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Porcus Festival – Puglianello (BN) – 2023

Porcus Festival – Puglianello (BN) – 2023

Il Porcus Festival di Puglianello (BN) raccoglie l’eredità della ventennale Fest’ du Puorc’ ma oltre il nome cambia ben poco: carni locali, un gruppo organizzativo molto unito ed efficiente ( Nuovo Centro Studi Puglianello ), ricco menu e solito entusiasmo di chi attendeva con ansia questo ritorno dopo la pausa forzata.

Porcus festival, carne di maiale e pappacella
– Una delle protagoniste della serata: La carne e papaur’


La tensostruttura


Per ragioni prettamente climatiche l’evento si tiene solitamente all’interno di una tensostruttura, nulla a che fare con un semplice “capannone”, ma Puglianello ha a disposizione un castello (al momento in ristrutturazione) e una tenuta, Casa Marchitto, che funge anche da museo.

Trovandosi nella provincia di Benevento e tenendosi tra fine Febbraio e le date che ultimamente sono diventate definitive della prima metà di Marzo è facile che il meteo sia inclemente: una delle edizioni finì addirittura sotto la neve.


La tensostruttura resiste alle intemperie, mantiene il calore ed è estremamente ampia (può ospitare turnazioni di 650 persone), le uniche ovvie controindicazioni sono il risentirne dell’acustica (il suono non venendo assorbito da nulla ovviamente rimbomba) e quando si bracia duro e il vento è contro parte del fumo può creare una cappa.


Le tipicità


Tutti i piatti più apprezzati della provincia beneventana sono presenti in menu, il più caratteristico è forse la Carn e papaur, una variante locale della sfrionzola (o viceversa) che presenta una forte nota d’aceto, la presenza delle pappaccelle, che hanno un sapore più carico rispetto al normale peperone, e l’assenza categorica di patate. La versione con patate, nei dintorni, è nota come pentolaccia.
Urge una mappatura della sfrionzola e delle sue varianti.

Porcus festival, carn e papaur
– Che sia chiara l’assenza di patate

Non è da meno, anzi, il fegato int’ a rezza (spero di aver beccato i troncamenti), altra specialità del posto, che viene profumato solo con alloro.

Continuando con le braci a menu sono presenti anche salsiccia, pancetta e fettina.
Piatti classici da Pasquetta campana, sempre di operatori del settore, tutti del posto.
Ci teniamo a sottolineare questo aspetto poiché il festival è anche un modo per esprimere la natura contadina e agricola della città.

I primi


Buona scelta di primi con tre grandi classici: Gnocchi con tracchie e cotiche, Pasta fagioli e cotiche, Rigatoni alla matriciana.

Quello che ci è piaciuto di più (e che risulta anche il più venduto dell’anno) è stato il piatto con gli gnocchi. La carne naturalmente sapida va a sopperire al sale (quando si fanno 1200 piatti di pasta regolarsi con le dosi non è facile) ed è piacevole ritrovarsi nel piatto i pezzettoni di carne tenera e saporita.

Porcus festival, gnocchi
– Una collinetta di sugo di maiale


Al secondo posto di questo podio immaginario inseriamo la pasta fagioli e cotiche.
Interessante variante locale addolcita dalla presenza dei grassi del maiale, ricordava un po’ quella di Riardo (CE), del Calici al Castello. Uniforme, cottura perfetta, un bel piatto.

Puglianello, Pasta fagioli e cotiche
– Un’immagine vale più di 100 calorie


Minestra maritata ed altre specialità


Altro piatto da provare è la minestra maritata, questo sembra uscito direttamente dalle cucine del vostro agriturismo preferito (o da quelle della nonna). Sapidità perfetta, insaporito dalla carne del maiale, preparato alla perfezione anche con i gambi più spessi della pianta che nonostante ciò non sono mai coriacei. Un piatto perfettamente riuscito.

Si accompagnano alla minestra una polenta con broccoli e salsiccia e una zuppa di porri, fagioli e cotechini. Questi due piatti partono da classici della cucina contadina ma si sono evoluti all’occorrenza per completare il reparto dei secondi. La polenta mi è sempre ostica quindi sono di parte, ma la zuppa di porri è molto gradevole ed è un piatto inaspettato che potrebbe far felice l’ospite occasionale che non è avvezzo ai piatti da sagra più violenti.

Sono presenti patatine fritte, per accontentare i più piccoli, e pizza fritta con sugo di maiale.
Il sugo porta la pizza, altrimenti classica, unta il giusto e ben realizzata, su un altro livello di sapore.

Porcus Festival, pizza fritta
– Pizza fritta con sugo di maiale


Vini, taglieri e dolci


Perfino la parte alcolica è completamente del posto.
Vini e birra (artigianale) sono realizzati da aziende locali.
L’Aglianico del Taburno è della tenuta La Fortezza mentre la birra artigianale è prodotta dal birrificio Historia. Ottimi prosciutti sono anche quelli che si possono testare, affettati al momento, nell’angolo riservato ai taglieri. In questo spazio si possono acquistare anche formaggi e insaccati vari da portare a casa come souvenir.

Piccolo spazio a parte per i dolci: Grande varietà in campo quindi potete scegliere quello che vi piace di più ma se vi fidate di noi non potete non assaggiare la sbriciolona con mele e nocciola. Spaventosamente buona.

Sbriciolona
– Sbriciolona con mele e cannella

Un applauso va allo staff, molto disponibile a farci vagare in cucina, a raccontarci lo svolgimento delle varie preparazioni e a girare come un perfetto ingranaggio sia nel tenere in ordine l’ampio spazio con i tavoli sia nell’essere celeri in cucina, non abbiamo mai notato grandi file nonostante la partecipazione.


Il Nuovo Centro Studi Puglianello


Il ritorno, in quest’edizione 2023, è sicuramente un appuntamento riuscito. Il cambio di nome (e la prima collaborazione ufficiale con Il Trono di Sagre) porta bene all’evento che registra numeri soddisfacenti e permette all’associazione di far cassa in vista di diversi eventi culturali che si tengono durante l’anno.
Infatti oltre il Porcus Festival a Puglianello esistono appuntamenti che permettono a laureandi o a talenti locali di mettersi in mostra (ve ne parleremo poi sui nostri portali).

A questo si aggiunge l’immensa disponibilità e gentilezza di Francesco Di Sorbo, col quale siamo ormai in contatto da tre lunghi anni e del presidente Filippo Guarnieri, insieme a quella di tutto il resto dell’associazione.
Al prossimo festival!

– Ceci n’est pas Nuove Centro Studi Puglianello


Falco

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Felicella | Country House – Serradarce di Campagna (SA) – Tavolo Riservato

Felicella | Country House – Serradarce di Campagna (SA) – Tavolo Riservato


La Country House Felicella è a tutti gli effetti un agriturismo a gestione familiare, situato nel verde di Serradarce di Campagna (SA). Come redazione de Il Trono di Sagre non potevamo volevamo esimerci dal riapprezzarne i caldi (e abbondanti!) piatti e, in occasione della nostra collaborazione con il pastificio La Siciliana, siamo tornati a sederci, camino in vista e vino in tavola, fregandoci le mani. Oggi ci divertiamo!

Zuppa di fagioli
– Non fa più così freddo ormai, ma ad una zuppa contadina non si rinuncia…


Tutto cominciò col castrato


Gianluca Gerardi, che ha accolto con entusiasmo l’idea di questa avventura in combinato tra Il Trono di Sagre, La Siciliana e la sua Country House, ci racconta, nonostante il da farsi che lo vede apparire fugace tra cucina-camino-tavoli-esterno notte, come tutto sia iniziato e proseguito: in famiglia.

“Il castrato lo faceva già mio nonno, identico a come è oggi”

Una fase della realizzazione della celebre matassa, ad opera del pastificio La Siciliana

🔖Via Serroni 23b, Battipaglia (SA)

📞 0828 370802 / 389 789 8502

🔖 Via Galdo, 67, 84022 Campagna (SA)

📞0828 45586



E’ proprio da questo castrato, infatti, che ha origine anche la nota Sagra del Castrato al Ragù cù Maccarun r’ Zit che si tiene ogni anno in Agosto, proprio a Serradarce di Campagna. L’evento non ha più bisogno di presentazioni, dato che è amatissimo dal suo zoccolo duro di appassionati della carne nella salsa e potete apprezzarne tutti i dettagli in pagina, nel nostro calendario eventi e nelle pubblicazioni degli amici di OPERARE, l’associazione che ogni anno rimette in piedi l’evento.


Ad arrivare in tavola però è inizialmente un lungo antipasto, un misto di caldi & freddi.
Per i freddi abbiamo: salumi locali (prosciutto, pancetta…) una zucca lievemente arrostita e tagliata finissima, ottima, da bis, che ovviamente ho fatto. Speciale, sulla bruschetta arruscata alla perfezione che vi servono di fianco.

