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Sagra lagane e ceci – Rufoli di Salerno (SA) – 2022

Sagra lagane e ceci – Rufoli di Salerno (SA) – 2022

Appuntamento fisso, vista anche la ristretta distanza che, una volta tanto, ci separa.
In questo Luglio 2022, precisamente nelle date che vanno dal 15 al 19, torna puntuale la Sagra lagane e ceci di Rufoli. E, in modo altrettanto naturale, Il Trono di Sagre sarà presente sul posto.


30 anni di lagane, 30 kg di lagane

La Sagra lagane e ceci di Rufoli si tiene ormai da 30 edizioni (e passa, in realtà) e lo si nota dall’organizzazione militare delle sue retrovie.
Siamo stati scortati da Emilio Di Giacomo, il lucido 80enne patron dell’evento, tra i primi di sempre ad organizzarlo e portarlo fieramente avanti per tre decadi abbondanti.

Noi veniamo a Rufoli, anche in borghese, da diversi anni, questa è la prima volta però che possiamo dare un’occhiata al luogo dove avviene la magia vera e propria e non posso nascondere che sono rimasto sbalordito.

Pentoloni
– La lagana ribelle viene sorvegliata a vista con mestoli di due metri

La prima cosa che salta all’occhio sono questi pentoloni giganteschi ricolmi di lagane, con un processo e delle tempistiche che vanno a “scalare”, quando l’acqua bolle in uno si procede a rimuovere la pasta da un altro, e così via.
Ogni pentolone può contenere 30kg di lagane!
Vengono seguiti con attenzione dai membri del comitato organizzativo.

I membri sono divisi a gruppi, ognuno con un suo compito, ognuno indipendente dall’altro, è stata una lezione d’organizzazione degna del film “The Founder”.


Frionzolo e zeppole


Saltando immediatamente alla fine del pasto, un’altra cosa incantevole e suggestiva, e altrettanto iconica di questo evento sono le zeppole.

All’esterno, in un’area dedicata, all’aperto, in un delicato tramonto estivo tendente al rosa, avevamo una mezza dozzina di signore che con ritmi tribali e ben cadenzati, come una dolce catena di montaggio a metà tra l’ambizione di Ford e i deliri di Fantasia, impastavano le zeppole.

Impasto informe al centro, colpito ai fianchi senza pietà, strappato delle sue carni lievitate e lavorato al momento in piccoli salsicciotti che diventavano serpentelli e infine cappi, mandati di fianco, nell’olio bollente.

Sagra lagane e ceci, zeppole
– Zeppole appena sfornate

Nella terza di queste fasi, in un reparto con ritmi più cadenzati, il momento di far piovere zucchero e asciugare un po’ l’olio (che, a onor del vero, non ho mai visto troppo abbondante).
La zeppola, se non si fosse capito, qui è un’eccellenza.

Non è da meno l’ennesimo reparto indipendente, quello della Frionzola, o della Sfrionzola, ogni provincia mette o toglie una S, una F o qualche Z.
La ricetta è sempre la stessa: carne di maiale, peperoni rigorosamente insaporiti d’aceto, che è il vero collante della ricetta, e patate.

Complimenti vivissimi a chi ha lavorato le patate, sembrano fatte in serie, sono dorate come pepite e hanno colore e consistenza perfetta. Le patate sanno essere un incubo, ma qui c’è qualcuno che ha scoperto il loro segreto.

Frionzolo
– Un monte di carne di maiale


In un pentolone a parte sfrigge la carne di maiale, insaporendosi in un abbraccio col peperone.


Ultimo, ma non per mancanza di grasso


Ci sono anche le melanzane allardate!
Ricetta semplice: melanzane spaccate con un saporito insaccato a ricoprirle.
Prendono un ottimo sentore di affumicato, sono saporite e sapide il giusto.

Quanti reparti, e quanta gente per ogni reparto!
Sapete in quanti lavorano, tra banchi, casse e cucine? 120 persone!
Non a caso il Presidente Di Giacomo si è vantato dell’efficienza e della velocità ormai raggiunta.
Insomma, se l’intoppo c’è, perché può capitare, è un incidente di percorso dovuto anche alle massicce presenza giornaliere (quasi 5.000 circa!) che assaltano la sagra nella sua cinque giorni.

Non stentiamo a crederlo, noi ci siamo stati di lunedì e comunque era tutto pieno.

