Tag: castrato

Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023

Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023


La Sagra del castrato al ragù, di Serradarce di Campagna (SA), meglio conosciuta come Sagradelcastratoalragùcumaccarunrzitultimaserafusilli è un’istituzione del panorama campagnese.
La sua storia è lunga quanto il suo nome completo, andiamo a sciorinarla.


Il primo castrato


35 anni fa, nel 1988, in uno spiazzo un po’ logoro, tra le curve quasi nascoste della verde frazione di Serradarce di Campagna (SA) qualcuno decise che una specialità tutta locale avrebbe meritato un palcoscenico più ampio. Quest’idea che oggi potrebbe essere di facile concezione, in un momento storico nel quale ogni capriccio può essere trasformato in business, non era poi così banale in un contesto locale molto geloso delle proprie tradizioni.

Altro “sgarro” fu cambiare immediatamente il candidato alla castrazione dall’ovino classico al manzo, almeno per quanto riguarda l’involtino. Il manzo, oltre ad avere una preparazione più semplice poteva essere anche più facilmente apprezzabile dai visitatori non locali. La ricetta originale resta però applicata al ragù per la pasta.


La scelta delle date


Si scelsero le date, che rimasero quelle fino a oggi. Dall’8 al 13 Agosto. Si confermò il luogo, il solito spiazzo, un tempo ricoperto di terra e pietruzze, oggi pavimentato e arricchito ogni anno di un espediente che possa rendere la visita dell’avventore più piacevole. I fondi ricavati dalla somministrazione di 30 anni e passa di ragù servono e sono serviti per migliorare tutta la zona.
C’è una chiesetta (oggi sconsacrata) rimessa parzialmente a nuovo e tramutata in uno spazio destinato alle attività teatrali e alla cultura (ma che vedendola dall’interno non ho potuto non immaginare quanto avrebbe reso con un soppalco, birre alla spina, musica e un macello di gente, perché nel mio immaginario la spensieratezza è ancora legata ad un’idea di alcol e casino). Non solo gli stretti dintorni hanno beneficiato di questi lavori, perfino la morfologia della zona è cambiata. La terra è stata smossa e oggi dà vita a dei terrazzamenti ricoperti di verde e staccionate.


Il rito del castrato


Ma da dove ha origine la passione locale per il castrato? Tutto ha inizio da un rito nuziale. In quella che doveva essere una fantastica scena a cui assistere, gli sposi di una volta consumavano un pranzo nuziale proprio a base di ziti e castrato. Tutt’oggi infatti è così che il piatto si prepara. Ecco spiegato il divertente sottotitolo dei “maccarun r zit” (perché gli ziti vengono spezzati a mano, e resi maccheroni, cioè più corti).


La storia dei “fusilli l’ultima sera” è in realtà un tentativo di regalare un’alternativa altrettanto tipica, di un piatto molto in voga anche nel vicino Cilento, i fusilli appunto. Rimane uno sfizio da ultima sera perché i numeri abbondanti di visitatori che l’evento riceve non permettono una totale transizione verso il fusillo o la pasta fresca in generale. Poco male, perché nessuno ha in realtà voglia di stravolgere un piatto che è immutato nella tradizione e nella storia del posto, e che sta benissimo proprio con gli ziti con cui è nato.


La stessa locandina, bianca e rossa, storica e riconoscibilissima, rivela tutto l’atteggiamento e il modus operandi del luogo. E’ didascalica e sembra voler a tutti i costi essere chiara e non fraintendibile, poiché il cambiare una storica ricetta e renderla commerciale attirerebbe le ire dei locali, mai molto permissivi quando si va a sfiorare la propria tradizione. Ecco spiegati i divertenti sottotitoli.


Chili di ziti spezzati a mano


Chi disprezza vuol mangiare, e infatti gira che ti rigira sono proprio i locali che col tempo si sono affezionati tanto all’evento e oggi lo considerano un appuntamento irrinunciabile. E’ proprio grazie ad essi (e ad un’attenzione costante alla qualità del prodotto) che i numeri, in cucina e sulle panche, continuano a crescere nonostante la pandemia ed un’edizione sfortunata e fustigata dalla pioggia, che avrebbe tagliato le gambe a chiunque.


Abbiamo assistito di persona alla catena di spezzaggio che rendeva gli ziti della misura perfetta. Dall’altra parte, dietro una schiera di pentoloni dove il ragù sobbolliva calmo ed inesorabile, si ammorbidiva, lento lento, il castrato. Con una pesca miracolosa dal fondo del pentolone continuavano a uscire pezzettoni di carne grondanti di sugo. Alcuni di essi finiranno ad essere serviti come secondi. Altri, ridotti a pura polpa di carne, arricchiranno il famoso ragù che da il nome a tutto l’evento.


