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Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023

Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023


La Sagra del castrato al ragù, di Serradarce di Campagna (SA), meglio conosciuta come Sagradelcastratoalragùcumaccarunrzitultimaserafusilli è un’istituzione del panorama campagnese.
La sua storia è lunga quanto il suo nome completo, andiamo a sciorinarla.


Il primo castrato


35 anni fa, nel 1988, in uno spiazzo un po’ logoro, tra le curve quasi nascoste della verde frazione di Serradarce di Campagna (SA) qualcuno decise che una specialità tutta locale avrebbe meritato un palcoscenico più ampio. Quest’idea che oggi potrebbe essere di facile concezione, in un momento storico nel quale ogni capriccio può essere trasformato in business, non era poi così banale in un contesto locale molto geloso delle proprie tradizioni.

Altro “sgarro” fu cambiare immediatamente il candidato alla castrazione dall’ovino classico al manzo, almeno per quanto riguarda l’involtino. Il manzo, oltre ad avere una preparazione più semplice poteva essere anche più facilmente apprezzabile dai visitatori non locali. La ricetta originale resta però applicata al ragù per la pasta.


La scelta delle date


Si scelsero le date, che rimasero quelle fino a oggi. Dall’8 al 13 Agosto. Si confermò il luogo, il solito spiazzo, un tempo ricoperto di terra e pietruzze, oggi pavimentato e arricchito ogni anno di un espediente che possa rendere la visita dell’avventore più piacevole. I fondi ricavati dalla somministrazione di 30 anni e passa di ragù servono e sono serviti per migliorare tutta la zona.
C’è una chiesetta (oggi sconsacrata) rimessa parzialmente a nuovo e tramutata in uno spazio destinato alle attività teatrali e alla cultura (ma che vedendola dall’interno non ho potuto non immaginare quanto avrebbe reso con un soppalco, birre alla spina, musica e un macello di gente, perché nel mio immaginario la spensieratezza è ancora legata ad un’idea di alcol e casino). Non solo gli stretti dintorni hanno beneficiato di questi lavori, perfino la morfologia della zona è cambiata. La terra è stata smossa e oggi dà vita a dei terrazzamenti ricoperti di verde e staccionate.


Il rito del castrato


Ma da dove ha origine la passione locale per il castrato? Tutto ha inizio da un rito nuziale. In quella che doveva essere una fantastica scena a cui assistere, gli sposi di una volta consumavano un pranzo nuziale proprio a base di ziti e castrato. Tutt’oggi infatti è così che il piatto si prepara. Ecco spiegato il divertente sottotitolo dei “maccarun r zit” (perché gli ziti vengono spezzati a mano, e resi maccheroni, cioè più corti).


La storia dei “fusilli l’ultima sera” è in realtà un tentativo di regalare un’alternativa altrettanto tipica, di un piatto molto in voga anche nel vicino Cilento, i fusilli appunto. Rimane uno sfizio da ultima sera perché i numeri abbondanti di visitatori che l’evento riceve non permettono una totale transizione verso il fusillo o la pasta fresca in generale. Poco male, perché nessuno ha in realtà voglia di stravolgere un piatto che è immutato nella tradizione e nella storia del posto, e che sta benissimo proprio con gli ziti con cui è nato.


La stessa locandina, bianca e rossa, storica e riconoscibilissima, rivela tutto l’atteggiamento e il modus operandi del luogo. E’ didascalica e sembra voler a tutti i costi essere chiara e non fraintendibile, poiché il cambiare una storica ricetta e renderla commerciale attirerebbe le ire dei locali, mai molto permissivi quando si va a sfiorare la propria tradizione. Ecco spiegati i divertenti sottotitoli.


Chili di ziti spezzati a mano


Chi disprezza vuol mangiare, e infatti gira che ti rigira sono proprio i locali che col tempo si sono affezionati tanto all’evento e oggi lo considerano un appuntamento irrinunciabile. E’ proprio grazie ad essi (e ad un’attenzione costante alla qualità del prodotto) che i numeri, in cucina e sulle panche, continuano a crescere nonostante la pandemia ed un’edizione sfortunata e fustigata dalla pioggia, che avrebbe tagliato le gambe a chiunque.


Abbiamo assistito di persona alla catena di spezzaggio che rendeva gli ziti della misura perfetta. Dall’altra parte, dietro una schiera di pentoloni dove il ragù sobbolliva calmo ed inesorabile, si ammorbidiva, lento lento, il castrato. Con una pesca miracolosa dal fondo del pentolone continuavano a uscire pezzettoni di carne grondanti di sugo. Alcuni di essi finiranno ad essere serviti come secondi. Altri, ridotti a pura polpa di carne, arricchiranno il famoso ragù che da il nome a tutto l’evento.


Altro elemento che compone il menu, e che da 33 anni rimane invariato, è la ciambotta.
Anche questa è una versione locale, senza patate, molto carica di melanzane, il che le dona anche un retrogusto pungente, e di friarielli (quelli salernitani, non i napoletani, occhio!)


Il menu completo


Il menu viene proposto completo (al costo di 18€), oppure si può scegliere la singola porzione e pagarla a parte. Molti optano proprio per il menu completo, che permette di assaggiare un’abbondante porzione di pasta (ancora più grande nella versione singola!), il castrato (oppure l’involtino di carne al sugo), la ciambotta, un bicchiere di vino, una pesca (per i veterani che in due colpi alla Goemon la monnano e la ficcano nel vino) e del pane per la scarpetta obbligatoria.


In alternativa, per chi magari sceglie il castrato da 33 anni e ha il guizzo di cambiare, sono presenti anche salsiccia alla piastra (ficcata in un classico panino da festa, con patatine fritte e salse) e gli arrosticini.
Al bar invece birre nazionali e qualche estera (no alla spina), amari, grappe. Vino, disponibile all’acquisto sia nel singolo bicchiere che in bottiglia (solo 4€, ovviamente della zona)

Per l’intrattenimento musicale si alternano radio con speaker e band di musica folk locale.
Lo spiazzo, che può ospitare contemporaneamente 600 persone, è composto da tavoli (ritoccati ogni anno) che però sono stati costruiti con esperienza ben 35 anni fa! Tutto in questo luogo è dedito alla sagra, ed è maturato e…rosolato…con essa proprio come un buon castrato dovrebbe essere.
L’Associazione OPERARE, che ha preso in carico l’onore e l’onere di questa tradizione, al momento presieduta da Sharon Bottiglieri, ci è parsa estremamente accogliente (e di questo non avevamo dubbi) ma anche aperta all’evoluzione di quest’evento in qualcosa di più, che esuli dai limiti imposti da uno spazio si storico e che fa parte della memoria, ma che al tempo stesso contiene a fatica l’energia e la curiosità dei tanti visitatori.

Falco

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Assettati addò vuò – Manocalzati (AV) – 2023

Assettati addò vuò – Manocalzati (AV) – 2023


Assettati addò vuò, evento notissimo al quale attendevo ben prima della nascita de Il Trono di Sagre.
Ricordo sempre con piacere il lungo percorso che attraversava Manocalzati, tra stand, folle e palchi disseminati per l’evento. A distanza di diversi anni, per via di pandemie, questioni interne e problemi vari…uno degli eventi più movimentati d’Irpinia è tornato a farsi sentire. Cosa sarà cambiato?

Assettati addò vuò, cotica


Assettati addò vuò, letteralmente


Incontriamo subito Enrico Sole, nelle veci di rappresentante dell’evento, il quale ci conferma che l’idea nasce tra amici. “Prendiamo delle sedie e mettiamoci dove più ci pare“, parafrasi più o meno letterale di quel che successe quella sera.

Da qui però l’evento si è snodato in lungo, soprattutto in lungo, e in largo.
Per chi non c’è mai stato c’è da dire che questo è un gran festival mascherato da sagra. Questo lo si può dire innanzitutto per i numeri che questo evento fa abitualmente. Nonostante la pausa l’affetto del pubblico è rimasto totalmente immutato, me lo ricordavo bene io e lo ricordavano bene loro, infatti è bastato l’annuncio per colmare tutto il paese di visitatori.

Assettati addò vuò, sfrionzola


Dico che è un festival anche perché è molto sospinta l’idea della musica, non tanto a dispetto della parte culinaria (che è molto presente e abbondante) ma perché è palese come il ballo, lo sfogo e il dimenarsi a ritmo di musica sia ciò che attira la maggior parte dei visitatori dell’evento.

Il palco centrale, che si trova a metà percorso, è sempre quello con la piazza più gremita (sarà perché alle spalle del palco grande c’è anche lo stand della sangria aka percoca-nel-vino ? Probabile), agli estremi del serpentone poi ci sono altri palchi con diversi tipi di musica.