Capocollo
– 10/10 Would slice #top!


Non posso concludere senza accennare ai salumi (pancetta e capocollo tagliati freschi) e il pane.
Anche il pane infatti va messo nel leggendario trio di prodotti peculiari della festa.
Nonostante le 5.000 presenze trovano il tempo di sfornare pagnotte fresche, e la differenza SI VEDE E SI SENTE.

Una qualsivoglia rosetta da supermercato non regge il confronto, grande merito alla figura che ha ispirato quest’ennesima tradizione, purtroppo scomparsa, cui il presidente ci accenna diverse volte, con commozione.


Desinare sotto i tigli


Premettiamo che non ho la minima idea se quelli fossero tigli, ma il rimando agli O-Zone era necessario.
La Sagra lagane e ceci di Rufoli ha sempre avuto un paio di spiazzali dedicati, dove poter cenare.
Recentemente ha ampliato e ha unito, in un dislivello a seguire, un altro paio di spazi.

Uno dei due, molto caruccio, è addobbato con diverse lucine tra gli alberi e panche di legno, è probabilmente la zona più caratteristica dove poter cenare.
I tavoli sono abbondanti, quindi non dovreste mai avere problemi a trovare posto, ma vi ricordo che la gente abbonda allo stesso modo, quindi siate celeri.


Vi ho parlato dell’evento e dei piatti, ma questi piatti come sono?

La lagane e ceci è una delle mie preferite dell’intero panorama eventi estivo, l’ho sempre detto e lo ripeto. Probabilmente per me è la migliore.
Sicuramente influisce il mio gusto personale, difatti a me piace cremosa e non acquosa, ma ogni tradizione ha la sua.

Quest’anno, incredibilmente, la pasta era ancora più buona di come la ricordavo (e abbondante).
Pienamente approvata.

Lagana
– La famosa lagana


Sarà stata la bella serata ma sapete cos’altro mi ha meravigliato? I salumi.
Capocollo color rubino, dolce, perfetto, quasi un crimine mangiarlo col pane.
Difesa strenua anche della pancetta, anche qui un prodotto sul quale non ho nulla da poter dire.

La Frionzola purtroppo l’ho acchiappato già fredda, perché nel mentre che andavo a prendermi la birra si è riposato un po’ troppo, quindi non posso giudicarlo granchè, peccato!
Anche a freddo, comunque, ho apprezzato le note capricciose dell’aceto.

In compenso la birra era eccellente (volendo c’è anche il vino).
Aggiungo che quello di cui vi ho parlato era il menu completo, però potete prendere i piatti singolarmente o, perché no, lanciarvi sui panini, di cui ho comunque un buon ricordo.

Menu completo
– Foto frettolosa del menu completo, perchè volevo magnà!


Se oltre mangiare (c’è altro oltre mangiare e bere?) volete ballare vi informo che ogni sera si alternano sul palchetto della chiesa diversi gruppi. Quest’anno c’erano band dedicate ai bambini, altre tendenti allo swing e anche, naturalmente, gruppi di musica popolare. Per tutti i gusti.


Sagra lagane e ceci, conclusioni


E’ stata una grande conferma essere nuovamente qui, molto gradita, aggiungo.
Molto gradita perchè abbiamo ritrovato un evento che sembra non aver risentito minimamente di questi due anni di stop e ci ha fatto piacere rivedere 120 e passa persone, cariche a palla, funzionare come un singolo perfetto ingranaggio.


Gran merito della bella serata è stato del presidente Emilio Di Giacomo, che approfittiamo nuovamente per salutare, ha saputo illustrarci tutti i segreti e gli sfizi di un’organizzazione perfetta, quella della Sagra lagane e ceci, di Rufoli. Vi salutiamo, come sempre, da Il Trono di Sagre!


– Falco

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Immutati da millenni, gli Scauratielli – Il Trono di Sagre

Immutati da millenni, gli Scauratielli – Il Trono di Sagre


La semplicità di questi dolciumi mi ha sempre colpito e proprio per questo li avevo forse un po’ sottovalutati…
Scavando un po’ più a fondo, sotto una lucente glassa al miele, viene fuori la millenaria storia degli Scauratielli.