Altro elemento che compone il menu, e che da 33 anni rimane invariato, è la ciambotta.
Anche questa è una versione locale, senza patate, molto carica di melanzane, il che le dona anche un retrogusto pungente, e di friarielli (quelli salernitani, non i napoletani, occhio!)


Il menu completo


Il menu viene proposto completo (al costo di 18€), oppure si può scegliere la singola porzione e pagarla a parte. Molti optano proprio per il menu completo, che permette di assaggiare un’abbondante porzione di pasta (ancora più grande nella versione singola!), il castrato (oppure l’involtino di carne al sugo), la ciambotta, un bicchiere di vino, una pesca (per i veterani che in due colpi alla Goemon la monnano e la ficcano nel vino) e del pane per la scarpetta obbligatoria.


In alternativa, per chi magari sceglie il castrato da 33 anni e ha il guizzo di cambiare, sono presenti anche salsiccia alla piastra (ficcata in un classico panino da festa, con patatine fritte e salse) e gli arrosticini.
Al bar invece birre nazionali e qualche estera (no alla spina), amari, grappe. Vino, disponibile all’acquisto sia nel singolo bicchiere che in bottiglia (solo 4€, ovviamente della zona)

Per l’intrattenimento musicale si alternano radio con speaker e band di musica folk locale.
Lo spiazzo, che può ospitare contemporaneamente 600 persone, è composto da tavoli (ritoccati ogni anno) che però sono stati costruiti con esperienza ben 35 anni fa! Tutto in questo luogo è dedito alla sagra, ed è maturato e…rosolato…con essa proprio come un buon castrato dovrebbe essere.
L’Associazione OPERARE, che ha preso in carico l’onore e l’onere di questa tradizione, al momento presieduta da Sharon Bottiglieri, ci è parsa estremamente accogliente (e di questo non avevamo dubbi) ma anche aperta all’evoluzione di quest’evento in qualcosa di più, che esuli dai limiti imposti da uno spazio si storico e che fa parte della memoria, ma che al tempo stesso contiene a fatica l’energia e la curiosità dei tanti visitatori.

Falco

Gli articoli degli eventi e sagre
Gli articoli recensione post eventi e sagre
Pagina facebook con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Instagram con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Youtube degli eventi e sagre in cui il trono di sagre è stato presente.
Pagina Telegram con tutti gli aggiornamenti sugli eventi e sagre
Sagra del Castrato al Ragù cù maccarun r’ zit – Serradarce di Campagna (SA), un ragù da ore e ore di cottura a fuoco lento

Sagra del Castrato al Ragù cù maccarun r’ zit – Serradarce di Campagna (SA), un ragù da ore e ore di cottura a fuoco lento

Parte ormai a breve la Sagra del Castrato al ragù con maccarun r zit, la quale si terrà come sempre a Serradarce di Campagna, in provincia di Salerno. Rappresenta il fiore all’occhiello nella promozione e nello sviluppo della frazione di Serradarce. Vede il gruppo in prima linea con testimone passato di padre in figlio ed incassi tutti destinati alla valorizzazione del territorio. Le date ufficiali sono sempre quelle che di consueto vanno dall’8 al 13 agosto.

Sagra del Castrato

Tema principale della Sagra del Castrato al ragù, una delle più originali e riuscite del salernitano, è il menù dei matrimoni di una volta, maccarun r zitla pasta degli sposi. Condita con ragù di castrato ovvero il maschio della pecora, fatto crescere dai genitori degli sposi, per il banchetto nuziale dei figli.

Per secoli è stato il menù principale per migliaia di ricevimenti, solo la cottura del ragù prevede ore e ore a fuoco lento, in modo che la carne diventi così morbida da sciogliersi in bocca, dopo aver conferito un sapore al sugo unico e inimitabile.
Oltre alla carne di castrato, anche braciole di vitello paesano, il tocco finale è la cascata di formaggio pecorino, mantecandosi forma una patina di bontà e sapidità, tipica dei sapori di una volta.
Oltre agli ziti al ragù e alla braciola di castrato, negli anni si è guadagnata un ruolo di primo piano anche la ciambotta, realizzata con ortaggi a km zero e il buon vino rosso locale, distribuito generosamente.

