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La vecchia cantina | Cantina – Castel San Lorenzo (SA) – Tavolo Riservato

La vecchia cantina | Cantina – Castel San Lorenzo (SA) – Tavolo Riservato


A Castel San Lorenzo Gigi e Cynthia hanno rivalutato la vecchia cantina del Podere Donna Irene in un ristorante di cucina casalinga estremamente tradizionale.
L’ospite dunque potrà continuare a usufruire dei servizi del Podere (B&B e non solo) con l’aggiunta di un ristorante dedicato dove svolgere un pasto completo, La vecchia cantina.


La tavola imbandita de La Vecchia Cantina


Il 90% di questo articolo potrebbe limitarsi ad una semplice descrizione una per una della infinita sequela di pietanze che in serata ci siamo trovati di fronte.
Il cuoco infatti ha attinto a tutto il repertorio della cucina cilentana (ma espressamente caratteristica di un certo ramo di essa) a patto che fosse stagionale.

La stagionalità è stata una delle prime tre cose che ci sono state dette al nostro arrivo.
La prima erano i saluti da parte di Luigi e di Cynthia, gentilissimi padroni di casa, l’altra era un’offerta di prosecchino da loro prodotto che detto tra noi mi è piaciuto tantissimo.

– La Ncantarata


Cerchiamo di ragionare discernendo nel carnevale di sapori e vediamo che salta fuori.
A memoria ricordo una buona parmigiana di melanzane, metodo classico, di cui ho avuto il barbaro coraggio di fare il bis (io e Corvo ci siamo alzati tre volte per rifornirci al buffet, senza vergogna) e un’insalata un po’ alla greca con olive nere giganti e sapidissima cacioricotta fresca (anche qui bis per me)

– Lo spettacolo di quei pani fatti in casa e farciti, stupendi.


Le patate le ho provate in due versioni, sia al forno con buccia che in modalità classica lessate con i fagioli lardari. Nella prima delle due modalità le ho molto apprezzate, benché qui interviene molto il gusto personale siccome erano (volutamente) indietro di cottura. Nella seconda un po’ meno poiché risultavano molto dolcine (sicuramente influenzate dal gusto neutro dei lardari)


La tavola imbandita de La Vecchia Cantina, parte 2


Qui va aperta una parentesi. E’ ben più che evidente, come accennato nelle prime fasi dell’articolo, che a La Vecchia Cantina ci sia una cucina di casa (“Una cucina di casa di 50 anni fa” annuncia Luigi prima dell’apertura del buffet) il che da un lato garantisce genuinità, un prodotto preso letteralmente nell’orto sotto casa e la sicurezza che alle spalle vi sia meno manipolazione possibile (prendiamo i friarielli [quelli “nostri”] arrostiti, erano letteralmente presi, arrostiti, serviti) ma dall’altro sottopone un gusto molto personale, insomma quello de mamma tua, cioè sua!

Un gusto che ti piace perché l’hai sempre mangiato così, ma ogni casa ha le sue ricette e paradossalmente la stessa cosa è completamente diversa a seconda del focolare che la concepisce.


Cerchiamo di essere più chiari con un esempio lampante: i ravioli.

I ravioli erano di un bello da incorniciare, gonfi, finemente ricamati, sembravano cuscini.
Al gusto si scindevano in…dolci e salati. Ravioli dolci? Ebbene si, ma gli unici sorpresi eravamo noi perché agli altri tavoli i locali avevano tutti riconosciuto la ricetta. In alcune parti dell’estesa provincia di Salerno è cosa nota servire questi ravioli la cui ricotta è addolcita dallo zucchero (e a volte un po’ di buccia di limone) che va a formare un contrasto agrodolce col sugo di pomodoro fresco.

Per noi che però veniamo dall’altro lato della provincia, quello della Piana del Sele, era una discreta novità! E credetemi, noi giriamo per la Campania da anni, di sagra in sagra, e non me li ero mai trovati davanti. Il raviolo salato era quindi più nelle mie corde, ma solo perché vi ero più abituato siccome l’avevo sempre mangiato così a partire da casa mia e da qui il discorso sulla cucina di casa.

Certo, preferisco 100 volte sbalordirmi di un piatto che credevo di conoscere a menadito, invece di mangiare sempre le stesse cose.


Salumi e tutto il resto


Tornando ai meri elenchi, menzione d’onore per il caciocavallo dell’emigrante che ho provato in diverse forme e che non mi soddisfa quasi mai. Qui invece ho fatto immediatamente notare quanto fosse buono, penso il migliore mai provato. A filotto lo seguivano tutti gli altri salumi, capocollo e soppressata fresca.

Saltellando qui e li, andando avanti e indietro col menu, siamo rimasti colpiti anche dalla tenerezza della carne che accompagnava gli ziti spezzati (a giudicare dalla circonferenza forse erano candele).
In un sugo che più classico non si può, nella concezione più positiva del termine.

– Presentazione regale di salumi


Da amante di polpette non ho potuto non apprezzare le compattissime polpette di carne al sugo. Speziate e rese frizzanti da abbondante prezzemolo e aglio q.b., le inserisco tra i piatti che mi sono piaciuti di più.

Pensate che in tutto questo marasma non sono riuscito ad assaggiare (ma semplicemente perché ero saturo) il coniglio alla cacciatora o il pollo con le patate (ero già al terzo piatto di patate, ormai avevo le sembianze di un purè).


