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Le notti della maccaronara – Castelfranci (AV) – 2023

Le notti della maccaronara – Castelfranci (AV) – 2023

Le notti della maccaronara è un evento che trova la sua forma definitiva nel 2023.
Inizialmente, anni addietro e soprattutto pre-covid al Comune di Castelfranci (AV) si era tentato di trovare una serata che unisse i punti forti della cittadina irpina: Piatti tipici e vino locale.

Si è scelto così di lasciarsi rappresentare dal più apprezzato di questi piatti, proprio quella maccaronara che è stato scelto di servire, tirata a mano, nelle tre notti dell’evento. Francesco Raffaele, in concomitanza con il Comune di Castelfranci (AV), ha chiesto a Il Trono di Sagre di seguire questo e gli altri due eventi dell’annata. Il Trono ha risposto affermativamente, e con grande piacere.

Le notti della maccaronara, maccaronara

La golden hour di Castelfranci


Non essendo la prima volta che ci troviamo in città sappiamo benissimo quanto possano rendere le colline nei dintorni di Castelfranci con la luce giusta. Alle 18.30 infatti siamo già sul posto, mentre ancora le botti stanno rotolando al loro posto e le balle di fieno sono ancora belle composte e intonse, pronte a fare da morbidi sedili per il resto della giornata.

I vigneti, i tanti vigneti, sono illuminati dal caldo sole di quest’estate e lo saranno ancora per un paio d’ore, il momento è ideale per cominciare a parlare della maccaronara.
Non è la prima volta che ve ne parliamo, difatti citando noi stessi possiamo dire che…

“L’antica tradizione prevede una preparazione rigorosamente a mano partendo da un impasto ottenuto con semola di grano duro, o talvolta anche farina di grano tenero e acqua, viene poi stesa e tagliata con un mattarello apposito chiamato appunto “maccaronara”. Questo antico strumento, un tempo ottenuto dal legno oggi di ottone, ha delle scanalature con la classica forma della pasta.
Passando con decisione questo strumento sull’impasto si ottiene un taglio a spaghetto che poi viene staccato uno ad uno a mano con una certa dimestichezza prima da un lato e poi dall’altro.
Preparata al sugo semplice o ragù di carne (mogliatielli, braciole, cotechini etc.), con fagioli, al tartufo, con i porcini, e tante varianti rappresenta un piatto tipico della cucina Irpina.”


Lezioni di maccaronara


E’ perfettamente d’accordo anche lo chef Pasquale Corrado che rapidamente, mentre appassionato ci racconta usanze e tradizioni culinarie del posto, ci regala anche una veloce dimostrazione di stesura della pasta.

Chiaramente dopo un po’ d’accademia siamo già pronti per un assaggio. Nel caldo torrido della sua postazione, nel breve tempo che la pasta viene a galla, chef e famiglia, che per oggi lavoreranno insieme, ci preparano un bel piatto fumante e abbondante di maccaronara al sugo, sulla quale facciamo piovere abbondante formaggio.


Le notti della Maccaronara, dei Mugliatielli e della Sfrionzola


Come può qualcosa che ti è stato preparato davanti agli occhi non essere ottima? E infatti la divoriamo con piacere, piacevolissima la sensazione del pomodoro fresco e dolce che si avvolge alla porosità della pasta…

Allo Che Corrado toccano anche mugliatielli e sfrionzola, piacevole scoperta che non vediamo l’ora di saggiare. Ora, chi è con noi dal Vendemmia Fest del 2019 si ricorderà quanto parlai bene della sfrionzola di Castelfranci…carne (di maiale) a tocchetti perfettamente abbrustolita, saltata e dorata in padella con un rossissimo peperone carico d’aceto. Noto con piacere che si, è ancora lei, ancora ottima, non può deludere.

