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Bianco Tanagro – Auletta (SA) – 2023

Bianco Tanagro – Auletta (SA) – 2023


Il prelibato fiore del carciofo bianco di Auletta (SA) è stato da una decina d’anni incastonato perfettamente nell’organizzazione di Bianco Tanagro, l’evento che Giuseppe Lupo ha caparbiamente sviluppato fino a farlo diventare in breve tempo, poiché l’evento è ancora considerabile giovane, anche degno del marchio Sagra di Qualità, concesso da UNPLI a pochi eletti.
Il Trono di Sagre è stato invitato, nuovamente in questo fine Aprile 2023, dopo il 2019, a passeggiare per Auletta per scoprirne tutte le sfaccettature.

Bianco Tanagro, carciofi ripieni


Una Mammarella campa dieci figli


Abbiamo distorto questo noto proverbio poiché Bianco Tanagro è il simbolo diretto di quel che un po’ predichiamo da sempre: un evento ben svolto, che si rinnova nel rispetto dei prodotti e nelle possibilità del territorio…finisce inevitabilmente per avere effetti benefici, a cascata, sull’intero paese e nei diretti dintorni. Non a caso, infatti, un carciofo sicuramente già noto ma non esaltato dai numeri del mercato ha saputo nel corso degli ultimi dieci anni veder decuplicare il suo commercio.
Grazie alla spinta di Bianco Tanagro e dell’intera comunità di Auletta adesso il carciofo bianco, che cresce in un delimitato territorio che va da Auletta, appunto, fino a Caggiano, Salvitelle e Pertosa, è diventato una fonte di reddito che può spingere qualche giovane a decidere di restare, invece di diventare una triste statistica nelle conte del pressante spopolamento che affligge il sud Italia.


Ma qual è il segreto di questo minuto carciofo?

“Ottimo crudo, resta elegante e particolarmente morbido anche dopo la cottura. Un cuore bianco che gli ha conferito una fama che non sempre riesce a soddisfare. Il Carciofo Bianco è particolare, oltre per il suo colore molto chiaro, verde tenue, bianco tendente all’argento, per la sua grandezza poiché è una specie priva di spine ed è molto grande. L’infiorescenza del Carciofo bianco (ciò che mangiamo) è molto grande e si presenta in forma sferoidale con un caratteristico foro alla sommità. Il Carciofo è un ortaggio con numerose virtù terapeutiche ed è un elemento estremamente salutare. Nei carciofi di Petrosa troviamo sodio, potassio, calcio, fosforo, ferro, vitamine A, B1, B2, C, PP, acido malico, acido citrico, tannini e zuccheri (non dannosi per i diabetici).  Il Carciofo Bianco di Pertosa presenta, in sostanza, proprietà diuretiche, depurative, ipocolesterolemizzanti, coleretiche, protettrici del fegato, digestive, amaricanti.”
Bianco Tanagro, carciofi bianchi


La versatilità del carciofo


Il carciofo, si sa, è ideale in diverse preparazioni e il percorso di Bianco Tanagro si è sviluppato intorno a questo concetto. Dall’inizio del viale principale di Auletta, che costeggia il castello, abbiamo una schiera infinita di casette, ad ognuna delle quali è assegnato un piatto. Ogni casetta ha la sua cassa (oltre ad un paio di punti pricipali ad inizio e centro percorso) e questo evita il crearsi di file troppo abbondanti.

Nello specifico, dal chilometrico menu, siamo riusciti a provare diverse cose, vediamole nel dettaglio.
Uno dei primi piatti che ci sentiamo di consigliarvi è proprio il calzone fritto (al carciofo).
Capace di continuare ad ungere anche dopo il trapasso, quasi fosse colpito da una maledizione, il calzone è una bomba di sapori. Il carciofo dal sapore delicato conferisce al gran panzerotto un gusto rotondo, con punte di grasso estremamente saporite date dalla salsiccia. E’ stato un gran bell’inizio, molto simpatici anche i membri addetti alla produzione. In generale abbiamo notato un bell’entusiasmo da parte di tutti i membri dello staff, molti dei quali sono in prima persona produttori del carciofo stesso, o legati alla catena del suo mercato.


Passando oltre troviamo, oltre al vino (che scende giù con pericolosa facilità), diverse tipologie di birra alla spina (tra cui i nostri amici di La Nuda), pizza bianca (al carciofo), crespelle, frittatine (al carciofo), caciocavallo impiccato (che, notiziona, per una volta abbiamo saltato!), pizza chiena (indovinate piena di cosa…?), tocchetti dello stesso con straccetti di maiale e tanto tanto altro…


Tra le tante pietanze abbiamo particolarmente gradito, vado in ordine sparso, i carciofi ripieni/farciti, che ad un competitivo prezzo di 5€ si presentano al piatto in una tris molto apprezzata. Uno di questi è finito anche, in un guizzo di follia, nel panino alla porchetta (e carciofi) del sottoscritto.

Auletta, Spiedini


Un menu infinito


Un altro piatto che vi consigliamo sono gli spiedini. Il carciofo si gusta quasi al naturale, abbrustolito dalle braci, accompagnato dai succhi della carne di maiale. Un abbinamento e una preparazione che abbiamo trovato molto azzeccata.


Chiaramente il bianco fiore si può provare anche fritto, o in pastella. Di quest’ultimo ci è arrivata al tavolo una porzione extra che ha fatto la felicità di tutti i presenti, poiché è stata condivisa immediatamente onde evitare anche di abbuffarci a pochi metri dall’inizio della traversata.

I piatti molto particolari sono molti, troviamo anche la pasta & il riso e, allo stesso stand, il carpaccio.
Intriso in pepe e limone (dove giace per diverse ore) è una chicca che ci sentiamo di consigliarvi.


Un programma ricco


Il menu non è l’unica cosa da segnalare di quest’evento, anzi. Ci ha colpito una grande collaborazione con le Pro Loco vicine e lontane (abbiamo assistito al gemellaggio delle Pro Loco di Auletta e Matera), lo show cooking, che ogni anno si rinnova con la presenza di chef che propongono innovativi utilizzi del protagonista di giornata, la possibilità di visitare il castello, con spettacoli annessi.


Trampolieri, una statua di un carciofo costruita di un materiale riflettente sconosciuto all’uomo, con facoltà di concentrare i raggi solari e polverizzare gli intrusi (credo), un verde panorama da godersi per respirare un po’ tra un piattone e l’altro e una schiera pressoché infinita di stand supplementari con produttori proveniente dalle regioni e province vicine con i loro prodotti migliori.

Tra gli altri, amari e digestivi in ogni possibile tipologia, dolciumi, dal cannolo originale della sicilia passando per il torrone al pistacchio, pancake, leccalecca, crepes, caramelle, distese infinite di taralli, formaggi di pecora, creme alla nduja originale, tantissimo altro ancora e OLTRE ciò un intero mercato oltre i confini dell’evento.


Intrattenimento


Disposte a mò di ronda sul percorso troviamo anche (almeno) tre band itineranti che spesso collimano creando duetti musicali coinvolgenti. Musica spiccatamente tradizionale, da diverse parti della regione.
I classici del genere risuonano nel viale, sotto i pini e i cipressi che costeggiano il percorso.

Per i più piccoli, burattini & prestigiatori sia nella piazza principale che sparpagliati lungo il cammino.
Per tutte le età invece la crostata di fragole, la fragolata (con abbondante panna) e il gelato, che consigliamo molto vivamente, naturalmente nella sua versione al carciofo (completamente priva di lattosio!)


