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Sagra del tartufo aurunco – Santi Cosma e Damiano (LT) – 2023

Sagra del tartufo aurunco – Santi Cosma e Damiano (LT) – 2023


Molto spesso sui nostri portali si esalta la tradizione, quel processo lungo, lunghissimo, che porta un evento ad essere imperdibile. Ma ci sono storie diverse da raccontare, tipo quella della Sagra del tartufo aurunco, di Santi Cosma e Damiano (LT). Un evento che ha in tempi recentissimi scoperto di avere una storia da raccontare e un patrimonio da mettere in mostra.

– Le sapienti mani di Antonio stringono il frutto del territorio


La scoperta del tartufo


La sagra del tartufo aurunco nasce in tempi recentissimi, siamo “soltanto” alla 4° edizione, il che lascia un po’ sbalorditi se si pensa che il protagonista dell’evento è il noto, pregiato, tubero. Solitamente chi lo ha lo mette subito in mostra. Gli eventi sul tartufo, infatti, hanno di frequente alle spalle una solida storia e diverse edizioni, poiché fin da sempre hanno smosso le economie del territorio.


Non è che a Santi Cosma e Damiano nessuno fosse a conoscenza del piccolo tesoro profumoso e sepolto, è che gli sforzi erano separati e spingevano in direzioni diverse. C’erano i cavatori (i cercatori di tartufo) che agivano in maniera indipendente ed un territorio ricco di frutti da cogliere. Tutto questo finché non si è deciso di formare un’associazione, quella dei Tartufai dei Monti Aurunci.

Tra i due più convinti fautori dell’iniziativa compaiono Donato De Cesare e Antonio Mignano.
Dopo essere riusciti a convincere tutti a focalizzarsi sul tartufo bisognava ora valorizzarlo e proteggerlo.
Proteggere i frutti del territorio da cavatori improvvisati e predoni è compito proprio dell’associazione, per valorizzarlo si è scelta invece la via della gastronomia, e della sagra.

E’ proprio così che nasce la Sagra del tartufo aurunco, con Antonio Mignano, chef del noto ristorante di zona Bacchettone e Zazà (che già prima dell’evento raccoglieva fan dalle province circostanti, per via del tartufo fresco sempre presente in menu) che si inventa un menu degno della miglior ristorazione e che fin da subito convince le folle.


Un menu pregiato


Lo sappiamo per esperienza, spesso le cose complesse non funzionano quando si tratta di servire un marasma di persone che non hanno assolutamente voglia di aspettare tempi tecnici minimi e che soprattutto si aspettano di pagare molto meno di quanto farebbero in un ristorante vero e proprio.
Bella sfida, ma questo non ha fermato la Sagra del tartufo aurunco.

Uno dei pezzi forti del menu è stato praticamente fin da subito il raviolo.
Pasta farcita, quindi già costosa di default, che richiede tecnica, delicatezza e tempo.
Per la farcia non si è andati per il sottile, un saporito mix di ricotte di bufala e di pecora con grattugiata di tartufo, ottima, racchiusa in uno scrigno di pasta anch’essa puntellata di tartufo.

– Zoom sullo scrigno di ricotte

Come se non bastasse il raviolo una volta cotto viene tuffato in una cremina, sempre creazione di Antonio, e per gradire al momento di servirlo…ulteriore grattugiatina. Che spettacolo.
Ma sarà buono quanto bello?

Decisamente si. Al primo morso si nota la tenuta perfetta del raviolo. Cotto alla perfezione, non si spappola, ma si dissolve delicatamente liberando tutto il suo segreto sapore. Sorprendentemente buono, un piatto che, ripeto, non ti aspetteresti in una sagra.

Altra chicca è il secondo. Cotoletta di mailino nero, affogata in crema di tartufo.
Torna la magica cremina delle meraviglie di Antonio, e colpisce ancora.
Nonostante sia stata, per forza di cose, preparata un attimo in precedenza, la cotoletta non perde un colpo. Umida all’interno, merito anche della cremina che la mantiene bagnata il giusto, molto saporita, esaltata dalla naturale bontà del maialino nero, altro incredibile prodotto locale.