Anche il mugliatiello, involtino d’intestini d’agnello cotto al sugo, è pronto per essere accompagnato con un po’ di pane. Lo mangiamo guardandoci le spalle dato che altre telecamere sono giunte sul posto e braccano Corvo per una forbita opinione sui pregi delle interiora animali. Io come mio solito mi defilo e mangio di nascosto tra un palo e una botte mentre le prime file cominciano a formarsi…


Tra balle e botti


Divorato il divorabile lasciamo lo chef alle sue mansioni e in pochi passi raggiungiamo la seconda postazione. Essa è perfettamente nel centro dell’evento (e della piazzetta), ma prima di soffermarci su di essa preferiamo gironzolare un po’ fra i tavoli, cinti da un drappo blu che recita luogo & nome dell’evento, fornendo loro un discreto SEO. Dopo di essi c’è una postazione di caramelle e canditi, ancora dopo uno stand che prepara una serie di cocktail e dispone di birra alla spina nazionale. Ancora alle spalle un palco che per ora aspetta in religioso silenzio che inizieremo a fare l’intervista video, così potrà puntualmente, come un perfetto orologio, partire con le prove e finire inevitabilmente in background del video, come sempre accade.

E’ proprio nella postazione centrale che vengono anche servite ed esposte le etichette.
Come accennavamo nel prologo, queste sono tutte cantine di Castelfranci, che se è apprezzata per la maccaronara è probabilmente ancora più amata per il caratteristico vino che produce, il quale ha saputo varcare abbondantemente i confini cittadini ed è di forte richiamo per tutti i grapejuice enjoyer.


Gli amici del caciocavallo


Con questo simpatico nomignolo gli amici della postazione di cucina centrale propongono un panino con rucola, crema al tartufo, glassa d’aceto balsamico, formaggio lasciato fondere in piastra e naturalmente hamburger. Composizione semplice e d’effetto, grazie alla bontà e alla sicura provenienza degli ingredienti, anche in questo caso locali, per quanto concerne la carne.

Con acquolina vengono supervisionate anche le ribs di maiale. Lunga cottura, lasciando che il fianco della bestia si rosoli e quasi aspettando che le costine vengano via da sole. Queste non riusciamo a provarle, la cottura è molto lunga e anche la fila che comincia a formarsi, rischieremmo il linciaggio. Guardiamo da lontano, con invidia. Immancabile, di fianco l’amico porco, il ciondolante caciocavallo impiccato.


Risposta del pubblico


Il pubblico comincia a rispondere, sappiamo che già durante la prima serata della festa (21 luglio, il giorno precedente) c’è stata una bella risposta, e si aspetta ancora più gente per il sabato.
Questo è sicuramente uno dei piccoli riusciti step per rimettere Castelfranci, i suoi eventi, i suoi prodotti, i suoi vini e i suoi piatti di pasta fumanti al centro delle mappe d’Irpinia e Campania tutta.

Il modo in cui il tutto è stato allestito ricorda con piacere un’Italia di qualche anno fa, una piacevole passeggiata in paese, con le atmosfere lente proprio di quelle feste che hanno poi dato origine alle tanto amate sagre di oggi. Botti, balle di fieno, tavoli per condividere il pasto e la serata. La possibilità di sedersi con una bella bottiglia di fronte a quattro amici, il panorama verde di fronde e vigne (e qualche zanzara maledetta, invisibile, minuscola e letale) e il gruppo musicale, che stavolta si comincia a suonare, partendo da una moderne ma comunque nostalgica Italodisco.

Vi ricordiamo che saremo nuovamente a Castelfranci in occasione di Fiume di vino, dal 28 al 30 Luglio.
Al contrario di questa manifestazione, che si tiene in pieno centro, quest’ultima costeggerà il fiume calore, in una piccola oasi rimessa in piedi dallo sforzo municipale, vi alleghiamo direttamente il link all’evento in calendario, in modo da rimanere aggiornati e non perdervelo!


Falco

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Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022

Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022


Vicolo dei tartufai giunge alla sua 6° edizione e si terrà come sempre a Borgo Pirozza, “quartiere” di Cervinara (AV) molto antico contraddistinto da archi e e cortili in pietra ideali per ospitare un evento itinerante. Altra ideale caratteristica è il prodotto: Il tartufo. L’evento si terrà dall’8 al 10 Dicembre 2022, ed ora viene la parte interessante…


Più che un vicolo, un corso


Si chiama “vicolo” per tradizione ma Borgo Pirozza è molto più di questo. Esplorare il percorso con attenzione saprà ricompensarvi, come nel caso della cappelletta di San Sebastiano, ritrovata quasi per caso dato che nel tempo era stata adibita a legnaia e che è ora disponibile per i visitatori in maniera gratuita.

