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Tartufata – Miranda (IS) – 2022

Tartufata – Miranda (IS) – 2022


Nasce insieme alla sua Pro Loco “solo” nel 1995 eppure è uno degli eventi più longevi del Molise.
La Tartufata di Miranda (IS) che si tiene sul finire di Luglio, quest’anno il 27-28-30-31, è stato uno dei primi eventi a comprendere l’importanza di preservare un prodotto principe del territorio e all’esaltare centro storico e borgo. Due fattori che vanno a braccetto nella riuscita di un evento.


Miranda dai tre panorami


Miranda (IS) è soltanto a 800 mt (anzi, 860! Occhio che qui sono tutti ferrati in altitudini e coordinate geografiche) sul mare ma rispetto all’assolato Cilento si gode già di una impagabile frescura.
E’ la prima volta in sei giorni (fai 2 mesi) che finalmente non sudiamo.

Miranda, riconducibile ad un evocativo spagnolo “que mira” (Che guarda) si pone in una posizione privilegiata accomodata a cavallo tra tre regioni.
Dai suoi “tre panorami” che ci vengono mostrati in una gradevole passeggiata di salute prima di cena osserviamo il tramonto rosa che tinge le montagne di verde e di blu e che nasconde appunto il casertano, il Lazio e il restante Molise.

– Fate un po’ voi


Miranda è anche un piccolo borgo di case color pastello, orientate tra un grigio-bianco stuccato classico ad intarsi rosa, verde o arancio. Sembra un libro per bambini di quelli colorati bene, da bimbi diligenti che rispettano i contorni.

Durante la passeggiata ci ha rincuorato vedere le piazze principali, i piccoli corsi pedonali e le legnaie, che fanno sempre sorridere di default.


La Tartufata


La Tartufata si sviluppa in due delle piazzette principali, di quelle con vista preferenziale sul panorama.
Questa è la prima scelta che bisogna notare. Essendo un evento famoso in provincia (e non solo) poteva accomodarsi anche nel vicino palazzetto dello sport (uno dei più grandi del Molise stesso) ma avrebbe rinunciato al centro storico e avrebbe privato il turista di un motivo per tornare (oltre il tartufo). Cioè una gradevolissima e tranquilla passeggiata in centro prima di cena, proprio come quella che abbiamo fatto noi.

– La Miranda accomodata

La Tartufata riprende naturalmente il prodotto principe della zona, la burrata.
No, non è vero, è il tartufo.
Fa simpatia però notare come, nonostante sia evidente che le qualità del tubero siano note e apprezzate, per i mirandesi (suggerirei cambio nome in “mirador”) questo elemento faccia parte della quotidianità.
Ci raccontano anche che prima dell’inizio della festa, nel ’95, neanche si preoccupassero tanto di preservarlo, diciamo così. Era infatti alla mercè di chiunque, soprattutto dalla Campania, sconfinasse per andare a farne incetta. Non sono sorpreso, siamo da sempre amanti folli dei condimenti, viste mai le pazzie che si fanno per un gran bel peperone crusco lucano? Appunto.

– Quanto vi ho fatto penare prima di mostrarvi la pasta? <3


Il menu, che cambia di anno in anno, cerca sempre di esaltare questo prodotto in ogni preparazione proposta. Quest’anno come primo c’erano le caserecce con caciocavallo molisano a scagliette, tartufo molisano (ovviamente) e mentuccia fresca.

Di questo piatto mi è piaciuto in particolare tutto.
Il tartufo, ci spiega Simone Marucci, facente parte di una dinastia di organizzatori di tartufate, non è solo grattugiato, polverizzato etc. ma viene soprattutto reso una pasta venendo lasciato a macerare per un’intera notte. Questo processo crea una pasta molto densa che insaporisce ancora di più i piatti.


Abbondanza di tartufo


Come suggerisce il nome stesso dell’evento “Tartufata“, l’idea è proprio quella di un’abbondanza dello stesso tartufo, che deve riempire e soddisfare il palato.
Ad intuito capirete che tra pasta di tartufo, tartufo polverizzato e a scaglie di tubero nel menu ce ne sia un bel po’, per la precisione 30gr e passa per menu.

Tornando infatti alla pasta lo si poteva sentire nell’olio, in un abbraccio suadente col caciocavallo, e sotto i denti, nella sua forma in scaglie. Abbiamo anche entrambi apprezzato la cottura moooooolto al dente delle caserecce (de la Molisana, sponsor d’eccellenza). Ottima anche l’aggiunta della mentuccia che rinfrescava a dovere.

– Finalmente un uso della burrata sensato che esula dalla nausea del Food Porn


Prima ho nominato la burrata perché la trovate anche nel menu, nei suoi 250 gr come secondo.
Inzaccherata di pasta di tartufo si accompagna con patate lesse e funghi.
Il tris di abbinamenti è perfetto. Vi basterà pugnalare a morte la burrata per formare un insalata russa di lusso con le patate e i funghi. Anche qui tartufo estremamente presente.

