quale diciamo subito di si (figurarsi…) e che ci viene recapitata qualche minuto dopo. Come Gerardo stesso ci anticipa notiamo come questa pizza si piazzi a metà tra la classica pizza “di paese” lievemente biscottata e una moderna pizza gourmet.

Cornicione bello gonfio, al centro sottile il giusto, ben cotta (sotto era perfetta, senza la minima bruciatura, con una cottura uniforme), con i profumi sempre graditi del forno a legna e con rucola, quadrotti di grana, prosciutto crudo e olio al tartufo. Nella sua semplicità un’ottima pizza. Tanto che chiediamo un bis.

– Cornicione gonfio e cottura perfetta


La seconda pizza che piomba in tavolo brilla di nduja. Insieme al rosso solo lievemente piccante della nduja si mescolano il giallo chiaro del datterino, la cipolla caramellata e degli sbuffi di mozzarella di bufala che spuntano qui e lì nel saporito magma.


Questa seconda pizza, più complessa, lascia immaginare una bella scelta che mi stuzzica volentieri a tornare con qualche amico e una cassa di birra in più per testare qualche altra scelta sul menu…


Braceria ed eventi


Come prima introdotto ci sono altre pietanze commissionabili al versatile staff de Il Castagneto, tipo appunto la sezione riservata alla braceria (di cui posso solo accennarvi, dato che in quest’occasione non l’abbiamo provata personalmente) dalla quale sentivamo sussurrare di Black Angus e relativi carpacci. A tal proposito vi invitiamo a chiamare e chiedere per sincerarvi della disponibilità.

Per festeggiare in sala il vostro Capodanno forse siete già in ritardo (le prenotazioni fioccano!) ma per provare la pizza siete i benvenuti tutti i weekend.


Falco

24° Sagra del fungo porcino a Castelpagano (BN), persone e funghi si raccolgono per l’attesa occasione

24° Sagra del fungo porcino a Castelpagano (BN), persone e funghi si raccolgono per l’attesa occasione


La Sagra del fungo porcino a Castelpagano (BN) si terrà quest’anno venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 settembre 2022 per quella che viene annoverata come la 24esima edizione.

Il Trono di Sagre sarà presente e sarà occasione anche per visitare il borgo sannita, oltre che un tris di giornate ideali profumate al fungo porcino.

– Foto dell’ultima edizione pre-pandemia


Sagra del fungo porcino a Castelpagano, il programma


Lo si attende come un grandissimo rilancio post-pandemia, che si svolge lungo l’intrigante percorso fra le piazze Umberto I, Municipio e dell’Auditorium, coinvolgendo inoltre il suggestivo centro storico e le spettacolari aree paesaggistiche di questa località del beneventano.

Gli stand saranno aperti al pubblico dalla serata di venerdì 16 settembre 2022, per poi deliziare i degustatori anche sabato 17 e domenica 18, sia a pranzo che a cena.
Tra le varie opzioni del menu non soltantanto gastronomia ma anche ottimi vini dell’alto Tammaro.

Programma sagra
– Una panoramica sul programma


Sono inoltre da menzionare le coinvolgenti e variegate proposte musicali in programma, il trenino turistico nel centro storico a cura dell’Ente provinciale di Benevento, la mostra dell’artista castelpaganese Salvatore Fiore, i percorsi di formazione alimentare ed educazione ambientale coordinati dalla presidente della cooperativa sociale onlus «Oltre Le Mura», Carmen Cenicola, e moltissime altre sorprese.

L’appuntamento, diventato ormai una consuetudine, richiama a Castelpagano oltre 10.000 visitatori all’anno e si svolge nel mese di settembre, periodo propizio per la raccolta dei funghi porcini nei numerosi boschi del territorio.


I fautori del progetto

Promotrice della «24esima Sagra del Fungo Porcino» è l’Amministrazione municipale di Castelpagano, con l’organizzazione a cura dello staff presieduto dal sindaco Giuseppe Bozzuto e con la collaborazione attiva, fattiva e logistica di tutti i consiglieri comunali, della esponente consiliare delegata ad eventi e spettacoli Daniela Meoli e del funzionario municipale Mario Zeoli.

Castelpagano, folla
– All’evento sempre grande partecipazione

La Sagra del Fungo Porcino di Castelpagano è di rilievo regionale e si avvale del cofinanziamento del progetto dal titolo «A Castelpagano e dintorni col treno storico – Sagra dei Funghi Porcini XXIV Edizione – Viaggio nella Valle del Tammaro», nell’ambito del Programma operativo complementare (In acronimo, il Poc) Campania 2014-2020, in riferimento alla linea strategica «Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e cultura», programma di percorsi turistico-culturali, naturalistici ed enogastronomici per la promozione turistica della Campania. In tal senso, Castelpagano è capofila progettuale di un comprensorio di comuni che annovera anche Colle Sannita, Morcone, Santa Croce del Sannio e Sassinoro.


Falco

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