Altro cortile che non potete perdervi è quello che ospita Umberto e i suoi formaggi.
Più che uno stand una mostra, da appassionato di prodotti caseari del territorio e di arte Umberto dispone di un ampio spazio con balle di fieno, cavalletti, un vecchio carretto e una moderna piastra.

Vi ritenete conoscitori di formaggi? Vi sfido a non sciogliervi a vostra volta quando assaggerete la provola affumicata fusa.


Andiamo però con ordine, anche se rimettere insieme tutti gli eventi in successione non è semplice, sia per via della girandola di volti sorridenti, di piatti provati, sia per la moltitudine di bicchieri di vino ingeriti.
Se pur da qualche parte dobbiamo cominciare si cominci da Antonio.

Se è vero che chi ci ha chiamato sul posto è stato Gianni Bizzarro, uno dei coordinatori dell’evento, bisogna dire che chi ce l’ha fatto scoprire è senza dubbio Antonio Catilino.
Solitamente per gli eventi ci piace girare in solitaria, così abbiamo modo di osservare in maniera neutrale, senza parafrasi e suggerimenti, e cogliere i pro e i contro di tutto.
Del resto la nostra funzione è anche quella di aiutare gli organizzatori con il punto di vista di un visitatore ferrato ed esigente.

Per fortuna le cose a Vicolo dei tartufai sono andate diversamente dall’ordinario.


“Borgo Pirozza è casa mia”


Vagare con Antonio per il borgo è stato come tornare dalle Americhe e andare a fare il giro dei parenti.
Non si percepiva la febbrile sensazione del dover fatturare a tutti costi ma c’era al contrario un vago sentore di Pasquetta in famiglia. Una Pasquetta organizzata da Dio, si intende, dove era difficile fare un passo senza che qualcuno non ti chiedesse come stavi, non ti offrisse un piatto fumante e abbondante o un bicchiere di vino. E infatti è presumibile che a metà percorso fossimo già ubriachi.

Per fortuna abbiamo iniziato con una bella pinta di birra artigianale, accompagnata con un bretzel, proprio al primo stand del percorso, quello del Capannone Motor Club. La birra era perfetta per accompagnarsi alla pastosità del bretzel e infatti abbiamo fagocitato il tutto abbastanza rapidamente.


Pochi metri più avanti e un nuovo pit stop. Qui abbiamo arrosticini, molto saporiti (tra l’altro non so se sia voluto ma il passaggio bretzel-birra come aperitivo leggero che si evolve con arrosticini-vino era perfetto per preparare il palato a tutto quello che verrà) e caldarroste. Naturalmente altro bicchiere di vino e le prime gag con noi che cominciavamo a prendere confidenza con l’ambiente.

Seguendo i cartelli in legno (anche se perdersi è impossibile) si prosegue fino alla pizza fritta.
L’avete mai provata con sugo, formaggio e tartufo? Noi no, ed era buonissima.
Anche qui, in teoria ci si poteva limitare a foto-video-assaggio e passare avanti ma era impossibile!
All’interno dello stand si danzava e rideva mentre si stendeva la pizza, al di fuori dello stand i clienti e visitatori di rimando stavano al gioco, concedevano la precedenza per pura galanteria e sostavano mangiucchiando e scambiandosi opinioni anche tra sconosciuti. Non so con quanta gente ho parlato.


Spritzino?

Altra area, altra incredibile quantità di scelta. Andiamo con ordine. Di fronte a noi vedo un uomo sorreggere un cuzz’tiello di pane grande quanto la calotta cranica di Corvo.

“Ragazzi, ve ne preparo uno?”
“Magari! Come li fai?”
“Beh c’è alla Genovese, o…”
“Genovese.”

Non sapremo mai gli altri gusti, anche se ho intravisto un signore con un broccoli e salsiccia che definire strapieno era un eufemismo. Come si poteva immaginare il cuzztiello è una bomba. Il pane nonostante sia spesso si ammorbidisce a sua volta sedotto dalla genovese fumante, ve lo consiglio vivamente.