Per i caldi invece si schierano una parmigiana della mamma che è un piacere. Alta, spugnosa e fritta.
Si smorza con un mix scarole, patate e peperone crusco, ottimo bilanciamento dell’amarognolo anche nella scaletta dei piatti, in contrasto con una ben poco sapida zuppa di fagioli e cotenna.

Rigo a parte per la pizzella al carciofo, ottima, ottima…e l’involtino di verza gratinato, che è stato spettacolare. Si è sentito anche dall’entusiasmo del tavolo di fronte al nostro (“L’involtino di verza? E’ buonissimo!”)

Involtini di verza
– Involtino di verza, tra i miei piatti preferiti della serata


Carboidrati a cascata


La serata scorre gradevole all’interno del locale dall’atmosfera calda, un po’ favorita dal camino, un po’ dal legno alle pareti e un po’ dal chiacchiericcio intorno a noi, anche il vino rosso aiuta. Sta andando tutto alla perfezione, finchè lo staff, rappresentato dall’onnipresente e simpatico cameriere, non decide di end our whole career con una valanga di pasta.

Felicella, Matassa
– Un El Dorado di matassa e fagioli


Fingo impassibilità ma non appena vedo la quantità di matassa so che moriremo lì.
Perchè è bella, e sarà sicuramente anche buona, perchè la mangeremo tutta, e ci manderà KO.

Gianluca ricompare mentendo clamorosamente: “Ma saranno un 200 gr!”, menzogne, si è volati alti oltre i 150 gr a testa. Però…è questa la pasta che ha dato origine a questa serata, pastificio d’origine de La Siciliana, preparata, mantecata, esaltata, nella Felicella Country House, osservata, fotografata, divorata, digerita, da Il Trono di Sagre.
Una gran bella matassa, classica, con fagioli, un po’ di forte e crusco on top.

Felicella, Ziti
– Non fatevi ingannare, sembra una porzioncina ma la foto è stata scattata dal James Webb

Procediamo col secondo primo? Ebbene si, questa notizia, già anticipata nel mio scambio di conversazioni con Gianluca, era quel che più temevo. Per fortuna il quantitativo di ziti sarà inferiore al matassone, vero?
Sbagliato. Uguale, se non di più, piomba a centro tavola questo meteorite sciolto nel sugo, con un sapido che ci risveglia il palato, il castrato, presentissimo, si mescola al pomodoro tiratissimo e al formaggio di pecora. E’ un piatto eccellente. Altri 100gr e passa a testa, Corvo cede di schianto e non parlerà più per il resto della serata, traumatizzato, rivelerà poi al suo psicologo di “vedere la pasta scotta”, nei suoi incubi.

Verza e patate
– Come fa il peperone crusco a essere sempre così buono?


Tutto finì col castrato


Ormai in balia degli eventi, con almeno un’altra porzione rimasta nella tonda pirofila (ci faceva male il cuore a lasciarla lì, ma del resto ci faceva male il cuore anche letteralmente, quindi…) passiamo al castrato, assoluto, protagonista, di nuovo al centro della tavola.

All’interno del piatto, sotto dune di sugo, in trincea, anche delle bracioline.
Nonostante la sazietà raggiunta tre piatti fa è ancora una volta impossibile non lasciarsi risvegliare per un attimo il vulio dal sapore carico del castrato.
Morbidissimo, si taglia col cucchiaio come fosse una ganache al maiale.

Il segreto? Pare essere solo una lenta cottura, ben controllata, per un minimo di 4 ore, in passata paesana, fatta in casa.
Delusi? Al contrario, la semplicità sa sorprendere.
Non c’è bisogno di orpelli quando la materia prima è ottima, è la lezione più vecchia della cucina.

Felicella, castrato
– La rupe dei Re, al sugo

Si può anche uscirne con le ossa rotte, ma lo spazio per il dolcino ci sarà sempre.
E dalla cucina capitombola una torta di crema e amarene. Impossibile capire quale fosse il segreto della sua bontà, nascosto in pieno sole dall’apparente semplicità della stessa.
Crema gialla e avvolgente, non troppo dolce, setosa, con l’amarena spappolata che esplode e da quel tocco finale di dolce e acido, pungente. La frolla, spesso dimenticata, è protagonista quanto il ripieno, delicata, mai pesante, una conclusione eccellente.

– Ottima torta fatta in casa


Alla fine siamo talmente gonfi che c’è tempo solo per un altro mezzo litro di vino e un limoncello per Corvo, che è stato rianimato nel frattempo con i sali terapeutici dello zucchero a velo della torta.
Due chiacchiere con Gianluca e siamo pronti per lasciarci morire in una cunetta appena fuori la tenuta, con uno stranito sorriso sulle labbra.

Troviamo anche il modo per sbagliare 2 volte strada e regalarci un alienante ritorno a casa sotto le pale eoliche, in un buio terrificante.


Falco

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022


Castellabate (SA) è ormai una delle località più note del Cilento e ha bisogno di poche presentazioni.
Nella sua parte più bassa però c’è un tesoro di vicoletti, archi, antri e nicchie che l’associazione PaeSanaMente ha deciso di valorizzare una volta per tutte con la manifestazione Tra Vasci e Vichi

– Pizza bassa in stile cilentano


Il turno dei vicoletti

Se piazza, panorama e castello hanno già i loro visitatori pochi si spingono di loro volontà fino alle pendici del paese. Grosso errore! Perché questa storica parte della cittadina è ricca di storia e cultura e si presta benissimo ad un evento.

PaeSanaMente ha capito che con Tra Vasci e Vichi poteva ridare dignità a questi quartieri e farli conoscere anche al grande pubblico. Tutti i mestieri di una volta, dal macellaio, ai pescatori, dall’arrotino ai cacciatori, riprendono vita grazie a dei figuranti abilmente piazzati in questa o quella casetta.


Ciò che rende credibile il tutto è un percorso studiato fin nei minimi dettagli per mettere sotto i riflettori tutti gli “hot-spot” del borgo. Un discorso che ha riguardato le luci e l’atmosfera, ma che ha necessitato anche il montaggio di una scenografia vera e propria.

Il risultato? Una credibile passeggiata indietro nel tempo.


Un racconto corale


A far da collante tra le varie scenette ci sono i figuranti in movimento. La zita, che sbraita vagando per il paese in abiti da sposa, i musici, che animano le piazzette dove il visitatore può unirsi alla festa e ballare ed altre comparse che con abiti dell’epoca indicano e guidano il turista alla scoperta dell’antro successivo.


All’inaugurazione della prima serata c’è stata anche una parte recitata che introduceva l’inizio di questa 3° fortunata edizione. Lo sforzo organizzativo è stato notevole, ma ha funzionato tutto? Si.

Tra Vasci e Vichi si è dimostrato uno tra gli eventi meglio organizzati, belli e partecipati dell’anno, senza dubbio. Era già tutto sui giusti binari nel 2019, nel corso della sua 2° edizione, ma stavolta c’è stato un salto di qualità e di impegno osservabile a occhio nudo.

Funziona tutto, dalla navetta che corre su e giù senza limiti fino a fine evento, dagli spazi creati ad hoc per mescolare le bellezze naturali del posto (come i panorami), fin alle tradizioni riesumate e mostrate al pubblico. Vicino il vecchio capanno dove cuoce il latte per il formaggio troviamo due tranquille e curiose caprette, poco vicino il mercato.


Altra incredibile particolarità è come il percorso passi tra spazi aperti, piazzette e minute rampe di scale (o tunnel) sia, senza interruzioni, all’interno di palazzi. Ad esempio quello dove è stata ricreata una prima scuola dell’obbligo con attempati discoli studenti. O che ospita, nello stesso spazio, le sarte e l’intrecciatore di cestini.

C’è un’intera barca con set di reti e galleggianti, a ricordare l’importanza del ruolo dei pescatori, ma non manca il bivacco dei cacciatori e il pozzo delle lavandaie, il mulino e il falegname.


Il percorso gastronomico


Insolitamente in basso nel nostro racconto arriva la parte gastronomica.
Il bello è che nonostante questo evento non punti troppo sulla parte mangiatoria ne possiede comunque una di alto livello. Anche i punti ristoro, infatti, sono ben incastonati nel percorso, in aree un pochino più spaziose (non sempre) e adibite al relax.

La lagane e ceci, che viene tirata a mano e preparata al momento (creando l’attesa più lunga nel percorso, per ovvie ragioni) è uno dei punti più interessanti. Ben sapete, siccome ne abbiamo parlato diverse volte, quanto cambi questo piatto in ogni paesino del Cilento. In questo caso la scelta è furba, si è optato per una pasta in stile Rufoli (SA), molto cremosa, distante ad esempio dalla tradizionale tipica di Giungano (SA), che è molto brodosa e ricca d’aglio!

– La proposta cremosa

In ordine sparso non sono da perdere le pizzelle con le alici. Quelle di Castellabate sono le migliori mai provate, insieme a quelle storiche della festa di Rutino (SA), che vi raccontammo ormai 4 anni fa!

In ogni antro culinario potete abbinare al piatto un bicchiere di vino, antro diverso vino diverso, con una buona qualità minima generale. Altro piatto estremamente tipico della zona è la farnata, che…vi consiglio.

