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Borgo Pirozza in Festa – Cervinara (AV), prodotti tipici e specialità del territorio vi aspettano

Borgo Pirozza in Festa – Cervinara (AV), prodotti tipici e specialità del territorio vi aspettano

Un appuntamento da non perdere quello di Borgo Pirozza in Festa. Avrà luogo durante il ponte del 1° maggio in Irpinia, , non fate altri programmi: a Cervinara (AV), il Borgo Pirozza sarà in tripudio!
Si prospetta un grande evento, noi del Trono di Sagre siamo stati partecipi durante Vicolo dei Tartufai, edizione 2022, ed è stata per noi una di quelle feste difficili da dimenticare.

La copertina ufficiale di borgo pirozza in festa

L’evento, denominato Borgo Pirozza in Festa, si svolgerà nei giorni 29-30 Aprile 2023 e 1 Maggio 2023 ed è organizzato dall’associazione “I Ragazzi del Borgo Pirozza”. L’obiettivo è far trascorrere ai partecipanti giornate spensierate all’insegna del gusto e del divertimento.

Nel suggestivo scenario del borgo, i visitatori potranno trovare oltre 30 stand gastronomici che offriranno un’ampia varietà di prodotti tipici e specialità del territorio. Inoltre, non mancherà il pregiato tartufo di qualità!

“Nell’ultima edizione del Vicolo dei Tartufai era rimasto l’amaro in bocca. Nonostante i numerosi sforzi organizzativi che non avevano lasciato nulla al caso la pioggia aveva rovinato la festa.
Ma i ragazzi di Borgo Pirozza si erano ripromessi di far recuperare il tempo perduto ai numerosi stand presenti ed ai visitatori che non avevano avuto modo di godere l’atmosfera magica del Borgo.
E quindi hanno riprogrammato una tre giorni ancora più ricca e più bella. Ed ecco che il 29/30 Aprile e 1 Maggio si potrà rivivere momenti di spensieratezza all’insegna dei prodotti tipici, cultura e spettacoli.
L’evento promosso appunto dai ragazzi di Borgo Pirozza con il patrocinio del Comune e la collaborazione di molte associazioni del territorio sarà una festa del primo maggio a tutti gli effetti.

Un ricco programma, che alleghiamo, che potrà soddisfare anche i più esigenti.
Mostre fotografiche, spettacoli musicali e di danza, tradizioni popolari e soprattutto buona cucina anche a base di tartufo. E si perchè Borgo Pirozza ormai è conosciuto come il Vicolo dei Tartufai e il pregiato tubero non mancherà.

Ci sarà anche spazio per la solidarietà e le tradizioni nostrane. Da segnalare, tra gli altri, i concerti di NTO, di Jovine e Miky Petillo Disco Paradise.”


Insomma. Un programma da vivere insieme agli amici e alla famiglia.
Un programma che riporterà luce su questo Borgo che sta vivendo come tanti altri lo spopolamento ma che grazie alla tenacia di volontari e abitanti saprà sopravvivere.
Nella tre giorni sarà possibile visitare anche la cappellina Gentilizia un vero gioiello da recuperare.
Non mancate.

Borgo pirozza in festa, la proposta musicale

Non perdete l’occasione di vivere un’esperienza unica nel suo genere: il Borgo in Festa vi aspetta numerosi a Cervinara!

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Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022

Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022


Vicolo dei tartufai giunge alla sua 6° edizione e si terrà come sempre a Borgo Pirozza, “quartiere” di Cervinara (AV) molto antico contraddistinto da archi e e cortili in pietra ideali per ospitare un evento itinerante. Altra ideale caratteristica è il prodotto: Il tartufo. L’evento si terrà dall’8 al 10 Dicembre 2022, ed ora viene la parte interessante…


Più che un vicolo, un corso


Si chiama “vicolo” per tradizione ma Borgo Pirozza è molto più di questo. Esplorare il percorso con attenzione saprà ricompensarvi, come nel caso della cappelletta di San Sebastiano, ritrovata quasi per caso dato che nel tempo era stata adibita a legnaia e che è ora disponibile per i visitatori in maniera gratuita.

Altro cortile che non potete perdervi è quello che ospita Umberto e i suoi formaggi.
Più che uno stand una mostra, da appassionato di prodotti caseari del territorio e di arte Umberto dispone di un ampio spazio con balle di fieno, cavalletti, un vecchio carretto e una moderna piastra.

Vi ritenete conoscitori di formaggi? Vi sfido a non sciogliervi a vostra volta quando assaggerete la provola affumicata fusa.


Andiamo però con ordine, anche se rimettere insieme tutti gli eventi in successione non è semplice, sia per via della girandola di volti sorridenti, di piatti provati, sia per la moltitudine di bicchieri di vino ingeriti.
Se pur da qualche parte dobbiamo cominciare si cominci da Antonio.

Se è vero che chi ci ha chiamato sul posto è stato Gianni Bizzarro, uno dei coordinatori dell’evento, bisogna dire che chi ce l’ha fatto scoprire è senza dubbio Antonio Catilino.
Solitamente per gli eventi ci piace girare in solitaria, così abbiamo modo di osservare in maniera neutrale, senza parafrasi e suggerimenti, e cogliere i pro e i contro di tutto.
Del resto la nostra funzione è anche quella di aiutare gli organizzatori con il punto di vista di un visitatore ferrato ed esigente.

Per fortuna le cose a Vicolo dei tartufai sono andate diversamente dall’ordinario.


“Borgo Pirozza è casa mia”


Vagare con Antonio per il borgo è stato come tornare dalle Americhe e andare a fare il giro dei parenti.
Non si percepiva la febbrile sensazione del dover fatturare a tutti costi ma c’era al contrario un vago sentore di Pasquetta in famiglia. Una Pasquetta organizzata da Dio, si intende, dove era difficile fare un passo senza che qualcuno non ti chiedesse come stavi, non ti offrisse un piatto fumante e abbondante o un bicchiere di vino. E infatti è presumibile che a metà percorso fossimo già ubriachi.

Per fortuna abbiamo iniziato con una bella pinta di birra artigianale, accompagnata con un bretzel, proprio al primo stand del percorso, quello del Capannone Motor Club. La birra era perfetta per accompagnarsi alla pastosità del bretzel e infatti abbiamo fagocitato il tutto abbastanza rapidamente.


Pochi metri più avanti e un nuovo pit stop. Qui abbiamo arrosticini, molto saporiti (tra l’altro non so se sia voluto ma il passaggio bretzel-birra come aperitivo leggero che si evolve con arrosticini-vino era perfetto per preparare il palato a tutto quello che verrà) e caldarroste. Naturalmente altro bicchiere di vino e le prime gag con noi che cominciavamo a prendere confidenza con l’ambiente.