Non è facile non consigliare qualcosa in una serata del genere, dove fila tutto liscio.
Perfino durante un breve attimo di pioggia (più acquaneve che pioggia, dai!) alla postazione del caciocavallo impiccato si continuava a ridere e fregarsene, qualche piccolo intoppo non poteva rovinare la festa. E guarda un po’…il caciocavallo impiccato (che noi abbiamo preso sulla classica fetta di pane, ma che volendo si può inserire in un panino farcito che già alla vista era da acquolina pura, con salsicce paesane alla brace, melanzane sottolio, altro tartufo etc.) era enorme, ed ottimo.

Ci fermiamo nuovamente a scambiare due chiacchiere allo stand dello spritz (buono, idea sfiziosa piazzarlo lì e bella risposta anche del pubblico più giovane) con Antonio che transita allegramente sotto la pioggia senza il cappuccio e che nonostante noi abbiamo inanellato un notevole pinta di birra-vino-vino-vino-spritz ci ha probabilmente doppiato grazie ai suoi ritmi invidiabili.

Conosciamo altre 48 persone e poi andiamo a vedere una zona nuova.


Stand e sfottò in un clima di festa


Antonio procede con sfottò continui ai vari stand, che rispondono a tono. Molti li ricordo perché ci hanno schiantato, altri si sono persi nel vino, altri non posso ripeterli, ma la procedura è sempre la stessa.
Spesso non sappiamo nemmeno cosa staremo per provare perchè ci si perde di frequente in brindisi che degenerano in bevute vere e proprie, battute e conversazioni che spaziano dai tuberi all’edilizia.

“Lui è pisciaiuolo”
“Ah beh, anche noi siamo della provincia di Salerno”
“Nono, nel senso che vendeva il pesce”

Nello spazio che precede il gran cortile di Umberto e i suoi formaggi troviamo un enorme stand dedicato ai panini, alla porchetta, agli hamburger, mentre spingendosi un po’ oltre è il momento dell’uovo fritto al tartufo. La stanza-cucina è irreale, sembra il set di un film di Lynch. C’è un camino, o meglio ciò che ne resta, che è stupendamente decadente. Vi sono sopra delle candele e sembra fatto esso stesso di cera, come se si rimodellasse bruciando. La sala è di un giallo curry fortissimo e senza apparente motivo c’è un un vuoto circolare sul tetto. Andiamo avanti.

In ordine sparso, altrimenti servono altri due articoli, più avanti sul corso principale del “vicolo” c’è della musica tradizionale dal vivo, con bella partecipazione di danzatrici folk e visitatori, una sala illuminata a festa con un grande albero di Natale bianco e giallo e una stanza piena piena di peluche, sogno di ogni bambino, incubo di ogni detective.


Scelta gastronomica illimitata


In diverse postazioni troverete, in forme vagamente differenti, zuppa di fagioli e funghi o tartufi, sempre accompagnata dall’immancabile fetta di pane (a fine serata avremo mangiato probabilmente un intero sfilatino) ma anche pizza, pizza fritta (già citata, ma proposta più volte), formaggi (altri, non quelli di Maurizio), mortadella alla piastra, vin brulè, ma anche stand di artigiani con oggettistica natalizia.

Patate attorcigliate allo stecco e vogliamo dimenticare quel tagliolino con grana al tartufo? Quel tagliolino mangiato lì, tra i locali, con Antonio che faceva le foto a noi, in una particolare inversione di ruoli, in quella serata che continuava a sorprenderci…

Nonostante mi sia dilungato molto più del solito probabilmente non sono comunque riuscito a rendere giustizia alla moltitudine di amici incontrati (per Walter serve un articolo a parte) ed è per questo che vi invito a non perdervi quest’evento! Dall’8 al 10 Dicembre 2022, a Borgo Pirozza di Cervinara, Vicolo dei Tartufai. Non mancate!

– La serata in una foto


– Falco

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Montagne Verdi | Agriturismo – Castelfranci (AV) – Tavolo Riservato

Montagne Verdi | Agriturismo – Castelfranci (AV) – Tavolo Riservato


Abbiamo aspettato metà novembre, su consiglio di Nicola, il proprietario di Montagne Verdi, per venire nel pieno della maturazione della verza e provarla con la pizza gialla, quella tipica di Castelfranci (della quale vi parliamo anche ne Il borgo in tavola).