Sagra del Castrato

Serradarce, l’appuntamento e quindi la presenza alla Sagra del Castrato al ragù viene emblematicamente chiamata “la visita”. Questo sta a significare il forte attaccamento all’evento da parte degli abitanti del luogo.
L’ultima sera saranno protagonisti i fusilli!

Sagra del Castrato

Gli articoli degli eventi e sagre
Gli articoli recensione post eventi e sagre
Pagina facebook con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Instagram con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Youtube degli eventi e sagre in cui il trono di sagre è stato presente.
Pagina Telegram con tutti gli aggiornamenti sugli eventi e sagre

Felicella | Country House – Serradarce di Campagna (SA) – Tavolo Riservato

Felicella | Country House – Serradarce di Campagna (SA) – Tavolo Riservato


La Country House Felicella è a tutti gli effetti un agriturismo a gestione familiare, situato nel verde di Serradarce di Campagna (SA). Come redazione de Il Trono di Sagre non potevamo volevamo esimerci dal riapprezzarne i caldi (e abbondanti!) piatti e, in occasione della nostra collaborazione con il pastificio La Siciliana, siamo tornati a sederci, camino in vista e vino in tavola, fregandoci le mani. Oggi ci divertiamo!

Zuppa di fagioli
– Non fa più così freddo ormai, ma ad una zuppa contadina non si rinuncia…


Tutto cominciò col castrato


Gianluca Gerardi, che ha accolto con entusiasmo l’idea di questa avventura in combinato tra Il Trono di Sagre, La Siciliana e la sua Country House, ci racconta, nonostante il da farsi che lo vede apparire fugace tra cucina-camino-tavoli-esterno notte, come tutto sia iniziato e proseguito: in famiglia.

“Il castrato lo faceva già mio nonno, identico a come è oggi”

Una fase della realizzazione della celebre matassa, ad opera del pastificio La Siciliana

🔖Via Serroni 23b, Battipaglia (SA)

📞 0828 370802 / 389 789 8502

🔖 Via Galdo, 67, 84022 Campagna (SA)

📞0828 45586



E’ proprio da questo castrato, infatti, che ha origine anche la nota Sagra del Castrato al Ragù cù Maccarun r’ Zit che si tiene ogni anno in Agosto, proprio a Serradarce di Campagna. L’evento non ha più bisogno di presentazioni, dato che è amatissimo dal suo zoccolo duro di appassionati della carne nella salsa e potete apprezzarne tutti i dettagli in pagina, nel nostro calendario eventi e nelle pubblicazioni degli amici di OPERARE, l’associazione che ogni anno rimette in piedi l’evento.


Ad arrivare in tavola però è inizialmente un lungo antipasto, un misto di caldi & freddi.
Per i freddi abbiamo: salumi locali (prosciutto, pancetta…) una zucca lievemente arrostita e tagliata finissima, ottima, da bis, che ovviamente ho fatto. Speciale, sulla bruschetta arruscata alla perfezione che vi servono di fianco.

Per i caldi invece si schierano una parmigiana della mamma che è un piacere. Alta, spugnosa e fritta.
Si smorza con un mix scarole, patate e peperone crusco, ottimo bilanciamento dell’amarognolo anche nella scaletta dei piatti, in contrasto con una ben poco sapida zuppa di fagioli e cotenna.

Rigo a parte per la pizzella al carciofo, ottima, ottima…e l’involtino di verza gratinato, che è stato spettacolare. Si è sentito anche dall’entusiasmo del tavolo di fronte al nostro (“L’involtino di verza? E’ buonissimo!”)

Involtini di verza
– Involtino di verza, tra i miei piatti preferiti della serata


Carboidrati a cascata


La serata scorre gradevole all’interno del locale dall’atmosfera calda, un po’ favorita dal camino, un po’ dal legno alle pareti e un po’ dal chiacchiericcio intorno a noi, anche il vino rosso aiuta. Sta andando tutto alla perfezione, finchè lo staff, rappresentato dall’onnipresente e simpatico cameriere, non decide di end our whole career con una valanga di pasta.

Felicella, Matassa
– Un El Dorado di matassa e fagioli


Fingo impassibilità ma non appena vedo la quantità di matassa so che moriremo lì.
Perchè è bella, e sarà sicuramente anche buona, perchè la mangeremo tutta, e ci manderà KO.