80 tavoli da 2,50 mt, per un totale di…


Ma quante persone si assettano (siedono), a Manocalzati? Nella tre giorni dell’evento (21-22-23 Luglio 2023) possono sedersi al chilometrico tavolone, che forse non avete ancora concepito, ma che vi assicuro sia ridicolmente lungo, ben 600 e passa persone. Contemporaneamente.

Ah ma allora è lungo sto tavolo…“. Si, ragazzi, è lungo. Sono più di 80 tavoli da 2,50 mt ciascuno, 200 metri di tavolo che partono da uno degli estremi della festa, percorrono tutto il viale principale, si interrompono alla piazza (quella col palco grande) e ricominciano subito dopo.

Assettati addò vuò, pizza fritta


L’effetto visto dall’alto è debilitante. La riuscita è perfetta, arrivando da sopra avrete questa incredibile prospettiva con la fiumana di persone che ricorda quasi una devastante cavalcata degli Eorlingas.

Proprio per accontentare tutti durante queste serate di festa potrete trovare un po’ di tutto (ripetizione).
La distribuzione delle bevande è suddivisa con molta nonchalance tra bar e comitato organizzativo.
Agli stand in pagliuzza posizionati strategicamente sopra, in mezzo e sotto al percorso trovate vino paesano, acqua, birra e sangria, nei bar invece potete farvi il vostro drink preferito, un amaro, quel che vi pare.

Questa sinergia è anche un po’ il segreto dell’evento e della folla variegata che attrae.
Abbiamo i giovanissimi che magari scelgono il cocktail d’ordinanza, ma anche il gruppo di amici in cerca di emozioni paesane, con vassoi di vino rosso che brancolano tra la folla col terrore di cappottarsi con tutto il succo d’uva. Noi ci siamo posizionati un po’ nel mezzo, purtroppo con l’attrezzatura al seguito non si poteva lanciarsi in pista, piccolo rammarico. Onore ed onere del mestiere.

Assettati addò vuò, salsicce


Abboffati addò vuò


Questo titolo simpaticissimo serve ad introdurci la parte gastronomica dell’evento.
La scelta è ampia. Abbiamo fusilli al sugo e cortecce ai ceci. Enrico ridendo ci dice che nonostante ci siano state tante raccomandazioni sul generare delle porzioni tutte uguali e standardizzate si finisce spesso e volentieri a ragionare da “mamme” e scofanare ai giovani virgulti affamati dei piattoni più che abbondanti. Adoro questa mentalità campana e italiana di farsi 100gr di pasta + salsiccia al sugo pure quando si va a ballare. Lasciate che siano gli altri a tenersi leggeri.

Confermiamo che entrambi i piatti di pasta, ad esempio, erano belli gonfi.


Come secondi ci sono varie proposte tipicamente irpine: Cotechino al sugo, Cotica al Sugo, Sfrionzola (non al sugo). Se siete amanti di sagre già conoscerete questi tre piatti.

In scia col sugo abbiamo anche la pizza fritta. Classica, quasi mi mancava, è da inizio estate che non ne provavo una, come siamo giunti a questo? Buona, soddisfacente, il sugo molto saporito fa abbondantemente la sua parte.


Come proposta veg abbiamo invece rape e patate, altre alternative sono il panino con la porchetta o quello con la mortadella. Le patatine fritte, le zeppole e ragazzi ma quanta altra roba volete? C’è anche il caciocavallo impiccato, ovviamente.


Assettati addò vuò, fai quel che ti pare


Il metodo migliore per godervi l’evento è capire principalmente cosa avete voglia di fare.
Volete sedervi e rilassarvi? Magari avete qualche membro in comitiva con tanto di passeggino? (sto diventando vecchio se do consigli del genere) E allora seguite il serpentone di tavoli, troverete sicuramente aree molto spaziose dove sistemarvi. Se ai vostri poveri compagni & boyfriend tocca di andar a rifornirsi di pietanze allora converrà che vi sedete ai due estremi del tavolo, vicini anche alle casse (intendo quelle per pagare, non quelle per sfondarsi i timpani ). Occhio che qua un po’ di fila c’è, evitate orari di punta.

Assettati addò vuò, folla


Se invece, al contrario, la vostra idea è il ballo sfrenato potete fiondarvi direttamente in piazza grande e unirvi alla festa. La festa, infatti, cambia di nuovo quando parte il dj set, con luci e suoni che risvegliano dal torpore della mangiata. Lo spettacolo va avanti fino a notte, ma dall’1 le forze dell’ordine (sempre presenti in giro a vigilare, non che ce ne sia bisogno poiché il clima è serenissimo) danno lo stop all’alcol. Fate buon uso di questa informazione.

Manocalzati, folla 2


Tra le altre, perché vi dico che è veramente piacevole anche solo passeggiare su e giù per l’evento, vedere volti sereni e persone di tutte le età che trovano il loro modo di godersi la serata in questa isola felice di tre notti, ci ha fatto sorridere il buonumore del comitato organizzativo.
Tra qualche risata nervosa e una più sguaiata sia Enrico Sole, che ogni volta che ci vedeva tra la folla veniva a salutarci e aggiornarci sui casini che qui e li andava a rimediare (ma con X.000 persone a sera qualche imprevisto può sempre accadere) che tutti i membri dello staff che abbiamo incontrato dietro i vari stand si godevano, seppur sgobbando, la serata.

C’era una piacevole elettricità nell’aria, data dall’entusiasmo di aver rimesso in piedi una festa che per troppo tempo era mancata sui calendari di tutti gli appassionati. Un buonumore contagioso che ci fa ben sperare per le prossime edizioni. E comunque, nonostante si trattasse di un ritorno dopo una lunga pausa…vi assicuro che si è andati ben oltre il pienone.


Falco

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Festa Popolare della Tammorra – Sessa Aurunca (CE) – 2023

Festa Popolare della Tammorra – Sessa Aurunca (CE) – 2023


Con grande soddisfazione anche quest’anno, nella sua edizione 2023, la Festa Popolare della Tammorra di Sessa Aurunca (CE) (dal 21 al 23 Luglio!) si avvale con partecipazione della collaborazione de Il Trono di Sagre per promuovere e sponsorizzare il proprio evento. Perchè parliamo di soddisfazione? Basterebbe sorvolare Sessa Aurunca a volo d’angelo per rendersi facilmente conto di quanto sia grande la macchina organizzativa di questo evento, basterebbe poi fare due passi (anzi due saliscendi) per la festa per poterla facilmente apprezzare.


La Festa Popolare della Tammorra, com’è l’edizione 2023?


I punti forti dell’evento restano gli stessi: Innanzitutto un centro storico che si presta benissimo, un naturale serpentone di bellezze artistiche sparpagliate con sagacia nel centro storico fanno da immediato scenario a un evento che evoca tradizioni popolari, sembra a tratti di muoversi in un presepe animato.
Segue un lavorone fatto dall’organizzazione, come sempre, per mantenere costantemente l’atmosfera vibrante, con 4 palchi e una trentina di artisti (cifre al ribasso) che si alternano nella tre giorni di evento e che non lasciano mai lo spettatore senza la compagnia di una nota.


Come se non bastasse almeno 5 band itineranti di varia natura, tra castagnette, fisarmoniche, chitarre, canti e gonne variopinte passeggiano dimenandosi e colorando il percorso, avanti e indietro, avanti e indietro. Perché sottolineare questo doppio passaggio? Perché il cambiamento climatico ci ha regalato una cornice di umidità forse perfetta per chi vuole dimenarsi sotto un palco, un po’ meno ideale se devi scattar foto e far video (figurati suonare e cantare camminando), dopo 2 salite al castello eravamo messi come in una partita di calcetto: zuppi.


Il vino in…aiuto?


Non aiuta-invece-aiuta la grande presenza di vino! Importante quanto le danze, che viene disseminato nei vari stand sul percorso, spaziando tra proposte tipiche delle cantine di Sessa Aurunca fino alla grande novità di quest’anno, un vino prodotto con le uve del territorio, lavorato da una cantina del posto e presentato proprio come bevuta ufficiale dell’evento.
Ne approfittiamo subito, prima di addentrarci nel racconto della serata, per salutare e ringraziare Carmine Paolucci e Dino Pastore, che hanno curato anche quest’edizione della Festa Popolare della Tammorra e che ancora una volta ci hanno scelto per raccontarvela.


Ticket, numeri e percorso


Potreste rimanere un attimo spaesati dalla mappa. Potreste ritrovarvi dall’altro capo del percorso e disperarvi perché quello stand che cercavate è esattamente all’estremo opposto di quello cui siete voi. Questo può capitarvi soprattutto se è la prima volta che venite, ma niente paura, la soluzione è semplice quanto intuitiva…gli stand sono suddivisi equamente.

Ce ne sono quasi due per ogni tipologia, di conseguenza gli stand simili sono agli estremi opposti.
Ci sono due proposte di pasta? Bene, una sarà al castello, l’altra nell’ultima piazza in basso, per far si che ovunque ci sia vicino a te, a distanza umane, lo stand che cerchi o una sua diretta alternativa.
Quindi, due proposte di pasta, agli estremi del percorso, e nel centro gli stand unici, come quello del baccalà o quello delle crispelle. Tutto chiaro? No? Bene, andiamo avanti.