Premetto che per me va assaggiato tutto, quindi difficilmente vi suggerirò di saltare qualche tappa del percorso. La soluzione migliore, al solito, è fare gruppetto e spartirsi il tutto, altrimenti è veramente difficile non arrivare satolli alla fine!

– La preparazione dello sfrionzolo


Sfrionzolo e Sanguinaccio


Mentre andate in giro troverete più spazi interattivi, come quello dove potete ricreare una foto d’epoca (che potete anche ritirare stampata in b/n poco più avanti!) o il punto dove potete mettervi sulle punte alle spalle dei manichini e farvi delle simpatiche foto con coppolla o paglietta.

A destra e a manca, andando a naso, troverete il sapido e saporito sfrionzolo, abbondante e accompagnato da fettona di pane modello mattoncino, e il dolce sanguinaccio.
Quest’ultimo è una vera rarità e vi consiglio vivamente di provarlo, potrebbe essere l’ultima volta che ci riuscite!

Questa del sanguinaccio, insieme ad altre scelte, dimostrano lo studio approfondito che c’è stato dietro l’evento. Non solo è stato veramente complesso coordinare tutte le scene, è stata inserita una parte recitata, una quantità di figuranti che va ben oltre il necessario, ma anche un’attenta selezione dei piatti.
E tutto funziona a meraviglia.

Altro piatto povero e soddisfacente è il Sciusciello, a base di uova e pane ammollato (ma sempre bello croccante), poi ci sono anche la Pizza Fritta e la pizza cilentana classica, con sugo e formaggio, caldarroste e dolci tradizionali.


Tra Vasci e Vichi, in conclusione…


Difficile aggiungere altro. Menzione d’onore per l’uso delle Lire come ticket, altra genialata.
PaeSanaMente fa le cose sul serio e siamo felici di aver promosso in prima persona quest’evento di questa Castellabate che mai doma e mai sazia continua a sorprenderci con la sua voglia di mostrarsi e di stupire, ancora una volta, in una veste totalmente nuova. A Castellabate ci sanno fare.

L’evento si è tenuto il 22 e 23 Dicembre 2022, riprendendo per altri due giorni dopo Natale, il 26 e 27.

– Il vecchio conio <3


Falco

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Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022

Vicolo dei tartufai – Borgo Pirozza di Cervinara (AV) – 2022


Vicolo dei tartufai giunge alla sua 6° edizione e si terrà come sempre a Borgo Pirozza, “quartiere” di Cervinara (AV) molto antico contraddistinto da archi e e cortili in pietra ideali per ospitare un evento itinerante. Altra ideale caratteristica è il prodotto: Il tartufo. L’evento si terrà dall’8 al 10 Dicembre 2022, ed ora viene la parte interessante…


Più che un vicolo, un corso


Si chiama “vicolo” per tradizione ma Borgo Pirozza è molto più di questo. Esplorare il percorso con attenzione saprà ricompensarvi, come nel caso della cappelletta di San Sebastiano, ritrovata quasi per caso dato che nel tempo era stata adibita a legnaia e che è ora disponibile per i visitatori in maniera gratuita.

Altro cortile che non potete perdervi è quello che ospita Umberto e i suoi formaggi.
Più che uno stand una mostra, da appassionato di prodotti caseari del territorio e di arte Umberto dispone di un ampio spazio con balle di fieno, cavalletti, un vecchio carretto e una moderna piastra.

Vi ritenete conoscitori di formaggi? Vi sfido a non sciogliervi a vostra volta quando assaggerete la provola affumicata fusa.


Andiamo però con ordine, anche se rimettere insieme tutti gli eventi in successione non è semplice, sia per via della girandola di volti sorridenti, di piatti provati, sia per la moltitudine di bicchieri di vino ingeriti.
Se pur da qualche parte dobbiamo cominciare si cominci da Antonio.

Se è vero che chi ci ha chiamato sul posto è stato Gianni Bizzarro, uno dei coordinatori dell’evento, bisogna dire che chi ce l’ha fatto scoprire è senza dubbio Antonio Catilino.
Solitamente per gli eventi ci piace girare in solitaria, così abbiamo modo di osservare in maniera neutrale, senza parafrasi e suggerimenti, e cogliere i pro e i contro di tutto.
Del resto la nostra funzione è anche quella di aiutare gli organizzatori con il punto di vista di un visitatore ferrato ed esigente.

Per fortuna le cose a Vicolo dei tartufai sono andate diversamente dall’ordinario.


“Borgo Pirozza è casa mia”


Vagare con Antonio per il borgo è stato come tornare dalle Americhe e andare a fare il giro dei parenti.
Non si percepiva la febbrile sensazione del dover fatturare a tutti costi ma c’era al contrario un vago sentore di Pasquetta in famiglia. Una Pasquetta organizzata da Dio, si intende, dove era difficile fare un passo senza che qualcuno non ti chiedesse come stavi, non ti offrisse un piatto fumante e abbondante o un bicchiere di vino. E infatti è presumibile che a metà percorso fossimo già ubriachi.

Per fortuna abbiamo iniziato con una bella pinta di birra artigianale, accompagnata con un bretzel, proprio al primo stand del percorso, quello del Capannone Motor Club. La birra era perfetta per accompagnarsi alla pastosità del bretzel e infatti abbiamo fagocitato il tutto abbastanza rapidamente.


Pochi metri più avanti e un nuovo pit stop. Qui abbiamo arrosticini, molto saporiti (tra l’altro non so se sia voluto ma il passaggio bretzel-birra come aperitivo leggero che si evolve con arrosticini-vino era perfetto per preparare il palato a tutto quello che verrà) e caldarroste. Naturalmente altro bicchiere di vino e le prime gag con noi che cominciavamo a prendere confidenza con l’ambiente.

Seguendo i cartelli in legno (anche se perdersi è impossibile) si prosegue fino alla pizza fritta.
L’avete mai provata con sugo, formaggio e tartufo? Noi no, ed era buonissima.
Anche qui, in teoria ci si poteva limitare a foto-video-assaggio e passare avanti ma era impossibile!
All’interno dello stand si danzava e rideva mentre si stendeva la pizza, al di fuori dello stand i clienti e visitatori di rimando stavano al gioco, concedevano la precedenza per pura galanteria e sostavano mangiucchiando e scambiandosi opinioni anche tra sconosciuti. Non so con quanta gente ho parlato.


Spritzino?

Altra area, altra incredibile quantità di scelta. Andiamo con ordine. Di fronte a noi vedo un uomo sorreggere un cuzz’tiello di pane grande quanto la calotta cranica di Corvo.

“Ragazzi, ve ne preparo uno?”
“Magari! Come li fai?”
“Beh c’è alla Genovese, o…”
“Genovese.”

Non sapremo mai gli altri gusti, anche se ho intravisto un signore con un broccoli e salsiccia che definire strapieno era un eufemismo. Come si poteva immaginare il cuzztiello è una bomba. Il pane nonostante sia spesso si ammorbidisce a sua volta sedotto dalla genovese fumante, ve lo consiglio vivamente.


Non è facile non consigliare qualcosa in una serata del genere, dove fila tutto liscio.
Perfino durante un breve attimo di pioggia (più acquaneve che pioggia, dai!) alla postazione del caciocavallo impiccato si continuava a ridere e fregarsene, qualche piccolo intoppo non poteva rovinare la festa. E guarda un po’…il caciocavallo impiccato (che noi abbiamo preso sulla classica fetta di pane, ma che volendo si può inserire in un panino farcito che già alla vista era da acquolina pura, con salsicce paesane alla brace, melanzane sottolio, altro tartufo etc.) era enorme, ed ottimo.

Ci fermiamo nuovamente a scambiare due chiacchiere allo stand dello spritz (buono, idea sfiziosa piazzarlo lì e bella risposta anche del pubblico più giovane) con Antonio che transita allegramente sotto la pioggia senza il cappuccio e che nonostante noi abbiamo inanellato un notevole pinta di birra-vino-vino-vino-spritz ci ha probabilmente doppiato grazie ai suoi ritmi invidiabili.

Conosciamo altre 48 persone e poi andiamo a vedere una zona nuova.


Stand e sfottò in un clima di festa


Antonio procede con sfottò continui ai vari stand, che rispondono a tono. Molti li ricordo perché ci hanno schiantato, altri si sono persi nel vino, altri non posso ripeterli, ma la procedura è sempre la stessa.
Spesso non sappiamo nemmeno cosa staremo per provare perchè ci si perde di frequente in brindisi che degenerano in bevute vere e proprie, battute e conversazioni che spaziano dai tuberi all’edilizia.