Gli esterni


Vi ho parlato solo di tavolate ma in realtà abbiamo apprezzato molto la composizione de La Vecchia Cantina. Poche stanze, numero limitato di tavoli, spiazzo esterno che da sulla vigna da un lato e su una grande quercia dall’altro. Interni semplici ma eleganti con scaffali in legno scuro al muro, qualche frase colorata alle pareti e per quel che mi riguarda un arredamento di gusto diverso dal casalingo annunciato prima. Perfettamente in tono e abbinato all’ambiente e all’idea di ristorazione.


Girovagando in esterna abbiamo anche notato un forno per le pizze, un paio che invece erano chiaramente dedicati a panificazioni e carni (diverse altezze, diversa potenza di fuoco) e uno “da terra” bassi, di quelli dove sotto vi si riempe di braci e ci cuoci di tutto.

Questa serie di forni lascia spazio all’immaginazione e a serate-evento a carattere conviviale.
Del resto era proprio questa l’idea che i proprietari ci hanno lasciato, l’idea di una veranda con cucina annessa dove al ritorno da mare (facciamo da fiume) ti fermi a rilassarti e a chiacchierare con tutti, chiedendo quel che la cucina ha disponibile nella giornata e abbondando con vino e prosecco della casa (molto apprezzato, ripeto) mentre il sole tramonta, sorge, poi ritorna, se ne va e tu sei affacciato dal tuo tavolo, verso l’orizzonte, senza fretta alcuna.

– Pesca sciroppata con panna che imita un uovo fritto, sfiziosissimo


– Falco

Scazzatiello castellese – Castel San Lorenzo (SA) – 2018

Scazzatiello castellese – Castel San Lorenzo (SA) – 2018


Non è facile trovare sagre infrasettimanali quindi quando si è presentata l’idea di andare a provare un’antica ricetta di pasta tradizionale ho subito radunato una macchina di coraggiosi e siamo partiti alla volta di Castel San Lorenzo, per la Sagra dello Scazzatiello castellese.

– Scazzatiello con ragù di salsiccia e zucca


Inerpicandosi su al paese


Il tragitto per quanto non complesso si inerpica in una serie di tornanti, ma in fin dei conti stiamo raggiungendo un castello, c’era da aspettarselo…

Ci mettiamo 50 minuti ad arrivare e parcheggiamo dove possiamo.

Intorno a noi non ci sono cartelli che indichino dove si tiene la sagra e l’unico indizio è la via scritta sulla locandina trovata online, così cominciamo a muoverci ad orecchio nel centro storico di Castel San Lorenzo facendoci guidare dalla musica e in breve tempo raggiungiamo la festa.

Speravo che la sagra si districasse tra le viuzze del borgo, invece è tutta radunata in questo ampio spiazzo che sicuramente per ragioni logistiche è risultato più semplice da sistemare.

– Simpatici cartoncini per ordinare


Il menu


Alla cassa due simpatiche ragazze ci accolgono spiegandoci un pò i piatti presenti, in realtà oltre lo scazzatiello, presente in due varianti, l’unica alternativa è il “curieddu e marzafecatu” (trattasi di cotica accompagnata da una salsiccia magra) e poi di tradizionale non c’è più nulla, se non la classica salsiccia con patatine fritte o l’antipasto misto.

Prendiamo tre piatti di pasta, 3 bottigliette d’acqua, 1 secondo e una bottiglia di vino (da 75 cl. per 5,00 euro) e il totale è di ben 27 euro!
9 euro a testa per 1 primo e un secondo diviso in tre!

Alla bistrattata sagra di Montoro di cui parlai tempo fa con un prezzo del genere ci saremmo portati via uno stand in legno con signora annessa.
Spero almeno che la pasta sia all’altezza delle premesse ma purtroppo non è nè così abbondante nè così saporita, anzi.

E’ scotta e povera di sale, quella al sugo si salva poichè più gustosa ma quella con zucca e salsiccia risulta dopo un pò difficile da mandar giù.

Riguardo Ogliara avevo definitio le pennette “tenui” come sapore, ma gradevoli, qui invece ci troviamo di fronte a diversi errori, e purtroppo devo farli notare.

Cotica e salsiccia non erano male, la prima era bella speziata e nonostante in generale io non sia un fan sfegatato l’ho mangiata tutta.

– Scazzatiello castellese al sugo


Epilogo


Quindi dopo 50 minuti di macchina in scarsi 25 minuti avevo finito di mangiare, non era disponibile neanche un pò di pane per la scarpetta (gratis almeno, ma col secondo che è una salsiccia nel sugo almeno 2 fettine potevano starci).

Non posso valutare la distanza come lato negativo, non tutti abitano dove viviamo noi e magari c’è chi in 10 minuti è seduto alla panca con piatto fumante annesso, ma prezzi e attenzione nella preparazione dei piatti sono assolutamente da rivedere.
E possibilmente anche qualche alternativa sarebbe gradita.

Speriamo che negli anni a venire Castel San Lorenzo riesca a migliorarsi, del resto siamo di fronte a una sagra giovane che ha tutto il tempo di dare il meglio.

Ha un centro storico e una ricetta tradizionale, non serve molto altro.


Falco


La pagina degli organizzatori:

Pro Loco Castel San Lorenzo


Scopri il post originale su FB!

– Il post su FB che racconta lo Scazzatiello castellese


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