La nostra passeggiata di salute comincia proprio dalla piazza del castello. Questa è la piazza più grande, quella che ospita il palco più grande, e che vi permetterà di sfogarvi dimenandovi in pista (piazza) letteralmente squagliandovi al suolo dal divertimento. Sia in questa piazza che in altre troverete dei punti cassa. Vi consigliamo, se siete in gruppo, di prendere risme diverse di ticket. L’ideale sarebbe andare in 3 e prendere 2 risme da 20 (poiché molti ticket sono sì singoli, ma permettono 2 alternative. Con due risme da 20 assaggiate tutto) e una da 15, in modo da avere tutti gli stand in vostro pugno come un Thanos che si snappa metà della calorie assunte.

Festa Popolare della Tammorra, Crespella


First time?


Il punto più vicino da dove iniziare a fare dei piccoli test, scendendo dal castello, è la piazzetta che ospita le signore degli anelli. Esse friggono a temperature da monte Fato le crespelle che sono anelli di pasta fritta, grandi come bracciali anni 90′, servite semplici (senza sugo o formaggio). Accompagnate il fritto con un bel vin di festa, quello di cui vi ho parlato prima, che trovate proprio nella stessa piazza.
Il vino c’è sia rosso (freddo o temperatura ambiente) sia bianco (falanghina). Noi abbiamo provato il rosso, dopo le riprese del caso do un sorso, mi volto verso il ragazzo al banco e annuisco. Il vino è liquoroso e persistente, ma soprattutto: si sente! La piazzetta è colorata a festa da luci intense che variano dal viola, al rosso, al blu regalando una visione di piccola meraviglia, rovinata solo da una bandiera dell’inter.


E’ il momento di fare qualcosa completamente senza senso e quindi attirati da delle turiste con dei calici di bianco gelato decidiamo di provare anche la falanghina dello stand di fianco il baccalà fritto.
La porzione (di fritto, non di falanghina) comprende fettona di limone, tocchetti di baccalà e alicette. Alicetta ottimo snack, più soddisfacente il baccalà, entrambe ben si sposano con la falanghina fredda.

Festa Popolare della Tammorra, Baccalà


La mozzarella nera


Per il momento non ci intrufoliamo nei vicoletti, che sono addobbati di lucine e invitano l’avventore a perdersi e scoprire tutta Sessa Aurunca, ma bensì continuiamo la nostra discesa verso l’ultima piazza decisi a provare della mozzarella nera casertana, realizzata ai carboni dal caseificio D’Angelo.

La signora al banco, molto disponibile, nota il badge e con gentilezza ci chiede una foto ben fatta della composizione di latticini. Dispone con cura delle provoline piccanti, delle olive verdi classiche mescolate a olive nere molto più cariche di sapore, alcune ciliegine (bocconcini mignon), bocconcini e mozzarella nera. In cambio del piccolo favore abbonda con la nostra porzione, e noi apprezziamo.
Le provoline sono molto, molto, molto saporite, per non dire piccanti. Tra tutti e tre i tipi di mozzarella classica a me sono piaciute in particolare le ciliegine. Il metodo casertano, senza scendere nei dettagli, regala un prodotto un po’ più sapido di quello a cui siamo abituati nella nostra Piana del Sele e questo sapore viene naturalmente esaltato da un prodotto più minuto e concentrato. Buone comunque sia la mozzarella classica che quella ai carboni, che risulta al palato un po’ più spugnosa.

Festa Popolare della Tammorra, mozzarela nera


Il labirinto di lucine della Festa Popolare della Tammorra


Carmine Paolucci, l’organizzatore, aveva descritto i vicoletti, in particolare quelli che portano al Duomo, come un labirinto concepito per permettere al visitatore di perdersi. Vi invitiamo a seguire il suo consiglio, il duomo merita certamente una visita e anche in questa piazza, molto più tranquilla, troverete un palco, un’esibizione, e un omino con un parco amari considerevole. Se volete un po’ scappare dalla calca (che però non ci è sembrata mai eccessiva da nessuna parte) potete rifugiarvi qui per un po’.


Ri-ri-ritorniamo su e stavolta è il momento di provare la pasta, ci riferiamo allo stand del carboidrato più vicino al castello (l’altro è nella piazzetta in basso, vicino la mozzarella!). Questa è l’unica occasione nella quale abbiamo fatto un po’ di fila. Si sa, i tempi della pasta quelli sono. Per me in ogni caso anche questa fila non è stata eccessiva, ho trovato i tempi giusti e fermarmi 10 minuti non mi ha disturbato, Corvo invece sostiene che visti i tempi obbligati del prodotto forse era meglio aggiungere un secondo fornello, ve la buttiamo lì, diteci che ne pensate.

Quel che mi disturba è che il piatto fumante di laganozze spesse, incredibilmente cremoso, ricco di ceci e formaggio viene privato immediatamente del fico che lo sormontava come un’elegante ciliegia, da parte del Sig. Corvo che non si accorge che ce n’era solo uno per piatto.
“Tranquillo che comunque il sapore si sente”, mi rassicura.
In effetti però il sapore si sente, la pasta è buona buona (che bella proprietà di linguaggio), molto soddisfacente, di qualità sicuramente superiore (in gran parte per la cottura perfetta) a quella media da stand da sagra, ve la consigliamo sicuramente.

Festa Popolare della Tammorra, pasta ceci e fichi


Il mito del secondo piatto di pasta


L’altra pasta non la assaggeremo mai perché il tempo di tornare di nuovo giù (per la 6° volta) che lo stand ha ultimato le riserve e ci invita col sorriso a “tornare domani”, ma a/r per noi sono 3 ore gonfie con gonfio casello autostradale e dunque mi sa che l’assaggiamo l’anno prossimo (o probabilmente mai perchè le proposte cambiano ogni anno!). Nonostante il piatto di pasta in meno noi eravamo tranquillamente sazi. L’organizzazione ci ha elargito due risme da 20€ (comprensive di vino) che ci sono bastate sinceramente per assaggiare tutto. Ripeto che alla fine ci è perfino “rimasto in mano” quel piatto di pasta e una ulteriore crespella (+ il caffè) e non c’è stato assolutamente bisogno di compensare, eravamo bellamente sazi.


4 ore di percorso


Noi ci siamo goduti la passeggiata, indugiando qui e lì per fare foto e video, e vi dico che 4 ore sono passate molto velocemente. Il caldo ci aveva completamente disfatto ma era bello vedere persone continuare a gironzolare. La disposizione di stand e palchi aiuta molto il naturale passeggiare e la curiosità (o la fame) vi spingeranno facilmente a fare quel passo in più. I naturali capannelli di persone che cominciano a radunarsi e danzare in giro per il percorso rendono il percorso mai banale.

La Festa Popolare della Tammorra di Sessa Aurunca (CE) è sicuramente uno degli eventi più soddisfacenti della nostra tournée estiva. Un evento gestito con la massima cura e a cui non manca niente. E’ itinerante, è ricco di musica (c’è stato anche un sentito omaggio, udito spontaneo sollevarsi da diversi palchi, in memoria di Marcello Colasurdo, notissimo nome legato alla tradizione della tammorra), ricco di punti gastronomici, è ben organizzato, per tutti i gusti eppur molto specifico. Dalla lunghezza dell’articolo avrete capito che ve lo consigliamo vivamente.

Festa Popolare della Tammorra, Marcello Colasurdo

Falco

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Sagra lagane e ceci – Rufoli (SA) – 2023

Sagra lagane e ceci – Rufoli (SA) – 2023


Se vivi nei dintorni di Salerno i giorni della Sagra lagane e ceci di Rufoli é come se nascessero già barrati sul calendario. Un evento che in 30 e passa anni si è creato un’orda di appassionati. Ogni giorno persone nell’ordine delle migliaia affollano le casse della piccola frazione collinare di Salerno per non farsi scappare l’ambitissimo coccio di lagane e ceci. Anche quest’anno, dal 14 al 18 Luglio, l’evento risponde presente.

Sagra lagane e ceci, lagane 2


Sagra lagane e ceci, da 30 anni a questa parte


Ad accoglierci, come lo scorso anno, è un sempre più pimpante Emilio Di Giacomo, appassionato presidente e portavoce di questo sforzo collettivo che chiamiamo semplicemente “sagra”.
Si, perché l’organizzazione della Sagra lagane e ceci è composta da un centinaio di associati, dai capoccia che hanno l’ordine esecutivo di metterlo in piedi e prendere le decisioni che ne condizionano lo svolgimento fino ai nugoli di volontari.