Seguendo i cartelli in legno (anche se perdersi è impossibile) si prosegue fino alla pizza fritta.
L’avete mai provata con sugo, formaggio e tartufo? Noi no, ed era buonissima.
Anche qui, in teoria ci si poteva limitare a foto-video-assaggio e passare avanti ma era impossibile!
All’interno dello stand si danzava e rideva mentre si stendeva la pizza, al di fuori dello stand i clienti e visitatori di rimando stavano al gioco, concedevano la precedenza per pura galanteria e sostavano mangiucchiando e scambiandosi opinioni anche tra sconosciuti. Non so con quanta gente ho parlato.


Spritzino?

Altra area, altra incredibile quantità di scelta. Andiamo con ordine. Di fronte a noi vedo un uomo sorreggere un cuzz’tiello di pane grande quanto la calotta cranica di Corvo.

“Ragazzi, ve ne preparo uno?”
“Magari! Come li fai?”
“Beh c’è alla Genovese, o…”
“Genovese.”

Non sapremo mai gli altri gusti, anche se ho intravisto un signore con un broccoli e salsiccia che definire strapieno era un eufemismo. Come si poteva immaginare il cuzztiello è una bomba. Il pane nonostante sia spesso si ammorbidisce a sua volta sedotto dalla genovese fumante, ve lo consiglio vivamente.


Non è facile non consigliare qualcosa in una serata del genere, dove fila tutto liscio.
Perfino durante un breve attimo di pioggia (più acquaneve che pioggia, dai!) alla postazione del caciocavallo impiccato si continuava a ridere e fregarsene, qualche piccolo intoppo non poteva rovinare la festa. E guarda un po’…il caciocavallo impiccato (che noi abbiamo preso sulla classica fetta di pane, ma che volendo si può inserire in un panino farcito che già alla vista era da acquolina pura, con salsicce paesane alla brace, melanzane sottolio, altro tartufo etc.) era enorme, ed ottimo.

Ci fermiamo nuovamente a scambiare due chiacchiere allo stand dello spritz (buono, idea sfiziosa piazzarlo lì e bella risposta anche del pubblico più giovane) con Antonio che transita allegramente sotto la pioggia senza il cappuccio e che nonostante noi abbiamo inanellato un notevole pinta di birra-vino-vino-vino-spritz ci ha probabilmente doppiato grazie ai suoi ritmi invidiabili.

Conosciamo altre 48 persone e poi andiamo a vedere una zona nuova.


Stand e sfottò in un clima di festa


Antonio procede con sfottò continui ai vari stand, che rispondono a tono. Molti li ricordo perché ci hanno schiantato, altri si sono persi nel vino, altri non posso ripeterli, ma la procedura è sempre la stessa.
Spesso non sappiamo nemmeno cosa staremo per provare perchè ci si perde di frequente in brindisi che degenerano in bevute vere e proprie, battute e conversazioni che spaziano dai tuberi all’edilizia.

“Lui è pisciaiuolo”
“Ah beh, anche noi siamo della provincia di Salerno”
“Nono, nel senso che vendeva il pesce”

Nello spazio che precede il gran cortile di Umberto e i suoi formaggi troviamo un enorme stand dedicato ai panini, alla porchetta, agli hamburger, mentre spingendosi un po’ oltre è il momento dell’uovo fritto al tartufo. La stanza-cucina è irreale, sembra il set di un film di Lynch. C’è un camino, o meglio ciò che ne resta, che è stupendamente decadente. Vi sono sopra delle candele e sembra fatto esso stesso di cera, come se si rimodellasse bruciando. La sala è di un giallo curry fortissimo e senza apparente motivo c’è un un vuoto circolare sul tetto. Andiamo avanti.

In ordine sparso, altrimenti servono altri due articoli, più avanti sul corso principale del “vicolo” c’è della musica tradizionale dal vivo, con bella partecipazione di danzatrici folk e visitatori, una sala illuminata a festa con un grande albero di Natale bianco e giallo e una stanza piena piena di peluche, sogno di ogni bambino, incubo di ogni detective.


Scelta gastronomica illimitata


In diverse postazioni troverete, in forme vagamente differenti, zuppa di fagioli e funghi o tartufi, sempre accompagnata dall’immancabile fetta di pane (a fine serata avremo mangiato probabilmente un intero sfilatino) ma anche pizza, pizza fritta (già citata, ma proposta più volte), formaggi (altri, non quelli di Maurizio), mortadella alla piastra, vin brulè, ma anche stand di artigiani con oggettistica natalizia.

Patate attorcigliate allo stecco e vogliamo dimenticare quel tagliolino con grana al tartufo? Quel tagliolino mangiato lì, tra i locali, con Antonio che faceva le foto a noi, in una particolare inversione di ruoli, in quella serata che continuava a sorprenderci…

Nonostante mi sia dilungato molto più del solito probabilmente non sono comunque riuscito a rendere giustizia alla moltitudine di amici incontrati (per Walter serve un articolo a parte) ed è per questo che vi invito a non perdervi quest’evento! Dall’8 al 10 Dicembre 2022, a Borgo Pirozza di Cervinara, Vicolo dei Tartufai. Non mancate!

– La serata in una foto


– Falco

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Natale Piccirill – Sirignano (AV), il paese dove il Natale si festeggia due volte

Natale Piccirill – Sirignano (AV), il paese dove il Natale si festeggia due volte

l 25 e il 26 Novembre 2022 a partire dalle ore 19.00, la Proloco Sant’Andrea di Sirignano è lieta di annunciare il ritorno di “Natale Piccirill“. Si terrà appunto a Sirignano, in provincia di Avellino.

locandina di Natale piccirill
Locandina Edizione XIV

L’evento si terrà nei giardini del Palazzo Caravita. Un luogo simbolo per la comunità, cornice ideale di una lunga tradizione che prende origine all’inizio del secolo scorso. Ovvero quando un sacerdote, Francesco Fiordelisi, di origini sirignanesi, che aiutava l’allora parroco don Liberato Gallicchio a preparare la festa del patrono Sant’Andrea. Egli donò dei pacchetti di alici fresche alle famiglie più bisognose del paese per permettergli di festeggiare la ricorrenza.

Il gesto apparve come un dono di Natale arrivato in anticipo e, da allora, si festeggia in quel giorno il «Natale piccirill’».