Gianluca ricompare mentendo clamorosamente: “Ma saranno un 200 gr!”, menzogne, si è volati alti oltre i 150 gr a testa. Però…è questa la pasta che ha dato origine a questa serata, pastificio d’origine de La Siciliana, preparata, mantecata, esaltata, nella Felicella Country House, osservata, fotografata, divorata, digerita, da Il Trono di Sagre.
Una gran bella matassa, classica, con fagioli, un po’ di forte e crusco on top.

Felicella, Ziti
– Non fatevi ingannare, sembra una porzioncina ma la foto è stata scattata dal James Webb

Procediamo col secondo primo? Ebbene si, questa notizia, già anticipata nel mio scambio di conversazioni con Gianluca, era quel che più temevo. Per fortuna il quantitativo di ziti sarà inferiore al matassone, vero?
Sbagliato. Uguale, se non di più, piomba a centro tavola questo meteorite sciolto nel sugo, con un sapido che ci risveglia il palato, il castrato, presentissimo, si mescola al pomodoro tiratissimo e al formaggio di pecora. E’ un piatto eccellente. Altri 100gr e passa a testa, Corvo cede di schianto e non parlerà più per il resto della serata, traumatizzato, rivelerà poi al suo psicologo di “vedere la pasta scotta”, nei suoi incubi.

Verza e patate
– Come fa il peperone crusco a essere sempre così buono?


Tutto finì col castrato


Ormai in balia degli eventi, con almeno un’altra porzione rimasta nella tonda pirofila (ci faceva male il cuore a lasciarla lì, ma del resto ci faceva male il cuore anche letteralmente, quindi…) passiamo al castrato, assoluto, protagonista, di nuovo al centro della tavola.

All’interno del piatto, sotto dune di sugo, in trincea, anche delle bracioline.
Nonostante la sazietà raggiunta tre piatti fa è ancora una volta impossibile non lasciarsi risvegliare per un attimo il vulio dal sapore carico del castrato.
Morbidissimo, si taglia col cucchiaio come fosse una ganache al maiale.

Il segreto? Pare essere solo una lenta cottura, ben controllata, per un minimo di 4 ore, in passata paesana, fatta in casa.
Delusi? Al contrario, la semplicità sa sorprendere.
Non c’è bisogno di orpelli quando la materia prima è ottima, è la lezione più vecchia della cucina.

Felicella, castrato
– La rupe dei Re, al sugo

Si può anche uscirne con le ossa rotte, ma lo spazio per il dolcino ci sarà sempre.
E dalla cucina capitombola una torta di crema e amarene. Impossibile capire quale fosse il segreto della sua bontà, nascosto in pieno sole dall’apparente semplicità della stessa.
Crema gialla e avvolgente, non troppo dolce, setosa, con l’amarena spappolata che esplode e da quel tocco finale di dolce e acido, pungente. La frolla, spesso dimenticata, è protagonista quanto il ripieno, delicata, mai pesante, una conclusione eccellente.

– Ottima torta fatta in casa


Alla fine siamo talmente gonfi che c’è tempo solo per un altro mezzo litro di vino e un limoncello per Corvo, che è stato rianimato nel frattempo con i sali terapeutici dello zucchero a velo della torta.
Due chiacchiere con Gianluca e siamo pronti per lasciarci morire in una cunetta appena fuori la tenuta, con uno stranito sorriso sulle labbra.

Troviamo anche il modo per sbagliare 2 volte strada e regalarci un alienante ritorno a casa sotto le pale eoliche, in un buio terrificante.


Falco

Sagra del cavatiello maglianese – Magliano nuovo di Magliano Vetere (SA) – 2022

Sagra del cavatiello maglianese – Magliano nuovo di Magliano Vetere (SA) – 2022

La Sagra del cavatiello maglianese, anche detta Festa Farina Forca, si svolge a Magliano Nuovo, un’estensione del borgo più antico di Magliano Vetere (SA) ed è organizzata dall’Associazione Manlium.
Il nome Festa Farina Forca deriva da un vecchio detto della monarchia borbonica che dominava queste terre, alludendo a come il popolo potesse essere facilmente controllato con un abile uso di questi tre elementi. Oggi per fortuna questi tre elementi vengono usati per impastare i cavatIelli.

Sagra del cavatiello maglianese, cannolo cilentano
– Oggi ci divertiamo.


Un panorama per antipasto


La viuzza per raggiungere Magliano Nuovo non è delle più brevi. Parlo di lunghezza più che altro perché non è che la strada sia così difficoltosa, tolta qualche franetta e qualche cedimento stradale qui e lì, ma del resto siamo in Campania, ci siamo abituati!