E’ proprio di queste persone che Emilio ci parla inizialmente, quando gli chiediamo le belle novità di quest’edizione. “Abbiamo trovato tanti giovani che si sono appassionati alla sagra, e che potranno portarla avanti”. Un lascito importante, per un evento longevo che fa parte ormai a tutti gli effetti delle autentiche tradizioni del luogo.

“I nipotini”, come li chiama Emilio, sono infatti anche quest’anno rapidi, gentili e molto attivi. Non li abbatte il caldo né conoscono noia, li abbiamo visti rassettare le postazioni ma anche sperimentare nelle preparazioni, cantando con le signore nel retro, dove c’è profumo di zucchero nell’aria e si impastano le zeppole, anch’esse tanto amate e ricercate a loro volta.


I punti forti


Senza girarci intorno…il piatto forte dell’evento rimane quello che vi presta anche il nome.
Le lagane contengono una proprietà che ha del filosofale e quasi mitologico, possono andare in letargo (“a riposo”) a mollo nella loro cremina, in un gigantesco pentolone, per l’eternità.

Non conoscono disfacimenti, più tempo giacciono, più sono buone.
Nessuno finora ha trovato un limite a questo processo e tutti ne sono inconsciamente a conoscenza.
E sempre ben riposate, appunto, si prova a farle arrivare in tavola (anche se a volte la folla affamata spinge per averle prima possibile!) anche grazie a un set di pentole da accampamento napoleonico.
Il gargantuesco set di stoviglie può sfornare 1.000 porzioni di lagane in 1 ora.
E vi assicuro che non parliamo di porzioni mignon.

Sagra lagane e ceci, lagane


Emilio, che ben ricorda i nostri mugolii al momento dell’assaggio dei salumi ci dice immediatamente che quest’anno il capocollo “é ancora più buono”, e vi invitiamo a saggiarlo, provando il piatto di salumi nostrani, affettato al momento e servito in tavola. Fresco, dolce, tenero.

Sagra lagane e ceci, capocollo


C’è qualcos’altro che però merita una menzione particolare, le “mulignane allardate“, anzi il loro profumino. Varcati i confini della cucina da campo si viene ammaliati dall’aglio rosolato in forno a legna.
Non è routine, visti i numeri che fa questa sagra, concedersi il lusso di una cottura a legna ma “”fortuna vuole”” che quest’anno un guasto al forno ha costretto le melanzane a prendersi una bella affumicatura naturale. Ve le consigliamo, vista la cura con cui sono state seguite (abbiamo assistito di persona all’orgoglio quasi paterno di chi le ha sfornate).


I punti forti pt. 2


Tralasciando per un secondo il menu, piccola menzione per l’intrattenimento.
Il palchetto di Rufoli, situato nella piazzetta della chiesa, è piccolo ma fa il suo dovere.
E’ una piccola oasi felice dove la folla non è vista come un problema (al contrario di quella che vi toccherà nelle ore di punta alle casse!) e dove con piacere abbiamo assistito e partecipato all’esibizione degli Skizzekea, ospiti non nuovi della manifestazione, che si ripetono sempre con grande apprezzamento del pubblico.

posti a sedere


Dopo una bella sudata sotto il palco sarete in cerca di ossigeno. In aiuto vi vengono le aree ristoro.
Sebbene vada aguzzata la vista per beccare il posticino libero le due aree (una su prato e una sotto gli alberi, addobbati di lucine) sono abbastanza ampie da darvi respiro.
Quest’anno nella zona prato sono stati allestiti anche dei piccoli show di magia per i più piccoli (e non solo) e ricompare anche il caciocavallo impiccato, che saggiamente ha uno suo stand a parte.

Altra miracolosa pozione è la birra alla spina, qualcuno dice che in realtà bere alcol alla lunga fa sudare di più ma noi tendiamo a non ascoltare queste diavolerie moderne e nessuno ci nega un paio di pinte, sia in un giusto brindisi con Emilio, a servizio fotografico finito, sia durante il pasto, proprio sotto quelle fronde illuminate a festa.

A tradimento, nell’immagine precedente, avrete sicuramente notato la ricchezza di colore della frionzola. L’aceto ha donato alle papacelle un manto lucido e rubino, insieme ad un adorabile retrogusto piccato, perfette con la carne di maiale (tenera) e le patate (appena condite, per abbassare i toni pungenti dell’aceto).


Sagra lagane e ceci, le proposte alternative in menu


Se invece alberi e prati vi riportano automaticamente alla mente abbondanti marenne allora potete scegliere un interessante tris di panini: Alla milza (tradizionale salernitanao), con capocollo (ve ne abbiamo parlato prima con entusiasmo) e classico con salsiccia e patatine fritte.
Vi segnalo anche la presenza di un paio di burger contemporanei con pomodoro, insalata e cheddar.
Davvero per tutti i gusti.


Come dessert non potete non indugiare sulle zeppole, proposta che se la lotta con le lagane come proposta più ambita, ricercata e apprezzata. Tipicissime della zona, hanno chiaramente un twist segreto che non viene rivelato. Non vi resta che provare e riprovare finché non lo cogliete…

Sagra lagane e ceci, zeppole


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Festa della pizza montecorvinese – Montecorvino Rovella (SA) – 2023

Festa della pizza montecorvinese – Montecorvino Rovella (SA) – 2023


L’estate dei montecorvinesi giova di un inatteso freschino serale e di conseguenza questo vuoto di calore viene colmato con 8 forni che raggiungono i 400°. Nasce all’improvviso la Festa della pizza montecorvinese, come intuibile, a Montecorvino Rovella (SA), dal 14 al 16 Luglio.


8 forni roventi


La Festa della pizza montecorvinese decide di selezionare alcune tra le più tipiche pizzerie del territorio e dintorni (più uno stand per il senza glutine!) e disporle su un viale alberato adibito a passerella, tra tonde lucine che danno l’idea di un mercatino natalizio, due dispensatori di birra a inizio e fine percorso (i nostri amici di La Nuda e la nazionale Nastro Azzurro), tavoli e un palchetto per l’intrattenimento.

Dopo un efficiente taglio del nastro e l’assaggio del primo trancio da parte delle autorità ecco che immediatamente…ci tocca spostare l’auto perché la nostra è l’unica in divieto di sosta.


Torniamo rapidamente, ligi al dovere, nella nostra scoperta di queste pizze tipiche della cittadina che, vi ricordiamo, ospiterà anche sia la Festa medievale di San Martino che la Sagra della braciola.
Dietro un percorso in stile trincea, pronti a riprenderci Trento e Trieste, ma iniziando con qualche spicchio bollente, ecco che andiamo a sciorinarvi tutti i forni con le relative pizze ordinabili.


Le pizze


La vecchia Lanterna, noto agriturismo montecorvinese, propone la sua omonima “Vecchia Lanterna”, pizza dall’aspetto e dagli ingredienti nostalgici.

  • Mozzarella, provola affumicata, speck e grana

Gentilissimi e disponibili, come la quasi totalità dei mastri pizzaioli presenti durante la serata, i ragazzi e il proprietario non ci fanno neanche parlare. La provola fonde (anche il mio palato) e rilascia il suo profumo nell’aria.

Festa della pizza montecorvinese, Vecchia Lanterna


Anche Albertina sceglie una pizza omonima.

  • Pomodoro, mozzarella, salame napoli, prezzemolo, pecorino, piccante

Pizza storica della tradizione montecorvinese. Ci intrufoliamo tra le signore che sfornano pizze a catena di montaggio e con un sorriso veniamo subito accontentati. Saporita e sfiziosa.

Festa della pizza montecorvinese, Albertina


Rosato si divincola abilmente tra l’infornare e il trollarci, l’invito ad andare a trovarli alla loro sede a Macchia di Montecorvino Rovella non cadrà nel vuoto, ci propongono anche loro una pizza storica.

  • Pomodoro, mozzarella, salame piccante, origano, olio di oliva aromatizzato all’aglio
Festa della pizza montecorvinese, Albertina


Gianni Bottiglieri, in veste di se stesso, propone la sua pizza Estiva cavallo di battaglia che gioca sul fatto che siamo effettivamente in estate.

  • Mozzarella di bufala, parmigiano reggiano 36 mesi, rucola e piennolo del Vesuvio, olio extravergine d’oliva

Gianni è da subito molto disponibile e ci regala un saggio della sue capacità (troverete tutto in video!) ma al momento dell’assaggio (nostro) gli tocca scappare e rifornirsi di rucola. Al suo ritorno avremo già mangiato tutto il mangiabile, compresi cornicioni e cartoni delle pizze, purtroppo non assaggiamo la sua Estiva.

Estiva


Ehy, ci sono altri 4 forni!


I simpaticissimi ragazzi di Bell & Buon sembrano essere quelli che si divertono di più.
Propongono una pizza speciale, quella col sugo tirato tirato e la braciola sfilacciata, da provare per forza.
Appena ci vedono ci lanciano una pizza, apprezziamo tanto.