Insomma, ce n’è per tutti gusti.
Questa edizione di Bianco Tanagro si terrà dal 28 Aprile al 1 Maggio 2023, con apertura anche a pranzo nelle giornate del 29, 30 e 1.
Per ogni informazione supplementare vi rimandiamo al nostro calendario eventi e alla pagina ufficiale degli organizzatori.

Clicca sulle immagini seguenti per essere reindirizzato all’evento ufficiale e al calendario eventi completo!


Falco

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Sagra della strazzata – Castel Lagopesole di Avigliano (PZ) – 2022

Sagra della strazzata – Castel Lagopesole di Avigliano (PZ) – 2022


Una tradizione familiare che si allarga al punto di diventare una festa di quartiere e successivamente una sagra. Un successo di pubblico che convince gli organizzatori a trovare uno spazio più grande e la scelta definitiva (?) cade su un’altra delle frazioni di Avigliano: Castel Lagopesole, col suo lungo viale e un castello alle spalle che da la giusta atmosfera. Siamo stati alla Sagra della Strazzata, ed ecco come è andata!

Sagra della strazzata, Monticchio
– Piccola anteprima filante


La prima grande strazzata


Si penserebbe che ad andar per eventi in tutto il sud Italia da anni uno ormai ci abbia fatto il callo e sappia tutti i trucchi. La strada da evitare, quella apparentemente breve ma tortuosa, quella lunga lunga col manto stradale invidiabile…e invece…

Ad Avigliano non eravamo mai stati, benché conoscessimo ormai da anni le sue particolari feste e sagre, tantomeno in una delle sue sparpagliate frazioni. Un rapido sguardo su Maps mostra fondamentalmente due vie per arrivare a Castel Lagopesole, alla Sagra della strazzata, ed entrambe costano 2 Anni Sagra di viaggio (1 ora e 20 circa) ma noi ci vogliamo sempre fare un po’ di male in più e nell’indecisione finiamo per prendere quella nel mezzo, quella che non dovevi mai prendere. Ci ritroviamo sulla montagna che avremmo dovuto costeggiare e si arriva con una mezzora abbondante di viaggio in più, ma tanto che sarà mai?

– No comment


Alla Sagra della strazzata però alla fine ci arriviamo, sono le 21 e il corso è già animato. Rispetto alla nostra piana d’origine c’è un’escursione termica di 12 gradi, passiamo dal pantaloncino corto al giaccone, l’unica cosa inalterata è la fame che abbiamo.

Tra le casette in legno e il castello sullo sfondo c’è già un po’ d’aria natalizia (ma non diciamolo ad alta voce altrimenti domani ci troviamo già gli alberi di Natale nelle vetrine dei negozi), le musiche allegre della banda itinerante riempiono d’allegria la serata e noi ci avviamo a conoscere Emilio, lui che ci ha voluto fortemente qui.


Una tradizione di famiglia


La strazzata e la sagra che ne consegue nasce tutta in famiglia Colangelo.
Dal 2019 l’evento si tiene in collaborazione con la Pro Loco e la manifestazione si è spostata da Stagliuozzo a Castel Lagopesole.
Sarebbe riduttivo dire che la protagonista della festa altro non è che del morbido pane fatto in casa farcito di pepe, ideale per accompagnare qualsiasi cosa. E qualsiasi cosa infatti vi troviamo all’interno.

Negli anni, saggiamente, la famiglia Colangelo ha curato diversi aspetti e scelte gastronomiche puntando solamente sulla qualità. All’interno della sagra potrete trovare tutta una serie di presidi Slow Food puramente lucani. Perfino i nomi delle pietanze rispettano e ricordano le zone del circondario, una scelta di esaltazione territoriale che non può che trovarci d’accordo, del resto è ciò che predichiamo sempre!


In aggiunta, mi si passi la metafora scontata ma Emilio è un pezzo di pane.
Conosciamo anche tutto il resto della famiglia (che insieme formano un bel cesto di pane), la quale si divide i compiti in occasione della sagra e porta la strazzata anche fuori dai confini della sagra, in manifestazioni enogastronomiche all’interno e fuori dai confini della Basilicata.

Altra scelta interessante è quella di non limitare gli stand e le attrazioni della serata ma, sempre con coerenza, renderli espandibili ad altre pietanze (a patto che rispettino gli standard qualitativi) e mostre.
Ecco perché tra un profumo di peperone e una spillata abbondante di birra (andiamo a 40 cl di birra gelata alla volta, fantastico.) troviamo anche un simpatico spettacolo di falconeria e una mostra su Federico II con tanto di duello ben coreografato con luci alla Eggers, molto apprezzato.


La versatilità della strazzata


Emilio ci porta nel reparto confezionamenti, qui la strazzata (che prima di essere tagliata si rivela come un gran ciambellone un po’ schiacciato) viene farcita a scelta con frittata oppure con provolone e prosciutto.

Seguiamo avidamente il processo e veniamo premiati con il nostro primo saccoccio che come i gattini ci portiamo all’esterno per poterlo consumare con calma (anche perché dobbiamo analizzarlo con attenzione per poterne parlare qui, no?)


Io che sono amante di frittate avevo subito intuito che l’unto della stessa avrebbe creato un ideale composto col pane ma sono rimasto sopreso dalla qualità spiccata di prosciutto e provolone in quella che poi all’aspetto pareva la farcitura più semplice.
Sia io che il Corvo abbiamo la stessa intuizione: la materia prima è ottima.
Del resto Emilio ce l’aveva detto chiaramente, però quando te ne accorgi al primo morso vuol dire che non è solo un modo di dire.

Il crudo ha una sua personalità, il neutro e morbido sapore del pane la esalta. Il provolone si infila tra i due sapori alla perfezione e il pepe che farcisce l’impasto (della strazzata) completa il tutto. Ottima, ottima.


A questo punto per non piallarci al suolo andiamo un po’ in giro ad esplorare.
Nonostante non sia enorme la sagra offre molteplici possibilità.
Abbiamo uno stand vegetariano, uno senza glutine (dove brillava una salsiccia pezzente che avrei dovuto conoscere meglio), dei salumi di cinghiale, dolci della tradizione napoletana, panuozzo al pepe (adattato allo stile della festa), patate su stecco, altra birra, altro vino, amari del luogo, alternativa di birra alla spina e una piazzetta con intrattenimento musicale (oltre a quello itinerante) più le castagne arrostite.
Per tutti i gusti, e oltre.


Ancora strazzata, stavolta farcita


Emilio ci becca al volo a vagare per la sagra e il profumino della mortadella arrostita fa il resto.
Pronte per noi due strazzate farcite.
L’aroma che arriva dallo stand è ammaliante. Qui abbiamo mortadella di suino nero arrostita, caciocavallo e pesto di pistacchi di Stigliano. Al solito anche qui una porzione abbondante e tanti sorrisi, l’atmosfera agli stand è molto rilassata e in generale c’è un buonumore palpabile.


Ci rifugiamo nel nostro angolino per divorare questa Monticchio (nomi sempre ispirati a zone del circondario) e le attese sono ripagate. Talmente dalla voglia di affondare i denti in quel pane caldo e morbido che mi ustiono labbra e palato, ma fa nulla.

Mentre stiamo lì a mugolare arriva prontamente anche un cuoppo di peperone crusco e baccalà fritto.
Innanzitutto accostamento da premiare per diversi motivi.