In compenso però, senza distrarvi troppo, e se partite ad un orario complice avrete un assaggio del perché nonostante le difficoltà è così difficile staccarsi da questi territori.
Basta voltarsi verso il finestrino per osservare un vivo mare di verde che spazzolato dal vento è spruzzato dal dorato del sole (ore 19.45 orario ideale). Ci vivi, eppure continua a sorprenderti.

Sagra del cavatiello maglianese, panorama
– Comunque quella è Capri. Si.

Ancora, impossibile non rimanere affascinati dalla gola quando la strada a un passo dall’arrivo si infila in questa montagna scavata e levigata dal vento e regala l’ennesimo panorama da vertigini.


Le vesti nuove di Magliano Nuovo


Parlare di nuove vesti è relativo ma Magliano Nuovo è conservato come fosse una scenografia di Cinecittà. Arrivi e trovi immediatamente la chiesa (del 700′) ristrutturata grazie all’aiuto di tutta la cittadinanza. Perfettamente tenuta, sia fuori con le sue pietre che dentro con i suoi marmi tirati a lucido (e un caratteristico presepe che di Nolaniana concezione rappresenta il paese e la chiesa stessa. Ci sarà all’interno della miniatura della chiesa un’altra miniatura? Mindblown.)


Il paese risente naturalmente dello spopolamento, come tutte le piccole realtà italiane.
C’è un evento che richiama e rallegra gli abitanti del posto e quelli vicini: La Sagra del cavatiello maglianese.

Il nostro tour è già iniziato in piazza quando ci è stata fatta un’infarinatura della storia del paese.
Ora tocca ai festeggiamenti, in serata verremo eventualmente passati per la forca, ma fa parte del gioco.


Il piazzale dove si tiene la festa è minuto e con le panche già disposte, sono appena le 20 e c’è qualche anziano abitante locale che si sta godendo un piatto di cavatielli e un bicchiere di vino.
E’ il momento preferito del giorno, si godono il tramonto.
Nulla da dire, è la scelta migliore.


Il menu


Veniamo portati nelle cucine, la struttura era una vecchia chiesa adibita poi a scuola, poi a una sorta di centro sociale e ora è a disposizione della popolazione per attività disparate.

Le sale sono state organizzate in modo da ospitare fasi diverse delle preparazioni culinarie.
Nella prima sala troviamo una distesa di antipasti.
Qualche piatto di freddi è già pronto, alle spalle di essi scalinate di formaggio, veli di capocollo, ziqqurat di pane.


Ancora, una distesa di dolci da Alice nel paese delle Maglianoviglie.
LE PESCHE, brillano di rosa e di zucchero, i cannoli in due versioni: la siciliana (che però è in questo caso la cilentana, con la crema che sta diventando sempre più nota e frequente) e quella formata dall’impasto delle zeppole.

Zeppole, naturalmente, struffoli, pasticceria secca.

Sagra del cavatiello maglianese, mulignane mbuttunate
– Il lento supplizio delle mulignane


Alle spalle dei dolci, a sorpresa, due pentoloni di ‘mulignane mbuttunate che galleggiano riverse a pancia sotto nel sugo, stremate.

Siamo nella prima sala e già non ci capisco più niente, dobbiamo resistere almeno fino all’assaggio.


La sala dei cavatielli


Cambiano le sale ma non vengono meno le sorprese.
Due padelloni giganti saltano cavatielli con sugo semplice e basilico oppure con castrato.
Il padellone ha un peso specifico non indifferente e si lascerà alzare solo se sei degno.

Le signore con mosse sussultorie alla Honda creano delle (h)onde di Hokusai di sugo.
Spuma di formaggio a pioggia, fogliolina di basilico in cima e sono pronti.

Cavatielli
– Bello quanto il panorama stesso


A destra, in una sauna di sugo, nella pace dei sensi, riposa il castrato.
Ha cotto per ore negli abissi rubini del pomodoro ed è di un rosso brillante, stupendo.

Lasciamo gli interni per dedicarci agli esterni e alle braci.
Qui c’è una delle sorprese di questa sagra: le trote.
Hanno deciso di proporre le trote poiché era vecchia tradizione popolare recarsi al fiume Calore a pescare. Mai vista una trota in una sagra, siamo molto curiosi di assaggiarla.


Insieme alle trote su una larga impalcatura in ferro ardono sulle braci le salsicce e la pancetta.
In un raro momento di pausa qualcuno ne approfitta per rifocillarsi e bere un bicchiere di vino, veniamo felicemente coinvolti, perchè mai e poi mai rifiutiamo quando ci offrono qualcosa da mangiare.
La prima cosa che proviamo alla Sagra del cavatiello maglianese è dunque…la pancetta.