Gruppo a perteca presente a Natale piccirill
Gruppo flokloristico A Perteca, presente venerdì 25

Questo giorno per i sirignanesi è come se fosse proprio il Natale del 25 dicembre. Come tradizione vuole, viene preceduta dalla vigilia, trascorsa allo stesso modo di quella del 24 dicembre.

Gli abitanti sono poco più di tremila, il comune sorge nel territorio del Baianese (AV) il suo nome, Sirignano, deriva da quello di Serenius. Egli era un proprietario terriero che, in epoca romana, da queste parti possedeva un villa rustica. 

In questa cittadina da oltre un secolo la magia del Natale si ripropone due volte l’anno. Non solo il 25 dicembre, ma anche il 30 novembre giorno in cui si celebra Sant’Andrea Apostolo, Patrono della cittadina. 

E’ da questo momento che per i cittadini di Sirignano il Natale, in formato small o piccirillo, si celebra due volte l’anno. Tanto che la stessa Pro Loco proprio a ridosso delle celebrazioni per Sant’Andrea organizza la manifestazione “Natale Piccirill”, mentre nelle case sirignanesi la sera del 29 novembre va in scena un anticipo di vigilia con tanto di menù da rispettare.

falò di natale piccirill
Ci si riscalda durante le fredde serate novembrine

La pietanza principale richiama da una parte quel dono inaspettato (le alici) dall’altra attinge dal territorio (le noci) ingredienti fondamentali degli spaghetti noci e alici, pietanza che si inserisce in quel menù a base di pesce e verdure, simile a quello che sarà riproposto un mese più tardi.

ricetta degli spaghetti di natale piccirill
La ricetta originale di Nonna Elena

La prima sera di novembre – si legge sul sito internet del Comune di Sirignano – in piazza Principessa Rosa (antistante alla chiesa parrocchiale), viene acceso un grande falò in onore del patrono, utilizzando fascine offerte dalla popolazione, mentre nella mattinata seguente, vengono trasportati, o trascinati, per le principali vie del paese, fino alla chiesa parrocchiale, alcuni grossi tronchi d’albero, detti “mai”, tagliati la domenica precedente nei boschi circostanti. La tradizione del “majo” è tipica dei comuni del baianese e richiama l’albero di maggio che le civiltà del nord Europa mettevano al centro del villaggio il primo giorno di maggio come un gesto augurale e propiziatorio.

altri piatti tipici di natale piccirill
Altri piatti tipici
  • CORVO
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Sagra dello gnocco – Taurano (AV) – 2022

Sagra dello gnocco – Taurano (AV) – 2022

La sagra dello gnocco di Taurano (AV) raggiunge la sua 27esima edizione e riprende esattamente da dove aveva lasciato: dal suggestivo scenario del convento di San Giovanni del Palco. Dall’alto di un dolce panorama reso prima rosato e poi buio dai colori del tramonto riprende la sagra, che passo dopo passo potrebbe intraprendere la strada del festival.
L’evento si terrà dal 4 al 7 Agosto.

Sagra dello gnocco, teglia
– Nonostante le presenze importanti i cocci sono sempre abbondanti


L’evoluzione della sagra dello gnocco


Se da un lato la sagra da quasi 30 anni è immutata (con il solo epocale cambiamento dato dall’introduzione dello stoccafisso in menu, 15 anni fa) e continua a confermare i suoi punti saldi (gli gnocchi fatti in casa) dall’altra parte si rivolge al suo pubblico con un intento anche culturale e di aggregazione.

Gli organizzatori ci rivelano appunto che oltre le solite note importanti sulla tradizione, anche gastronomica, dell’evento c’è una sincera voglia di ampliare l’abbraccio della stessa a tematiche mai così di rilievo negli anni che stiamo vivendo.

In anni di incertezza, ci confidano, scanditi da pandemie, crisi economiche e guerre non bisogna dimenticare l’accoglienza e la solidarietà. Taurano infatti ospita anche un evento parallelo alla sagra dello gnocco che prevede la presenza di ragazzi stranieri, provenienti da più parti del mondo.

L’occasione è il ponte ideale per consolidare quest’idea di Taurano e a Taurano. Partire dunque dalla naturale idea di sedersi in panca tutti insieme davanti a un tegamino fumante e poi restare per dar vita a qualcosa di nuovo. La proposta, ci dice Giovanni, è anche uno speranzoso tentativo di far rete contro lo spopolamento, fisico e dell’anima, dei paesini dell’Italia interna.
Una piaga che indistintamente affligge molti dei borghi che noi celebriamo con questo o quel piatto tipico, durante le nostre spedizioni estive.


Il convento di San Giovanni del Palco


Quali sono le strade che uniscono la gastronomia e la solidarietà? Una di queste è sicuramente quella della cultura. Aiuta nell’impresa avere nello spiazzale dove la sagra si svolge (anzi, è il contrario) il convento di San Giovanni del Palco.

Il convento risale al finire del 1300, è visitabile gratuitamente (anzi, durante la sagra siete invitati a visitarlo, con tanto di visita guidata offerta dall’organizzazione) e ospita al suo interno uno dei più importanti e maestosi altari maggiori. Un’opera unica, realizzata completamente a mano.


All’interno del chiostro del convento troverete anche un’oasi di pace dove è possibile rifugiarsi dal frastuono delle schitarrate che provengono dal palco esterno.
“Serve il casino, ma anche la quiete”, dice profondo Giovanni.

Il convento ospita anche, in quelle che erano le sue stalle, alcuni posti a sedere in una posizione privilegiata e suggestiva. Immediatamente prima invece troviamo le cucine principali.

Gnocco semplice
– Lo gnocco gradito ospite del convento


Il menu della Sagra dello gnocco di Taurano


Nello sciamare delle cucine decine di membri della Pro Loco si danno da fare vista l’ingente quantità di persone che ogni sera visitano l’evento (in alcuni picchi si raggiungono le 3.000, per sera).
Abbiamo notato la presenza di esperti chef nei posti chiave dirigere con grande efficacia le tempistiche e l’uscita dei piatti.

Nelle retrovie erano presenti tre enormi pentoloni dove gli gnocchi sobbollivano, a catena di montaggio essi venivano scolati, riversati in immense teglie (uno spettacolo per gli occhi) e conditi al sugo e formaggio o con stoccafisso, capperi e olive.


Lo gnocco risulta al gusto calloso il giusto e ben condito.
Vista la mole è bello compatto, rigiratelo un po’ per farlo respirare e riposare un attimo.
I due sughi sono differenti e convincenti in egual misura.
Lo gnocco classico, al sugo e basilico, è ottimo per saggiare tutta la tradizione di Taurano in materia, devo dire che si inserisce in una trilogia ideale insieme a quelli di Magliano Nuovo e di Trentinara, provati in precedenza quest’anno.