Sagra della strazzata, cuoppo e Monticchio
– Ottimoottimoottimoottimo


Cromaticamente è spettacolare, poi abbiamo la croccantezza del peperone crusco che sta benissimo con la tenerezza del baccalà. I sapori sono perfettamente congeniali, da un lato l’amarognolo dell’arrostito del peperone in contrasto, ancora, col neutro del baccalà. Entrambi gli elementi che compongono il cuoppo sono perfettamente cotti, non c’è un filo d’olio che scappa del baccalà, tant’è che puoi mangiarlo anche con le mani. Il fritto è tenero ma carnoso, i bocconcini sono della grandezza perfetta, il peperone crusco ci sta da Dio ed è ottimo.

Ci ritroviamo a fine serata a cercare di capire qual era la cosa più buona ma è difficile.
Il consiglio al solito è di andare in gruppo e prendere diverse strazzate farcite facendole a metà, perché se provate a lanciarvi in spedizione solitaria finirete come gli ottimisti che non tornano più dall’Himalaya.

La Sagra della strazzata la trovate a Castel Lagopesole di Avigliano (PZ) dal 23 al 25 Settembre, vi consigliamo di farci un salto.

PS Al ritorno abbiamo fatto la strada giusta.


– Falco

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Kult…Karma oltre la birra – Alife (CE)- 2022

Kult…Karma oltre la birra – Alife (CE)- 2022

Il birrificio Karma organizza da 8 edizioni Kult…Karma oltre la birra. Un modo per aprirsi al pubblico ed ospitare nel loro ampio giardino sia birrifici esterni, sempre italiani ed artigianali, sia il mondo dello street food.


Karma oltre il giardino


Il birrificio Karma dispone come accennato di un ampio spazio verde che da l’impressione, come ci dice lo stesso Mario Cipriano, organizzatore dell’evento, di essere in aperta campagna. In realtà siamo a pochi km dal centro di Alife (CE) e questo ha permesso nel corso delle edizioni una partecipazione locale sempre crescente.

Il giardino è perfettamente sfruttato, con un ampio parcheggio (1€ a macchina), palco con vasto spazio per ballare, un tendone addobbato a festa e una moltitudine di luminarie che danno effettivamente l’idea di qualcosa a metà tra un piccolo circo itinerante, un matrimonio all’aperto e una festa di paese.


Siamo rimasti molto colpiti in positivo dalla disposizione ed organizzazione generale dell’evento.
Mario ha disposto alle due ali dell’evento sia i food truck che gli spillatori, in modo che le file siano sempre ben distribuite da una parte e dall’altra. Il ricambio ai tavoli è anche molto rapido quindi nonostante ci siamo alzati e seduti 4/5 volte tra pietanze e birre diverse abbiamo sempre trovato facilmente posto.


Musica e birra


Con nostra grande sorpresa ad esibirsi c’era il nostro amico Carmine Paolucci che continua a fare qualsiasi cosa e passare dall’organizzare la Festa Popolare della Tammorra (dove siamo stati a inizio luglio!) a suonare il basso nella sua band. Poliedrico (e polistrumentista, come dice)

Da Sessa Aurunca (CE) Carmine aveva portato con sé oltre il gruppo anche il “corpo di ballo di musica popolare”, lo stesso che si esibì nella piazza del castello.


Sulla sinistra del palco c’era la prima zona “street food”, noi abbiamo scelto un panino Crudele con tartare di vitello (12€). Il pane non esaltava la tartare che nonostante il limone, la salsa bianca e la fogliolina di rucola risultava stranamente un po’ secco, o comunque non aveva quel gusto esaltante del gourmet.

Sempre sulla sinistra, agli spillatori ufficiali Karma con un po’ di indecisione puntiamo la Kult22, una birra ai ceci!

Kult, panino Crudele
– Il Crudele, l’alicella non basta a spingere


Tra i fumi della brace e del nostro vecchio amico, il caciocavallo impiccato, che si presenta in una nuova veste molto abbondante e con tanto di neon giallo, scopriamo anche un reparto arrosticini, salumi e formaggi. E’ il momento di provare altro.


Panino al polpo e pinsa ai porcini


Siamo molto attirati da questo panino al polpo che sembra bello abbondante (come anche altri panini della serie, anche qui prezzi da panineria moderna, si va dai 10 ai 12 fino ai 15€, appunto il prezzo del panino al polpo). Fila discreta ma più che altro per i tempi di cottura ben distinti dei vari elementi che compongono il panino, dopo un po’ di languore tocca finalmente a noi.

Kult, panino al polpo
– Polpo rilassato su frittella


Il panino per me è molto buono. In questo caso abbiamo un pane morbidissimo che sembra quasi una brioche. Il pane tenero esalta la croccantezza del polpo che si poggia su una frittella di patate. Completa il tutto della stracciata. Il mollusco è abbrustolito alla perfezione, il sapore poteva anche essere un po’ più spinto, perché è delicato e tendente al neutro, ma è un ottimo panino.

Kult, panino al polpo 2
– Un bagno a mare


Al solito, totalmente senza controllo, decidiamo di assaggiare la pinsa casertana. Un prodotto mai sentito prima. Esisterà davvero o l’han tirato fuori dal cilindro dopo una serie di spillate al calice?
Ah, a proposito, il polpo l’abbiamo accompagnato con una Scotch Ale, una rossa chiaramente non adatta a un panino di mare, ma va bene uguale.


La fila per la pinsa procede spedita, il signore che gestisce è un pezzo di pane, la pinsa invece è un gran bel signore. Sembra piccola ma è tutta sostanza, ha un profumo che non vi dico e considerato il resto costa anche poco (6€ con porcini e salsiccia, 4€ in versione margherita). Al momento dell’assaggio per ingordigia mi ustiono il palato, un grande classico delle mie avventure gastronomiche, ma è ottima.

Un profumo deciso del finocchietto della salsiccia e del pane stesso. Funghi carnosi e distribuzione abbondante del condimento. Direi proprio che è approvata.
Alla pinsa abbiniamo una Karisma, sempre del birrificio Karma.

Pinsa casertana
– Pinsa casertana con porcini e salsiccia


Bis di Kult22 e un assaggio di salumi


Siamo ormai in balia dell’overdose di proteine e Corvo suggerisce di farci anche un bel tagliere di salumi, giusto per dare una bella spallata ai nostri valori. Ci abbiniamo anche gli arrosticini, naturalmente.

Arrosticino saporito il giusto per quanto mi riguarda, un po’ coriaceo per Corvo (prezzo in linea con gli altri, 5€ per 5 arrosticini). Tagliere di salumi (6€) che è in realtà un piatto con un’ottima selezione di salumi.
Tutti molto teneri, profumati, questo è un piatto che vi consigliamo.

Piatto di salumi
– Salumi profumati


In generale non bisogna dimenticare che questa è una serata a base di birra!
Infatti accompagniamo l’ultima pietanza prima di andar via, con un’altra Kult22 a base ceci.

Il nostro consiglio per godervi la serata è…prendere una pietanza sostanziosa (la pinsa? i salumi?) e abbinarvi un 2-3-4 boccali di tutte le birre più varie e strane che potete trovare.
Considerate che solo il Karma mette a disposizione una dozzina di birra diverse, dall’IPA alla blanche, veramente per tutti i gusti…e in più ci sono i birrifici ospiti, con un’altra decina di scelte a vostra disposizione.

Prendete un bel bicchiere gelato (disponibili anche in vetro con decorazioni particolari, ve ne parliamo nello specifico qui), cambiate qualche ticket-gettone e godetevi la musica e l’aria fresca. E’ la serata ideale per ampliare le vostre conoscenze sul luppolo. Kult…Karma oltre la birra si terrà dall’8 al 12 Settembre!


