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Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022

Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022


Vicolo dei tartufai giunge alla sua 6° edizione e si terrà come sempre a Borgo Pirozza, “quartiere” di Cervinara (AV) molto antico contraddistinto da archi e e cortili in pietra ideali per ospitare un evento itinerante. Altra ideale caratteristica è il prodotto: Il tartufo. L’evento si terrà dall’8 al 10 Dicembre 2022, ed ora viene la parte interessante…


Più che un vicolo, un corso


Si chiama “vicolo” per tradizione ma Borgo Pirozza è molto più di questo. Esplorare il percorso con attenzione saprà ricompensarvi, come nel caso della cappelletta di San Sebastiano, ritrovata quasi per caso dato che nel tempo era stata adibita a legnaia e che è ora disponibile per i visitatori in maniera gratuita.

Altro cortile che non potete perdervi è quello che ospita Umberto e i suoi formaggi.
Più che uno stand una mostra, da appassionato di prodotti caseari del territorio e di arte Umberto dispone di un ampio spazio con balle di fieno, cavalletti, un vecchio carretto e una moderna piastra.

Vi ritenete conoscitori di formaggi? Vi sfido a non sciogliervi a vostra volta quando assaggerete la provola affumicata fusa.


Andiamo però con ordine, anche se rimettere insieme tutti gli eventi in successione non è semplice, sia per via della girandola di volti sorridenti, di piatti provati, sia per la moltitudine di bicchieri di vino ingeriti.
Se pur da qualche parte dobbiamo cominciare si cominci da Antonio.

Se è vero che chi ci ha chiamato sul posto è stato Gianni Bizzarro, uno dei coordinatori dell’evento, bisogna dire che chi ce l’ha fatto scoprire è senza dubbio Antonio Catilino.
Solitamente per gli eventi ci piace girare in solitaria, così abbiamo modo di osservare in maniera neutrale, senza parafrasi e suggerimenti, e cogliere i pro e i contro di tutto.
Del resto la nostra funzione è anche quella di aiutare gli organizzatori con il punto di vista di un visitatore ferrato ed esigente.

Per fortuna le cose a Vicolo dei tartufai sono andate diversamente dall’ordinario.


“Borgo Pirozza è casa mia”


Vagare con Antonio per il borgo è stato come tornare dalle Americhe e andare a fare il giro dei parenti.
Non si percepiva la febbrile sensazione del dover fatturare a tutti costi ma c’era al contrario un vago sentore di Pasquetta in famiglia. Una Pasquetta organizzata da Dio, si intende, dove era difficile fare un passo senza che qualcuno non ti chiedesse come stavi, non ti offrisse un piatto fumante e abbondante o un bicchiere di vino. E infatti è presumibile che a metà percorso fossimo già ubriachi.

Per fortuna abbiamo iniziato con una bella pinta di birra artigianale, accompagnata con un bretzel, proprio al primo stand del percorso, quello del Capannone Motor Club. La birra era perfetta per accompagnarsi alla pastosità del bretzel e infatti abbiamo fagocitato il tutto abbastanza rapidamente.


Pochi metri più avanti e un nuovo pit stop. Qui abbiamo arrosticini, molto saporiti (tra l’altro non so se sia voluto ma il passaggio bretzel-birra come aperitivo leggero che si evolve con arrosticini-vino era perfetto per preparare il palato a tutto quello che verrà) e caldarroste. Naturalmente altro bicchiere di vino e le prime gag con noi che cominciavamo a prendere confidenza con l’ambiente.

Seguendo i cartelli in legno (anche se perdersi è impossibile) si prosegue fino alla pizza fritta.
L’avete mai provata con sugo, formaggio e tartufo? Noi no, ed era buonissima.
Anche qui, in teoria ci si poteva limitare a foto-video-assaggio e passare avanti ma era impossibile!
All’interno dello stand si danzava e rideva mentre si stendeva la pizza, al di fuori dello stand i clienti e visitatori di rimando stavano al gioco, concedevano la precedenza per pura galanteria e sostavano mangiucchiando e scambiandosi opinioni anche tra sconosciuti. Non so con quanta gente ho parlato.


Spritzino?

Altra area, altra incredibile quantità di scelta. Andiamo con ordine. Di fronte a noi vedo un uomo sorreggere un cuzz’tiello di pane grande quanto la calotta cranica di Corvo.

“Ragazzi, ve ne preparo uno?”
“Magari! Come li fai?”
“Beh c’è alla Genovese, o…”
“Genovese.”

Non sapremo mai gli altri gusti, anche se ho intravisto un signore con un broccoli e salsiccia che definire strapieno era un eufemismo. Come si poteva immaginare il cuzztiello è una bomba. Il pane nonostante sia spesso si ammorbidisce a sua volta sedotto dalla genovese fumante, ve lo consiglio vivamente.


Non è facile non consigliare qualcosa in una serata del genere, dove fila tutto liscio.
Perfino durante un breve attimo di pioggia (più acquaneve che pioggia, dai!) alla postazione del caciocavallo impiccato si continuava a ridere e fregarsene, qualche piccolo intoppo non poteva rovinare la festa. E guarda un po’…il caciocavallo impiccato (che noi abbiamo preso sulla classica fetta di pane, ma che volendo si può inserire in un panino farcito che già alla vista era da acquolina pura, con salsicce paesane alla brace, melanzane sottolio, altro tartufo etc.) era enorme, ed ottimo.

Ci fermiamo nuovamente a scambiare due chiacchiere allo stand dello spritz (buono, idea sfiziosa piazzarlo lì e bella risposta anche del pubblico più giovane) con Antonio che transita allegramente sotto la pioggia senza il cappuccio e che nonostante noi abbiamo inanellato un notevole pinta di birra-vino-vino-vino-spritz ci ha probabilmente doppiato grazie ai suoi ritmi invidiabili.

Conosciamo altre 48 persone e poi andiamo a vedere una zona nuova.


Stand e sfottò in un clima di festa


Antonio procede con sfottò continui ai vari stand, che rispondono a tono. Molti li ricordo perché ci hanno schiantato, altri si sono persi nel vino, altri non posso ripeterli, ma la procedura è sempre la stessa.
Spesso non sappiamo nemmeno cosa staremo per provare perchè ci si perde di frequente in brindisi che degenerano in bevute vere e proprie, battute e conversazioni che spaziano dai tuberi all’edilizia.

“Lui è pisciaiuolo”
“Ah beh, anche noi siamo della provincia di Salerno”
“Nono, nel senso che vendeva il pesce”

Nello spazio che precede il gran cortile di Umberto e i suoi formaggi troviamo un enorme stand dedicato ai panini, alla porchetta, agli hamburger, mentre spingendosi un po’ oltre è il momento dell’uovo fritto al tartufo. La stanza-cucina è irreale, sembra il set di un film di Lynch. C’è un camino, o meglio ciò che ne resta, che è stupendamente decadente. Vi sono sopra delle candele e sembra fatto esso stesso di cera, come se si rimodellasse bruciando. La sala è di un giallo curry fortissimo e senza apparente motivo c’è un un vuoto circolare sul tetto. Andiamo avanti.

In ordine sparso, altrimenti servono altri due articoli, più avanti sul corso principale del “vicolo” c’è della musica tradizionale dal vivo, con bella partecipazione di danzatrici folk e visitatori, una sala illuminata a festa con un grande albero di Natale bianco e giallo e una stanza piena piena di peluche, sogno di ogni bambino, incubo di ogni detective.


Scelta gastronomica illimitata


In diverse postazioni troverete, in forme vagamente differenti, zuppa di fagioli e funghi o tartufi, sempre accompagnata dall’immancabile fetta di pane (a fine serata avremo mangiato probabilmente un intero sfilatino) ma anche pizza, pizza fritta (già citata, ma proposta più volte), formaggi (altri, non quelli di Maurizio), mortadella alla piastra, vin brulè, ma anche stand di artigiani con oggettistica natalizia.