Fondamentale fornirsi di un po’ di pane (che viene elargito gratuitamente al banco) dove potrete anche procacciarvi delle birre alla spina (33 cl, 2,50 €), o vino e bevande varie.


Gradevole snack, presente sempre in menu, è questo tuorlo cotto a bassa temperatura su cui aleggiano scaglie di tartufo accompagnato da una fetta di pane abbrustolito dalla doratura perfetta, cosparso di pasta di tartufo a sua volta. Dopo fate il conto di quante volte è stato scritto “tartufo”.

Nella sua semplicità era ottimo, io ho spalmato a forza il tuorlo sul crostino e sulla pasta di t. e poi ci ho fatto colare sopra ciò che restava dell’intingolo di patate e funghi. Un bontà vera.

Come ci consigliano gli organizzatori ricordatevi di fare una generosa scarpetta, sarebbe follia lasciar andare perduto tutto quel…tartufo. Cercherò di nominarlo qui per l’ultima volta.


In menu non sono presenti i dolci, di cui si occupa di solito uno stand esterno. Questo permette alle persone di farsi un giro in paese e anche di liberare i tavoli, che tra frescura, birretta fresca e gridolini di goduria papillare si finisce facilmente per piallarsi sulle panche per un tempo indefinito.


L’efficienza dei mirador


Impossibile non notare il continuo via-vai di bimbi, ragazzi e ragazze che con un’immensa cortesia e diligenza spaziano tra i tavoli portando via il pasto ultimato e servendo quello appena sfornato.
Infatti una volta fatto il ticket alla cassa (20€ menu completo con acqua e pane, birra a parte) e trovata la vostra postazione prediletta verrete raggiunti da sorridenti giovani del posto che vi accomoderanno immediatamente.

Abbiamo riscontrato un’immensa cortesia in chiunque abbiamo incontrato, al contrario come sempre ero io quello burbero che non mollava il piatto perché incastrato in un loop di scarpetta-olio-pane-crostino-burrata.


Benché Miranda fosse a 3 anni sagra da noi è stata una piacevole scoperta, l’impegno e la dedizione si notano. Il menu è curato come tutto il centro storico e le persone sono accoglienti.

Altro particolare che ci ha fatto sorridere è come la Tartufata si fermasse il giorno 29 poiché c’era un matrimonio cui era invitato tutto il paese. Dimostrazione di quanto sia fondamentale il rapporto dell’evento con il centro che lo ospita e le persone che lo vivono.


– Falco

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Sagra della frittata – Montaquila (IS) – 2022

Sagra della frittata – Montaquila (IS) – 2022


La Sagra della frittata di Montaquila (IS) è qualcosa che grazie ai miei amici molisani sento nominare da parecchio tempo, un’acquolina e un’aspettativa cresciute in me nel corso di anni. Non ero mai riuscito ad andarci ma per fortuna abbiamo rimediato in questo fine Maggio 2022, quando abbiamo anche avuto la fortuna di assistere alla frittata più grande mai fatta.

Frittata
– Il momento in cui la frittata acquisisce una sua volontà propria


Un sole giallo come un uovo


Un po’ di sfiga accompagna i volenterosi membri dell’Associazione Montis Aquilis, i quali si ritrovano ogni volta a celebrare il gigaprodotto locale in giorni di pioggia saltati fuori dal nulla. Quest’anno non sembrava fare eccezione, controllando il meteo prima di partire notiamo una funerea nuvolona con tanto di annunciati fulmini arancio…

Eppure questo mal tempo sembra in realtà non venire mai, cacciato via dal vento più o meno forte che spazza Montaquila. Non mi risulta che siamo noi a portare fortuna, dev’essere la frittata che nel corso della lunga cottura ha acquisito coscienza di sè e di ciò che la circonda e presumibilmente è ora in grado di controllare il clima.


Muoviamo i primi passi in paese, accompagnati da un membro dell’associazione che ci porta a vedere il campanile, il panorama, la sacra frittata e la sfilata, importantissima e tradizionale, che preannuncia l’inizio delle danze (quelle fatte a tavola).


La sfilata


La sfilata parte con un grande entusiasmo (come tutto ciò che accade in questa calorica 2 giorni) ed è composta da un manipolo di coraggiosi che tra un cosplay di un gruppo Ska, rievocazioni di abiti tradizionali e moderni elementi hipster (rayban e pagliette) trainano la gigantesca frittata su e giù per il paese, intervallando ogni sosta con copiose bevute di vino, offerte anche e soprattutto agli ospiti.


Dopo la testa di ponte che sorregge vino e frittata sfilano due lettighe.
Una trasporta pezzettoni di pancetta, l’altra un’anteprima di frittata.
Naturalmente non si tratta di pezzettoni della sacra frittata gigante, bensì di offerte che gli abitanti stessi di Montaquila preparano in occasione dell’evento.
Far frittate è un’abitudine tipicamente montaquilana e molisana, la base di partenza è sempre sulle 40-50 uova, altrimenti al massimo è una crepes.