Tagliata fine, arrostita fino a doratura, diventa un croccante e caloricissimo snack.
Assaggiamo anche il vino, che viene dalle vigne della vicina Stio, e che viene venduto in un pericolosissimo 3€ alla bottiglia. Alla mia mente ricorre la strada del ritorno.


In tavola


Dopo aver fatto questa preview di tutto quello che ci aspetta siamo sinceramente ingolositi e vogliosi di provare un po’ tutto. Cominciamo dall’antipasto di salumi, formaggi e sottoli (7€)

Antipasti freddi
– Ricordate, formaggi e sottoli!

In una vasta gamma di cose buone spiccano per me i formaggi e i sottoli.
Necessariamente prendete un tozzo di pane, armatevi di vino e fateci una minimarenna.
In particolare c’erano delle zucchine croccantissime che mi hanno deliziato.

A seguire cavatielli, sia al sugo semplice con basilico che con sugo di castrato, ovviamente.
I sapori sono ben distinti, il sugo di castrato è chiaramente più grasso e avvolgente ma ciò che spicca è il cavatiello. E’ veramente una soddisfazione.

Cavatielli x 2
– I due cavatielli


Quando vado a una sagra metto in conto che, cucinando per centinaia di persone possa scappare un po’ di sale in più o in meno, stesso ragionamento per quanto riguarda la cottura.
E invece no. Il cavatiello è perfetto di sale e di cottura, al dentissimo, come piace a noi.
Sicuramente influisce il doverlo preparare solo per 400 persone (il numero medio di avventori per sera) invece che per i canonici 1200/1500 medi delle feste cilentane classiche.

Anche vero che se si ha la forza e la pazienza di accontentarsi di un pubblico più minuto (che rimane minuto sia per posizione del borgo sia per gli spazi) si può eccellere nella qualità.
E su questo aspetto la Sagra del cavatiello maglianese fa incetta di 10/10.


Secondi e contorni


Andrò un po’ più rapido, altrimenti diventa una biografia invece di un racconto.
Come secondi proviamo la trota e il castrato, due pietanze agli antipodi.

La trota è un altro elemento dove si poteva cadere, vista comunque la delicatezza della cottura del pesce sulla brace viva. E invece…
Ogni volta che potrebbero essere colti in fallo si rianimano.
Ben cotta, non asciutta, senza condimenti invadenti, piena di polpa, spinabile anche da un bambino.


Il castrato, che te lo dico a fare, è talmente morbido che viene via come fosse una delizia al limone (che pessimo accostamento di idee). Se volete farla grossa prendete insieme il castrato e i cavatelli e fate il sugo della vostra vita (7€ i cavatelli + 7€ il castrato = 14€ di goduria NB: i piatti sono grossi)

Come annunciato tra parentesi i piatti sono grandicelli e non nascondo che cominciavamo già a boccheggiare, nonostante il litro di vino rosso fresco aiutasse, però volevamo continuare a magn- provare!


Per contorni proviamo le Patane co a cepodda (buone, ma da queste mi aspettavo un’amalgama più pastosa), naturalmente le ‘mulignane mbuttunate (buone, pesanti così come appaiono) e le rape e patate (si sente molto la rapa, sicuramente un pregio se apprezzi le erbe).


Dolci conclusioni


Gag orrenda nel titolo ed è il momento dei dolci: Cannolo con impasto della zeppola e torta.
Corvo sceglie i due dolci più pesanti possibili e nonostante siamo sull’orlo del KO non possiamo non apprezzare, anche in questo caso.

Per tutto lo scritto, siccome c’era veramente molto da dire, non ho mai avuto il tempo di parlare dell’ospitalità. E’ stata grandiosa.

Ci sono venuti a prendere praticamente nel parcheggio per mostrarci tutto il paese, sicuramente una cosa apprezzata e che non capita spesso.

Staff di Associazione Manlium
– Squadrone Cavatielli


Allo stesso tempo è sinonimo di cosa questa festa rappresenti.
C’è una sinergia e uno scopo comune che si percepisce nell’aria (a volte fresca e ventosa, portatevi un giacchetto) che è tutto volto a far qualcosa di bello per il paese, per tenerlo vivo.

Anche quando eravamo in cucina si rideva e si scherzava, chiunque, anche i più indaffarati, erano ben felici di mollare tutto e scambiare qualche battuta con noi.