Gnocco al merluzzo
– I ciuffi di merluzzo condiscono insieme alle olive questa variante del tipico gnocco tauranese


Lo gnocco allo stoccafisso è una piacevole scoperta. Nonostante sia pericoloso cimentarsi in un piatto gourmet (come per semplicità veniva chiamato nelle comande dell’impegnatissima cucina) il risultato è più che degno. Col grande merito di prepararlo, ricordiamo, in una cucina da campo e per migliaia di persone che arrivano a flusso continuo.


(Si) Mangi chi può


La presenza di gente è tale che persino noi, chiamati per dire la nostra, non riusciamo ad acchiappare le note polpette. Cercheremo di informarci tramite una live di Caverna, che abbiamo visto aggirarsi per gli stand, il fratello ci avrà soffiato le ultime polpette?

Proviamo lo stoccafisso, che viene servito anche come secondo.
La porzione prevede un tocco da 200gr con sughetto e pane per scarpetta.
Il sughetto è sfizioso, vi consiglio di inzuppare per bene il pane (ambo i lati) e di adagiarci sopra il merluzzo poiché di suo come sapete ha un sapore anche troppo gentile e rischia di non darvi particolare soddisfazione se provato singolarmente.

Al contrario la sua personalità era ben presente servito con gli gnocchi nella versione gourmet accennata sopra.

Stoccafisso al sugo
– Lo stoccafisso riposa nel sughetto con capperi e olive


Nel marasma incredibilmente non proviamo nemmeno il misto di salumi, anzi neanche lo vediamo vista la folla affamata che nell’orario topico (22.30) sta prendendo d’assalto lo stand.

Prendiamo due panini al volo (hamburger, cheddar e funghi per Corvo e hamburger e melanzane a funghetto per me) e un bicchiere di vino rosso fresco (che viene servito in simpatici bicchieri di terracotta che naturalmente ora ampliano la mia vasta collezione di cocci da sagra). Volendo era possibile scegliere anche birra alla spina, sia Moretti che Ichnusa, ottima scelta.

Panino con funghi, formaggio e hamburger
– Un panino al volo


Vista la natura affatto da comprimario dello stoccafisso mi viene naturale chiedere se hanno mai pensato di servirlo anche fritto, magari proprio in un panino dedicato!
Ci risponde Eduardo Venezia, uno degli organizzatori che fortemente ci ha voluto qui, semplicemente lasciandoci osservare la folla. Un piatto del genere prevede tempo e cura, farlo per 3.000 persone sarebbe rischioso. Magari fra qualche anno, se la sagra si evolve in festival? Chissà.


– Falco

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Sagra dello Gnocco di Taurano (AV), la 27esima edizione è ormai alle porte

Sagra dello Gnocco di Taurano (AV), la 27esima edizione è ormai alle porte

La copertina ufficiale dell'evento della Sagra dello Gnocco di Taurano
La copertina ufficiale dell’evento

Sono passati quasi tre anni anche per la Sagra dello gnocco di Taurano, ma ora è il momento di tornare a vedere la luce. Lo farà nei giorni che vanno dal 4 al 7 Agosto 2022, l’evento si terrà nel suggestivo scenario di San Giovanni del Palco a Taurano.

Lo gnocco di Taurano!

La proposta gastronomica


Durante la sagra dello gnocco di Taurano sarà possibile degustare gnocchi al sugo o gnocchi gourmet alla puttanesca di pesce serviti in tegamino.
Panini farciti di vario genere:

  • porchetta, provola e funghi;
  • hamburger, cheddar, iceberg e pomodori;
  • salsiccia e melanzane a funghetto;
  • panino vegetariano con provola, melanzane e funghi.


E ancora polpette, patatine, dolci e tanto altro, accompagnato da tanta buona birra e buon vino.

I posti ristoro saranno circa 800.

Il programma artistico-musicale


Durante le serate della sagra dello gnocco di Taurano ci saranno esibizioni di gruppi internazionali folcloristici provenienti da Messico, Algeria, Cile e Polonia.
La serata di giovedì 4 Agosto sarà allietata da Dj Marmy e Dj Antony Fei
Venerdì 5 Agosto il gruppo “ DISSONANTHIKA
Sabato 6 e domenica 7 Agosto tanta musica con gli amici di Radio Ibiza

Visite guidate


Ma non finisce qui, non ci sarà solo la sagra enogastronomica, non ci saranno solo musica e spettacoli, durante la sagra dello gnocco di Taurano ci sarà spazio anche per un po’ di cultura.

Pertanto ci sarà anche la possibilità di visitare, con guida, sia la Villa Romana, sito archeologico tra i più importanti del territorio. Sia il Convento San Giovanni Del Palco, uno dei più grandi e meglio conservati complessi monastici tenuto dai frati francescani della regione. Le visite saranno gratuite, basta prenotarsi in loco, tramite i canali social (Pro Loco Taurano) o tramite i numeri dell’associazione pro loco (presenti sulla copertina ufficiale).


Cultura, musica, balli, buon cibo, buon bere in uno degli scenari più suggestivi del Vallo di Lauro. Appuntamento da non perdere.

  • CORVO

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Sagra della coccetella, la tradizione della pasta fatta a mano di Sorbo Serpico (AV) – Il Trono di Sagre

Sagra della coccetella, la tradizione della pasta fatta a mano di Sorbo Serpico (AV) – Il Trono di Sagre

In provincia di Avellino, precisamente a Sorbo Serpico, il 29-30-31 Luglio 2022 tornerà la Sagra della coccetella, eccezionalmente con l’edizione numero 41.

Una sagra ormai storica e tipicissima dell’avellinese, che basa tutto il suo clamore sull’abbondante piatto di pasta fatta in casa, la coccetella, appunto, tipica del borgo.

Sagra della coccetella, locandina
– Locandina dell’edizione 2022


Le origini della Sagra della coccetella


Come molte manifestazioni campane la festa ha origini religiose: Le massaie di Sorbo Serpico decidono di onorare la Madonna della Neve, patrona del paese, consegnando ad essa il piatto tipico che da sempre veniva tramandato in famiglia, la coccetella.

La coccetella è una formato di pasta simile alle orecchiette, ma più grande e più stiracchiato, composto da un insieme di farina, semola e acqua.

Dall’unione tra le donne del paese e dal comitato Festa Maria SS della Neve nasce la sagra vera e propria.
Ancora oggi l’evento serve ad autofinanziare il paese per poter permettere, nei primi giorni di Settembre, la festa della santa patrona.