– Falco

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Birra in borgo – Sant’Egidio del Monte Albino (SA), Una passione tra amici che diventa evento

Birra in borgo – Sant’Egidio del Monte Albino (SA), Una passione tra amici che diventa evento


Birra In Borgo è un’evento nato dall’amore e dalla passione di alcuni amici, verso il proprio paese. Serate allietate da tanta musica e fiumi di birra che scorrono, nella magnifica atmosfera di Piazza G.B. Ferrajoli, a Sant’Egidio del Monte Albino (SA), rendono Birra In Borgo un evento a cui non si può rinunciare.

Birra in borgo, a Sant'Egidio del Monte Albino
– Birra in borgo, a Sant’Egidio del Monte Albino, dal 18 al 21 Agosto 2022

Le birre artigianali e la gastronomia


La quinta  edizione di Birra In Borgo valorizza la birra artigianale e l’enogastronomia tipica con concerti live e spettacoli. 
Vicoli e cortili popolari e corti di palazzi nobiliari si trasformano in location originalissime per degustare birre artigianali, e prodotti enogastronomici che esaltano le qualità tipiche del territorio.
A seguire concerti live con esibizioni di gruppi emergenti ed altri affermati e quella spensieratezza che accompagna i tanti visitatori che nelle quattro giornate affollano il borgo vicinissimo alla rete autostradale, l’uscita è Angri Sud, e autentica porta della Costiera Amalfitana con l’incrocio verso il Valico di Chiunzi.

Birra in borgo, birre
– Alcune birre presenti nelle passate edizioni

Cultura del buon vivere con un birra fresca e ristoratrice per godere di uno dei borghi più suggestivi della nostra regione. L’organizzazione sta lavorando per allestire spazi e offrire il massimo comfort per l’evento che come ogni anno attira sempre più visitatori.

– Uno spot dell’edizione 2019
Birra in borgo, copertina evento FB
– Clicca per avere informazioni nell’evento ufficiale!

– Falco

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Tartufata – Miranda (IS) – 2022

Tartufata – Miranda (IS) – 2022


Nasce insieme alla sua Pro Loco “solo” nel 1995 eppure è uno degli eventi più longevi del Molise.
La Tartufata di Miranda (IS) che si tiene sul finire di Luglio, quest’anno il 27-28-30-31, è stato uno dei primi eventi a comprendere l’importanza di preservare un prodotto principe del territorio e all’esaltare centro storico e borgo. Due fattori che vanno a braccetto nella riuscita di un evento.


Miranda dai tre panorami


Miranda (IS) è soltanto a 800 mt (anzi, 860! Occhio che qui sono tutti ferrati in altitudini e coordinate geografiche) sul mare ma rispetto all’assolato Cilento si gode già di una impagabile frescura.
E’ la prima volta in sei giorni (fai 2 mesi) che finalmente non sudiamo.

Miranda, riconducibile ad un evocativo spagnolo “que mira” (Che guarda) si pone in una posizione privilegiata accomodata a cavallo tra tre regioni.
Dai suoi “tre panorami” che ci vengono mostrati in una gradevole passeggiata di salute prima di cena osserviamo il tramonto rosa che tinge le montagne di verde e di blu e che nasconde appunto il casertano, il Lazio e il restante Molise.

– Fate un po’ voi


Miranda è anche un piccolo borgo di case color pastello, orientate tra un grigio-bianco stuccato classico ad intarsi rosa, verde o arancio. Sembra un libro per bambini di quelli colorati bene, da bimbi diligenti che rispettano i contorni.

Durante la passeggiata ci ha rincuorato vedere le piazze principali, i piccoli corsi pedonali e le legnaie, che fanno sempre sorridere di default.


La Tartufata


La Tartufata si sviluppa in due delle piazzette principali, di quelle con vista preferenziale sul panorama.
Questa è la prima scelta che bisogna notare. Essendo un evento famoso in provincia (e non solo) poteva accomodarsi anche nel vicino palazzetto dello sport (uno dei più grandi del Molise stesso) ma avrebbe rinunciato al centro storico e avrebbe privato il turista di un motivo per tornare (oltre il tartufo). Cioè una gradevolissima e tranquilla passeggiata in centro prima di cena, proprio come quella che abbiamo fatto noi.

– La Miranda accomodata

La Tartufata riprende naturalmente il prodotto principe della zona, la burrata.
No, non è vero, è il tartufo.
Fa simpatia però notare come, nonostante sia evidente che le qualità del tubero siano note e apprezzate, per i mirandesi (suggerirei cambio nome in “mirador”) questo elemento faccia parte della quotidianità.
Ci raccontano anche che prima dell’inizio della festa, nel ’95, neanche si preoccupassero tanto di preservarlo, diciamo così. Era infatti alla mercè di chiunque, soprattutto dalla Campania, sconfinasse per andare a farne incetta. Non sono sorpreso, siamo da sempre amanti folli dei condimenti, viste mai le pazzie che si fanno per un gran bel peperone crusco lucano? Appunto.

– Quanto vi ho fatto penare prima di mostrarvi la pasta? <3


Il menu, che cambia di anno in anno, cerca sempre di esaltare questo prodotto in ogni preparazione proposta. Quest’anno come primo c’erano le caserecce con caciocavallo molisano a scagliette, tartufo molisano (ovviamente) e mentuccia fresca.

Di questo piatto mi è piaciuto in particolare tutto.
Il tartufo, ci spiega Simone Marucci, facente parte di una dinastia di organizzatori di tartufate, non è solo grattugiato, polverizzato etc. ma viene soprattutto reso una pasta venendo lasciato a macerare per un’intera notte. Questo processo crea una pasta molto densa che insaporisce ancora di più i piatti.


Abbondanza di tartufo


Come suggerisce il nome stesso dell’evento “Tartufata“, l’idea è proprio quella di un’abbondanza dello stesso tartufo, che deve riempire e soddisfare il palato.
Ad intuito capirete che tra pasta di tartufo, tartufo polverizzato e a scaglie di tubero nel menu ce ne sia un bel po’, per la precisione 30gr e passa per menu.

Tornando infatti alla pasta lo si poteva sentire nell’olio, in un abbraccio suadente col caciocavallo, e sotto i denti, nella sua forma in scaglie. Abbiamo anche entrambi apprezzato la cottura moooooolto al dente delle caserecce (de la Molisana, sponsor d’eccellenza). Ottima anche l’aggiunta della mentuccia che rinfrescava a dovere.

– Finalmente un uso della burrata sensato che esula dalla nausea del Food Porn


Prima ho nominato la burrata perché la trovate anche nel menu, nei suoi 250 gr come secondo.
Inzaccherata di pasta di tartufo si accompagna con patate lesse e funghi.
Il tris di abbinamenti è perfetto. Vi basterà pugnalare a morte la burrata per formare un insalata russa di lusso con le patate e i funghi. Anche qui tartufo estremamente presente.

Fondamentale fornirsi di un po’ di pane (che viene elargito gratuitamente al banco) dove potrete anche procacciarvi delle birre alla spina (33 cl, 2,50 €), o vino e bevande varie.


Gradevole snack, presente sempre in menu, è questo tuorlo cotto a bassa temperatura su cui aleggiano scaglie di tartufo accompagnato da una fetta di pane abbrustolito dalla doratura perfetta, cosparso di pasta di tartufo a sua volta. Dopo fate il conto di quante volte è stato scritto “tartufo”.

Nella sua semplicità era ottimo, io ho spalmato a forza il tuorlo sul crostino e sulla pasta di t. e poi ci ho fatto colare sopra ciò che restava dell’intingolo di patate e funghi. Un bontà vera.