– Cotoletta di maialino nero


Mozzarelline al tartufo, formaggio al tartufo


Dopo aver sgranato gli occhi per ravioli e cotoletta tocca al formaggio fresco, sempre crivellato dal tartufo e a delle…palline? Ci ritroviamo nel piatto delle piccole pepite nere. Il cervello non riesce a recepire il messaggio e ci ritroviamo come pivelli a chiedere a Donato se “…questo tartufo si deve mangiare a morsi?“. Ma non sono tartufini veri e propri, sono mozzarelline, all’ascolana, in crosta di tartufo.

Perfettamente mimetizzate. Cerchiamo di fare qualche ripresa al momento del morso, tutto ciò che ottengo é macchiarmi pantaloncino e t-shirt di siero bollente. Delicato e fresco, invece, il formaggio.


Insieme al menu viene concesso anche un generoso bicchiere di vino (o di acqua), mentre alle spalle delle panche disposte al centro della villetta pubblica sorge anche uno stand di birra alla spina.
Noi chiaramente abbiamo provato tutto, bere ci piace quanto magnà.

Ultima parte del menu: il panino. Classico panino da festa, con i suoi pro e i suoi contro.
Tra i pro c’è sicuramente la carne. La salsiccia è locale e dice la sua anche soffocata dal pane e annegata dalle salse, presumibilmente lo stesso vale per la porchetta, ma quest’ultima non la proviamo.


Intrattenimento alla Sagra del tartufo aurunco


Nonostante le dimensioni minute del giardino pubblico che ospita l’evento, per l’intrattenimento sono state scelte diverse band che amano smuovere il pubblico. Durante la nostra visita di esibivano i Dissonanti, il giorno dopo sarebbe toccato ai Bottari, già noti in zona (e non solo) per saper smuovere folle, anche quelle zavorrate da una mangiata di troppo.


L’evento dunque, seppur giovane, ha saputo dimostrare diverse volte la sua intraprendenza.
E’ stato anche uno dei pochissimi eventi a tenersi in pandemia, con tanto di green pass proprio nel giorno in cui fu istituito. In quel caso la serietà e l’attenzione di Donato e di tutta l’associazione hanno fatto si che si ricevessero anche dei complimenti dalla forza pubblica e dall’Amministrazione, proprio per via della serietà e dell’organizzazione dimostrata. Tempi lontani, problemi lontani, per fortuna.

La zona dove si tiene la festa, in ogni caso, cambia di sovente. Un po’ si cerca il luogo ideale, un po’ si vuole accontentare tutti e non lasciare scoperta nessuna parte della cittadina. L’idea è al tempo stesso quella di esportare questa cultura del tartufo e convincere anche chi viene da fuori a venirlo a provare.
Con un menu così difficile non riuscirci.

Durante le serate sono presenti anche un piccolo parco giochi per bambini e degli espositori.
Creme al tartufo, oli al tartufo, salse al tartufo. Tartufi. Vini locali, prodotti d’artigianato, etc.
Simpaticissima iniziativa è stata anche quella di coniare delle monete con incisi dei luoghi storici della cultura del luogo, li trovate alla cassa.


Falco

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Lievita | Pizzeria – Pontecagnano (SA)

Lievita | Pizzeria – Pontecagnano (SA)

Da un po’ ha aperto una nuova pizzeria a Pontecagnano, che ultimamente ha regalato più di qualche chicca e un discreto risveglio culinario che gli va riconosciuto.
Lievita è la pizzeria che ha attirato la nostra attenzione, quando dal pub di fronte sbirciavamo tra una pinta e l’altra, incuriositi, tra le siepi. Abbiamo dunque deciso di andare a provarla.