Sagra della coccetella, pasta
– La coccetella di Sorbo Serpico

Il Menu

Per l’edizione del 2022 si resta sul classico, alla Sagra della coccetella di Sorbo Serpico sarà possibile provare:

Coccetella al sugo
Braciola con peperoni
Specialità alla brace
Pizza fritta

il tutto accompagnato da vino locale


L’evento si terrà come al solito nei pressi della chiesa e della farmacia, dove oltre il palchetto che offrirà ai presenti musica popolare, sarà possibile trovare diversi solidi tavoli in legno dove rilassarsi in attesa del fumante piatto di coccetella.

Quest’anno la festa si terrà dal 29 al 31 Luglio.

Coccetella
– La coccetella di Sorbo Serpico (AV)

Informazioni utili:
+39 348 567 2410
Via Vincenzo Pennetti, presso Farmacia.

Falco

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Festa Popolare della Tammorra – Sessa Aurunca (CE), un percorso degustativo, tra musica e cultura – Il Trono di Sagre

Festa Popolare della Tammorra – Sessa Aurunca (CE), un percorso degustativo, tra musica e cultura – Il Trono di Sagre

– Per chi acquista il ticket degustazione in prevendita , con sole 2€ in più può avere un calice serigrafato


Torna dopo due anni di stop anche l’appuntamento della Festa popolare della tammorra di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta.

Quest’anno si prospetta una festa davvero esplosiva, da quello che lasciano trapelare gli organizzatori. La voglia di ripartire è tanta e infatti con l’impegno di tutti, l’obiettivo sarà quello di restituire a tutti il tempo perduto e di godere di nuove delle belle sere d’estate.

Il video di un’edizione precedente

– La mappa della manifestazione

Il Programma


La festa popolare della tammorra avrà luogo nel weekend che va dal 22 al 24 luglio 2022 e nell’edizione di quest’anno saranno presenti, tra gli altri, La Nuova Compagnia di Canto Popolare e il Canzoniere Grecanico Salentino.

Una festa iniziata quasi per gioco, in sole tre edizioni, porta il nome di Sessa Aurunca sui grandi palcoscenici.
Premiata ed elogiata a Roma in Piazza Navona ritira l’ambitissimo premio Italive !
Il premio viene consegnato da Miss Italia 2020 e dal dott. Tamburella, ospite alla IV edizione svoltasi al Teatro Romano di Sessa Aurunca.

La premiazione della festa popolare della tammorra
La premiazione

Il Trono chiede, gli organizzatori rispondono…

Descrivici brevemente la festa popolare della tammorra, cosa potranno aspettarsi gli avventori, durante il vostro evento?

Certo, ci sarà un vero e proprio percorso gastronomico, dove saranno presenti prodotti tipici del territorio di Sessa Aurunca, con la partecipazione delle nostre aziende vinicole. Ci sarà la possibilità di acquistare ticket che hanno una duplice valenza.
Vi sarà quindi il ticket degustazione per chi vorrà partecipare soltanto al percorso degustativo, con sacca e calice. Mentre chi vorrà invece soddisfare anche la curiosità dal punto di vista culturale ci sarà la possibilità di acquistare un ticket visita guidata per visitare i monumenti storici del luogo. Acquistando insieme i due ticket, quest’ultimo sarà scontato di un euro.
Aggiungo inoltre che chi acquisterà i ticket in pre-ordine, otterrà un calice riservato in omaggio, serigrafato.

La festa ha sicuramente nell’atmosfera, nella musica e nel percorso degustativo il suo forte, ma ci accennavi anche ad una parte artistica da sottolineare, cosa puoi dirci di più?

Esatto. Ci sarà una casetta dedicata proprio al merchandising, ci sarà la possibilità di acquistare magliette, collane fatte in terracotta con la forma di tammorra, centrotavola, ventagli e borse.
– Clicca sull’immagine per avere tutte le informazioni!

Informazioni utili

Organizzatori: Festa Popolare della Tammorra
Numero di telefono: 329 388 7445
Email: festapopolaredellatammorra@gmail.com
Pre-order ticket link

telegram trono

Corvo

Link degli organizzatori della festa popolare della tammorra
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Riserva 24 | Dispensa selezionata – Serino (AV) – Tavolo Riservato

Riserva 24 | Dispensa selezionata – Serino (AV) – Tavolo Riservato

Questo sarà per fortuna un articolo un po’ atipico, perché “differenti” sono le circostanze che animano Riserva 24. Partiamo col dire che questo crogiolo di prodotti attentamente scelti lo trovate a Serino (AV) e che Fiore è l’uomo che deciderà le sorti della vostra serata.
Al che o starete al gioco o presumibilmente vi accomoderete all’esterno, e non nel senso che cenerete all’aperto.

– Non avete idea di quel che vi aspetta oggi.


Accoglienza


Prima di cominciare va spiegato un minimo come vengono scelti i locali dove decidiamo di andare.
Fondamentalmente o veniamo invitati dai proprietari o ci vengono consigliati direttamente da clienti vicini, per passione o amicizia, al locale. La terza via è quella dove per una pura casualità qualcosa ci colpisce, quasi sempre una foto, o un concetto espresso tramite social (del locale) ed è proprio così che è stato cerchiato di rosso Riserva 24.

Va premesso anche che per mia indole, curiosità, esigenze lavorative e gola la lista dei posticini da provare è decisamente più lunga di quella di Buoni&Cattivi di Babbo Natale, e si accresce ogni giorno.



Detto ciò una volta entrati è proprio Fiore che si palesa da un antro del ristorante e ci tiene a mettere immediatamente le cose in chiaro.
In un discorso tra l’Hartmaniano (“[…]qui vige l’uguaglianza e non conta un cazzo nessuno.”) e la tragicità del Riccardo III ci viene subito precisato che si fa volentieri a meno di critici, esaltazione da web e opinioni inconsistenti che non arricchiscono il dialogo (sul cibo).

La sensazione iniziale è di smarrimento ma quella che da uno sconosciuto può essere fraintesa per arroganza è in realtà un desiderio di voler essere più chiaro possibile.
Grazie alle dosate pause del suo discorso d’introduzione capiamo molto velocemente che Fiore ci sta spiegando le regole del suo regno. Un regno da lui creato (insieme a pochi collaboratori capaci) a sua immagine e somiglianza, un regno di cui fondamentalmente non ha bisogno e che dunque può permettersi il lusso di gestire un po’ come diavolo gli pare. Come sempre poi sarebbe bello che fosse.