Come ci consigliano gli organizzatori ricordatevi di fare una generosa scarpetta, sarebbe follia lasciar andare perduto tutto quel…tartufo. Cercherò di nominarlo qui per l’ultima volta.


In menu non sono presenti i dolci, di cui si occupa di solito uno stand esterno. Questo permette alle persone di farsi un giro in paese e anche di liberare i tavoli, che tra frescura, birretta fresca e gridolini di goduria papillare si finisce facilmente per piallarsi sulle panche per un tempo indefinito.


L’efficienza dei mirador


Impossibile non notare il continuo via-vai di bimbi, ragazzi e ragazze che con un’immensa cortesia e diligenza spaziano tra i tavoli portando via il pasto ultimato e servendo quello appena sfornato.
Infatti una volta fatto il ticket alla cassa (20€ menu completo con acqua e pane, birra a parte) e trovata la vostra postazione prediletta verrete raggiunti da sorridenti giovani del posto che vi accomoderanno immediatamente.

Abbiamo riscontrato un’immensa cortesia in chiunque abbiamo incontrato, al contrario come sempre ero io quello burbero che non mollava il piatto perché incastrato in un loop di scarpetta-olio-pane-crostino-burrata.


Benché Miranda fosse a 3 anni sagra da noi è stata una piacevole scoperta, l’impegno e la dedizione si notano. Il menu è curato come tutto il centro storico e le persone sono accoglienti.

Altro particolare che ci ha fatto sorridere è come la Tartufata si fermasse il giorno 29 poiché c’era un matrimonio cui era invitato tutto il paese. Dimostrazione di quanto sia fondamentale il rapporto dell’evento con il centro che lo ospita e le persone che lo vivono.


– Falco

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Sagra lagane e ceci – Rufoli di Salerno (SA) – 2022

Sagra lagane e ceci – Rufoli di Salerno (SA) – 2022

Appuntamento fisso, vista anche la ristretta distanza che, una volta tanto, ci separa.
In questo Luglio 2022, precisamente nelle date che vanno dal 15 al 19, torna puntuale la Sagra lagane e ceci di Rufoli. E, in modo altrettanto naturale, Il Trono di Sagre sarà presente sul posto.


30 anni di lagane, 30 kg di lagane

La Sagra lagane e ceci di Rufoli si tiene ormai da 30 edizioni (e passa, in realtà) e lo si nota dall’organizzazione militare delle sue retrovie.
Siamo stati scortati da Emilio Di Giacomo, il lucido 80enne patron dell’evento, tra i primi di sempre ad organizzarlo e portarlo fieramente avanti per tre decadi abbondanti.

Noi veniamo a Rufoli, anche in borghese, da diversi anni, questa è la prima volta però che possiamo dare un’occhiata al luogo dove avviene la magia vera e propria e non posso nascondere che sono rimasto sbalordito.

Pentoloni
– La lagana ribelle viene sorvegliata a vista con mestoli di due metri

La prima cosa che salta all’occhio sono questi pentoloni giganteschi ricolmi di lagane, con un processo e delle tempistiche che vanno a “scalare”, quando l’acqua bolle in uno si procede a rimuovere la pasta da un altro, e così via.
Ogni pentolone può contenere 30kg di lagane!
Vengono seguiti con attenzione dai membri del comitato organizzativo.

I membri sono divisi a gruppi, ognuno con un suo compito, ognuno indipendente dall’altro, è stata una lezione d’organizzazione degna del film “The Founder”.


Frionzolo e zeppole


Saltando immediatamente alla fine del pasto, un’altra cosa incantevole e suggestiva, e altrettanto iconica di questo evento sono le zeppole.

All’esterno, in un’area dedicata, all’aperto, in un delicato tramonto estivo tendente al rosa, avevamo una mezza dozzina di signore che con ritmi tribali e ben cadenzati, come una dolce catena di montaggio a metà tra l’ambizione di Ford e i deliri di Fantasia, impastavano le zeppole.

Impasto informe al centro, colpito ai fianchi senza pietà, strappato delle sue carni lievitate e lavorato al momento in piccoli salsicciotti che diventavano serpentelli e infine cappi, mandati di fianco, nell’olio bollente.

Sagra lagane e ceci, zeppole
– Zeppole appena sfornate

Nella terza di queste fasi, in un reparto con ritmi più cadenzati, il momento di far piovere zucchero e asciugare un po’ l’olio (che, a onor del vero, non ho mai visto troppo abbondante).
La zeppola, se non si fosse capito, qui è un’eccellenza.

Non è da meno l’ennesimo reparto indipendente, quello della Frionzola, o della Sfrionzola, ogni provincia mette o toglie una S, una F o qualche Z.
La ricetta è sempre la stessa: carne di maiale, peperoni rigorosamente insaporiti d’aceto, che è il vero collante della ricetta, e patate.

Complimenti vivissimi a chi ha lavorato le patate, sembrano fatte in serie, sono dorate come pepite e hanno colore e consistenza perfetta. Le patate sanno essere un incubo, ma qui c’è qualcuno che ha scoperto il loro segreto.

Frionzolo
– Un monte di carne di maiale


In un pentolone a parte sfrigge la carne di maiale, insaporendosi in un abbraccio col peperone.


Ultimo, ma non per mancanza di grasso


Ci sono anche le melanzane allardate!
Ricetta semplice: melanzane spaccate con un saporito insaccato a ricoprirle.
Prendono un ottimo sentore di affumicato, sono saporite e sapide il giusto.

Quanti reparti, e quanta gente per ogni reparto!
Sapete in quanti lavorano, tra banchi, casse e cucine? 120 persone!
Non a caso il Presidente Di Giacomo si è vantato dell’efficienza e della velocità ormai raggiunta.
Insomma, se l’intoppo c’è, perché può capitare, è un incidente di percorso dovuto anche alle massicce presenza giornaliere (quasi 5.000 circa!) che assaltano la sagra nella sua cinque giorni.

Non stentiamo a crederlo, noi ci siamo stati di lunedì e comunque era tutto pieno.

Capocollo
– 10/10 Would slice #top!


Non posso concludere senza accennare ai salumi (pancetta e capocollo tagliati freschi) e il pane.
Anche il pane infatti va messo nel leggendario trio di prodotti peculiari della festa.
Nonostante le 5.000 presenze trovano il tempo di sfornare pagnotte fresche, e la differenza SI VEDE E SI SENTE.

Una qualsivoglia rosetta da supermercato non regge il confronto, grande merito alla figura che ha ispirato quest’ennesima tradizione, purtroppo scomparsa, cui il presidente ci accenna diverse volte, con commozione.


Desinare sotto i tigli


Premettiamo che non ho la minima idea se quelli fossero tigli, ma il rimando agli O-Zone era necessario.
La Sagra lagane e ceci di Rufoli ha sempre avuto un paio di spiazzali dedicati, dove poter cenare.
Recentemente ha ampliato e ha unito, in un dislivello a seguire, un altro paio di spazi.

Uno dei due, molto caruccio, è addobbato con diverse lucine tra gli alberi e panche di legno, è probabilmente la zona più caratteristica dove poter cenare.
I tavoli sono abbondanti, quindi non dovreste mai avere problemi a trovare posto, ma vi ricordo che la gente abbonda allo stesso modo, quindi siate celeri.


Vi ho parlato dell’evento e dei piatti, ma questi piatti come sono?

La lagane e ceci è una delle mie preferite dell’intero panorama eventi estivo, l’ho sempre detto e lo ripeto. Probabilmente per me è la migliore.
Sicuramente influisce il mio gusto personale, difatti a me piace cremosa e non acquosa, ma ogni tradizione ha la sua.