La mia impressione non è stata quella di un evento che deve riuscire sennò fai un buco nelle casse, ma di un clima da scampagnata in famiglia, organizzata in modo eccellente.

Venditore di cestini
– Cesti intrecciati a mano


Perfino mentre eravamo a tavola qualcuno si avvicinava per sapere le nostre opinioni e spiegarci questo o quello su ciò che stavamo mangiando. Sicuramente parte della motivazione era diretta al fatto che questi scritti vengono letti da migliaia (oheeeee!) di persone e volevano essere sicuri che non scrivessi boiate (cosa fatta comunque, avete colto il riferimento a Street Fighter prima?) ma c’era anche una sincera voglia di sapere se….”era tutto buono?”.

Abbiamo respirato delle atmosfere che a dire la verità un po’ mancavano, da evento di paese reale, di quelli dove andavamo quasi per caso, all’avventura, ben prima di aprire Il Trono di Sagre e ci siamo divertiti un casino.


Anche nei tavoli intorno a noi c’era un’atmosfera molto rilassata, la gente si godeva la serata senza fregarsene granché di confronti con questa o quella festa, o questo e quel piatto, in qualche modo anche la musica, sicuramente modesta ma sincera, adeguata, era parte del contesto.

In conclusione un accenno, ancora una volta, alla gentilezza e disponibilità di tutto lo staff (sia di quello sul retro che di quello che sciamava ovunque per i tavoli (vieni servito a tavola dopo aver preso l’ordinazione)) che ci ha fatto sentire ospiti graditi.


– Falco

Gli articoli degli eventi e sagre
Gli articoli recensione post eventi e sagre
Pagina facebook con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Instagram con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Youtube degli eventi e sagre in cui il trono di sagre è stato presente.
Pagina Telegram con tutti gli aggiornamenti sugli eventi e sagre


Festa nel bosco – Perito (SA) – 2021

Festa nel bosco – Perito (SA) – 2021


Dopo 1 anno e mezzo ritorna una recensione finalmente pertinente e degna del nome Il Trono di Sagre, e la protagonista è la Festa nel bosco, a Perito.
Non la voglio menare con l’effetto nostalgia, su cosa ci è mancato, su quanto ci è mancato etc., ma la sensazione della fotocamera in spalla era ormai completamente aliena, solo la fame era sempre la stessa.

Frutta - Festa nel bosco
– Le “frutte”


Green Perito


Perito per la sua Festa nel bosco, di questo luglio 2021, ha scelto di inserire tutti i protocolli di sicurezza possibili, dalla prenotazione del tavolo con cognome e numero di telefono, al controllo del Green Pass (senza non entri), al multi-controllo (ancora) della temperatura fino al rilascio di un doppio QRCode da consegnare al “cameriere” che ti accompagna al tavolo. Mancavano giusto una camera di depressurizzazione e una doccia di decontaminazione.

Fila tutto molto liscio finchè non arriviamo al postazione di rilascio del QRCode. A questo punto la mia sola presenza fa implodere la stampante, fino a quel momento perfettamente funzionante. Non ho cuore di rivelare ai due poveri ragazzi che cercano invano di aggiustarla che la colpa è tutta mia. Presumibilmente appena muoviamo qualche passo verso l’ingresso la stessa ricomincia naturalmente a funzionare.

Il percorso verso il tavolo è un vero dedalo, probabilmente se nel mezzo della serata ti alzi per andare in bagno non rivedrai mai più i tuoi affetti. Si narra di persone che ancora vagano nei boschi con un ticket per i cavatelli in mano.

“Cercavo solo un po’ di forte“, sembrano ripetere laconici.

Mappa - Festa nel bosco
– Il reame boscoso


Il fantamenu della Festa nel bosco


Il menu è un po’ cambiato dall’ultima volta che siamo venuti (2017) ed è sparita quella deludente salsiccetta, mentre si è confermato il castrato, che è un po’ il piatto forte della festa.

Ordiniamo praticamente tutto il menu, da condividere: 1 antipasto, 1 piatto di cavatelli (con castrato, le altre due opzioni sono sugo semplice e alla boscaiola), spezzatino di vitello, mulignane ‘mbuttunate, ciaula e minestra stretta.
Scegliamo di provare anche una birra artigianale (da 75 cl) e poi chiaramente il vino della casa.
Tralasciamo praticamente soltanto le patatine fritte.

Gli ordini vanno rilasciati al volenteroso personale vestito da Globuli Bianchi di Siamo Fatti Così che si adopera a correre per i tavoli rilasciando piastrine e proteine (il castrato) e pulendo celermente tutti i tavoli con grande perizia.