Lievita, Fiorilli
Fiorilli, con Fior di latte di Agerola, crema di pomodorino giallo, fiori di zucca, alici di Cetara, provolone del monaco, pancetta croccante, olio EVO. (Contiene latte)


Un tavolo al fresco


Mi inserisco in una serata altrui spalleggiato da un apatico Corvo che non riesce a dirmi di No abbastanza velocemente ed in un tranquillo giovedì sera d’agosto, alle 22.00, siamo in pizzeria.
In realtà siamo fuori, considerato il caldo (per la serata in realtà abbastanza tollerabile) e comincio subito a rompere l’anima al personale per farmi mettere al tavolinuccio che ho adocchiato.
Cambio di posate, cambio di sedie e cambio di mood, con un me bello tronfio e soddisfatto che si appresta a scansionare l’ormai onnipresente QRCode.

C’è una classica divisone standard tra le pizze classiche, che riportano tutte prezzi onesti e pre-iper-inflazione dei lievitati e una sezione “speciale” con le chicche tipiche della pizzeria e con, ovviamente, un adeguamento dei prezzi.
Nessuno è sorpreso, il mondo della pizzeria è ormai così ed è una realtà accettata e conclamata.

Ordiniamo prontamente una Contadina, una Ariccia, una Tartufata, una Marinara 2.0 e una Fiorilli.

Lievita, Marinara 2.0
Marinara 2.0, con Pomodorino S. Marzano, pesto d’aglio orsino, origano di collina, olio EVO.


Il dispositivo


Mentre cazzeggiamo allegramente notiamo anche un dispositivo elettronico presente al tavolo, convintissimi che non funzioni (quando mai hanno funzionato?) qualcuno comincia a pigiare tasti a caso richiedendo praticamente tutta la flotta di camerieri di Lievita. Mentre chiediamo perdono per l’ingenuità approfittiamo per ordinare qualche birra.

A tal proposito, non ci sono birre alla spina. Il che è un po’ una sorpresa che non comprendo.
In caso sia solo momentaneo non badate molto a queste considerazioni, però sul menu ufficiale non c’è proprio la sezione quindi…? La prossima volta chiederò per curiosità le ragioni di questa scelta particolare.

Lievita, Tartufata
Tartufata, con Crema di tartufo, mozzarella di bufala, dadolata di patate al forno, funghi porcini, provolone del monaco a scaglie, olio EVO. (Contiene latte).


Vogliamo finalmente parlare di pizze?

Benissimo. Voglio cominciare dal profumo della Tartufata, che inebria tutto il tavolo non appena viene posata, come una nuvoletta leggera, di fronte il fortunello che l’ha ordinata.
A primo impatto si presenta (come tutte le altre) con un cornicione fuori scala.
E’ alto! Una diga antitsunami degna della prefettura di Iwate!
Qualcuno potrà storcere il naso…ma bisogna prima assaggiare.


Talmente buona che non sembra una pizza


Il titolo è volutamente fintopolemico, cosa c’è di più buono di una buona pizza? Molto poco.
E la Ariccia di Lievita, che mi aspetta ammiccante, è fenomenale.
Partiamo immediatamente dalla dadolata di patate, cotta alla perfezione, dorata e croccante fuori, morbida dentro.
La porchetta si scioglie in bocca, degna della città di cui porta il nome, davvero.
Io sono restio a ordinare pizze con kebab, porchetta, straccetti di carne e simili, non perchè sia un fondamentalista o altro, ci mancherebbe, semplicemente non mi attirano molto.
Stavolta però mi sarei perso un capolavoro, devo dirlo.
Ero molto, molto, molto sopreso dal gusto di quella pizza.
E dalla sua morbidezza, inoltre!
Il cornicione di cui sopra, per quanto invadente, è comunque “inconsistente”, nel senso buono…
Soffice e digeribile, ma piena di gusto, una pizza che sto già consigliando a chiunque.

Lievita, Ariccia
Ariccia, con Fior di latte di Agerola, dadolata di patate al forno, crema ai 5 formaggi, porchetta di Ariccia, cialda di parmigiano, olio EVO. (Contiene latte)


Dolcino al parmigiano


Mi è piaciuta molto anche la Contadina.
Una pizza che vi consiglio di dividere al centro, post prima pizza presa “a personale”. Non mi direte che non ce la fate, vero?