Quest’anno, incredibilmente, la pasta era ancora più buona di come la ricordavo (e abbondante).
Pienamente approvata.

Lagana
– La famosa lagana


Sarà stata la bella serata ma sapete cos’altro mi ha meravigliato? I salumi.
Capocollo color rubino, dolce, perfetto, quasi un crimine mangiarlo col pane.
Difesa strenua anche della pancetta, anche qui un prodotto sul quale non ho nulla da poter dire.

La Frionzola purtroppo l’ho acchiappato già fredda, perché nel mentre che andavo a prendermi la birra si è riposato un po’ troppo, quindi non posso giudicarlo granchè, peccato!
Anche a freddo, comunque, ho apprezzato le note capricciose dell’aceto.

In compenso la birra era eccellente (volendo c’è anche il vino).
Aggiungo che quello di cui vi ho parlato era il menu completo, però potete prendere i piatti singolarmente o, perché no, lanciarvi sui panini, di cui ho comunque un buon ricordo.

Menu completo
– Foto frettolosa del menu completo, perchè volevo magnà!


Se oltre mangiare (c’è altro oltre mangiare e bere?) volete ballare vi informo che ogni sera si alternano sul palchetto della chiesa diversi gruppi. Quest’anno c’erano band dedicate ai bambini, altre tendenti allo swing e anche, naturalmente, gruppi di musica popolare. Per tutti i gusti.


Sagra lagane e ceci, conclusioni


E’ stata una grande conferma essere nuovamente qui, molto gradita, aggiungo.
Molto gradita perchè abbiamo ritrovato un evento che sembra non aver risentito minimamente di questi due anni di stop e ci ha fatto piacere rivedere 120 e passa persone, cariche a palla, funzionare come un singolo perfetto ingranaggio.


Gran merito della bella serata è stato del presidente Emilio Di Giacomo, che approfittiamo nuovamente per salutare, ha saputo illustrarci tutti i segreti e gli sfizi di un’organizzazione perfetta, quella della Sagra lagane e ceci, di Rufoli. Vi salutiamo, come sempre, da Il Trono di Sagre!


– Falco

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Sagra della frittata – Montaquila (IS) – 2022

Sagra della frittata – Montaquila (IS) – 2022


La Sagra della frittata di Montaquila (IS) è qualcosa che grazie ai miei amici molisani sento nominare da parecchio tempo, un’acquolina e un’aspettativa cresciute in me nel corso di anni. Non ero mai riuscito ad andarci ma per fortuna abbiamo rimediato in questo fine Maggio 2022, quando abbiamo anche avuto la fortuna di assistere alla frittata più grande mai fatta.

Frittata
– Il momento in cui la frittata acquisisce una sua volontà propria


Un sole giallo come un uovo


Un po’ di sfiga accompagna i volenterosi membri dell’Associazione Montis Aquilis, i quali si ritrovano ogni volta a celebrare il gigaprodotto locale in giorni di pioggia saltati fuori dal nulla. Quest’anno non sembrava fare eccezione, controllando il meteo prima di partire notiamo una funerea nuvolona con tanto di annunciati fulmini arancio…

Eppure questo mal tempo sembra in realtà non venire mai, cacciato via dal vento più o meno forte che spazza Montaquila. Non mi risulta che siamo noi a portare fortuna, dev’essere la frittata che nel corso della lunga cottura ha acquisito coscienza di sè e di ciò che la circonda e presumibilmente è ora in grado di controllare il clima.


Muoviamo i primi passi in paese, accompagnati da un membro dell’associazione che ci porta a vedere il campanile, il panorama, la sacra frittata e la sfilata, importantissima e tradizionale, che preannuncia l’inizio delle danze (quelle fatte a tavola).


La sfilata


La sfilata parte con un grande entusiasmo (come tutto ciò che accade in questa calorica 2 giorni) ed è composta da un manipolo di coraggiosi che tra un cosplay di un gruppo Ska, rievocazioni di abiti tradizionali e moderni elementi hipster (rayban e pagliette) trainano la gigantesca frittata su e giù per il paese, intervallando ogni sosta con copiose bevute di vino, offerte anche e soprattutto agli ospiti.


Dopo la testa di ponte che sorregge vino e frittata sfilano due lettighe.
Una trasporta pezzettoni di pancetta, l’altra un’anteprima di frittata.
Naturalmente non si tratta di pezzettoni della sacra frittata gigante, bensì di offerte che gli abitanti stessi di Montaquila preparano in occasione dell’evento.
Far frittate è un’abitudine tipicamente montaquilana e molisana, la base di partenza è sempre sulle 40-50 uova, altrimenti al massimo è una crepes.

Interrogati sulle nostre frittate tipiche, con sguardi indagatori e golosi, riveliamo umiliati che da noi si ha l’usanza modesta di far frittate solitamente con 4/10 uova, al massimo. Riacquistiamo però molti punti quando tiriamo fuori la “Frittata di spaghetti”, celebre pranzo da mare apprezzato da tutta la Campania marittima.


Segue, ancora, un nugolo di danzatrici in abiti popolari (stavolta senza manipolazioni moderne).
Il corteo è animato da canti popolari mescolati a tifo da stadio, musicato da chitarre, tamburelli, fisarmoniche e qualsiasi cosa tintinnii, e naturalmente ingigantito da tutto il corteo di avventori che segue in religioso caos il cammino della frittata. Una sorta di Via Crucis, con un finale più allegro.


Intrattenimento


Al ritorno nella piazza principale c’è occasione per osservare in piazza danzatori, anche di stampo amatoriale, che si gettano nella mischia a suon di pizzica e taranta. Essi fanno da apripista ai concerti veri e propri.


Il programma in realtà è molto vasto e cerca di sfruttare tutte le peculiarità del territorio, ci sono stati ad esempio dei percorsi trekking, rafting, raduni di Vespe e moto d’epoca.
La piazza centrale resta il palco principale sul quale si esibiscono i vari gruppi in programma ed intorno ad esso diversi chioschi.

Stranamente nonostante il chioschetto di acqua/vino/birra fosse solo uno non ho mai notato file ma sempre un sornione buonumore generale, un clima festaiolo si, ma anche rilassato, come di chi finalmente ha riavuto la sua giornata ideale, negata finora da questi due anni infami.

Segnalo anche che da puri folli la birra alla spina la fanno pagare 2,50 € !
Un prezzo ridicolo per una birra ottima e ben spillata, visto il contesto.
Il vino invece per gran parte della festa te lo regalano proprio, quindi potete ben immaginare.

Segnalo anche che, nonostante l’averci ripetutamente provato, non ci è stato mai permesso di pagare una sola birra. La giornata non è finita con me e Corvo che rotolavamo esamini per i saliscendi cittadini solamente perchè in teoria si stava “lavorando”.


Il momento più atteso


Intorno alle 18.00 il gigante buono (non a sentire il tuo medico curante) viene trascinato a forza sul palco e qui si rivelano alcuni interessanti dati statistici.

Il tondeggiante monolite pesa ben 114 kg. Una follia.
E’ stato composto da:
– 1782 uova (come l’anno di ricostruzione del campanile !)
– 9 kg e 600 gr di prosciutto
– 8 kg e 700 gr di salsiccia
– 8 kg di pancetta
– 5 kg e 500 gr di erbe (Prezzemolo, code d’aglio, cipollina ed erbucce locali selvatiche)
– 18 lt di olio

Un trionfo, ma ora arriva la parte migliore…il taglio.