Cavatelli - Festa nel bosco
– Gnoccotelli nudi si rilassano su una distesa di pomodoro


Vorrei cominciare dal principio, e cioè dai cavatelli, che per scovarli nella loro veste migliore rendo cieca e indispettita una signora che mi siede di fronte, travolta da più flash di Lady D.
Sono belli pesantucci (bene, riempiono!), callosissimi e sugosi.
Sono molto spessi e tendono allo gnocco, il che non può essere che un bene.
Li abbiamo presi al castrato invece che col sugo semplice e pensavamo di aver fatto la genialata…in realtà sono buonissimi (anche dopo che li inondiamo di formaggio e di un criminale pezzo di peperoncino infilato di nascosto da Corvo) solo che quando al tavolo di fianco portano questo pezzo di meteorite rosso pulsante ci rendiamo conto che forse il pezzettino (pezzettone?) di castrato a parte andava preso.

Cavatelli al formaggio - Festa nel bosco
– Il pudico Corvo ricopre con una coperta di formaggio e peperoncino i cavatelli


Lo spezzatino e i suoi amici


Ci consoliamo immediatamente con lo spezzatino di vitello, per noi all’unanimità il piatto più buono.
Delicato e pieno di succhi, si scioglie in bocca e si accompagna alla grande con le patate al forno, ve lo consiglio.
Anche la ciaula (il ciambottone) è molto diverso rispetto a quello timido di qualche anno fa.
Le patate sono tagliate con l’accetta, sembrano quarti di mela, ma sono perfettamente cotti e allietano il palato sfaldandosi mentre vengono protette vanamente da un mantello rosso di puparuoli. Stesso ragionamento per il piatto di minestra stretta, di acquoso, come suggerisce il nome, ha ben poco, è invece di perfetto accompagnamento a tutti gli altri piatti.

Pancetta - Festa nel bosco
– La pancetta prende le distanze dal formaggio, che trama qualcosa in penombra



Siamo molto soddisfatti, ci è piaciuto davvero tutto, menzione di disonore però per l’antipasto che nonostante la qualità dei pezzi (saporito il formaggio e dolce la pancetta) si presenta troppo miserello. Con queste fette di salume in lacrime aggrappate ai bordi del piatto, che guardano di sottecchi il formaggio che deve averne fatta una delle sue.
Qualitativamente c’è poco da lamentarsi, ma forse rimpolpato con qualche sott’olio avrebbe fatto fesso e contento qualche pollo di cortile come noi.

Ah, dimenticavo, anche le mulignane ‘mbuttunate sono ottime.

Spezzatino di vitello - Festa nel bosco
– Primo piano meritato per lo spezzatino di vitello, sul retro spiccano la minestra stretta e la ciaula


Il coso della fotocamera


Dopo aver intervallato con un’altra bottiglia di vino (in realtà altre 2) e un’altra bottiglia da 75 di birra artigianale e discusso praticamente di tutto, in questa piacevole cornicetta di fronde e rami, decidiamo di fare una piccola passeggiata scattando qualche foto nel suggestivo percorso. Ne ho parlato molto poco ma che vi assicuro merita la visita. La festa infatti si svolge tutta in questo boschetto che praticamente dal nulla sboccia nel cuore del paese, a tratti passi dall’acciottolato al sentiero e manco te ne accorgi, ti lasci alle spalle la chiesa e ti ci ritrovi un albero, quasi per magia.

Di foto in verità ne scatto poco, distratto dalle chiacchiere e dalla ricerca infruttuosa del banco dolci, ma faccio in tempo a dimenticarmi come sempre il copriobiettivo della Canon sul tavolo, per fortuna una globulina mi urla dietro che ho dimenticato “il coso” e puntualmente faccio dietro front per recuperarlo.

Le nostre impressioni sono state positive, in un clima difficile come quello del 2021 (eppur l’ho dovuto dire) Perito è riuscita a tirar su una festa molto dignitosa, che ha fatto anche passi in avanti decisi rispetto a quella di qualche annata fa e che ci fa ben sperare in vista di un nostro ritorno nel 2022 alla Festa nel bosco.


Falco

Gli articoli degli eventi e sagre
Gli articoli recensione post eventi e sagre
Pagina facebook con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Instagram con tutti gli eventi e sagre.
Pagina Youtube degli eventi e sagre in cui il trono di sagre è stato presente.
Pagina Telegram con tutti gli aggiornamenti sugli eventi e sagre