“Lui è pisciaiuolo”
“Ah beh, anche noi siamo della provincia di Salerno”
“Nono, nel senso che vendeva il pesce”

Nello spazio che precede il gran cortile di Umberto e i suoi formaggi troviamo un enorme stand dedicato ai panini, alla porchetta, agli hamburger, mentre spingendosi un po’ oltre è il momento dell’uovo fritto al tartufo. La stanza-cucina è irreale, sembra il set di un film di Lynch. C’è un camino, o meglio ciò che ne resta, che è stupendamente decadente. Vi sono sopra delle candele e sembra fatto esso stesso di cera, come se si rimodellasse bruciando. La sala è di un giallo curry fortissimo e senza apparente motivo c’è un un vuoto circolare sul tetto. Andiamo avanti.

In ordine sparso, altrimenti servono altri due articoli, più avanti sul corso principale del “vicolo” c’è della musica tradizionale dal vivo, con bella partecipazione di danzatrici folk e visitatori, una sala illuminata a festa con un grande albero di Natale bianco e giallo e una stanza piena piena di peluche, sogno di ogni bambino, incubo di ogni detective.


Scelta gastronomica illimitata


In diverse postazioni troverete, in forme vagamente differenti, zuppa di fagioli e funghi o tartufi, sempre accompagnata dall’immancabile fetta di pane (a fine serata avremo mangiato probabilmente un intero sfilatino) ma anche pizza, pizza fritta (già citata, ma proposta più volte), formaggi (altri, non quelli di Maurizio), mortadella alla piastra, vin brulè, ma anche stand di artigiani con oggettistica natalizia.

Patate attorcigliate allo stecco e vogliamo dimenticare quel tagliolino con grana al tartufo? Quel tagliolino mangiato lì, tra i locali, con Antonio che faceva le foto a noi, in una particolare inversione di ruoli, in quella serata che continuava a sorprenderci…

Nonostante mi sia dilungato molto più del solito probabilmente non sono comunque riuscito a rendere giustizia alla moltitudine di amici incontrati (per Walter serve un articolo a parte) ed è per questo che vi invito a non perdervi quest’evento! Dall’8 al 10 Dicembre 2022, a Borgo Pirozza di Cervinara, Vicolo dei Tartufai. Non mancate!

– La serata in una foto


– Falco

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Sagra della castagna – Curti di Giffoni Valle Piana (SA) – 2022

Sagra della castagna – Curti di Giffoni Valle Piana (SA) – 2022


La Sagra della castagna di Curti si tiene appunto nella piccola arroccata frazione di Giffoni Valle Piana (SA), l’evento è anche noto per un’eccezionale longevità: quella del 2022 è infatti la 46° edizione.
Dopo essere comparsi quasi a sorpresa nella prima edizione del 2019 de la Varola D’Oro, il torneo della redazione de Il Trono di Sagre che premia l’evento autunno-invernale più amato dagli utenti, ed essersi presi un’obbligata pausa nel periodo covid ora è il momento di rimettersi in gioco.

Sagra della castagna di Curti, caldarroste
– Le castagnucce abbrustolite


Una soddisfacente domenica di sole


Gli effetti palliativi dell’inversione climatica che se tutto va come deve ci sterminerà hanno anche lati momentaneamente positivi, tipo una giornata di sole da 30° in una domenica di fine Ottobre.
Ultimo giorno della sagra, la domenica si offre un servizio anche a pranzo e il pubblico risponde in pieno.
Gli organizzatori ci dicono che si aspettavano per questo ritorno sulle scene un buon 800 persone (in mattinata) ma il bel tempo e gli affezionati della festa ci tengono a far sentire fin dalle prime ore il loro supporto. Non sono neanche le 13.00 e ci saranno facilmente un migliaio di persone già in giro.


Questa è anche la parte negativa poiché per non finire a tavola ad orari da caserma ci allunghiamo un po’ troppo per una passeggiata esplorativa e quando torniamo a provare la pasta c’è una fila infinita ad attenderci. Lo scoramento è totale e gli animi già tesi per la fame, qualcuno tenta di sgusciare in avanti e viene lanciato giù dalla rocca. Impavidi ci rifugiamo alle spalle dell’imponente figura di Fabio Toro, che gentilmente, insieme ad altri membri dell’organizzazione della Sagra della castagna di Curti, ci ha voluto qui oggi.


Rapidamente saltano fuori tre piatti caldi fumanti: Pennette alla boscaiola, Tubetti con castagne e Zuppa di fagioli. Facciamo qualche metro in avanti e ci sediamo in una delle tante piazzole con tavoli e panche, esposta ad un rilassante e caldo sole delle 13.00. L’amico sole inganna, tra quello e la pasta appena sfornata si rimane in maniche corte e si suda uguale. La pasta ha dalla sua il fascino della semplicità, il tubetto in particolare mi ricorda tanto i pasti delle scuole d’infanzia.
Per molti questo non sarà forse un piacevole ricordo ma il sottoscritto ha sempre mangiato il suo, quello degli altri e in più si faceva anche le scorte per la casa. Un ricordo di un piatto di pasta, in qualsiasi contesto, per me è praticamente sempre un ricordo positivo.


Boscaiola, Tubetti e Zuppa


Il tubetto differisce dal pranzo per bambini dei miei ricordi principalmente per via della salsiccia speziata che ogni tanto spunta fuori. Il vagamente piccante ci sta molto bene con questa pasta riconosciuta per la sua versatilità. E’ anche molto, molto, molto tirata, esattamente come piace a me. L’avete fatto apposta? Bravi!


La boscaiola ha una marcia in più. Vuoi il formaggio, vuoi il piccante aggiunto a parte, vuoi il sughetto che avvolge tutte le penne e la ricchezza di quest’ultimo, ma funziona. Sotto l’occhio attento di una famiglia che si chiede cosa diavolo stiamo facendo, in tre a scattar foto e far video a piatti di pasta e zuppe procediamo verso l’ultimo piatto rimasto da provare: la zuppa di fagioli.

La zuppa è di concezione veramente semplice. Fagioli, aglio, pane tosto più eventuale ingrediente segreto che non si capisce se sia una perculata o cosa, ma un guizzo la zuppa lo nasconde. Probabilmente la nostra versione ha sentito un po’ di più il fuoco e questo ha donato un sapore tostato al pane e ai fagioli, una sfumatura ottima che mi dava da pensare a chissà qual studiato processo e che è invece frutto del caso? Non riusciamo a venirne a capo, ci limitiamo a mangiare.


In giro per la Sagra della castagna di Curti non avrete mai da attendere per sedervi.
Il comitato organizzativo ha tappezzato la frazione delle piazzole a cui accennavo prima, alcune sono anche lievemente nascoste e offrono un’oasi di pace lontani da tutti, sotto le fronde silenziose degli alberi.

Questo è un particolare che ci ha fatto sorridere, nonostante le dimensioni minute questa parte di Giffoni VP nasconde tante piccole oasi, anfratti, cantine che un domani renderebbero semplicissimo l’ingrandirsi della festa. Speriamo di vedere presto questo giorno, già la curiosità di immaginare quali stand gastronomici potrebbero saltar fuori mi esalta!


Maialetto alle castagne


Il secondo piatto (che si può provare all’interno di un menù completo da 13€, prezzo eccezionale) è il maialetto alle castagne (a scelta con broccoli e salsiccia). Skippiamo il broccolo e puntiamo il maiale.
Quel che ho apprezzato del piatto era che il pane che sorreggeva questa fetta sottile di maiale era completamente inzuppato dei fluidi della carne. No castagne detected e un secondo stranamente semplice, che però si rivela buono, da seconda colazione salata alla francese, voilà.

Sagra della castagna di Curti, maialetto
– La cottura del “prosciutto” è perfetta


Una conferma è invece uno dei piatti protagonisti che addirittura gira voce che “abbia aperto per noi” poiché era previsto fosse presente solo la sera. Sarà vero? O è come la storia dell’ingrediente segreto?
Stiamo mangiando, quindi siamo di buon umore, famo che è vero.

La “bruschetta” è veramente ben concepita. La crema di castagne è presente in quantità industriale, il pane è morbidissimo, il lardo è spesso e acceso come una goleador alla cola e il miele glassa e fissa tutto sulla fettona appena tostata. Veramente ottima, come la ricordavamo.
Chissà come si presenterebbe con un salume più sapido, in contrasto col neutro della castagna e col dolce del miele…siamo curiosi di scoprirlo.

Sagra della castagna di Curti, bruschetta
– Un dipinto a olio


In zona peschiamo anche il caciocavallo impiccato, immancabile nelle nostre avventure lipidiche.
In linea con gli altri prodotti non si lesina sul quantitativo, il prezzo non è basso (5€, fetta con tartufo) ma sul pane capitano volentieri pezzettoni abbrustoliti di scorza di formaggio e questo non può che essere un valore aggiunto.

Ah, molti stand lasciano al ludibrio del popolo una botte di vino fresco e che accompagna volentieri con le sue note non invasive tutto il pasto e la passeggiata. Gran punto a favore!

Caciocavallo impiccato
– Si notino le scorze abbrustolite ed il tartufo


Dolci e caldarroste


Purtroppo in mattinata, per questioni chiaramente logistiche, il Museo della civiltà contadina e quello sul brigantaggio sono chiusi! Nell’edizione 2019, quando andammo in serata, ci eravamo divertiti e rinfrancati di fronte al rassicurante camino, quindi se andate di sera fateci un salto!