La Contadina è ottima e dall’aspetto è veramente degna di una pinacoteca, ma è molto dolce.
Non è un errore ma è merito della confettura di fichi (che si aggancia alla grande al blu di bufala).
Per un palato amante di questo sapore è consigliata anche tutta intera, ci mancherebbe, il mio è solo un consiglio.
E’ una pizze che, vi ripeto, è ottima, e la cialda di parmigiano è una firma d’autore su una pizza eccellente.
Sembrano complimenti ed elogi a caso, quasi ridondanti, ma quando qualcosa è buono non è che ci sia molto da dire.

Contadina
Contadina, con Mozzarella di bufala, pecorino romano grattugiato, blu di bufala, confettura di fichi, cialda di parmigiano, scaglie di provolone del monaco, olio EVO. (Contiene latte).


Lievita, in sintesi…


Da Lievita abbiamo avuto un servizio molto rapido, attento e professionale.
Hanno cercato di accontentarci come potevano e ci sono riusciti, siamo stati trattati da gran signori nonostante siamo ancora signorine e abbiamo mangiato molto bene.
La mia esperienza con questa pizza è stata egregia.
Se da una parte vuoi tornarci significa che sei stato bene, per quanto non abbia trovato una bella spina gelata (che post calcetto ci stava tutta, anche se la Paulaner sostitutiva non è che non l’abbia gradita, eh…) e per quanto considerato che i prezzi non sono da trattoria (e non devono esserlo, perchè il lavoro c’è) il coperto da 1,50 potrebbe risultare evitabile (in tutto abbiamo speso circa 80 €, stavolta non ho preso nota, ed è un conto che ci sta).
Ah, a proposito di scelte decise, quella di non accettare variazioni sulle pizze la stimo in pieno.
Un menu è frutto di lavoro, tempo ed equilibrio.
Se lo chef, il pizzaiolo, il gestore o quel che è ha voluto dare un’impronta decisa è perchè sta cercando di dare al suo prodotto una sua identità. Provatelo, non cercato di snaturarlo, poi che vi piaccia o meno si vedrà, ma intanto dategli una chance!


Falco

Màdia | Pizzeria – Salerno – Tavolo Riservato

Màdia | Pizzeria – Salerno – Tavolo Riservato

Màdia si trova nella Salerno non propriamente centrale, abbiamo tanto sentito parlare di questo locale ma ancora non c’eravamo mai stati, era decisamente il momento di rimediare.
Una folla in attesa e il locale strapieno ci suggeriscono che la posizione conta poco quando la pizza merita davvero.
Grazie ad un’oculata prenotazione siamo pronti ad accomodarci.

Fiori e Alici
Fiori e Alici, con Pesto di fiori di zucca e pistacchi, fiori di zucca, fiordilatte, granella di pistacchi, filetti di alici di Cetara, zeste di limone


Le apparenze


Devo immediatamente dire che sono molto colpito dalla cura con cui è concepito il locale, già all’ingresso noto una panca che comincio a tocchicchiare (nonostante le persone che vi erano sedute sopra) come fossi uno scimpanzé, per carpirne i segreti. Sono una di quelle persone che oltre a vedere deve anche toccare, per acquisire conoscenza, la pandemia e la necessità di sterilizzazione sono state per me un brutto colpo, è strano che non mi sia beccato nulla.

Tornando al locale, come dicevo, apprezzo molto le combinazioni di colore e di materiali, ben diverse dalle solite accozzaglie cui ultimamente ci ha abituato il mondo delle pizzerie.
Avete presente quando era tutto sughero e materiali di recupero? Che entravate per una Margherita e vi ritrovavate nel reparto Giardinetti dell’Ikea? Bene, qui non è così.

Attivato il solito codice che ormai fa parte delle nostre vite si comincia a sfogliare il menu.
Anche questa volta ci metterò una vita a scegliere.

Màdia
Màdia, con Scarola riccia infornata, datterini gialli, dadolata di patate al forno con buccia, olive taggiasche, julienne di pomodori secchi (e salamino)


Cominciamo con una frittatina


E’ un bel pezzo che ho bandito i fritti dalla mia persona esperienza nelle pizzerie, solitamente infatti non fai altro che riempirti, buttar soldi e ritrovarti la stessa identica pizza fritta banalotta (o banalotta moderna, di quelle con stracciata e mortadella, wow, such a pizza!) ma stavolta mi lascio convincere a provare la frittatina Cacio e pepe.