Sagra della frittata Montaquila
<3


Quello che sembrava all’inizio un semplice rito, un’usanza standard, si rivela a noi in tutto il suo fragore. Da esterni possiamo comprendere poco ma l’entusiasmo è coinvolgente.
Al momento del taglio la felicità è palpabile, tra chi è sul palco, chi ha cotto, chi spilla, tra il pubblico, tra i danzatori che ormai si sono imboscati con la botte e saranno arrivati danzando nelle Marche, un successo locale, cittadino, che appartiene a Montaquila tutta.


L’assalto


Dopo il taglio rituale inizia in realtà la vera festa, almeno per quanto riguarda i visitatori.
La megafrittata viene portata nello stand principale dove viene porzionata, affettata, ficcata in panini o divorata assoluta. Ne vengono offerti dei cubotti al pubblico, il quale è totalmente stregato dalla sua regina gialla.

La festa continua, col calare del sole partono i concerti, si spilla a velocità doppia e sale il fragore.
Per noi è il tristo momento di andar via, dopo abbondanti 5 ore di foto scattate divincolandomi tra danze nei vicoli, video rubati a figuranti che ritornano un attimo umani e scolano a loro volta bicchieri colmi di alcol random, noi stessi che tra “reggimi un’attimo sto vino” e “ma hai tu la mia birra?” beviamo con poco controllo e naturalmente ammirazione per questo capolavoro di frittata. Un grande sole giallo che illumina un intero paese.

Ringraziamo i membri dell’Associazione Montaquilis, i montaquilani (incredibile a dirsi c’è chi non sa come si chiamano gli abitanti di Montaquila!) e tutti i nostri amici per aver mostrato la vera cordialità del Molise, siamo stati da Dio.

Falco e Corvo in pellegrinaggio


– Falco

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Monkey | Urban Jungle – Battipaglia (SA) – Tavolo Riservato

Monkey | Urban Jungle – Battipaglia (SA) – Tavolo Riservato


Prima “recensione” da Battipaglia, incredibile a dirsi se si pensa che qui ci campiamo (ndr “viviamo” in local dialect).
Ancora più incredibile è il locale di oggi, il Monkey, perchè ci vado da una vita ma non ci ho mai mangiato.
E’ così che Umberto & Luca, i due proprietari, hanno deciso di invitarci formalmente e ficcarci in gola qualche paninazzo, per dimostrarci che ci sanno fare.

Monkey, bancone
– Luci soffuse e ampia scelta di alcolici, questo era il bancone che credevo di conoscere!


Due paroline sul Monkey

Come anticipavo prima il Monkey è una famosa realtà di casa mia, nel senso che sto in un bar talmente spesso che praticamente ci vivo, ed è un posto a cui piace sperimentare.
E’ aperto da qualche anno e ha cambiato identità (o ha cercato la sua via, mettiamola così) diverse volte, passando da lounge bar sfumacchiante con atmosfera alla Rick’s Café a sede di artisti internazionali e sperimentali che hanno dato nuova verve a quell’aperitivo domenicale.

Tra le varie sperimentazioni anche la cucina ha trovato la sua evoluzione.
Si è cercato di trovare una proposta che fosse coerente con il restante livello qualitativo del locale, di conseguenza dovevano sfornare qualcosa di molto molto buono.

Solitamente per far ciò la prima cosa da fare è badare attentamente alla bontà dell’ingrediente, della materia prima, e la scelta è stata quella di poggiarsi a produttori caseari locali (qui da noi mozzarella e affini vanno sempre via come il pane) e a rinunciare completamente al prodotto congelato.

Tutto quello che mangerete qui è fresco e non si è fatto neanche un giorno di freezer. That’s a bald move.


L’avvistamento dei panini


Mentre il Sig. Corvo è in ritardo, cosa che gli verrà fatta pesare nel corso della serata, processo nel quale sono più che specializzato, comincio a concedermi una pinta di benvenuto. Un benvenuto che mi concedo da solo.

Naturalmente mi trovo in un locale specializzato anche e soprattutto nel drink e la birra non esula dal discorso che tutto dev’essere all’altezza.
Come quasi sempre vado di spina, io sono in periodo d’ossessione IPA ma la scelta è ampia: Bad American Lager, Bad Mr. Blanche, Tabachéra…e molte di esse sono usate per sfumare alcuni ingredienti che poi ritrovi nei panini.
Quindi bevi birra anche mangiando, grandioso!

All’arrivo del co-admin siamo già in tavola e tempo un minuto una piattaforma nera plana dal cielo su di noi.
E’ una mozzarella in carrozza, con tutti i cavalli, gli stendardi e le fanfare.
La fritta fortificazione rocciosa si rivela in realtà molto fragrante, osserviamone le peculiarità dal punto di vista di qualcuno che non ama il fritto a tutti i costi:
– Le due farcite panelle sono fritte separatamente e poi unite a formare il panino. Le fette di pane sono alte ma molto soffici, ho trovato che questo aiutasse a non avere la sensazione di mangiare olio, anzi, c’era un’illusione di leggerezza.
– All’interno troviamo rucola, pomodoro e prosciutto crudo. Insomma, è ben più della versione classica che ben conosciamo.

Vi assicuro che in vita mia ho lasciato nel piatto il 99% delle mozzarelle chariot ma qui non ci si poteva esimere dal gustarsela tutta. Buona.

Monkey, Mozzarella in carrozza
– Il cremoso interno della mozzarellona panata


In accompagnamento all’entrée fritto e panato arrivano altre due proposte killer composte da una burratina da 250gr, anch’essa fritta, e delle chips autoprodotte con spolverata di paprika e formaggio grattugiato fresco.
Non c’è praticamente tempo di rilassarsi sul rinfresco perchè arriva anche il panino.

Heilà Gamberone è un panino che ti fa piacere di aver trovato in menu.
Si tratta di un lungo sfilatino-pagnotta molto morbido nel quale trovate gamberi in due consistenze, freschi e fritti.
I primi vengono sfumati con la birra e tuffati nella salsa Monkey (ricetta segreta, ottima salsa), i secondi vengono panati nei cornflakes e fritti. Croccanti fuori, morbidi dentro.

E’ un po’ un omaggio nostrano al famoso Lobster Roll da passeggiata sul pontile in quel di Long Island, e funziona benissimo.

Lo aggrediamo, è soffice come una bella brioche ed è difficile dire se sia meglio il gambero fritto o fresco, perchè sono entrambi ottimi, si dimenano nella salsa, che accompagna perfettamente tutte le sfumature del suo ospite rosa e sono anche grandi come minacciosi taralli napoletani.

Heilà Gamberone, un gran bel panino.


Panino con dedica


Il secondo panino che giunge in tavola è un gentile pensiero da nipote all’amata nonna.
Da sempre fan dei manicaretti della sopracitata ha pensato di riunire tutto quell’amore e quella fame in un panino che la ricordasse, un panino alla parmigiana.

Quando si parla di parmigiana solitamente si gioca in casa e si gioca facile, piace presumibilmente al mondo intero.
In questo caso però si è deciso di scansare un attimo la salsa e di scomporre gli ingredienti per rendere il paninazzo più gestibile.

Troviamo dunque le mulignane panate e fritte, ma nonostante ciò molto leggere, con pomodori confit (in ricordo della salsa), un vasto hamburger che dice sempre la sua, provola e salse.

Nonna Elvì, il panino che omaggia i pranzi domenicali


La prima cosa che noto, oltre la dolcezza delle melanzane, è quanto sia succoso l’hamburger.
Ci penso talmente tanto che è arrivato anche il momento della seconda pinta e poi, con calma, quello di ripulire tutte le chips rimaste.