Interrogati sulle nostre frittate tipiche, con sguardi indagatori e golosi, riveliamo umiliati che da noi si ha l’usanza modesta di far frittate solitamente con 4/10 uova, al massimo. Riacquistiamo però molti punti quando tiriamo fuori la “Frittata di spaghetti”, celebre pranzo da mare apprezzato da tutta la Campania marittima.


Segue, ancora, un nugolo di danzatrici in abiti popolari (stavolta senza manipolazioni moderne).
Il corteo è animato da canti popolari mescolati a tifo da stadio, musicato da chitarre, tamburelli, fisarmoniche e qualsiasi cosa tintinnii, e naturalmente ingigantito da tutto il corteo di avventori che segue in religioso caos il cammino della frittata. Una sorta di Via Crucis, con un finale più allegro.


Intrattenimento


Al ritorno nella piazza principale c’è occasione per osservare in piazza danzatori, anche di stampo amatoriale, che si gettano nella mischia a suon di pizzica e taranta. Essi fanno da apripista ai concerti veri e propri.


Il programma in realtà è molto vasto e cerca di sfruttare tutte le peculiarità del territorio, ci sono stati ad esempio dei percorsi trekking, rafting, raduni di Vespe e moto d’epoca.
La piazza centrale resta il palco principale sul quale si esibiscono i vari gruppi in programma ed intorno ad esso diversi chioschi.

Stranamente nonostante il chioschetto di acqua/vino/birra fosse solo uno non ho mai notato file ma sempre un sornione buonumore generale, un clima festaiolo si, ma anche rilassato, come di chi finalmente ha riavuto la sua giornata ideale, negata finora da questi due anni infami.

Segnalo anche che da puri folli la birra alla spina la fanno pagare 2,50 € !
Un prezzo ridicolo per una birra ottima e ben spillata, visto il contesto.
Il vino invece per gran parte della festa te lo regalano proprio, quindi potete ben immaginare.

Segnalo anche che, nonostante l’averci ripetutamente provato, non ci è stato mai permesso di pagare una sola birra. La giornata non è finita con me e Corvo che rotolavamo esamini per i saliscendi cittadini solamente perchè in teoria si stava “lavorando”.


Il momento più atteso


Intorno alle 18.00 il gigante buono (non a sentire il tuo medico curante) viene trascinato a forza sul palco e qui si rivelano alcuni interessanti dati statistici.

Il tondeggiante monolite pesa ben 114 kg. Una follia.
E’ stato composto da:
– 1782 uova (come l’anno di ricostruzione del campanile !)
– 9 kg e 600 gr di prosciutto
– 8 kg e 700 gr di salsiccia
– 8 kg di pancetta
– 5 kg e 500 gr di erbe (Prezzemolo, code d’aglio, cipollina ed erbucce locali selvatiche)
– 18 lt di olio

Un trionfo, ma ora arriva la parte migliore…il taglio.

Sagra della frittata Montaquila
<3


Quello che sembrava all’inizio un semplice rito, un’usanza standard, si rivela a noi in tutto il suo fragore. Da esterni possiamo comprendere poco ma l’entusiasmo è coinvolgente.
Al momento del taglio la felicità è palpabile, tra chi è sul palco, chi ha cotto, chi spilla, tra il pubblico, tra i danzatori che ormai si sono imboscati con la botte e saranno arrivati danzando nelle Marche, un successo locale, cittadino, che appartiene a Montaquila tutta.


L’assalto


Dopo il taglio rituale inizia in realtà la vera festa, almeno per quanto riguarda i visitatori.
La megafrittata viene portata nello stand principale dove viene porzionata, affettata, ficcata in panini o divorata assoluta. Ne vengono offerti dei cubotti al pubblico, il quale è totalmente stregato dalla sua regina gialla.

La festa continua, col calare del sole partono i concerti, si spilla a velocità doppia e sale il fragore.
Per noi è il tristo momento di andar via, dopo abbondanti 5 ore di foto scattate divincolandomi tra danze nei vicoli, video rubati a figuranti che ritornano un attimo umani e scolano a loro volta bicchieri colmi di alcol random, noi stessi che tra “reggimi un’attimo sto vino” e “ma hai tu la mia birra?” beviamo con poco controllo e naturalmente ammirazione per questo capolavoro di frittata. Un grande sole giallo che illumina un intero paese.

Ringraziamo i membri dell’Associazione Montaquilis, i montaquilani (incredibile a dirsi c’è chi non sa come si chiamano gli abitanti di Montaquila!) e tutti i nostri amici per aver mostrato la vera cordialità del Molise, siamo stati da Dio.

Falco e Corvo in pellegrinaggio


– Falco

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