Ci consoliamo col banco dei dolci, il calzoncello di Curti è noto nella zona per la sua fattura. Non sono esperto di calzoncelli/pasticelle/uno dei seimila nomi di questo dolce ma nonostante la forte presenza di una farcia al cacao di due dita lo mangio volentieri.


Di lì a poco Fabio passa volando e ci omaggio di un piatto di tronchi. Gelato/Semifreddo al cioccolato che effettivamente avevamo già provato con soddisfazione sempre nel 2019. Anche questo non scherza e la crema AL BURRO all’interno vi colpirà come un goloso pugno in faccia.

Rispettiamo la tradizione e con la musica che passa dal palco e il brusio della gente che continua a sciamare in piazza ci sediamo sulle scale della chiesa a mangiare le caldarroste.
Le castagne sono piccoline e quando trovi quella abbrustolita al punto giusto è una soddisfazione, in caso contrario però la dimensione è anche ciò che le frega, tendono facilmente a carbonizzarsi.
La vaschetta che viene data con il menu completo è un assaggio, se volete abbuffarvi di castagne dovete prenderne considerevolmente di più. Abbiamo visto persone con dei sacchi.


Il vino sale e la festa entra praticamente nel meglio quando, dopo sole 4 ore e 30 è giunto il momento di andare via. Diamo il cambio a chi viene a rilassarsi con la frescura del tramonto mentre noi cominciamo la discesa dalla 46esima Sagra della castagna di Curti, satolli e pieni di crema al burro.

Ma poi, cosa c’era davvero nella zuppa di fagioli?

Falco

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Sagra dei funghi – Cusano Mutri (BN) – 2022

Sagra dei funghi – Cusano Mutri (BN) – 2022


La Sagra dei funghi di Cusano Mutri (BN) è uno degli eventi che ha trasceso la definizione di sagra.
Ogni anno è visitata da un numero spasmodico di visitatori, numeri che ricordano più un rave che un evento folk. Dai 100.000 a salire, una trasformazione che ha dell’incredibile per un paesino che normalmente conta neanche 4.000 abitanti!


Il giorno ideale


L’evento è attesissimo da chiunque. E’ l’evento dell’anno per il Comune e le sue casse, che si gioca tutto nell’evento più noto, standisti, stand privati ed espositori sono chini ai posti di partenza perché sanno che l’onda anomala di persone, e soprattutto di turisti, sarà avida dei loro prodotti.

Abbiamo incontrato e parlato, nel corso della nostra visita, con diversi espositori di amari e formaggi (il che implica che con la scusa delle quattro chiacchiere abbiamo trincato e buttato giù sapide stalattiti sotto forma di campioncini, per tutto il percorso)


Sulla nostra strada abbiamo infatti incontrato Accio, che ci ha fatto scoprire interessanti pozioni e distillati con prodotti natii della sua Gesualdo (AV), l’urban cowboy e il fascino e i profumi dei suoi formaggi alle erbe e alla vinaccia, della Azienda Agricola Solomita Raffaele (anche qui direttamente da Gesualdo).
Per concludere, in cerca di avventure come ad un palio medievale, in tour, instancabili come artisti del circo, abbiamo conosciuto anche Il Quintalone, veri esperti di sagre ed eventi.

Conoscere tutte queste persone è stato illuminante, quante realtà si scoprono a corredo di un’altra a sua volta tutta da conoscere, complicata da conoscere, che si nasconde in un dedalo di mura in pietra, pavimenti in roccia, levigate scale ad arco e una fiumana di gente.
A tal proposito, consiglio del Trono…andateci dal lunedì al mercoledì se volete farvi una piacevole passeggiata, dal giovedì al venerdì (presto, orario aperitivo!) per godervi un po’ di movimento…e nel weekend se siete amanti del wall of death o di sfide alla World War Z.


Il menu


Essendo ospiti direttamente del Comune di Cusano Mutri, e del suo sindaco Giuseppe Maria Maturo noi ci siamo serviti principalmente alle cucine cittadine de Il Porcino Regale.
Possiamo assicurarvi che ha regnato l’abbondanza e il gusto e già dopo il primo pit stop eravamo in balia degli amidi.

Il menu si compone di 4 primi differenti (potete anche fare degli assaggi di 2 primi per piatto) 2 secondi, contorni, dolci e pizze. Tutto a base di fughi.

Sagra dei funghi, Tagliatelle e trofie
– Tagliatelle & Trofie


Il primo “assaggio” (che era grande quanto un primo a sé stante) sono state le trofie con salsiccia e funghi. La produzione industriale (che non significa “produzione di massa”, occhio!) della pasta non mina la qualità del piatto (farle a mano con 100.000 visitatori significherebbe avere altrettante persone che sbattono uova e sbuffano farina, il caos) che è immediatamente riconoscibile per il giusto sapido dato dalla salsiccia e la quantità evidente di funghi.

Un salto nell’altro piatto e si passa alle tagliatelle. Al solito il piatto più gentile di sapori, ugualmente valido, ma la mancanza della salsiccia concede il punto alle trofie.

Sagra dei funghi, cazzatielli
– Cazzatielli


Novità dell’anno sono i cazzatielli! Piccole palline di pasta un po’ a mo di fregola, molto molto tenere, che si sciolgono come neve al palato. Anche qui funghi carnosi a pezzettoni grossi. Siamo rimasti molto felici e soddisfatti dalla mole dei primi, sicuramente un’ottima partenza!

Senza neanche fermarsi a ragionare imbracciamo un bicchiere di vino (molto dolsce, occhio) e procediamo spediti verso i secondi. La casa consiglia…arista di maiale & scaloppina.
Abbiniamo loro rispettivamente le patate al forno ai porcini e la zuppetta di funghi.

La zuppetta ai funghi in questo poker di elementi è quella che spicca di più. Ha un sapore molto deciso e ve la consigliamo, non è da meno la scaloppina tenerissima e le patate al forno, ottime, ben condite, dorate e tirate fuori dal forno al momento giusto. Un po’ in secondo piano si piazza l’arista, che vi sconsigliamo di prendere da sola (senza un contorno dunque).

Sagra dei funghi, arista
– Artista accompagnata da zuppetta di funghi


Un volontario perdersi tra i vichi


Dopo questo menu completo optiamo per il giro lungo. Risaliamo il primo tratto di strada (lo stand dove ci siamo fermati è praticamente il primo della salita che porta al paese) e via sulla destra.
Essendo lunedì non tutte le casette erano illuminate a festa ma si poteva ben immaginare lo spettacolo di un evento a pieno regime. Le stradine, già belle e affascinanti di loro, erano illuminate da lucine natalizie e chiacchiericcio, vi invitiamo a perdervi per un po’ con il naso all’aria, alla scoperta di questi vicoletti.


Risaliamo scala dopo scala, osservando il presepe/miniatura a inizio paese e seguendo i gruppetti che ronzano famelici nel centro. Decidiamo a questo punto che è il momento del nostro amicone, il caciocavallo impiccato. Lo fanno in parecchi, quindi avrete l’imbarazzo della scelta.

Noi ci siamo fermati a uno stand nei pressi del pub Oscar Wilde (dove successivamente ci siamo regalati una corposa IPA alla spina che abbiamo accompagnato con un tarallone avvolto di prosciutto che i gestori hanno gentilmente concesso insieme alla birra) e abbiamo preso un caciocavallo impiccato con funghi e tartufo.


Buono il tartufo, il fungo e il caciocavallo, meno il pane e la quantità. Anche il prezzo non è da ridere (5€).
Di fianco al caciocavallo, a catena di montaggio, sfrigolavano eserciti di arrosticini (c’è chi dalla fila spara un ordine da 24!)


Un’altra settimana di appuntamenti


La sagra dei funghi di Cusano Mutri (BN) continuerà fino alla fine del weekend (domenica 16) quindi avete ancora un bel po’ di tempo per organizzarvi e andare.

Se non ci siete mai stati è il caso che cominciate a piazzare una x sul calendario, perché è un evento che l’amante di borghi e sagre non può perdersi, tra i più importanti della regione ed oltre.
Nonostante ressa e traffico (ma se vi fate furbi li evitate) e la distanza, pensate che per noi erano 2 allegre ore di auto, per un totale di 4 a/r, dunque ben 5 anni sagra, resta un must da provare.

Al ritorno, come di consueto, abbiamo ancora una volta sbagliato strada, e c’era pure la nebbia.


Falco

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Mostra Mercato Nazionale del Tartufo – Colliano (SA) – 2022

Mostra Mercato Nazionale del Tartufo – Colliano (SA) – 2022

La Mostra Mercato Nazionale del Tartufo di Colliano (SA) giunge alla 25° edizione, un traguardo importante che ad inizio evento viene celebrato con le istituzioni locali.
L’evento nel corso degli anni si è ritagliato una sua autorità in materia, se la gioca oggi in notorietà con altri rinomati eventi celebrativi del profumato tubero.
Siamo tornati sul posto per l’edizione del 2022, dopo la nostra visita nel 2019!