E’ veramente buona. Non è unta (il piatto era immacolato), perfettamente dorata, con apprezzabili variazioni di colore date (e qui potrei prendere una cantonata) da quel che suppongo essere un pan grattato fatto a mano o comunque non industriale e chiaramente contiene un ripieno cremoso che sa precisamente di cacio e pepe.
Voglio sottolineare il prezzo: 2,00 €, onesto, giusto, non ipergonfiato come al solito. Cominciamo bene.

Il parco birre alla spina invece è un po’ limitato, ci sono solo due scelte, una Warsteiner e quella che automaticamente prendi quando, come me, hai deciso di bandire dalla tua vita la Warsteiner. In questo caso si trattava di una Pater Linus, una birra che non avevo mai provato prima e che mi è piaciuta, presentandosi tronfia nel suo calice da 50 cl.

Frittatina (Màdia)
– La frittatina di pasta di un bel dorato invitante


Finalmente arriviamo alle pizze


Eccoci, con calma, ora se ne parla.
Ordiniamo una Zucchine Fiori e Pancetta, una Fiori e Alici, una Rosé e io prendo una Màdia (dove naturalmente canno l’accento) con aggiunta di salamino piccante. La gentile cameriera mi dice che quella è un’aggiunta che fa anche lei, trattandosi della sua pizza preferita, e questo mi rassicura.

Riguardo il menu si nota subito che l’approccio ai toppings è molto minimal, o un po’ scarno se vogliamo.
Non ci sono infinite liste di ingredienti (grazie Signore) e le pizze stesse hanno nomi senza fronzoli e molto didascalici.
Se da un lato questo è molto apprezzabile, dato che il mondo delle pizzerie è ormai un rigurgito gourmet prossimo al collasso su se stesso dove tutto è edulcorato, strapatinato e infiocchettato, ed è quindi una gran boccata d’aria fresca vedere una cosa del genere, può anche essere che se avete una voglia particolare dobbiate aggiungere manualmente un ingrediente (come ho fatto io col salamino, per dare un tocco un po’ sapidoproteico ad una pizza già ottima di per sé) per soddisfare appieno le vostre voglie.


Un tripudio di colori…


Neanche il tempo di continuare a straparlare e la pizza è in tavola.
E’ un tripudio di colori, mette allegria, mi ricorda un bellissimo autunno e apprezzo tantissimo il gusto bilanciato e naturalmente salato dato dalle olive, la scarola riccia e i pomodori secchi, senza parlare del salamino che ho personalmente aggiunto.
Ancora una volta ho la sensazione di non trovarmi davanti alla solita pizza moderna a tutti i costi.
Non mi fraintendete, questa è una pizza attualissima, studiata, perfetta, ma mantiene il suo fascino rustico e naturale.
Non è da esposizione, per quanto bella, è da mangiare!

Anche gli altri sembrano soddisfatti, io mangio sempre e solo la mia pizza perchè non mi va di condividerla (mi sembra che se non ne mangio almeno 3/4 da solo non capisco realmente che sto mangiando) ma sento grandi cose della Fiori e Alici e della Zucchine Fiori e Pancetta, mentre la Rosé appare un po’ sottotono rispetto al resto.

Sulle ali dell’entusiasmo prendiamo anche una Pizza e fichi, come dessert, che si rivela anch’essa ottima.

Zucchine, fiori e pancetta (Màdia)
Zucchine, fiori e pancetta, con Zucchine, fiordilatte, fiori di zucca, pancetta, caciocavallo


Màdia, in sintesi…


Dunque, ho apprezzato il locale, la cura nei dettagli, la pizza, il personale molto gentile (quando la pizza mi è stata servita mi è stato chiesto perfino se volessi il salamino in cottura o in uscita, se non fossi stato soddisfatto me l’avrebbero rifatta, una possibilità di cui non avrei MAI potuto approfittare) e anche il conto, perchè abbiamo preso:

4 birre da 50 cl., una Zucchine Fiori e Pancetta, una Màdia (con aggiunta), una Pizza e fichi, una Rosé, una Fiori e Alici e due frittatine di pasta pagando 73,00 €. Praticamente 18,50 € a testa, nel 2021? Incredibile!