Assaggi


La sua idea di ristorazione è una ed è precisa, e se superi una serie di test che non sapevi di star facendo (perchè tu ingenuotto pensavi di essere uscito per cena, e invece!) la capisci anche abbastanza facilmente: Materia prima eccellente, manipolazione minima essenziale, conoscenza, buon senso.

Da Riserva 24 dunque non c’è il menu, perché la stagionalità è fondamentale (“Il menu lo decide la natura”) e in realtà non c’è neanche la carta dei vini (nonostante le 500 etichette presenti!), però c’è Fiore, ci sei tu che sei un ospite e c’è un concetto che si sciorina via via nelle portate, che è il caso di cominciare a descrivere altrimenti famo notte.

Si comincia con una intro semplice semplice, castagna infiocchettata da guanciale.
Niente fronzoli, castagna sbucciata, lessata, contenuta in atmosfera controllata finché non arriva il suo momento, al che cappio di guanciale e via sul patibolo.
Buona, essendo servita calda potete ben immaginare come il grasso del guanciale avvolga la castagna e favorisca un naturale insaporirsi della sua trama farinosa.

A seguire una delle mie pietanze favorite, la ricotta.
Ci viene servita piastrata e caramellata con un accompagnamento di sette differenti pomodori.
I pomodori sono tutti diversi, alcuni hanno consistenze mai provate prima, alcuni molto carnosi, altri, come ti aspetteresti, molto “rinfrescanti” e ricchi di succo. Vi verrà naturale punzecchiare i pomodori uno alla volta per scoprire le tantissime differenze. Vi verrà naturale anche aggredire quel pane scuro e morbidissimo, di cereali, che vi verrà proposto: una bontà.

– Semplice ma perfetto. I pomodorini colorati sono una chicca, la ricotta è da mettersi a piangere.

Subito dopo, tagliere di verdure (peperoni, melanzane, cipollotto) grigliati alla brace.
Su alcune pietanze, a seconda del messaggio che doveva arrivare in tavola, a volte non c’era neanche il sale. Altre volte, ancora, c’era un determinato olio. Di semi, d’oliva, extravergine…
A seconda del sapore che in quel momento dovevi cogliere era presente un condimento.


La bruschetta

Al momento dell’arrivo della bruschetta ci viene fatto intendere che il percorso (per noi) è praticamente finito e sgomenti come quando la mamma ti veniva a tirar via dalla piscina di palline ci apprestiamo un po’ sconsolati all’ultimo boccone.

Si apre il cielo. “Ma che cazzo c’è su questa bruschetta?” Pane e pomodoro? Impossibile. E’ troppo buona.
E la verità è che oltre quei 2 ingredienti in più c’era una fogliolina di basilico e un filo d’olio. Stop.
Addirittura ci è stato portato del sale a parte, indicato (e OVVIAMENTE selezionato) per condirla, ma non ho voluto sapere ragioni, per me era perfetta così e i 5 minuti seguenti sono stati tra noi che ci facevamo spallucce a vicenda, interrogandoci su come fosse possibile che una cosa così semplice fosse così perfetta. (“Materia prima eccellente, manipolazione minima essenziale, conoscenza, buon senso.”)

– La bruschetta migliore della mia vita.

A questo punto dovremmo andar via, ma la curiosità ha il sopravvento, così inizia la serata vera e propria.
Ci rechiamo all’esterno dove Fiore è intento a piastrare e grigliare, su un apposito braciere poco convenzionale ma estremamente pratico, di fianco a una padella gigantesca dove si poteva mantecare un essere umano e ad un erbario enorme e vario.

Qui finalmente abbiamo modo di esprimere la nostra natura curiosa, di persone che fanno questo lavoro sia per passione, sia perché ritengono di avere qualcosa da dire. Rimaniamo fuori a chiacchierare fino all’1, quando ormai tutti i clienti sono andati via ed è a quel punto che, rimossi i pregiudizi e i dubbi, finalmente le difese vengono abbassate e quel che rimane è una chiacchierata amichevole tra golosi.


Conclusioni


Ci sarebbe ancora così tanto da dire…
Dalla concezione di tutta la cultura della carne (il locale dispone di un’ottima selezione, ovviamente), al valore del prodotto, al valore del lavoro, all’evoluzione del concetto di ristorazione. Si è parlato per ore.

– L’innocenza genuina di questo dolce mi ha ricordato il riz au lait francese.
Concepito per bambini, data la sua delicatezza, ideale per me visti i sentori di vaniglia e ricotta che personalmente adoro.

Per fortuna più si parlava e più continuavamo a mangiare, nutriti ad asparagi, improfumati di strutto di cinta senese, omaggiati con un dolce fantastico.
Ricotta, vaniglia (dal baccello), mentuccia, limone, nocciola. Servito in un calice, la bontà.
Non contenti, anzi si, proviamo anche il suo caffè, con dello zucchero artigianale, grezzo, umidiccio, bruno.

Ci sarebbe davvero tantissimo da dire ancora, non ho avuto il tempo di parlarvi della libreria di prodotti che ruotano intorno a voi all’interno del locale, tutti scelti per una ragione, e che sono disponibili all’acquisto, se vi va. E non ho avuto modo neanche di ringraziare chi ha lavorato in sala e in cucina, la cui gentilezza e disponibilità si è percepita in ogni momento, quando ci hanno seguito intorno al tavolo, all’esterno, in cucina, in dispensa, ovunque ci portasse la nostra curiosità.

L’articolo devo concluderlo per forza, perché è già infinito, e per ripicca, siccome ci è stato un po’ ironicamente detto di non pubblicare nulla, perchè si parla anche troppo, l’ho fatto più lungo possibile per dimostrare che anche noi abbiamo qualcosa da dire. E anche perchè questo è il mio, di regno!


Falco

– Link alla pagina FB del locale
La locandiera | Locanda – Canale di Serino (AV) – Tavolo Riservato

La locandiera | Locanda – Canale di Serino (AV) – Tavolo Riservato


Su questo portale troverete solo belle storie, riguardo i pranzi/cene in Irpinia (anche perché quelle poche volte che è andata male il racconto era più nello stile del Blu Notte di Lucarelli) e la giornata di oggi non ha fatto eccezione. Ci siamo ritrovati, dietro gradito invito, a La Locandiera, a Canale di Serino (AV), un luogo quasi magico che spunta per caso, incastonato tra le abitazioni della frazione.

– Chips!