Sindaco
– Alle spalle l’onnipresente ombra di San Gregorio Magno


Una fetta della torta


Arriviamo sul posto nella serata d’apertura, quella del venerdì. Per abitudine negli anni l’evento si allarga e cresce con lo svilupparsi del fine settimana, avendo le sue giornate esplosive tra il sabato sera e la domenica mattina.

Mauro Iannarella, presidente Pro Loco che ci ha voluto sul posto, sta parlando alla folla in attesa di taglio di nastro inaugurale e torta. Ha vissuto in prima persona questi 25 anni di evoluzione della Mostra, c’è la sensazione che si sia voltata una pagina importante, temiamo che da un momento all’altro tiri fuori un anello dal panciotto e scompaia come Bilbo.


Mauro non scompare, la torta si. La Mostra Mercato Nazionale del Tartufo è ufficialmente partita, sbandieratori di Cava de Tirreni e il Gruppo Folklorico dei bambini di San Gregorio Magno danno spettacolo in un incrociarsi di bandiere e bambini, nella piazza principale.
Dopo aver ammirato delle caciotte stagionate ci incamminiamo nella parte alta del paese.

Essendo venerdì non ci sono ancora tutti gli stand aperti e ci fermiamo immediatamente ad uno dei primi che incrociamo. Menu completo, al costo di 10 € con Cavati con tartufo e funghi, Pizza fritta con mortadella e tartufo, Zeppola di San Giuseppe, Acqua. Good deal!

Dato che la serata è lunga prendiamo un primo e due pizze fritte con mortadella, giusto come snack.
Il primo ha una cottura ideale, al dente, è insaporito dalla crema di tartufo abbastanza presente ma reperire funghi è facile come cercarli nel bosco, ne troviamo solo due!

La pizza fritta ha un problema: è dura.
Nonostante nel momento in cui si mordano nel suo insieme mortadella & crema al tartufo la combo sia ben riuscita, la base fritta è un po’ troppo tenace. Fosse stata calda e morbida sicuramente avrebbe esaltato anche il grasso tipico della mortadella. Spazzoliamo tutto e andiamo avanti.


Trippa e tartufo


Facciamo qualche metro e siamo tentati da uno spezzatino di vitello con patate, ma c’è qualche problemino alla cassa, così tiriamo dritto. Successivamente, dopo pochi passi, troviamo un invitante Panino alla trippa e tartufo. Impossibile non provarlo.

Convinto del suo prodotto il gestore ci mette a nostro agio offrendoci del vino (ha immediatamente capito con chi ha a che fare) e si dimostra anche molto gentile quando, in seguito a una piccola mancanza nella farcitura, ci omaggia di un panino extra. Fingiamo di rifiutare e poi inghiottiamo voracemente anche quello. Se qualcuno sta portando il conto siamo già a un primo, un panino e una pizza fritta in 20 minuti.


La trippa è effettivamente molto tenera, delicata oserei dire. I sughi si mescolano. Abbiamo la salsa di pomodoro, gli effluvi della trippa stessa, la crema al tartufo e quella piccante, un mix ben riuscito. Un raffinato panino da stadio. Mastichiamo e annuiamo.

Poco più su ci sediamo un attimo a finire il panino ma alzando lo sguardo ci rendiamo conto che qui ci sono altre pietanze, dopo un attimo di smarrimento prendiamo 1 lt di vino rosso e uno spaghetto al tartufo, così, per gradire.

Mostra Mercato Nazionale, Spaghetti al tartufo
– Quanto è bello questo spaghetto al tartufo?


Devo dire che la presenza massiccia del tartufo è una piacevole sorpresa. Lo spaghetto sguscia abile in questa palude profumata, la salsa non scivola via, anzi è molto presente. Abbiamo apprezzato.
Il vino ha diverse sfumature, parte senza corpo, diventa super allappante e si dilegua lasciando un’orma un po’ acida. Annuiamo e beviamo.

In alto, sulla sinistra, c’è un altro paninaro ma dobbiamo ancora provare tutti i piatti del meno della Pro Loco e praticamente abbiamo già cenato. Urge tornare di sotto.


Tagliatelle, spezzatino e ancora tartufo


Ci intrufoliamo nelle cucine della Mostra Mercato, quelle dove opera la Pro Loco, e catturiamo qualche scatto sulla preparazione delle celebri tagliatelle al tartufo, servite rigorosamente in bianco.

Sugli altri fornelli un’importante sfrionzola con patate tagliate a tocchi spessi e un peperone color rubino sempre molto invitante. A riposare, su un prato di piselli, c’è lo spezzatino.
Gironzoliamo e scattiamo, nel frattempo con orgoglio ci viene mostrato il barattolino magico che contiene le creme di tartufo e che insaporisce molti dei piatti in menu.

Mostra Mercato nazionale, Tagliatelle
– L’abbondanza fatta tagliatella


E’ il momento del terzo piatto di pasta. La tagliatella è gentile come la ricordavamo, la arrotoliamo famelici sulla forchetta. La sfrionzola pure è come la ricordavamo, cioè molto saporita.
Non si fa in tempo a notare il giallo acceso della patata che Mauro compare come la graffetta di Windows e ci informa che una delle specialità di Colliano è proprio la patata di montagna.

In un attimo l’amico che lo accompagnava si rivela il più informato di sempre sulla coltivazione e l’occultamento della patata. Ci racconta di come il seppellirle a 900-1000 mt dall’altezza le mantiene forti e vigorose. Un aspetto che poi si ritrova al piatto, con la patata che è si molto farinosa al palato ma che si mantiene intatta, di una pasta gialla molto forte.

Sfrionzola
– El dorado

Interessante anche sentir parlare di tutti i riti che occorrono ai tempi di raccolta e sepoltura, con coltivatori che si improvvisano sensitivi, rabdomanti e medium dello spirito di patata, riuscendo a localizzarle sotto terra con la sola forza delle mente. Il pamphlet si chiude su “La miglior patata è quella di Colliano”.

Il secondo litro e mezzo di vino, mentre comincia a far fresco, ci conferma che è stata una serata molto piacevole. Tra un brindisi e l’altro abbiamo incontrato anche gli amici dei comitati organizzativi di Baccanalia e della Sagra del ragù di castrato di Serradarce (entrambe ancora in competizione per il nostro Tegamino D’oro 2022, che al momento si sta svolgendo sul nostro FB!) e fa sempre piacere riscontrare un evento che si riconferma ancora una volta. Buon 25esimo, Mostra Mercato Nazionale del Tartufo di Colliano. Premio Pulitzer al pasticciere che è riuscito a scrivere tutto questo su una torta!


NB: Al ritorno abbiamo sbagliato strada. Intenti a parlare di tartufi e patate, e ci abbiamo messo 1 ora e 10 a tornare a casa, ci sta.


Falco

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Sagra della strazzata – Castel Lagopesole di Avigliano (PZ) – 2022

Sagra della strazzata – Castel Lagopesole di Avigliano (PZ) – 2022


Una tradizione familiare che si allarga al punto di diventare una festa di quartiere e successivamente una sagra. Un successo di pubblico che convince gli organizzatori a trovare uno spazio più grande e la scelta definitiva (?) cade su un’altra delle frazioni di Avigliano: Castel Lagopesole, col suo lungo viale e un castello alle spalle che da la giusta atmosfera. Siamo stati alla Sagra della Strazzata, ed ecco come è andata!

Sagra della strazzata, Monticchio
– Piccola anteprima filante


La prima grande strazzata


Si penserebbe che ad andar per eventi in tutto il sud Italia da anni uno ormai ci abbia fatto il callo e sappia tutti i trucchi. La strada da evitare, quella apparentemente breve ma tortuosa, quella lunga lunga col manto stradale invidiabile…e invece…

Ad Avigliano non eravamo mai stati, benché conoscessimo ormai da anni le sue particolari feste e sagre, tantomeno in una delle sue sparpagliate frazioni. Un rapido sguardo su Maps mostra fondamentalmente due vie per arrivare a Castel Lagopesole, alla Sagra della strazzata, ed entrambe costano 2 Anni Sagra di viaggio (1 ora e 20 circa) ma noi ci vogliamo sempre fare un po’ di male in più e nell’indecisione finiamo per prendere quella nel mezzo, quella che non dovevi mai prendere. Ci ritroviamo sulla montagna che avremmo dovuto costeggiare e si arriva con una mezzora abbondante di viaggio in più, ma tanto che sarà mai?

– No comment


Alla Sagra della strazzata però alla fine ci arriviamo, sono le 21 e il corso è già animato. Rispetto alla nostra piana d’origine c’è un’escursione termica di 12 gradi, passiamo dal pantaloncino corto al giaccone, l’unica cosa inalterata è la fame che abbiamo.

Tra le casette in legno e il castello sullo sfondo c’è già un po’ d’aria natalizia (ma non diciamolo ad alta voce altrimenti domani ci troviamo già gli alberi di Natale nelle vetrine dei negozi), le musiche allegre della banda itinerante riempiono d’allegria la serata e noi ci avviamo a conoscere Emilio, lui che ci ha voluto fortemente qui.


Una tradizione di famiglia


La strazzata e la sagra che ne consegue nasce tutta in famiglia Colangelo.
Dal 2019 l’evento si tiene in collaborazione con la Pro Loco e la manifestazione si è spostata da Stagliuozzo a Castel Lagopesole.
Sarebbe riduttivo dire che la protagonista della festa altro non è che del morbido pane fatto in casa farcito di pepe, ideale per accompagnare qualsiasi cosa. E qualsiasi cosa infatti vi troviamo all’interno.

Negli anni, saggiamente, la famiglia Colangelo ha curato diversi aspetti e scelte gastronomiche puntando solamente sulla qualità. All’interno della sagra potrete trovare tutta una serie di presidi Slow Food puramente lucani. Perfino i nomi delle pietanze rispettano e ricordano le zone del circondario, una scelta di esaltazione territoriale che non può che trovarci d’accordo, del resto è ciò che predichiamo sempre!


In aggiunta, mi si passi la metafora scontata ma Emilio è un pezzo di pane.
Conosciamo anche tutto il resto della famiglia (che insieme formano un bel cesto di pane), la quale si divide i compiti in occasione della sagra e porta la strazzata anche fuori dai confini della sagra, in manifestazioni enogastronomiche all’interno e fuori dai confini della Basilicata.

Altra scelta interessante è quella di non limitare gli stand e le attrazioni della serata ma, sempre con coerenza, renderli espandibili ad altre pietanze (a patto che rispettino gli standard qualitativi) e mostre.
Ecco perché tra un profumo di peperone e una spillata abbondante di birra (andiamo a 40 cl di birra gelata alla volta, fantastico.) troviamo anche un simpatico spettacolo di falconeria e una mostra su Federico II con tanto di duello ben coreografato con luci alla Eggers, molto apprezzato.


La versatilità della strazzata


Emilio ci porta nel reparto confezionamenti, qui la strazzata (che prima di essere tagliata si rivela come un gran ciambellone un po’ schiacciato) viene farcita a scelta con frittata oppure con provolone e prosciutto.

Seguiamo avidamente il processo e veniamo premiati con il nostro primo saccoccio che come i gattini ci portiamo all’esterno per poterlo consumare con calma (anche perché dobbiamo analizzarlo con attenzione per poterne parlare qui, no?)


Io che sono amante di frittate avevo subito intuito che l’unto della stessa avrebbe creato un ideale composto col pane ma sono rimasto sopreso dalla qualità spiccata di prosciutto e provolone in quella che poi all’aspetto pareva la farcitura più semplice.
Sia io che il Corvo abbiamo la stessa intuizione: la materia prima è ottima.
Del resto Emilio ce l’aveva detto chiaramente, però quando te ne accorgi al primo morso vuol dire che non è solo un modo di dire.

Il crudo ha una sua personalità, il neutro e morbido sapore del pane la esalta. Il provolone si infila tra i due sapori alla perfezione e il pepe che farcisce l’impasto (della strazzata) completa il tutto. Ottima, ottima.


A questo punto per non piallarci al suolo andiamo un po’ in giro ad esplorare.
Nonostante non sia enorme la sagra offre molteplici possibilità.
Abbiamo uno stand vegetariano, uno senza glutine (dove brillava una salsiccia pezzente che avrei dovuto conoscere meglio), dei salumi di cinghiale, dolci della tradizione napoletana, panuozzo al pepe (adattato allo stile della festa), patate su stecco, altra birra, altro vino, amari del luogo, alternativa di birra alla spina e una piazzetta con intrattenimento musicale (oltre a quello itinerante) più le castagne arrostite.
Per tutti i gusti, e oltre.


Ancora strazzata, stavolta farcita


Emilio ci becca al volo a vagare per la sagra e il profumino della mortadella arrostita fa il resto.
Pronte per noi due strazzate farcite.
L’aroma che arriva dallo stand è ammaliante. Qui abbiamo mortadella di suino nero arrostita, caciocavallo e pesto di pistacchi di Stigliano. Al solito anche qui una porzione abbondante e tanti sorrisi, l’atmosfera agli stand è molto rilassata e in generale c’è un buonumore palpabile.


Ci rifugiamo nel nostro angolino per divorare questa Monticchio (nomi sempre ispirati a zone del circondario) e le attese sono ripagate. Talmente dalla voglia di affondare i denti in quel pane caldo e morbido che mi ustiono labbra e palato, ma fa nulla.

Mentre stiamo lì a mugolare arriva prontamente anche un cuoppo di peperone crusco e baccalà fritto.
Innanzitutto accostamento da premiare per diversi motivi.

Sagra della strazzata, cuoppo e Monticchio
– Ottimoottimoottimoottimo


Cromaticamente è spettacolare, poi abbiamo la croccantezza del peperone crusco che sta benissimo con la tenerezza del baccalà. I sapori sono perfettamente congeniali, da un lato l’amarognolo dell’arrostito del peperone in contrasto, ancora, col neutro del baccalà. Entrambi gli elementi che compongono il cuoppo sono perfettamente cotti, non c’è un filo d’olio che scappa del baccalà, tant’è che puoi mangiarlo anche con le mani. Il fritto è tenero ma carnoso, i bocconcini sono della grandezza perfetta, il peperone crusco ci sta da Dio ed è ottimo.

Ci ritroviamo a fine serata a cercare di capire qual era la cosa più buona ma è difficile.
Il consiglio al solito è di andare in gruppo e prendere diverse strazzate farcite facendole a metà, perché se provate a lanciarvi in spedizione solitaria finirete come gli ottimisti che non tornano più dall’Himalaya.

La Sagra della strazzata la trovate a Castel Lagopesole di Avigliano (PZ) dal 23 al 25 Settembre, vi consigliamo di farci un salto.

PS Al ritorno abbiamo fatto la strada giusta.


– Falco

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Sagra del fungo porcino – Castelpagano (BN) – 2022

Sagra del fungo porcino – Castelpagano (BN) – 2022

Al 17 di Settembre c’è chi va ancora a mare e chi come noi si approccia all’autunno con un appuntamento inedito: una visita alla Sagra del fungo porcino di Castelpagano, in provincia di Benevento.
Questo evento organizzato dal Comune è giunto alla 24esima edizione e fa un po’ da apripista agli eventi sul fungo (e sulla castagna). E’ una sagra rodata cui mancava solo Il Trono di Sagre quindi ci si mette in auto per un viaggio di di ben 4 Anni Sagra tra andata e ritorno, una bella traversata.

Sagra del fungo porcino, tagliatelle
– Piccola preview di quel che ci aspetta


A scivolosi passi dentro l’autunno


La prima cosa di cui ci accorgiamo è che l’evento è tutto racchiuso nel centro storico (con vari punti di interesse a formare un percorso), la seconda è che sono tutti in giubbotto e jeans e noi siamo arrivati freschissimi con pantaloncini e camicia di lino-cotone. Del resto quando siamo partiti da casa si registravano giusto 10 gradi di più, ci può stare!

Con un po’ di timore scendiamo dall’auto sperando di non trovarci anche il vento contro e rischiamo immediatamente di perdere Corvo che scivola in una pozza d’acqua e sta per franare al suolo.
Affrontata questa insidiosa discesa umidiccia subiamo il divertito sguardo degli abitanti del posto che con grande magnanimità avranno pensato “Ma da quale spiaggia libera arrivano questi?”

Folla
– Bell’atmosfera alla Sagra del fungo porcino


In nostro soccorso giunge subito Danilo Viscio, consigliere comunale che ha contribuito alla realizzazione dell’evento, nostro coetaneo, che ci mostra come si snoda il percorso.

La prima piazzetta che si incontra in alto è quella un po’ più casual. Abbiamo un bar, suppongo il più popolare di Castelpagano visto il movimento nei dintorni, il punto crepes e diverse panche dove ci si può fermare dopo essersi riforniti dalla coppia di stand presenti.

Si comincia a scendere e abbiamo incastonata nella pietra, sulla sinistra, una piazzetta minuta ma molto carina di fronte alla quale c’è il Vinarium. Sotto i portici è possibile sedersi a tavolino e provare qualche buona etichetta, in alternativa altrimenti abbiamo vino bianco, rosso e birra direttamente agli stand della sagra.


Aperifungo


La nostra prima tappa è l’aperifungo, nome che già adoro.
Danilo ci fa arrivare questo vassoietto con un panino con hamburger e delle pizzelle di funghi.

A prima vista il tutto può sembrare una qualsiasi portata da sagra ma appena si assaggia le cose cambiano. Cominciamo dal panino.
Il pane è la scelta ideale, è un po’ tenace ma è una giusta via di mezzo fra un panino rustico e una scelta gourmet. Nasconde una raffinatezza tutta sua dietro un aspetto semplice, molto apprezzato.
All’interno, semplicissimo, un hamburger.