Giungano
– Una versione “sorella” degli Scauratielli proposta a Giungano in occasione della festa


Un dono agli dei…


Sono i greci a iniziare gli abitanti dell’antica regione pre-romana del Cilento, precisamente nell’antica Posidonia, “odierna” Paestum, a questa dolce usanza.
I sibariti e i loro eredi infatti tramandarono dagli achei questa ricetta che in origine era un dono agli Dei fatto nella notte più buia dell’anno, quella del 24 Dicembre.
I dolcetti erano di buon auspicio, difatti dopo la notte viene sempre il giorno e così passato il solstizio ci si godeva giornate con più luce.
La “nottata” era passata e la delizia consumata.

Ci si renderà subito conto che non c’è praticamente dolce italiano più natalizio di questo!

Ad arricchire ancor più di fascino questa storia c’è anche quella della forma degli scauratielli, che non è quella di semplici fiocchetti come a prima vista si potrebbe pensare, bensì l’iconica forma dell’Alpha ( α ) e dell’Omega ( Ω ).
L’inizio e la fine dell’alfabeto greco simboleggiavano l’inizio e la fine del ciclo della luce.
Da questo deriva anche l’usanza tutta cilentana di non iniziare a mangiare gli scauratieddi (chiamati anche così, a seconda del dialetto!) prima che siano tutti fritti, in modo da non interrompere il cliclo finchè il rito non è completo.

Scauratielli
– Le due tipiche forme degli Scauratielli


Mitologia, esoterismo e chimica


Altro rito che sicuramente conoscerete se appartenete alla magica regione Campana del Cilento è quella del non dover mai rivelare a nessuno quando si andranno a preparare questi magici dolcetti!
Se si parla troppo e ci si vanta a vanvera si finisce per essere vittima “d l’uocchij dda gente” (si viene presi di mira con malizia, per così dire…ma che ve lo traduco a fare?) e gli scauratielli…scoppiano!
Chiaramente da ciò sono nati riti e controriti, scaramanzie e accortezze varie ma la ragione stavolta è non mitologica ma scientifica…

Se ci si distrae e non li si lavora bene essi tenderanno ad incorporare troppa aria e a contatto con l’olio bollente…beh, potete immaginare!
Resta inspiegabile invece perchè bisogna essere dispari quando li si prepara e perchè gli uomini non sono in teoria ammessi durante la preparazione…

Perfino una ricetta antica come questa, con tutto il suo bagaglio di storie e tradizioni, ha subito un mutamento: in origine infatti essi venivano accompagnati dall’aroma di rosmarino e alloro, oggi sostituiti in modo a dir poco profano da piccoli canditi colorati, anche detti “diavulilli” (più profano di così…)


La ricetta


Chiaramente immaginerete bene che un prodotto così antico avrà subito nel corso dei millenni (!) qualche variazione, in base al luogo di origine della moltitudine di ricette ma noi abbiamo cercato di riportarvi la versione più classica possibile…ricordatevi di offrirne un po’ agli Dei prima di abbuffarvi!

Ingredienti

1 kg di Farina 00
1 Lt di acqua
Buccia d’arancia, mandarino, limone
Rametti di rosmarino
Un pizzico di sale
1/2 bicchiere di vino bianco
1/2 bicchiere di olio d’oliva
Olio extravergine d’oliva per friggere
Miele, zucchero (e se volete i sacrileghi canditi!)

Preparazione

Mettere l’acqua sul fuoco finchè non raggiunge il bollore e tuffarci dentro la buccia d’arancia, di mandarino e di limone, il rosmarino, il vino, l’olio e il pizzichino di sale. Lasciare a bollire 10 minuti in modo che l’acqua si aromatizzi per bene, poi rimuovere tutto e inserire la farina 00 (già setacciata) e mescolare energicamente.

E’ fondamentale mescolare finchè tutta la farina non si è staccata dalle pareti della pentola e non ha formato un unico composto.

Rimuovere il composto dalla pentola e adagiarlo su una spianatoia o un piano da cucina oleato dove si dovrà continuare a lavorarlo ancora caldo, usando (se volete) un mattarello.

Ricavare dal composto (ancora caldo!) dei pezzetti di pasta da affusolare finchè non diventano dei serpentelli grassocci ai quali darete la forma delle 2 famose lettere greche (che, ripetiamo, non sono fiocchetti)

Cottura

Friggere gli scauratielli in olio caldo e a doratura raggiunta estrarli e condirli a piacere con zucchero e miele. Gustare caldi!


Falco


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