Siamo dunque entrati alle 13.30 di una soleggiata giornata novembrina, siamo usciti alle 18.30, completamente sfatti, manco fossimo reduci da un battesimo durato troppo, sazi, satolli, barcollanti…

Ma si poteva uscirne diversamente, considerato che Montagne Verdi dispone di un antipasto di 16 portate? Decisamente no.

Montagne Verdi, Caciocavallo al tartufo
– Caciocavallo al tartufo


L’antipasto da 16 portate di Montagne Verdi


Onestamente questo articolo potrebbe limitarsi ad essere una lunghissima lista di pietanze, del resto come si fa ad argomentare una sequela così continua di pasti?
Per fortuna le portate (che vi avviso, sono passate da 16 a 20 e passa, dato che non mollavamo) erano tutte molto diverse l’un dall’altra, erano formate da vari assaggi e molte volte erano davvero uniche, questo ha aiutato il palato a non stancarsi, e la nostra ingordigia ha fatto il resto.

Iniziamo subito? Sennò non finiamo mai!

Pronti via e arrivano giusto 2 assaggini (senza essere ironici) di salumi e un piatto centrale con delle pizzelle da segnalare (si comincia!)
Una al sale, sulla scia dello gnocco fritto romagnolo (o emiliano?) e una alla menta, con un cuore molto morbido che a me dava un’idea di gorgonzola, che però in realtà non sembra comparire nella ricetta.


Di seguito una valanga senza pietà di olive nere e un’inaspettata insalata di peperoni con olive verdi e tartufo, che ho saggiamente spezzato con la fetta di pane all’olio che mi ero messo da parte.

Fin qui tutto ok, le portate non sono enormi, c’è il giusto per un assaggio ben fatto, ci carichiamo con un po’ di vino e nel frattempo parliamo anche con il padre di Nicola, che ogni tanto passa al tavolo a salutarci.
Ci racconta di come questa non sia stata la sua prima esperienza e di come, tra vari passaggi ed esperimenti siano arrivati alla fine alla concezione di questo agriturismo (Montagne Verdi) e della voglia di far assaggiare al cliente un po’ di tutto, con apprezzate variazioni, per non fare le cose “come tutti gli altri”. Ringraziamo per questa intuizione e arriva il prossimo piatto.


Ricotta mantecata al tartufo


Ciò che da il titolo a questo capitolo è proprio il prossimo piatto.
Una ricotta di vacca, mantecata, presentata in due versioni, al tartufo e con frutti di bosco.
Altra particolarità è che viene servita calda.

Il suo sapore caldo e avvolgente è davvero sorprendente, sia quella al tartufo che la versione ai frutti di bosco sono entrambe molto buone, con la stessa ricotta inoltre, ci rivelano, ci fanno anche i ravioli. Ma benissimo.


Cambio di scenario, dal piattino si passa al tagliere.
In questo carnevale di porzioncine segnaliamo una melanzana a barchetta, due pizzelle veramente ottime (ai cavolfiori e al fiori di zucca), una specie di torta rustica/crespella, con ricotta, quella mantecata di prima, e olive verdi, una frittatona alta e morbida, con peperoni…e dei fantastici involtini di verza con salsiccia di maiale e pancetta. Questo è decisamente l’aperitivo che vorrei, SEMPRE. Altro che noccioline e taralli.

Montagne Verdi, tagliere colorato
– Il coloratissimo tagliere


E ancora, sulla stessa scia, un piatto con al centro un croccante cornetto salato, sempre con ricotta e olive, affiancato da parmigiane (di zucchine e di melanzane).


E ancora, e ancora, e ancora…


Credete che sia finita? Assolutamente no.
Inesorabile Nicola continua ad andare avanti e indietro dalle cucine, in un orario favorevole che lascia il locale tutto per noi, e porta piatti su piatti che, per quanto “piccoli”, cominciano a fiaccarci.

Cominciamo decisamente a preoccuparci e nel frattempo è finito il vino, che viene immediatamente sostituito.