L’hamburger però è ottimo e abbondante. Sopra di esso crema di funghi.
Tre elementi, due ingredienti, stop, perfetto, andiamo avanti.


Le pizzelle, o frittelle, di funghi.
Noi onestamente siamo abituati a pizzelle d’alghe o di ciurilli ma con pezzettoni così grandi di porcini personalmente non le avevo mai provate. Inutile dire che erano estremamente soddisfacenti da mordere.
Tra di esse, puro attentato al colesterolo in ascesa di Corvo, subdolamente si nascondeva una frittella extra con doppio salume: salsiccione e…porchetta? pancetta? Qualsiasi cosa fosse era sapida, grassa, impanata e fritta. OH YEAH.
Primo bicchiere di vino rosso e si va avanti. Ah, panino, frittelle e vino…6,50 €.
Non è un paragone che sta in piedi ma se nel 2022 vai nella peggiore paninoteca sul pianeta per 6€ ti danno insalata iceberg e un cuzzetiello strappato a mano, si prenda esempio.

Pizzella agli insaccati
– La frittella agli insaccati che uccise Corvo


Il menu completo fenomenale


Prima di pensare nuovamente ad abbuffarci facciamo un giro con Danilo che ci mostra il trenino che gira allegro per il centro storico e porta a spasso i turisti, ed anche la Pesca di beneficenza.
All’interno dell’evento esiste anche un gruppo di generose signore che realizza o modifica oggettistica a mano e souvenir dell’evento. I prezzi simbolici sono d’aiuto alla beneficenza che viene donata a fine evento. Entrambi prendiamo un simpatico ricordo di Castelpagano con un ritrattino boschivo di muschio e funghi.


Sfiliamo davanti al palco che a breve si colorerà di band, suoni e colori e nella piazza principale osserviamo i tantissimi posti a sedere (al coperto) rannicchiati nei dintorni del punto principale di produzione e smistamento vassoi.
C’è un’atmosfera molto gioviale, di quelle profumate dal vino rosso di paese.
Molti sorrisi, molta ilarità, persone a loro agio e un menu completo fenomale. Approfondiamo.


La fila scorre che è un piacere, non abbiamo notato attese in generale e subito ci viene passato l’agognato menu completo. E’ già bello a vedersi, da provare è ancora meglio.
In pole position troviamo le tagliatelle ai funghi porcini, in bianco.
Non posso precisamente trascrivere cosa ho detto appena le ho provate ma il livello è veramente alto.
Abbondante, piene di porcini a pezzettoni, carnosi. Una crema creatasi naturalmente tra amido, funghi, manzo…perfetta, perfetta. La miglior pasta del 2022?

Tagliatelle ai funghi e manzo
– Lasciamo parlare l’amido

Anche il riso è ottimo, il problema è che la pasta è di un altro pianeta e dunque questo “secondo primo” rischia di passare in secondo piano.
A seguire una bruschetta buonissima definita “alla cacciatora”, io ormai ero completamente perso tra questi nuovi sapori tutti fantastici e manco riuscivo a concentrarmi.
Con un po’ di vino rosso sincero del Sannio affrontiamo anche la seconda parte del menu.

Maialino alla boscaiola


I secondi sono da meno? No, per niente.
Abbiamo un maialino alla boscaiola al profumo di coda di volpe e dei bocconcini di vitello ai funghi.
Anche qui entrambi ottimi, i bocconcini di vitello ancora una volta vanno ben oltre quel che mi aspettavo.


La cosa assurda? Il prezzo. Tutto il vassoio 15€, non dico altro.
E hanno anche detto che hanno dovuto alzare i prezzi per i rincari.
Un livello così alto a un prezzo così basso non l’avevo ancora incontrato. Fuori scala.


Altra cosa da citare: la gentilezza.
Oltre a dei piatti fenomenali voglio segnalare questa serata per la massiccia dose di gentilezza ed educazione che ci ha travolto. Sia agli stand che ai tavoli, che fossero addetti ai lavori o abitanti del posto, chiunque si è approcciato a noi con una grazia che non si sperava più di trovare.
Col lavoro che facciamo spesso viviamo una posizione privilegiata. C’è (quasi) sempre un occhio di riguardo per noi ma vi posso assicurare che capita anche di avere a che fare con immensi cialtroni, arroganti e maleducati. Lodi e ringraziamenti, per questo aspetto di Castelpagano, della sua sagra e dei suoi abitanti tutti. Tutti, tranne TU, tipo che hai fatto storie perché ci stavano servendo prima di te. Eravamo in fila prima di te. Shut up, man, io VEDO e SENTO tutto.

Sagra del fungo porcino, ragazzi
– Birre e comunella con abitanti del luogo

Proprio sulla scia di questa gentilezza da un altro stand in piazza richiamano la nostra attenzione.
E’ lo spazio di un’azienda agricola a gestione familiare, la Pecorino del Sannio.
Ci fermiamo a chiacchierare con loro e vogliono riempirci di formaggi.
Corvo ripensa alle sue analisi e sta per piangere, io non posso dire di no a del cibo locale e quindi almeno un piattino lo devo provare.



Ricottina al miele, primosale con spolverata di peperoncino, un formaggio molto stagionato, uno frollo con del piccante, un’ottima selezione. Volevano anche offrirci il cannolo ma eravamo veramente al limite glicemico. Stamattina però mi pento di non averlo provato.

Anneghiamo il dispiacere in una birretta alla spina (scelta senza senso dopo 3 bicchieri di rosso, ma ok) e salutiamo con grande piacere la Sagra del fungo porcino di Castelpagano. Un evento dove torneremmo con gran gusto.

Ah, c’è anche la pizza con i porcini, per dire.
Non perdetevi tutto questo ben di Dio, dal 16 al 18 Settembre!
Sabato e domenica la sagra c’è anche a pranzo, così avete più tempo per mangiare TUTTO.

Sagra del fungo porcino, pizza
– Pizza bianca ai porcini, leggera, cottura perfetta. Ottima come tutto il resto.

Falco

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24° Sagra del fungo porcino a Castelpagano (BN), persone e funghi si raccolgono per l’attesa occasione

24° Sagra del fungo porcino a Castelpagano (BN), persone e funghi si raccolgono per l’attesa occasione


La Sagra del fungo porcino a Castelpagano (BN) si terrà quest’anno venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 settembre 2022 per quella che viene annoverata come la 24esima edizione.

Il Trono di Sagre sarà presente e sarà occasione anche per visitare il borgo sannita, oltre che un tris di giornate ideali profumate al fungo porcino.

– Foto dell’ultima edizione pre-pandemia


Sagra del fungo porcino a Castelpagano, il programma


Lo si attende come un grandissimo rilancio post-pandemia, che si svolge lungo l’intrigante percorso fra le piazze Umberto I, Municipio e dell’Auditorium, coinvolgendo inoltre il suggestivo centro storico e le spettacolari aree paesaggistiche di questa località del beneventano.

Gli stand saranno aperti al pubblico dalla serata di venerdì 16 settembre 2022, per poi deliziare i degustatori anche sabato 17 e domenica 18, sia a pranzo che a cena.
Tra le varie opzioni del menu non soltantanto gastronomia ma anche ottimi vini dell’alto Tammaro.

Programma sagra
– Una panoramica sul programma


Sono inoltre da menzionare le coinvolgenti e variegate proposte musicali in programma, il trenino turistico nel centro storico a cura dell’Ente provinciale di Benevento, la mostra dell’artista castelpaganese Salvatore Fiore, i percorsi di formazione alimentare ed educazione ambientale coordinati dalla presidente della cooperativa sociale onlus «Oltre Le Mura», Carmen Cenicola, e moltissime altre sorprese.

L’appuntamento, diventato ormai una consuetudine, richiama a Castelpagano oltre 10.000 visitatori all’anno e si svolge nel mese di settembre, periodo propizio per la raccolta dei funghi porcini nei numerosi boschi del territorio.


I fautori del progetto

Promotrice della «24esima Sagra del Fungo Porcino» è l’Amministrazione municipale di Castelpagano, con l’organizzazione a cura dello staff presieduto dal sindaco Giuseppe Bozzuto e con la collaborazione attiva, fattiva e logistica di tutti i consiglieri comunali, della esponente consiliare delegata ad eventi e spettacoli Daniela Meoli e del funzionario municipale Mario Zeoli.

Castelpagano, folla
– All’evento sempre grande partecipazione

La Sagra del Fungo Porcino di Castelpagano è di rilievo regionale e si avvale del cofinanziamento del progetto dal titolo «A Castelpagano e dintorni col treno storico – Sagra dei Funghi Porcini XXIV Edizione – Viaggio nella Valle del Tammaro», nell’ambito del Programma operativo complementare (In acronimo, il Poc) Campania 2014-2020, in riferimento alla linea strategica «Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e cultura», programma di percorsi turistico-culturali, naturalistici ed enogastronomici per la promozione turistica della Campania. In tal senso, Castelpagano è capofila progettuale di un comprensorio di comuni che annovera anche Colle Sannita, Morcone, Santa Croce del Sannio e Sassinoro.


Falco

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