Incastonato


Il locale ti sorprende fin dall’inzio, quando svolti l’angolino e ti ritrovi immerse nel sole queste fronde di edera che svolazzano leggermente, e che avvolgono l’intero arco che poi dà nella piazzetta-chiostro.
Muovi i primi passi e trovi l’accesso alle varie cantine, composte ognuna con un tocco diverso e che fungono da sale per il ristorante.


Ogni sala è letteralmente addobbata. La ricchezza di particolari alle pareti (o che pende dalle pareti, come ad esempio i vari ramoscelli e fronde che pendono dal soffitto e che vanno a formare il giardino capovolto, molto suggestivo) è varia e ricca di colori. La sensazione è che niente sia fuori posto e che ogni stanza abbia così una sua distinta personalità. Ogni fogliolina è stata posata personalmente da Laura Rocco, la proprietaria, ideatrice anche di Canalarte. E’ evidente che evento e locanda si influenzino a vicenda. Nelle sale stesse aleggia anche una musica vagamente fabiesca, medievale, ma che non stona mai nè tantomeno risulta eccessiva, anzi accompagna all’interno del viaggio, come ogni dettaglio che compone la locanda.


I piatti


Ci sediamo al nostro tavolo, in posizione ideale per rimanere al fresco, in un fascio di sole rassicurante e ci viene immediatamente portato in tavola l’antipasto.
Due bruschette ai pomodori, una panzanella di pane, l’antipasto della locandiera e uno sformatino.
Visivamente c’è già di che stupirsi, spiccano i colori brillanti dell’antipasto centrale e della panzanella.

– Panzanella

Quest’ultima è composta da saporite olive nere, quadrotti di pane, menta, sedano e zucchine marinate.
Questi tre elementi col loro sfizioso solleticare il palato rendevano il piatto gradevolmente estivo e spensierato.

– Ogni scrigno una geniale intuizione


Il tagliere invece contiene questi piccoli scrigni panati: Peperoni e verza ripieni (torna il caratteristico ripieno “dolce” provato anche a Caposele), torta rustica, prosciutto (particolarmente dolce e profumato), involtino di melanzana (buonissimo), crocchetta fredda di patate (ottima), formaggio al tartufo (fantastico), una ricottina aromatizzata al forno con note di limone e di miele (forse!) che non sto manco a dirvi quanto era buona e a chiudere la trilogia di portate…uno sformatino soffice estivo.

– Sformatino soffice


Ora, questo sformatino, nonostante la ricchezza degli altri piatti, è stato ciò che per me ha illuminato la giornata, o perlomeno la sezione antipasti. Adagiato su una fonduta di caciocavallo podolico si è rivelato davvero delicatissimo e suadente. L’ho plasmato ricoprendolo della sua stessa fonduta, godendomi ogni vellutato sentore che rilasciava. Fantastico davvero.


I primi


Un raviolo di un verde brillante ci viene portato in tavola. E’ un piccolo gioiello ricoperto di crema ai piselli, con guanciale croccante, tarallo sbriciolato e scaglie di formaggio.
Incredibilmente in teoria in questo piatto ci son ben due elementi che solitamente non apprezzo, cioè la crema di piselli e il tarallo sbriciolato, eppure il piatto è perfettamente bilanciato. La crema non è mai troppo dolce, il tarallo non infastidisce per nulla e la ricotta all’interno è ottima, perfettamente compattata in un raviolino sagacemente al dente.

– Crema di piselli, guanciale, tarallo sbriciolato e scaglie


Il secondo piatto è un abbondante spaghetto alla chitarra al ragù di carne e noci, con prosciutto crudo e olive verdi. Incredibilmente l’accostamento prosciutto crudo & olive è un altro elemento che solitamente tendo a gradire poco (si sottintenda che il mio “gradire poco” significa semplicemente che ci metto 40 secondi più del solito a finire il piatto) e infatti doppio Corvo, mi spazzolo via il piatto e lo lascio completamente intonso, dopo aver scarpettato quel sugo che “non mi piaceva”.
Anche in questo piatto, come nel primo, risalta la pasta molto al dente, particolare che invece gradisco e pure tanto.

– Spaghettone alla chitarra


Il secondo, con spettacolo


Lo chef ci concede 5 minuti di scuola di cucina quando con nostra apprezzata sorpresa ci raggiunge al tavolo per condire il baccalà. Distende una base di crema di zucchine, ci adagia il merluzzo, che ha subito precedentemente una lieve scottatura/gratinatura, pioggia di zucchine alla scapece e filo d’olio finale, a crudo. Tenta anche di darci qualche dettaglio in più ma viene travolto da due musicanti in filarmonica e tamburello che per qualche minuto creano un piacevole caos nella sala (e del resto, in pieno stile locanda!).

– Secondo consigliatissimo!


Questo piatto è accompagnato da delle chips (aka patane cu’ a cauzodda) che formano a mio parere un perfetto fish&chips nostrano. Mi diverto infatti a mescolare i vari sapori ricreando io stesso la composizione dello chef, ma in piccolo, sulle patate usate a mò di nachos.
Naturalmente la parte migliore è constatare come i diversi sapori e consistenze stiano perfettamente insieme, in ogni tipo di combinazione.


Dopo il secondo, terminato il vino, terminata la mela annurca e skippato il caffé, dopo delle pigre e compassate forchettate al dolce (una pastierina e un tiramisù della casa, molto particolari) abbiamo continuato a passeggiare tra le stanze della locanda fino praticamente alle 15.30, godendoci sia il sole di una giornata di grazia, sia il silenzio che veniva concesso alla piazzetta dalla sua posizione privilegiata, incastonata nel ventricolo destro di Canale, di Serino.


Falco

– Link alla pagina FB del locale
Pizza chiena, una storia farcita – Il Trono di Sagre

Pizza chiena, una storia farcita – Il Trono di Sagre

Ci ritroviamo ancora una volta nel misterioso mondo dei prodotti tipici campani.
La pizza chiena è un prodotto noto in tutte le province e i capoluoghi regionali, e non solo, ma naturalmente si porta dietro confusione, dubbi sulle origini, provenienze e chiaramente rivalità accese tra chi ne reclama la paternità. Vediamoci più chiaro.

– Crimine di guerra a base di uova e strutto


Cos’è la Pizza chiena?


Si tratta di una torta salata, farcita. Fin qui tutto semplice.

Gli ingredienti principali comuni a tutte le versioni sembrano essere una gran quantità di GRASSI quali salumi, formaggi, strutto e uova. Ad esempio, nella versione campana e laziale ricorre l’uso di uova strapazzate unite a prosciutto crudo/salame con scelta di pecorino o provolone, a seconda della zona.

In Basilicata invece si prediligono le uova sode, i salumi scelti variano tra salsiccia e soppressata, i formaggi usati sono pecorino e toma (o ricotta, in alternativa alla toma).