Peperoni ripieni! Una sassata al nostro livello di sazietà, fatti nello stile di Caposele, che vanno dunque sul dolce e sono senza carne. Molto carini a vedersi, confermano che in ogni piatto, qui a Montagne Verdi, oltre che cercare di presentarti qualcosa di nuovo e che non hai mai provato (o che almeno non mangi spesso) c’è anche una certa cura.

Ho segnalato prima il tagliere colorato, ma anche il bis di ricotta ha il suo perchè, così come il cornetto salato e queste belle pietre preziose farcite non sono da meno.

Qualcosa ci dice che forse ci siamo quasi, ma prima di arrivare al primo piatto dobbiamo superare ancora un serie di scogli non da poco.

Un ottimo caciocavallo al tartufo, che potete osservare nella prima foto in alto, direttamente da produttori locali della zona (pensate che ne consumano 200 all’anno!) con a seguire dei bei porcini grassocci accompagnati da patate al forno.

Ultima combo sono dei fagioli alla messicana completamente a sorpresa e la popolare verza con tanto di pizza gialla che però al 19° piatto…diventa difficile da sconfiggere.


Finalmente il primo!

Siamo sopravvissuti, ce l’abbiamo fatta! Gli antipasti sono finiti…è il momento del primo piatto…

Adesso, voi leggete qui tutto di seguito e sembra tutta una bella danza di buoni sentimenti e gente che brinda con sorrisi a 32 denti ma a questo punto della giornata noi eravamo seduti da 2 ore e mezza e si presentava quasi il pericolo di piaghe da decupito miste a collasso con testa sul tavolo. Però che fai, non saggi il primo?

Anche perchè…il primo è una Maccaronara. Tipicissima di Castelfranci, anche di questa parlammo ne Il borgo in tavola quando ci trovammo alla felice edizione del VendemmiaFest con tutti gli amici della Pro Loco.

Il piatto si conferma buonissimo, non so come questa forma sappia dare ancora più gusto ma è così.
Il pomodoro rosso rubino con una spolverata di ricotta salata (mantecata) secca fa il resto, deliziosa, davvero.
Complimenti a Montagne Verdi.

Montagne Verdi, Maccaronara
– La Maccaronara in tutto il suo splendore


Subito dopo, un’altra nostra vecchia conoscenza, anche in questo caso la provammo al VendemmiaFest (ma un po’ ovunque in verità). Tipica dell’avellinese e non solo, rende saporito ogni pasto, come ci conferma il capofamiglia, che ci osserva divorare anche questo piatto. E’ la sfrionzola, “motivo di festa, quando si uccideva il maiale”. E ci credo.

– Sfrionzola di maiale ingentilita da olio EVO


C’è spazio per un dolcino?


Non ci chiamate vigliacchi, ma in tutto il pranzo abbiamo dovuto a malincuore saltare i ravioli, perchè vi giuro che a una certa o mangiavamo quei ravioli o tornavamo a casa senza il supporto di un respiratore artificiale. E’ stata dura scegliere, ma non si poteva diversamente.

C’è spazio però per un dolcino. Ne chiediamo una (Torta al cocco) ma ce ne arrivano due (E che fai, la cheesecake non la provi?). Come tutto il resto del pasto si confermano buone, molto buone…

Non mi sarò dilungato molto sui vari sapori, tranne che sulle cose che mi hanno davvero molto colpito dove non potevo esimermi dal dirvi la mia, ma tutto, davvero tutto, è buono. Non abbiamo lasciato nulla nel piatto, neanche quando tra un boccone e l’altro abbiamo perso l’uso della vista e la testa è diventata improvvisamente leggera.
Niente, neanche in quei momenti, perchè era davvero tutto buono!


Con la faccia tosta del chiedere anche l’amaro, questa giornata finisce.

Ci aspetta soltanto 1 ora e passa d’auto per tornare a casa, un venerdì sera che non avverrà mai, la pancia strapiena e un’autostrada piena di simpaticissimi elementi che quasi ci costano un frontale (realtà accettata con serenità, dato che la sazietà ci impediva di provare terrore) ma siamo stati felici di venire a trovare Nicola ogni volta che veniva al tavolo (per ben 23 volte, o più? ho perso il conto) e sicuramente ritorneremo.


Falco