Patate attorcigliate allo stecco e vogliamo dimenticare quel tagliolino con grana al tartufo? Quel tagliolino mangiato lì, tra i locali, con Antonio che faceva le foto a noi, in una particolare inversione di ruoli, in quella serata che continuava a sorprenderci…

Nonostante mi sia dilungato molto più del solito probabilmente non sono comunque riuscito a rendere giustizia alla moltitudine di amici incontrati (per Walter serve un articolo a parte) ed è per questo che vi invito a non perdervi quest’evento! Dall’8 al 10 Dicembre 2022, a Borgo Pirozza di Cervinara, Vicolo dei Tartufai. Non mancate!

– La serata in una foto


– Falco

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Sagra dello gnocco – Taurano (AV) – 2022

Sagra dello gnocco – Taurano (AV) – 2022

La sagra dello gnocco di Taurano (AV) raggiunge la sua 27esima edizione e riprende esattamente da dove aveva lasciato: dal suggestivo scenario del convento di San Giovanni del Palco. Dall’alto di un dolce panorama reso prima rosato e poi buio dai colori del tramonto riprende la sagra, che passo dopo passo potrebbe intraprendere la strada del festival.
L’evento si terrà dal 4 al 7 Agosto.

Sagra dello gnocco, teglia
– Nonostante le presenze importanti i cocci sono sempre abbondanti


L’evoluzione della sagra dello gnocco


Se da un lato la sagra da quasi 30 anni è immutata (con il solo epocale cambiamento dato dall’introduzione dello stoccafisso in menu, 15 anni fa) e continua a confermare i suoi punti saldi (gli gnocchi fatti in casa) dall’altra parte si rivolge al suo pubblico con un intento anche culturale e di aggregazione.

Gli organizzatori ci rivelano appunto che oltre le solite note importanti sulla tradizione, anche gastronomica, dell’evento c’è una sincera voglia di ampliare l’abbraccio della stessa a tematiche mai così di rilievo negli anni che stiamo vivendo.

In anni di incertezza, ci confidano, scanditi da pandemie, crisi economiche e guerre non bisogna dimenticare l’accoglienza e la solidarietà. Taurano infatti ospita anche un evento parallelo alla sagra dello gnocco che prevede la presenza di ragazzi stranieri, provenienti da più parti del mondo.

L’occasione è il ponte ideale per consolidare quest’idea di Taurano e a Taurano. Partire dunque dalla naturale idea di sedersi in panca tutti insieme davanti a un tegamino fumante e poi restare per dar vita a qualcosa di nuovo. La proposta, ci dice Giovanni, è anche uno speranzoso tentativo di far rete contro lo spopolamento, fisico e dell’anima, dei paesini dell’Italia interna.
Una piaga che indistintamente affligge molti dei borghi che noi celebriamo con questo o quel piatto tipico, durante le nostre spedizioni estive.


Il convento di San Giovanni del Palco


Quali sono le strade che uniscono la gastronomia e la solidarietà? Una di queste è sicuramente quella della cultura. Aiuta nell’impresa avere nello spiazzale dove la sagra si svolge (anzi, è il contrario) il convento di San Giovanni del Palco.

Il convento risale al finire del 1300, è visitabile gratuitamente (anzi, durante la sagra siete invitati a visitarlo, con tanto di visita guidata offerta dall’organizzazione) e ospita al suo interno uno dei più importanti e maestosi altari maggiori. Un’opera unica, realizzata completamente a mano.


All’interno del chiostro del convento troverete anche un’oasi di pace dove è possibile rifugiarsi dal frastuono delle schitarrate che provengono dal palco esterno.
“Serve il casino, ma anche la quiete”, dice profondo Giovanni.

Il convento ospita anche, in quelle che erano le sue stalle, alcuni posti a sedere in una posizione privilegiata e suggestiva. Immediatamente prima invece troviamo le cucine principali.

Gnocco semplice
– Lo gnocco gradito ospite del convento


Il menu della Sagra dello gnocco di Taurano


Nello sciamare delle cucine decine di membri della Pro Loco si danno da fare vista l’ingente quantità di persone che ogni sera visitano l’evento (in alcuni picchi si raggiungono le 3.000, per sera).
Abbiamo notato la presenza di esperti chef nei posti chiave dirigere con grande efficacia le tempistiche e l’uscita dei piatti.

Nelle retrovie erano presenti tre enormi pentoloni dove gli gnocchi sobbollivano, a catena di montaggio essi venivano scolati, riversati in immense teglie (uno spettacolo per gli occhi) e conditi al sugo e formaggio o con stoccafisso, capperi e olive.


Lo gnocco risulta al gusto calloso il giusto e ben condito.
Vista la mole è bello compatto, rigiratelo un po’ per farlo respirare e riposare un attimo.
I due sughi sono differenti e convincenti in egual misura.
Lo gnocco classico, al sugo e basilico, è ottimo per saggiare tutta la tradizione di Taurano in materia, devo dire che si inserisce in una trilogia ideale insieme a quelli di Magliano Nuovo e di Trentinara, provati in precedenza quest’anno.

Gnocco al merluzzo
– I ciuffi di merluzzo condiscono insieme alle olive questa variante del tipico gnocco tauranese


Lo gnocco allo stoccafisso è una piacevole scoperta. Nonostante sia pericoloso cimentarsi in un piatto gourmet (come per semplicità veniva chiamato nelle comande dell’impegnatissima cucina) il risultato è più che degno. Col grande merito di prepararlo, ricordiamo, in una cucina da campo e per migliaia di persone che arrivano a flusso continuo.


(Si) Mangi chi può


La presenza di gente è tale che persino noi, chiamati per dire la nostra, non riusciamo ad acchiappare le note polpette. Cercheremo di informarci tramite una live di Caverna, che abbiamo visto aggirarsi per gli stand, il fratello ci avrà soffiato le ultime polpette?

Proviamo lo stoccafisso, che viene servito anche come secondo.
La porzione prevede un tocco da 200gr con sughetto e pane per scarpetta.
Il sughetto è sfizioso, vi consiglio di inzuppare per bene il pane (ambo i lati) e di adagiarci sopra il merluzzo poiché di suo come sapete ha un sapore anche troppo gentile e rischia di non darvi particolare soddisfazione se provato singolarmente.

Al contrario la sua personalità era ben presente servito con gli gnocchi nella versione gourmet accennata sopra.

Stoccafisso al sugo
– Lo stoccafisso riposa nel sughetto con capperi e olive


Nel marasma incredibilmente non proviamo nemmeno il misto di salumi, anzi neanche lo vediamo vista la folla affamata che nell’orario topico (22.30) sta prendendo d’assalto lo stand.

Prendiamo due panini al volo (hamburger, cheddar e funghi per Corvo e hamburger e melanzane a funghetto per me) e un bicchiere di vino rosso fresco (che viene servito in simpatici bicchieri di terracotta che naturalmente ora ampliano la mia vasta collezione di cocci da sagra). Volendo era possibile scegliere anche birra alla spina, sia Moretti che Ichnusa, ottima scelta.

Panino con funghi, formaggio e hamburger
– Un panino al volo


Vista la natura affatto da comprimario dello stoccafisso mi viene naturale chiedere se hanno mai pensato di servirlo anche fritto, magari proprio in un panino dedicato!
Ci risponde Eduardo Venezia, uno degli organizzatori che fortemente ci ha voluto qui, semplicemente lasciandoci osservare la folla. Un piatto del genere prevede tempo e cura, farlo per 3.000 persone sarebbe rischioso. Magari fra qualche anno, se la sagra si evolve in festival? Chissà.


– Falco

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