Monkey, in sintesi…

Monkey, bancone
– Mi sento sempre a casa, dietro o davanti a un bancone


Non c’è molto da sorprendersi a sapere che abbiamo passato una bella serata, del resto sapevamo dove stavamo andando!

Quel che non sapevo e non mi aspettavo era la cura dedicata anche appunto all’aspetto culinario, oltre che liquido, di un posto dove vado così sovente.
Va sicuramente apprezzato il pensiero di fondo, dal dedicarsi solo al fresco senza il congelato, dall’uso di ingredienti locali, dalla voglia di dare al cliente qualcosa di nuovo, di buono e per cui tornare (e confermo che Heilà Gamberone lo è) e dalla voglia di sbattersi in generale.

Naturalmente ci siamo salutati con un cicchetto e la consapevolezza che ci saremmo rivisti entro 24 ore.
Quel che non sapevo io è che probabilmente da oggi insieme alla quantità smodata di cocktail ordinerò anche qualche soffice panino ai crostacei.


Falco

Campania BeerFest – Baronissi (SA) – 2019

Campania BeerFest – Baronissi (SA) – 2019

Macchinata inedita de Il trono di Sagre per questo Campania Beerfest – Baronissi, una manifestazione sulla birra ormai tra le più importanti e rinomate dell’estate alla quale tempo fa sono già stato e che sono curioso di visitare nuovamente per accertarne l’evoluzione.

L’impegno mostrato anche sui social da parte dell’organizzazione è notevole, l’impressione è quella che il tutto sia molto cresciuto e sviluppato. Andiamo a vedere.

Pasta al sugo e basilico accompagnata da una birra artigianale
– Il festival mette a disposizione varie scelte, tutte abbinabili con la birra


L’inganno del parcheggio


A cominciare dal parcheggio sorgono dei problemi, lo spiazzo in cui ci fermiamo (uno dei 3-4 disponibili) è a pagamento, 2 € a macchina. Il problema qual è?

E’ che in uno spazio che occuperà centinaia di macchine (fatevi 2 conti in termini di dindini) non si sono presi manco la briga di tagliare le erbacce, insomma il classico servizio all’italiana dove ti viene chiesto di pagare perchè figurati se qualcosa te la concedono gratis però poi il servizio garantito non è minimamente all’altezza.

Se fanno 2 gocce di pioggia dite addio alle vostre scarpe, se siete ragazze e portate dei tacchi fatevi portare il panino direttamente nel pantano, perchè non ne uscirete.
Un amico parcheggiando ha disegnato dei nuovi cerchi nel grano, forse è ancora lì.

Che ci vuole a passà un tagliaerba? Ci sono altri 5 giorni di manifestazione, direi che è il caso di rimediare.

EDIT: Attenzione! Ci segnalano che la zona parcheggio subito alle spalle dell’Evento non è una di quelle messe a disposizione dagli organizzatori, le quali sono pulite e gratuite.
Evitatela a tutti i costi.


Una girandola di stand e gettoni


FINALMENTE entriamo tra i vari stand.
Si nota subito che ce ne sono molti di più rispetto alla volta scorsa, mi fa piacere, vuol dire che il tutto è molto cresciuto.

Non noto purtroppo lo stand centrale che si occupava della parte più casereccia dell’evento (ricordo gran bei fusilli/cavatelli al sugo) poichè presumibilmente si è deciso di puntare su una veste totalmente nuova, difatti da nessuna parte si legge (giustamente) che questa vuol essere una sagra.

Cambiamo gli euro in gettoni (1 a 1 il cambio) e ci lanciamo in questo vortice di centinaia di scelte suddivise per un totale di una 20/30ina di stand non prima di aver aggredito un tavolo e averne fatto il nostro campo base.

Controllare tutto il cibo per scegliere in modo oculato non è granchè fattibile, c’è veramente troppa scelta, bisogna buttarsi un pò a caso su ciò che man mano ti ispira.

Calamarata, ziti e fusilli al sugo
– Il tris di pasta non ci convince appieno


Take, eat, repeat


Al primo giro prendiamo qualche batosta.

Prendiamo tre tipi di pasta: uno zito alla genovese, uno spaghetto con pomodorini e basilico e una calamarata olio e alici (6€ a piatto), poi assaggiamo le salsicce di maialino nero (4€ a piatto, per un totale di 2€ a salsiccia, tralaltro manco intera 😂) e diverse birre (prezzo standard 3€ per il bicchiere grande e 2€ per il piccolo).

Corvo osserva i piatti, mi guarda e mi fa “Cioè praticamente ci siamo già ripuliti?

In effetti è così, il prezzo della birra ci sta tutto, poichè parliamo di birra artigianale alla spina, di persone che hanno dovuto portarsi dietro tutto l’ambaradan da tutta la Campania e che sicuramente hanno dovuto sostenere tutta una serie di costi, quindi è lecito (il bicchiere grande è da 33 cl circa). Sul resto ci stiamo un pò meno…

6€ a piatto di pasta in un contesto che non sia quello tendente ad una ristorazione effettiva è un pò tanto.
Anche perchè in quella situazione puoi garantirmi una pasta perfettamente al dente? Perfettamente condita? Con porzioni tutte uguali? Ve lo dico io, no.

E difatti la pasta (nonostante sia approvata) a volte è un pochino indietro di sale e a volte è un pò scotta.
Tutte cose lecitissime quando devi cucinare per 100, 200, 300 persone, allora però cala un pò sto prezzo 😅

Sulla (mezza) salsiccia a 2 € il pezzo voglio solo sorvolare.

Polpette fritte al Campania Beer Fest di Baronissi (SA)
– La scelta presso gli stand è pressochè infinita


The second raid


Facciamo un brainstorming avendo ancora fame e ci ributtiamo all’attacco stavolta con un pò più di discernimento.

Con l’esperienza dei morti di fame che da sempre ci accompagna io e il Sig. Corvo puntiamo il paninazzo unto delle Specialità Bavaresi, che poi grezzo non è dato che alle spalle c’è un signor maiale cotto talmente lentamente che è diventato soffice come burro.

Lo farciamo stile stadio e finalmente al prezzo di 5€ ci ritroviamo felici tra le mani una sfasela di 40 cm di panino. Assafà.

Tralaltro al primo morso ho un felice flashback, lo presi anche anni fa, è rimasto lo stesso, adoro le conferme.

Poi a caso: Caciocavallo impiccato (standard), Pizza Fritta dell’amico che è uscito dal campo di segale del parcheggio (buona e approvata !) Churros (buoni) e altra birra.

Finalmente rasentiamo la sazietà e ci possiamo cominciare a fermare, anche se qualcuno ha adocchiato qualche zeppola calda fumante (e a dir la verità anche i bei cappelli a forma di birrone).

L'amato paninazzo al maiale, al Campania Beer Fest
– La sfasela


In conclusione


In conclusione…fa piacere che l’evento sia cresciuto, posso solo immaginare il lavoro che c’è dietro per organizzarsi con tutte queste attività differenti, sarà un bel casino, però qualche prezzo è un pò sballato.

Se un consiglio posso dare, lo darò a voi utenti: Andate, andate con l’idea di provare la birra (EBBEH), il tema della serata è quello, stilate un budget e quando avete fame o dovrete arginare il luppolo vi farete due conti e assalterete qualche stand che vi ispira, perchè se andate con la voglia di assaggiucchiare qui e lì o siete in 15 o ci vorrà ben più di quanto immaginiate.


Falco


La pagina degli organizzatori:

Campania BeerFest


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