L’impasto è tipico a tutte le ricette: farina, acqua, uova e strutto (oppure olio, nelle versioni più light!)

– La soppressata irpina è uno degli ingredienti più tipici e noti della pizza


Nomi e origini

“Questa è la parte un po’ drammatica”

Partiamo innanzitutto dai nomi, la pizza (chiena) è conosciuta anche come canascione, scarcedda, cazzola, cuzzola.

Per alcuni l’origine è contadina (come nel caso delle prime cacio&pepe e delle prime pizze fritte) e ricorre naturalmente un uso smodato di prodotti poveri quali formaggi autonomamente prodotti e salumi di maiale. Tutto sembra però cambiare quando questo prodotto da forno estremamente soddisfacente solletica il palato delle corti, dove viene grandemente apprezzato poichè ricorda, in maniera più laida, i pasticcetti rustici a base di ricotta, mozzarella e prosciutto.

Una versione della storia diametralmente opposta la vede invece nascere nelle corti borboniche ed espandersi in Italia ed Europa.

– Il male.


Primi scritti…

I primi scritti a riguardo risalgono al 1500, quando si tratta la sacra trilogia dei pani pasquali: Tortano, Casatiello e appunto la nostra Pizza Chiena, nelle varie opere di Giulio Cesare Cortese, Giambattista Basile e Giambattista Del Tufo. Questi sapidi pani compaiono anche in dipinti dell’epoca e nei trattati di cucina rinascimentali.

Nel 1840 abbiamo la prima ricetta “ufficiale”, che è quella di Cavalcanti, che ne illustra i diversi passaggi nel suo “Cucina teorico pratica” mentre in un arco temporale immediatamente precedente abbiamo la prima descrizione da parte di Vincenzo Corrado, Principe, gastronomo e figura di cultura nelle corti nazionali (e non solo).

Corrado indicava la pasta brisée come involucro più adatto ma, andando ancora indietro nel tempo, se ne trovano altre versioni. Già nel Medioevo infatti si utilizzavano delle torte rustiche con una crosta esterna molto dura, non commestibile. Solo nel Rinascimento si passò poi alla pasta frolla che conferiva alla torta un accattivante mix di sapori dolci e salati.

Da Cucina teorico pratica, di Cavalcanti

“Farraje la stessa pasta  comm’a li cauzuncielli de coppa con lo zuccaro; piglia lo ruoto che t’abbesogna nce farraje na sodonta de nzogna e po nce miette la pettola de pasta che schianarraje co lo laniaturo; pe mbottonatura nce miette chello stesso che t’aggio ditto ncoppa  (uova e ricotta, ndr) mperò de caso e ova, mozzarelle, e presutto, nce miette l’auta pettola, la chiude bona attuorno e ncoppa  essa nce  farraje pure na sodognuta de nzogna e la farrai cocere  a lo furno o co lo tiesto.”
– Fortunato libro di Corrado, ristampato 6 volte (mentre il principe era in vita), che ha fatto da guida nelle cucine più raffinate delle corti europee


Rivalità


Principalmente le province che si contendono questo unto fardello sono quelle di Avellino, Frosinone, Potenza e Caserta (fa ridere che sia esclusa da queste pretese la provincia di Napoli! Per alcune versioni nasce lì, a corte, per altre non può neanche rivendicarne l’origine, fantastico!)

Secondo gli irpini (tra l’altro, divisione nella divisione, la rivalsa principale della ricetta è irpina e non “avellinese”) non ci sono dubbi, la ricetta originale è la loro e lo testimonia il fatto che uno degli ingredienti più tipici è la soppressata, salume “affumicato” tipico della zona che poi si abbina naturalmente all’aglianico, e di conseguenza tutto torna. Altri prodotti usati nelle preparazioni irpine sono la caciotta di primo sale di latte vaccino, il pecorino bagnolese o il carmasciano semistagionato. 

Anche se in maniera minore rispetto alle sopracitate anche il Cilento ha la sua versione di pizza chiena, e anche qui ricorre il preferenziale uso della soppressata, stavolta di Gioi, e del formaggio di capra.

Non sottovalutiamo la Basilicata, che addirittura ha classificato la pizza come PAT (prodotti agroalimentari tradizionali)

– La pizza chiena della Basilicata e il suo assurdo interno con uova sode!

Ricetta


Naturalmente era IMPOSSIBILE trovare la ricetta definitiva, ve ne mostriamo dunque una standard da cui potete prendere spunto. La ricetta è largamente personalizzabile con i vostri prodotti preferiti e locali.

Ingredienti per pasta 

  • 250 gr di farina 00
  • 250 g di farina Manitoba
  • 50 g di acqua
  • 100 g di latte
  • 80 g di olio extravergine di oliva + q.b. per ungere la teglia
  • 15 g di lievito di birra fresco
  • 10 g di sale

Ingredienti per il ripieno

  • 500  di ricotta
  • 150   di provola o fiordilatte
  • 175   di salame e prosciutto cotto
  • 150   di parmigiano
  • 50    di pecorino
  • 4 uova
  • Sale e pepe qb

Procedimento

Tagliare tutti i salumi e il formaggio a pezzetti non piccoli. In una ciotola mescolare le uova con il pepe. Un pò alla volta unite alle uova i salumi e il formaggio. Uova e formaggio devono essere ben amalgamati fra loro. Imburrate ed infarinate una teglia tonda con bordi alti, stendete una parte dell’impasto e foderate lo stampo. Ora versate tutto il composto nella teglia e coprite con un altro strato di pasta, facendo moltissima attenzione a chiudere perfettamente i bordi, al fine di evitare che l’uovo fuoriesca. Infornate in forno già caldo a 200° C per almeno 60 minuti, poggiandola sulla base del forno. Il tempo varia in base alla grandezza della pizza e, al quantitativo di uova; pertanto, tanto più è grande, più deve cuocere. L’interno della pizza deve risultare perfettamente asciutto. L’uovo deve essere cotto. Per verificarne la cottura fate la prova coltello, infilando la punta sia in un angolo della pizza che al centro. Se risulterà ben asciutto allora sarà cotta. Sfornate e fate raffreddare e riposare almeno 24 ore o anche più prima di essere mangiata, perchè il tutto deve ben assestarsi ed asciugarsi.

“Fiori e pani” di Tommaso Realfonso detto Masillo (1677-1743, olio su tela): la ciambella di pane ricorda il Casatiello napoletano ed è contornato da uova dipinte e uova sode della tradizione pasquale.


Falco

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