I Fucanoli – Campagna (SA) – 2019
Ieri, 17 Gennaio, si festeggiava una delle mie feste preferite di tutto il panorama sagre-feste patronali-eventi: I Fucanoli di Pro Loco Campagna, per il giorno di Sant’Antonio.

La fiumana del progresso
E’ un appuntamento al quale non manco mai, così anche quest’anno mi carico in macchina i giovani e optiamo pure per la partenza intelligente, alle 20.30 infatti siamo belli carichi e decisi ad evitare il mega-ingorgo che si crea puntualmente all’ingresso della cittadina.
E invece…dopo aver dribblato con gran stile una serie di posti di blocco con scuse fallaci veniamo ricondotti all’inizio del percorso per prendere obbligatoriamente la navetta.
Perchè volevo evitare la navetta? Perchè la parte migliore dei Fucanoli è quando razzoli perso nei tuoi pensieri, post 2 di mattina, mentre si smontano stand, si braciano le ultime salsicce, si saltano le caldarroste sopravvissute, esce quel piatto extra di matassa che si è azzeccata talmente tanto che se la spiattelli in faccia a qualcuno devono rimuovertela chirurgicamente tipo il facehugger di Alien…e dovendo sottostare ai tempi della navetta finisci inevitabilmente per perderti tutto l’after, appunto.
Eppur ci tocca.
Dopo aver parcheggiato giriamo l’angolo per fare il biglietto per la sopracitata e lo spettacolo che ci si pone davanti è uno spettacolare mix tra il finale di “Ivan il Terribile” del 44′ (SPOILER!) e “La guerra dei mondi”.
Una fiumana di sfollati converge su una casetta in legno dove trincerati all’interno un uomo che smitraglia 800 biglietti al minuto come la miglior Maschinengewehr 42 resiste eroicamente all’orda di avventori smaniosi di un posto sul minibus.
Il clima è quello delle evacuazioni di massa più simpatiche, c’è una rilassata consapevolezza stile rastrellamento del ghetto di Varsavia e un’accettazione del proprio fato ammirevole, qualcuno spera di rivedere un parente perduto al terzo snodo della fila, a qualcuno basta che sia rimasto un piatto di pasta.
Un break ogni 3 metri
Come scialuppe di flanella di un moderno Titanic finalmente giungono le navette, sono forse ormai le 22 e siamo a Campagna!
Tempo 30 secondi e il nostro gruppo di una buona dozzina di anime si sfascia, noi non resistiamo e ci blocchiamo al primo portone, qualcuno ha detto matassa e vino?
E sia, è ottima, viene divorata in pochi secondi.
Sottolineo che dovevo fare a metà con Corvo, che invece avidamente mi lascia solo qualche bistrattato straccetto di amido…
Avanziamo, di circa 3 metri. Secondo capannello, minestra (verza) e fagioli? Ci piace, aggiunga svariati bicchieri di vino, messere.
Il viavai è leggero e piacevole, nonostante la massa di gente che però tende a raggrupparsi a imbuto nelle strettoie, tolta però qualche sbracciata si avanza tranquillamente.
Finalmente raggiungiamo anche il gruppo, che sta divorando matassa in uno dei tanti pit stop che la rendono disponibile, proviamo anche questa, è ottima!
Massiccia presenza di fagioli borlotti, alto tasso di cremosità tendente al brodoso e pasta anche al dente, qui c’è del mestiere.
Corvo si lancia rapace su una porzione di fagiolata, poi intervalla con una messicana, al quarto bicchiere di vino in 20 minuti realizzo con orrore che ho lasciato tutti i miei soldi sul fondo del fiume Sand Creek.

Si sfiora il default
Nella smania di passare succo d’uva ho lasciato tutto il resto su una cassa a inizio paese, val la pena tentare, ed è qui che accade la magia.
Senza probabilmente neanche ricordarsi di me, di chi sono, delle mie ambizioni e dei miei sogni, la gentil ragazza alla cassa crede alla mia storia strappalacrime, che non mi avrebbe più permesso di continuare a bere a suon di 50 cent lo shot, e mi ridà tutto il resto.
Tu, signorina, che campeggiavi di fronte il bar NOIR Campagna sappi che ti sei procurata riconoscenza a vita, contattaci in privato se ti riconosci nella descrizione, non si dica mai che io volti le spalle al karma.
Felice di aver riavuto il mio soldino ricomincio a spenderlo in vino, poi dopo un rapido pit stop, durante il quale qualcuno prova una fetta di pane light con uovo e pancetta, ci dirigiamo verso il super-falò di San Bartolomeo, quello su in vetta.
Fino alla vetta
Ora, la salita è considerevole, dopo 2 piatti di matassa, fagiolata e un numero sconsiderato di bicchierucci di rosso vi assicuro che la affrontiamo con un pò di palpitazioni, però ne vale la pena: 180 quintalate di legna bruciano altissime nella notte e, capolavoro, degli omini distribuiscono salsicce omaggio.
E’ il paradiso? La salita era il purgatorio?
Corvo come San Tommaso, se non bracia non crede, e si ingolla il salsiccion. Torniamo giù.
L’elenco di ciò che abbiamo mangiato continua in ordine sparso: caciocavallo impiccato, lagane ceci e porcini, un soffritto talmente carico e autentico che avrebbe reso blu senza truccarsi anche un William Wallace cresciuto a lattuccio e huggies, un’ennesima matassa, un’altra fagiolata, poi ho perso il conto.
Putroppo non riusciamo a goderci il privè perchè fattasi l’1 e 15 parte “l’ultima navetta”, che è stavolta, non come le precedenti che hanno cominciato ad abbandonarci 40 minuti prima, davvero l’ultima.
Presumibilmente la peggior navetta possibile, dove incroci di dialetti dal guatemalteco all’altavillese si mescolano con cadenze alticce a profumi e sapori di un vin brulè umano che ci conduce finalmente all’auto, che ci conduce finalmente al baretto, dove si brinda a un finale come volevamo noi, a 15 minuti dall’alba, a suon di Montenegro.
Che belli i Fucanoli.
– Falco
La pagina degli organizzatori:
Pro Loco Campagna
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