  • Pomodoro, braciola sfilettata cotta secondo la tradizione, mozzarella, prezzemolo
Bell e buon


Cook’s house alza un po’ l’asticella e propone una delle due pizze più prezzolate, quella al tartufo.

  • Mozzarella, salsiccia, porcini, crema di tartufo, provola, prezzemolo all’uscita, scaglie di Grana padano

Purtroppo non abbiamo provato questa pizza, a voi la scoperta.

Tartufata


Il Principe mette le mani avanti, “La nostra è un po’ casereccia”. E dov’è il problema? Ma ben venga!
Propongono una hit delle mie estati, quella ai fiori di zucca.

  • Mozzarella di bufala, pancetta, fiori di zucca, olive, olio evo.

Nel caos riesco a rubacchiarne uno spicchio da un amico, occhio alle olive provviste di nocciolo!

Il principe


Il povero ragazzo di Borgo Antico è sopraffatto dalla folla che di fianco aggredisce nel frattempo lo spillatore di birra e si ritrova dunque tra gli 8 fuochi di palati stuzzicati dal luppolo e noi dall’altra parte che fissiamo le pizze calde tipo dei randagi affamati. In un attimo di calma ci sfila la sua pizza alla nduja.

  • Pacchetelle di pomodorino giallo al naturale, nduja di spilinga, cipolla caramellata in crema, mozzarella di bufala morese, fili di peperoncino essiccato, olio evo pregio, basilico cristallizzato

Apprezziamo la gentilezza e pure la pizza, dalle due righe di ingredienti si noti che questa è la pizza più costruita tra le proposte.

Borgo Antico


Festa della pizza montecorvinese e risposta del pubblico


Grande risposta di pubblico, le 2 casse (che dalla serata successiva passeranno a 3) sono prese un po’ d’assalto, per quanto riguarda la scelta della pizza sta a voi farvi furbi.
Noi siamo arrivati all’apertura, alle 19.30, e praticamente eravamo gli unici, come si può ben immaginare il pienone c’è stato intorno alle 21 e poi la situazione si è un po’ rilassata intorno alle 22/22.30.
A voi trarre conclusioni. A occhio ci è stato riferito che sono state sfornate almeno 2400 pizze, direi che c’era una discreta fame nell’aria!

I costi sono semplici: Pizza speciale 8€ (cioè tutte quelle che vi ho elencato di sopra), Pizza Margherita (la propongono tutti i forni come alternativa), Birra alla spina 20 cl. 2€, 40 cl. 4€, acqua gratis, sia frizzante che naturale. Anche lo zucchero filato è offerto (per i bambini…)

Dal palchetto si sono invece esibiti Dario Visconti con il suo Nostalgia 90 e i Morgana. Ogni sera ovviamente ci saranno artisti e band diverse.
Che altro dirvi? Divertitevi!

Festa della pizza montecorvinese, evento


Falco

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Sagre di Liberi – Liberi (CE) – 2023

Sagre di Liberi – Liberi (CE) – 2023


Con il suo tipico chilometrico programma di eventi, tornano al solito le Sagre di Liberi, quest’anno a cominciare dal 25 Giugno (proprio con quella serata sul caciocavallo che l’anno scorso creò file fino a Imola!) via scorrendo fino al 27 Agosto, con il calendario che si conclude in una serata dedicata alle montanare, quelle fritte si intende.

Sagre di Liberi, bosco


Boschi di Liberi


Come sempre la prima cosa che salta all’occhio delle Sagre di Liberi è il luogo in cui si tiene l’evento. Un boschetto che sembra concepito apposta per ospitare una festa. Le fronde alte e rassicuranti degli alberi piazzati da Madre Natura in modo strategico forniscono un piacevolissimo ristoro anche prima del tramonto.
Gli spazi, che naturalmente si creano tra i prati e i fusti spessi, vengono riempiti di panche in legno, piccoli mercatini di artigianato, uno spazio per le giostre che è un naturale set per la prossima serie di Stranger Things e naturalmente casse e cucine.

Il parcheggio molto ampio (1.50€ per auto) non crea mai disagi e raramente, nonostante l’affluenza sempre abbondante, vi ritroverete senza posto. Perfino il tragitto dall’uscita dell’autostrada fino al boschetto sembrerà una piacevole introduzione, tra campi di grano, piccole colline verdi, oleandri, qualche arbusto sconosciuto a fiori violetti e relais e tenute ai bordi della strada.


Dopo aver parcheggiato, una delle prime cose che si notano è la pista da ballo, luogo dedicato ai coraggiosi che osano sfidare gli imperturbabili amanti del liscio, categoria protetta che si manifesta in piccoli ma sostanziosi branchi in occasione di feste popolari. Al solito li osserviamo estasiati e non vediamo l’ora che, sopraggiunta la giusta età, ci si sblocchi il recessivo gene che permette di andare a tempo e disarticolare con disinvoltura le giunture, all’udire delle prime note dei celebri successi dei Collage.


Menu di Liberi


Ciò in cui siamo esperti noi, invece, è provare il lungo menu delle Sagre di Liberi, un menu che cambia, lo ricordiamo, ogni weekend. Mentre l’anno scorso venimmo a provare la giornata dedicata all’impiccato, quest’anno l’asticella della tecnica si alza e mettiamo alla prova la tagliata di marchigiana.

Delicata preparazione che richiede attenzione, cura e il giusto tempo, di estremamente difficile realizzazione, quando si tratta di accontentare folle. Eppure quel piatto così facile da sbagliare si rivela deliziosamente confezionato.

Ci viene servito a straccetti, accompagnato da rucola e pomodoro. Nonostante lo lasciamo un po’ a se stesso mentre in sequenza scattiamo foto, riprendiamo scene e registriamo storie & clip non perde la sua tenerezza. Piacevolmente senza grasso, ricca di ferro, delicata, è un gran bel pezzo di carne con un prezzo onestissimo (12€). Vi consigliamo vivamente di provarlo, ideale anche da condividere (in max 3 persone).

Tagliata marchigiana


Subito dopo arriva per noi un’altra specialità della casa, già provata lo scorso anno, ma che per essere sicuri di non dimenticare neanche il più insignificante retrogusto decidiamo di fagocitare nuovamente e senza remore: Paninazzo con pancetta alla zingara, funghi e caciocavallo.
Può essere più buono dell’anno scorso? A quanto pare si.
Pane ottimo e morbido, anche se tiri giù l’intera ciabatta (che è un bel palmo di mano e mezzo eh) non ti stufa, la pancetta (con i suoi aromi, la sua “marinatura” e stufatura) è la perfetta via di mezzo tra un sano prosciutto alla brace e una laida porchetta, mentre il caciocavallo si stiracchia formando il giusto collante di grasso e sapidità all’interno della gran marenna.

Viene fatto fuori in pochi secondi, costo 6€, highlight da non perdere.

Panino con pancetta alla zingara


L’ora della seconda marenna


Il menu delle Sagre di Liberi non ci si ferma ovviamente qui, è il momento della 2° delle 4 scelte in tema panino: Salsiccia e sottoli.
Più sottaceti che sottoli, difatti il pungente condimento è una delle prime note che si manifestano al morso. Saporita e morbida la salsiccia, stesso pane di prima. Chi vince tra i due panini? Non c’è storia.

Saltiamo il sandwich con wurstel e patatine, con un po’ di disappunto da parte di Corvo che pur di ingerire altri carboidrati sussurra un timido “Se te la senti io ci sto”. Ma io “ci sto”, si, ma per la pasta e fagioli.

Cotiche al sugo

Tubetti, fagioli, macchiata di sugo, con piacevole sentore di piccante e…cotiche.
Esattamente, cotiche, non sciolte come nella cremosa versione di Riardo (sempre in provincia di Caserta, sarà tradizione locale?) ma a pezzettoni. Servita abbondante come sempre.

Pasta e fagioli

Gran finale, cotiche al sugo. Vederle nel pentolone a sobollire nella lava al pomodoro è sempre un piacevole spettacolo di fronte al quale io e la signora che se ne cura ci concediamo un piccolo momento di commozione. Pane a fette d’accompagnamento (quanto pane abbiamo mangiato?) e scarpetta obbligatoria nella salsa color rubino, grassa più del giusto, ma che ci piace, e goduria unica al momento del morso.

Da qualche parte sentiamo parlare di una tagliata di frutta, per ripulire il palato dopo tutto questo macello di pane, sughi, salumi e due bottiglie di rosso freddo e locale. Incediamo in qualche fetta di cocco bello che il signore ci concede orgoglioso del suo prodotto e del suo carretto, che scopriamo essere “delle parti nostre”. Il carretto, non il signore.


Passeggiate di Liberi


Come anticipato prima, anche se ormai il sole è scomparso da un pezzo, è piacevole fare due passi all’interno del parco. Si mantiene una giusta frescura e ne approfittiamo per curiosare nella zona dedicate alle giostre per bambini, al tiro a segno, con sosta ai bagni (ripuliti costantemente dal personale addetto), e pit stop alla solita arena di ballo, già citata prima, che funge da dessert.

La grande affluenza è al tempo stesso testimonianza di successo e afflizione per l’evento. Orde di appassionati si riversano fedeli ogni anno, per ogni weekend, dalla provincia, ma non solo, da fuori regione, ma non solo. Stavolta non abbiamo riscontrato file clamorose, nonostante la complessa realizzazione a menu della tagliata, se non nel finale, quando intorno alle 22 cominciava a formarsi una temibile fila indiana.

Il consiglio è sempre quello di farsi furbi, spezzettarsi i turni, condividere ed alternarsi. Cominciate dalla rapida somministrazione del vino, fatevi strada verso il panino alla zingara, rifocillatevi nell’attesa con la pasta e fagioli e nel frattempo scambiatevi in fila per la tagliata ogni 10 minuti.
Avrete provato tutto, soffrendo e spendendo poco.


Falco

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Festa della fragola – Parete (CE) – 2023

Festa della fragola – Parete (CE) – 2023


La Festa della fragola di Parete (CE) celebra il prodotto più noto della cittadina del casertano, la fragola appunto. Parete, grazie all’Associazione La Tenda, costituita da giovani e giovanissimi del posto è di nuovo scenario, dal 12 al 14 Maggio 2023 di stand gastronomici, cultura, buon intrattenimento, voglia di fare e di crescere e di nuovo sarà l’ideale scenario per gustare questa primizia locale.

Festa della fragola, fragole di Parete


Dalla piazza al palazzo Ducale


Finora la Festa della fragola si era tenuta nei pressi del Palazzo Ducale di Parete e dei suoi cortili.
Il Palazzo, lo ricordiamo, ospita anche un ristorante, un museo d’arte ed ha anche una vasta sezione dedicata proprio alla fragola e alle sue proprietà.

Quest’anno però i ragazzi dell’organizzazione hanno spostato l’evento nella piazza e nel viale che conducono al Palazzo stesso. L’idea era quella di coinvolgere nella festa anche il centro storico, che nonostante l’indotto fornito dalla lavorazione della terra e dei suoi frutti subisce ogni anno di più spopolamento, chiusura delle attività e drastica mancanza di attrattive e intrattenimento.

L’idea a colpo d’occhio premia. Approfittando della presenza dei tricolori della festa scudetto i piccoli stand in legno scuro bardati di rosso fanno la loro figura. Purtroppo a guastare un po’ i piani di questa ed. 2023 ci ha pensato l’anomalo maltempo di questi ultimi 15 giorni.


La fragola di Parete nel prossimo futuro…


La lungimiranza della gioventù di Parete si apprezza ancora di più nel momento in cui veniamo portati a visitare queste serre di nuova concezione, con delle coltivazioni pensili alla orti di Babilonia.
Un farcito sacchetto di terriccio, minerali e concimi naturali (che cerca di richiamare l’idea del ricco suolo del casertano) ospita le piantine che ad altezza occhi crescono e si lasciano naturalmente andare, penzolando verso il basso. Questo rende il raccolto infinitamente meno massacrante, ma anche più produttivo, con meno sprechi.

Festa della fragola, coltivazioni


I tempi del capolarato e della gente che sviene sotto le serre è finito, ci confermano i ragazzi.
Ci viene raccontano di come il prodotto italiano, inoltre, essendo molto più controllato rispetto alla media europea di stati ad esempio come la Spagna che tendono invece ad una coltivazione di massa per il grande mercato, sia molto più pregiato.
Sicuramente premia la biodiversità tipicamente italiana e campana che ci permette anche a distanza di pochi km di avere prodotti unici e tanto diversi l’uno dall’altro, i quali vanno giustamente coccolati, curati ed esaltati. Questo nuovo tipo di coltivazione è anche al passo coi tempi dal punto di vista dello sfruttamento del suolo e dello spreco d’acqua. Due aspetti che sono drasticamente limitati e ridotti al minimo da questo particolare approccio.


Il menu alle fragole


La fragola si rivela un ingrediente prezioso ma non semplice da incastonare, dando il meglio in piatti che richiedono una certa elaborazione, non a caso spicca sugli stand la proposta pasticcera e più legata al dolce.


Anche quest’anno però abbiamo come proposta un menu completo, a partire dal risotto che ancora una volta convince. Va considerato che tra foto e video l’abbiamo lasciato freddare a lungo ed era comunque di un soddisfacente che riportava immediatamente alle sensazioni dello scorso anno, quando nuovamente fu proposto, in un’altra variante, durante l’edizione 2022.

Come secondo abbiamo un altro prodotto locale, il maialino nero casertano, avvolto in uno scrigno di pasta brisè con coulis di fragole e caramello salato.

Risotto alle fragole, Parete


“Pizza di crema” tipicamente Paretina per quanto riguarda il dolce. Siamo già rimasti soddisfatti dalla versione base e tradizionale di questa crema che avvolge il palato e che ricorda, a dire dei ragazzi, la “polacca d’Aversa” (una versione locale della Pavlova? Da scoprire…). Il dolcetto, servito a strati, ricorda (a vista) un po’ un tiramisù bianco e un po’ la classica cheesecake (grazie a un crumble a fondo tazza) ed è intervallata da grossi spicchi di fragola sulla sommità e da una rossa dadolata, sempre di fragola, nel mezzo.

Festa della fragola, fagotto


Particolare come esperienza ma che esula dal mondo della birra tradizionale abbiamo anche una versione effervescente alla fragola. La bevanda raggiunge anche un dignitoso 4,8% di grado alcolico ma a meno che non vogliate un hangover a base di fragolata ve ne consigliamo un assaggio esplorativo.
Sempre di buon livello invece il parco vini, presente in diversi stand della festa.


Intrattenimento


Insieme agli artisti di strada, anche quest’anno è coinvolto Tony Tammaro, voce che tradizionalmente accompagna con successo le serata della Festa della fragola. Per via del maltempo sopracitato il concerto dell’amato Tony è stato rinviato tra Giugno e Luglio, in occasione di un altro evento.

Si è salvato invece lo spettacolo di Peppe Iodice, che si è tenuto con uno speranzoso occhio al cielo la domenica sera.

Festa della fragola, Associazione La Tenda

La festa della fragola di Parete è, come si è visto, una festa in evoluzione.
Un evento che vuole strizzare un po’ l’occhio alla sagra, nei suoi aspetti più coinvolgenti, ma che rimane lontano dalla mentalità di paese e che anzi abbraccia il cambiamento e caparbiamente tenta di coinvolgere il circondario, se del resto si può cambiare una coltivazione centenaria (millenaria?) si può anche invertire una tendenza di rassegnazione e spopolamento.

Si tiene a ringraziare l’Amministrazione Comunale di Parete, Marican SRL, Coop Sole, Mama Casa in Campagna e tutti gli sponsor, le cooperative agricole e le pasticcerie che hanno sostenuto la Festa della Fragola 2023.


Falco

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Porcus Festival – Puglianello (BN) – 2023

Porcus Festival – Puglianello (BN) – 2023

Il Porcus Festival di Puglianello (BN) raccoglie l’eredità della ventennale Fest’ du Puorc’ ma oltre il nome cambia ben poco: carni locali, un gruppo organizzativo molto unito ed efficiente ( Nuovo Centro Studi Puglianello ), ricco menu e solito entusiasmo di chi attendeva con ansia questo ritorno dopo la pausa forzata.

Porcus festival, carne di maiale e pappacella
– Una delle protagoniste della serata: La carne e papaur’


La tensostruttura


Per ragioni prettamente climatiche l’evento si tiene solitamente all’interno di una tensostruttura, nulla a che fare con un semplice “capannone”, ma Puglianello ha a disposizione un castello (al momento in ristrutturazione) e una tenuta, Casa Marchitto, che funge anche da museo.

Trovandosi nella provincia di Benevento e tenendosi tra fine Febbraio e le date che ultimamente sono diventate definitive della prima metà di Marzo è facile che il meteo sia inclemente: una delle edizioni finì addirittura sotto la neve.


La tensostruttura resiste alle intemperie, mantiene il calore ed è estremamente ampia (può ospitare turnazioni di 650 persone), le uniche ovvie controindicazioni sono il risentirne dell’acustica (il suono non venendo assorbito da nulla ovviamente rimbomba) e quando si bracia duro e il vento è contro parte del fumo può creare una cappa.


Le tipicità


Tutti i piatti più apprezzati della provincia beneventana sono presenti in menu, il più caratteristico è forse la Carn e papaur, una variante locale della sfrionzola (o viceversa) che presenta una forte nota d’aceto, la presenza delle pappaccelle, che hanno un sapore più carico rispetto al normale peperone, e l’assenza categorica di patate. La versione con patate, nei dintorni, è nota come pentolaccia.
Urge una mappatura della sfrionzola e delle sue varianti.

Porcus festival, carn e papaur
– Che sia chiara l’assenza di patate

Non è da meno, anzi, il fegato int’ a rezza (spero di aver beccato i troncamenti), altra specialità del posto, che viene profumato solo con alloro.

Continuando con le braci a menu sono presenti anche salsiccia, pancetta e fettina.
Piatti classici da Pasquetta campana, sempre di operatori del settore, tutti del posto.
Ci teniamo a sottolineare questo aspetto poiché il festival è anche un modo per esprimere la natura contadina e agricola della città.

I primi


Buona scelta di primi con tre grandi classici: Gnocchi con tracchie e cotiche, Pasta fagioli e cotiche, Rigatoni alla matriciana.

Quello che ci è piaciuto di più (e che risulta anche il più venduto dell’anno) è stato il piatto con gli gnocchi. La carne naturalmente sapida va a sopperire al sale (quando si fanno 1200 piatti di pasta regolarsi con le dosi non è facile) ed è piacevole ritrovarsi nel piatto i pezzettoni di carne tenera e saporita.

Porcus festival, gnocchi
– Una collinetta di sugo di maiale


Al secondo posto di questo podio immaginario inseriamo la pasta fagioli e cotiche.
Interessante variante locale addolcita dalla presenza dei grassi del maiale, ricordava un po’ quella di Riardo (CE), del Calici al Castello. Uniforme, cottura perfetta, un bel piatto.

Puglianello, Pasta fagioli e cotiche
– Un’immagine vale più di 100 calorie


Minestra maritata ed altre specialità


Altro piatto da provare è la minestra maritata, questo sembra uscito direttamente dalle cucine del vostro agriturismo preferito (o da quelle della nonna). Sapidità perfetta, insaporito dalla carne del maiale, preparato alla perfezione anche con i gambi più spessi della pianta che nonostante ciò non sono mai coriacei. Un piatto perfettamente riuscito.

Si accompagnano alla minestra una polenta con broccoli e salsiccia e una zuppa di porri, fagioli e cotechini. Questi due piatti partono da classici della cucina contadina ma si sono evoluti all’occorrenza per completare il reparto dei secondi. La polenta mi è sempre ostica quindi sono di parte, ma la zuppa di porri è molto gradevole ed è un piatto inaspettato che potrebbe far felice l’ospite occasionale che non è avvezzo ai piatti da sagra più violenti.

Sono presenti patatine fritte, per accontentare i più piccoli, e pizza fritta con sugo di maiale.
Il sugo porta la pizza, altrimenti classica, unta il giusto e ben realizzata, su un altro livello di sapore.

Porcus Festival, pizza fritta
– Pizza fritta con sugo di maiale


Vini, taglieri e dolci


Perfino la parte alcolica è completamente del posto.
Vini e birra (artigianale) sono realizzati da aziende locali.
L’Aglianico del Taburno è della tenuta La Fortezza mentre la birra artigianale è prodotta dal birrificio Historia. Ottimi prosciutti sono anche quelli che si possono testare, affettati al momento, nell’angolo riservato ai taglieri. In questo spazio si possono acquistare anche formaggi e insaccati vari da portare a casa come souvenir.

Piccolo spazio a parte per i dolci: Grande varietà in campo quindi potete scegliere quello che vi piace di più ma se vi fidate di noi non potete non assaggiare la sbriciolona con mele e nocciola. Spaventosamente buona.

Sbriciolona
– Sbriciolona con mele e cannella

Un applauso va allo staff, molto disponibile a farci vagare in cucina, a raccontarci lo svolgimento delle varie preparazioni e a girare come un perfetto ingranaggio sia nel tenere in ordine l’ampio spazio con i tavoli sia nell’essere celeri in cucina, non abbiamo mai notato grandi file nonostante la partecipazione.


Il Nuovo Centro Studi Puglianello


Il ritorno, in quest’edizione 2023, è sicuramente un appuntamento riuscito. Il cambio di nome (e la prima collaborazione ufficiale con Il Trono di Sagre) porta bene all’evento che registra numeri soddisfacenti e permette all’associazione di far cassa in vista di diversi eventi culturali che si tengono durante l’anno.
Infatti oltre il Porcus Festival a Puglianello esistono appuntamenti che permettono a laureandi o a talenti locali di mettersi in mostra (ve ne parleremo poi sui nostri portali).

A questo si aggiunge l’immensa disponibilità e gentilezza di Francesco Di Sorbo, col quale siamo ormai in contatto da tre lunghi anni e del presidente Filippo Guarnieri, insieme a quella di tutto il resto dell’associazione.
Al prossimo festival!

– Ceci n’est pas Nuove Centro Studi Puglianello


Falco

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Scorziello | Casa Agricola – Serre (SA) – Tavolo Riservato

Scorziello | Casa Agricola – Serre (SA) – Tavolo Riservato

La Tenuta Scorziello, denominata Casa Agricola, si trova a Serre (SA) e si compone di un ristorante, una struttura sul retro con B&B e piscina, un ampio giardino, utilizzato anche per eventi, orti, frutteti e animali in libertà. La quasi totalità di ciò che arriva in tavola è coltivato nei terreni della tenuta o arriva dagli animali da fattoria che la vivono. Il Trono di Sagre ravana sul posto alla scoperta delle specialità locali.

Casa Agricola Scorziello, Pollo alla cacciatora
– Il luccichio del pollo alla cacciatora


Accolti dalle oche


Nel ritorno a sorpresa del freddo marzolino ci troviamo alle 21 nel parcheggio della tenuta accolti da oche (o papere? avevano la testa sotto le ali) che sonnecchiano incuranti della brezza. Sicuramente essere accolti da animali da fattoria è sempre piacevole e trasmette immediatamente una rassicurante atmosfera da km0.

In pieno contrasto con l’aspetto rurale brilla, composta da vetro e ferro, la serra che funge da anticamera al ristorante. Le lucine si riflettono nei vetri e addobbano qualche ulivo, donando un aspetto grazioso all’ingresso volutamente spartano. In questa parte della tenuta si cena all’aperto, quando il tempo è più mite.


L’interno è contraddistinto da un saletta in realtà abbastanza intima (25 coperti circa) che conduce da un lato alla cucina, dall’altro al soppalco, che consiste in un’altra 60ina di coperti. I tavoli, in linea con l’ingresso, hanno il colore di un legno chiaro, tendente al miele. C’è legno ovunque, e questo è bene.
L’interno della scalinata è farcito di libri e di bottiglie di vino, che in realtà non avremo bisogno di aprire perchè ci si stappa un “della casa” etichettato, oltre il dignitosissimo, made in Casa Agricola Scorziello.
Per chi preferisce il bianco, c’è anche quello. Noi consci che si mangerà una bella matassona andiamo di rosso classico, per la precisione Rosso Campago IGP, come recita l’etichetta.

Le note di colore (della sala, non del vino) sono date da una stupenda parete verde petrolio, che hanno ritinteggiato perchè sapevano che è uno dei miei verdi preferiti, un carciofone che si staglia regale su una tela bianca (e che è il simbolo e il prodotto principe degli orti della tenuta) e una gigantografia dei monti che sovrastano Serre e il circondario.


“Eccelliamo nei carciofi”


Mattia Valitutto, gestore delle cucine e del locale, ci accoglie con gentilezza e ci racconta che il prodotto principale è il carciofo. Poi c’è stato spazio per specializzarsi in altro, che ci ritroveremo in tavola, ma non vi faccio spoiler. Mattia ci porta in cucina, dove annusiamo nell’aria un pollo che si crogiola felice nel suo sughetto alla cacciatora, e poi al nostro posto. Ci stappa una bottiglia e ci godiamo la calda atmosfera della sala.

Formaggi e salumi
– Occhi sul formaggio sapido!


La prima portata è un mix di antipasti caldi e freddi, un classico che raramente delude.
L’unico prodotto non locale è un prosciutto di Norcia (eccellente) perché…i maiali erano finiti!
Prima di andarsene però i suini hanno lasciato in dono capocollo e salsiccia, entrambi ottimi.

Si accompagnano ai salumi due tipologie di formaggi, tra cui un pecorino estremamente sapido che alla sola vista comincia a farmi sudare zigomi e tempie, segno che sarà ottimo, e poi una discreta sequela di terrine contenenti le più simildisparate verdure, direttamente dal loro orto.

Partiamo col dire che c’era una bietola e patate, esaltata dal loro olio Bufo, che era di una dolcezza estatica, forse forse la parte dell’antipasto che mi è piaciuta di più.


Non potevano mancare le patane cunzate con crusco briciolato, una verza e fagioli, con crusco trionfante in cima, dei piccolini carciofini sottolio, dei carciofi, caldi, un po’ sminuzzati (buonissimi!).
Dosi umane, non atte a metterci in ginocchio fin dalle prime spiluccate, ma comunque un gran bel set!


Tanto per cambiare…


….una matassa come primo? Perché cambiare se la adoriamo?
La matassa di Casa Agricola Scorziello è made in La Siciliana, once again.
Alla pasta di buona fattura si aggiunge il fagiolo del loro orto e il crusco, ancora lui, sempre di casa.
Peperoni cruschi e matasse, la nostra dieta non cambia.

Casa Agricola Scorziello, Matassa
– Matassa con crusco


Mattia ascolta le nostre richieste e non va oltre i 100gr, per primo.
Si, perchè anche stavolta c’è il secondo primo.
Orecchiette, fatte in cucina a mano, e ve lo scrivo perchè erano perfette e va detto, con carciofi e guanciale. Signora mia.

Incredibilmente tra le due, nonostante la voglia folle di una pasta diversa, continua a vincere (per me) la matassa. L’inestimabile valore della semplicità.

Orecchiette
– Orecchiette perfette


Proviamo anche il secondo, e per fortuna!
Il pollo alla cacciatora lo tenevamo come pensiero fisso quando l’abbiamo sbirciato appena entrati, si rivela all’altezza delle aspettative. Morbido, colmo dei suoi succhi e del suo sughetto, ideale, da mangiarne un chilata con disinvoltura.

Buona anche la sfrionzola. Classica. Patate affettate a mano e fritte, carne di maiale (sempre quelli, giustificatissimi per non averci lasciato anche il prosciutto), peperoni e una generosa dose di aceto.
Per me il secondo ingrediente principe di una gran sfrionzola è l’aceto, quindi approvo felice.

Casa Agricola Scorziello, Sfrionzola
– Sfrionzola classica


Dolce epilogo


Un altro grande classico: la torta caprese. Nonostante un brutto incidente i cui fantasmi mi rincorrono ormai da 17 anni, che mi porta spesso a evitarla, sarebbe un grosso errore in questa occasione farsela scappare. Bassa, tenerissima, dolce il giusto, ottima.

Non da meno la scomposta, il cui dolce tendente al gelato alla crema è perfetto per variare un po’.


Come si sarà capito, di questa nostra serata ci è piaciuto tutto.
Ringraziamo la gentilezza e la disponibilità di Mattia Valitutto e di Antonio Scorziello, che in questa nostra ricerca di tutti i mille sapori che può avere una matassa si sono rivelati fondamentali!


Falco

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022


Castellabate (SA) è ormai una delle località più note del Cilento e ha bisogno di poche presentazioni.
Nella sua parte più bassa però c’è un tesoro di vicoletti, archi, antri e nicchie che l’associazione PaeSanaMente ha deciso di valorizzare una volta per tutte con la manifestazione Tra Vasci e Vichi

– Pizza bassa in stile cilentano


Il turno dei vicoletti

Se piazza, panorama e castello hanno già i loro visitatori pochi si spingono di loro volontà fino alle pendici del paese. Grosso errore! Perché questa storica parte della cittadina è ricca di storia e cultura e si presta benissimo ad un evento.

PaeSanaMente ha capito che con Tra Vasci e Vichi poteva ridare dignità a questi quartieri e farli conoscere anche al grande pubblico. Tutti i mestieri di una volta, dal macellaio, ai pescatori, dall’arrotino ai cacciatori, riprendono vita grazie a dei figuranti abilmente piazzati in questa o quella casetta.


Ciò che rende credibile il tutto è un percorso studiato fin nei minimi dettagli per mettere sotto i riflettori tutti gli “hot-spot” del borgo. Un discorso che ha riguardato le luci e l’atmosfera, ma che ha necessitato anche il montaggio di una scenografia vera e propria.

Il risultato? Una credibile passeggiata indietro nel tempo.


Un racconto corale


A far da collante tra le varie scenette ci sono i figuranti in movimento. La zita, che sbraita vagando per il paese in abiti da sposa, i musici, che animano le piazzette dove il visitatore può unirsi alla festa e ballare ed altre comparse che con abiti dell’epoca indicano e guidano il turista alla scoperta dell’antro successivo.


All’inaugurazione della prima serata c’è stata anche una parte recitata che introduceva l’inizio di questa 3° fortunata edizione. Lo sforzo organizzativo è stato notevole, ma ha funzionato tutto? Si.

Tra Vasci e Vichi si è dimostrato uno tra gli eventi meglio organizzati, belli e partecipati dell’anno, senza dubbio. Era già tutto sui giusti binari nel 2019, nel corso della sua 2° edizione, ma stavolta c’è stato un salto di qualità e di impegno osservabile a occhio nudo.

Funziona tutto, dalla navetta che corre su e giù senza limiti fino a fine evento, dagli spazi creati ad hoc per mescolare le bellezze naturali del posto (come i panorami), fin alle tradizioni riesumate e mostrate al pubblico. Vicino il vecchio capanno dove cuoce il latte per il formaggio troviamo due tranquille e curiose caprette, poco vicino il mercato.


Altra incredibile particolarità è come il percorso passi tra spazi aperti, piazzette e minute rampe di scale (o tunnel) sia, senza interruzioni, all’interno di palazzi. Ad esempio quello dove è stata ricreata una prima scuola dell’obbligo con attempati discoli studenti. O che ospita, nello stesso spazio, le sarte e l’intrecciatore di cestini.

C’è un’intera barca con set di reti e galleggianti, a ricordare l’importanza del ruolo dei pescatori, ma non manca il bivacco dei cacciatori e il pozzo delle lavandaie, il mulino e il falegname.


Il percorso gastronomico


Insolitamente in basso nel nostro racconto arriva la parte gastronomica.
Il bello è che nonostante questo evento non punti troppo sulla parte mangiatoria ne possiede comunque una di alto livello. Anche i punti ristoro, infatti, sono ben incastonati nel percorso, in aree un pochino più spaziose (non sempre) e adibite al relax.

La lagane e ceci, che viene tirata a mano e preparata al momento (creando l’attesa più lunga nel percorso, per ovvie ragioni) è uno dei punti più interessanti. Ben sapete, siccome ne abbiamo parlato diverse volte, quanto cambi questo piatto in ogni paesino del Cilento. In questo caso la scelta è furba, si è optato per una pasta in stile Rufoli (SA), molto cremosa, distante ad esempio dalla tradizionale tipica di Giungano (SA), che è molto brodosa e ricca d’aglio!

– La proposta cremosa

In ordine sparso non sono da perdere le pizzelle con le alici. Quelle di Castellabate sono le migliori mai provate, insieme a quelle storiche della festa di Rutino (SA), che vi raccontammo ormai 4 anni fa!

In ogni antro culinario potete abbinare al piatto un bicchiere di vino, antro diverso vino diverso, con una buona qualità minima generale. Altro piatto estremamente tipico della zona è la farnata, che…vi consiglio.

Premetto che per me va assaggiato tutto, quindi difficilmente vi suggerirò di saltare qualche tappa del percorso. La soluzione migliore, al solito, è fare gruppetto e spartirsi il tutto, altrimenti è veramente difficile non arrivare satolli alla fine!

– La preparazione dello sfrionzolo


Sfrionzolo e Sanguinaccio


Mentre andate in giro troverete più spazi interattivi, come quello dove potete ricreare una foto d’epoca (che potete anche ritirare stampata in b/n poco più avanti!) o il punto dove potete mettervi sulle punte alle spalle dei manichini e farvi delle simpatiche foto con coppolla o paglietta.

A destra e a manca, andando a naso, troverete il sapido e saporito sfrionzolo, abbondante e accompagnato da fettona di pane modello mattoncino, e il dolce sanguinaccio.
Quest’ultimo è una vera rarità e vi consiglio vivamente di provarlo, potrebbe essere l’ultima volta che ci riuscite!

Questa del sanguinaccio, insieme ad altre scelte, dimostrano lo studio approfondito che c’è stato dietro l’evento. Non solo è stato veramente complesso coordinare tutte le scene, è stata inserita una parte recitata, una quantità di figuranti che va ben oltre il necessario, ma anche un’attenta selezione dei piatti.
E tutto funziona a meraviglia.

Altro piatto povero e soddisfacente è il Sciusciello, a base di uova e pane ammollato (ma sempre bello croccante), poi ci sono anche la Pizza Fritta e la pizza cilentana classica, con sugo e formaggio, caldarroste e dolci tradizionali.


Tra Vasci e Vichi, in conclusione…


Difficile aggiungere altro. Menzione d’onore per l’uso delle Lire come ticket, altra genialata.
PaeSanaMente fa le cose sul serio e siamo felici di aver promosso in prima persona quest’evento di questa Castellabate che mai doma e mai sazia continua a sorprenderci con la sua voglia di mostrarsi e di stupire, ancora una volta, in una veste totalmente nuova. A Castellabate ci sanno fare.

L’evento si è tenuto il 22 e 23 Dicembre 2022, riprendendo per altri due giorni dopo Natale, il 26 e 27.

– Il vecchio conio <3


Falco

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