Quella di Màdia a me sembra una sfida aperta al mondo gourmet, con una pizza che sa essere di qualità elevata senza essere pomposa e pretenziosa, e soprattutto che mantiene prezzi che onorano il lavoro di chi ti serve in tavolo evitando di spennarti. Ritorneremo.

Pizza e fichi (Màdia)
Pizza e Fichi, con Fiordilatte, scarola riccia cruda, prosciutto crudo, confettura di fichi leggermente piccante, petali di mandorle tostate

Falco

La Panoramica e i Panettoni Gastronomici

La Panoramica e i Panettoni Gastronomici

E’ stato il primo prodotto specificatamente natalizio che abbiamo mai trattato, è arrivato all’improvviso e ha fatto immediatamente il botto. I panettoni gastronomici potrebbero diventare il simbolo di ogni nostro Natale!

– Sembra quasi di sentirne l’odore…


Giungano e la tradizione del forno


Solitamente si comincia a parlare di un prodotto specificatamente natalizio ben prima di Dicembre (nella follia degli acquisti impulsivi c’è chi inizia a parlarne a settembre, roba che sei ancora a mare…) mentre noi abbiamo “deciso” di aspettare quasi l’ultimo momento. A Dicembre inoltrato, infatti, con l’Immacolata alle spalle, si è deciso di collaborare con La Panoramica al lancio di questo prodotto che sembrava fatto apposta per noi.

Innanzitutto ciò che ci ha convinto era che il prodotto da forno veniva da Giungano, da dei produttori amici che puntualmente incontriamo (anche solo telematicamente) in occasione di una delle feste più rinomate del territorio, quella dell’Antica Pizza Cilentana.
Sicuramente se penso alla pizza cilentana di Giungano il pensiero ricorre alle calde serate estive e non al panettone, ma come sicurezza sulla qualità del prodotto tipicamente da forno c’era ben poco di cui discutere!
La sapiente arte del Maestro Pizzaiolo Pietro Manganelli e di Rossella Di Filippo ha condotto infatti per anni la gestione de La Panoramica fin nelle alte sfere del gusto.


Le 4 varianti


Al solo pensiero scorreva acquolina, ma quando abbiamo sentito le 4 varianti proposte abbiamo quasi esultato…
Soppressata&Pecorino, che è quello andato per la maggiore, presentava una spiccata sapidità e una tendenza al forte sapore quasi amaro dei grani di pepe contenuti nella paesanissima soppressata locale.
Caciocavallo&Pomodoro Secco invece era contraddistinto da una pastosità dolciastra tipica del pomodoro e del dolce grasso genuino della caciotta. Un prodotto che si lega a triplo nodo carpiato con un aperitivo perfetto (vi consiglio un doppio Negroni, fidatevi).
Capocollo&Fichi proponeva un’alternativa delicata. Col salume locale legato ad uno dei frutti più tipici del nostro Cilento, quello del fico, uno dei motivi di vanto anche della stessa Giungano.
Salsiccia&Finocchietto invece ha puntato sull’aroma, con un sapore meno invadente ma che creava una sua atmosfera su tutto il palato.


“Siamo spiacenti, il prodotto è esaurito!”


Convinti della qualità del panettone e sicuri della voracità della nostra utenza che risponde sempre presente abbiamo così proposto, dopo aver allegramente degustato durante il making of di video&set fotografico (questa è la parte migliore del lavoro…), l’allegro panettone.

La risposta è stata eccellente !
Ben 50 panettoni sono andati esauriti in 72 ore, praticamente le ordinazioni si sono fermate solo perchè i panettoni erano finiti.

Con l’allegra notizia abbiamo subito informato i nostri amici e mastri fornai. Una bellissima avventura, breve ma intensa, è diventata un potenziale caposaldo dei nostri inverni.


Falco


L’apposito video da noi realizzato:


Il goloso approfondimento su FB: