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Scorziello | Casa Agricola – Serre (SA) – Tavolo Riservato

Scorziello | Casa Agricola – Serre (SA) – Tavolo Riservato

La Tenuta Scorziello, denominata Casa Agricola, si trova a Serre (SA) e si compone di un ristorante, una struttura sul retro con B&B e piscina, un ampio giardino, utilizzato anche per eventi, orti, frutteti e animali in libertà. La quasi totalità di ciò che arriva in tavola è coltivato nei terreni della tenuta o arriva dagli animali da fattoria che la vivono. Il Trono di Sagre ravana sul posto alla scoperta delle specialità locali.

Casa Agricola Scorziello, Pollo alla cacciatora
– Il luccichio del pollo alla cacciatora


Accolti dalle oche


Nel ritorno a sorpresa del freddo marzolino ci troviamo alle 21 nel parcheggio della tenuta accolti da oche (o papere? avevano la testa sotto le ali) che sonnecchiano incuranti della brezza. Sicuramente essere accolti da animali da fattoria è sempre piacevole e trasmette immediatamente una rassicurante atmosfera da km0.

In pieno contrasto con l’aspetto rurale brilla, composta da vetro e ferro, la serra che funge da anticamera al ristorante. Le lucine si riflettono nei vetri e addobbano qualche ulivo, donando un aspetto grazioso all’ingresso volutamente spartano. In questa parte della tenuta si cena all’aperto, quando il tempo è più mite.


L’interno è contraddistinto da un saletta in realtà abbastanza intima (25 coperti circa) che conduce da un lato alla cucina, dall’altro al soppalco, che consiste in un’altra 60ina di coperti. I tavoli, in linea con l’ingresso, hanno il colore di un legno chiaro, tendente al miele. C’è legno ovunque, e questo è bene.
L’interno della scalinata è farcito di libri e di bottiglie di vino, che in realtà non avremo bisogno di aprire perchè ci si stappa un “della casa” etichettato, oltre il dignitosissimo, made in Casa Agricola Scorziello.
Per chi preferisce il bianco, c’è anche quello. Noi consci che si mangerà una bella matassona andiamo di rosso classico, per la precisione Rosso Campago IGP, come recita l’etichetta.

Le note di colore (della sala, non del vino) sono date da una stupenda parete verde petrolio, che hanno ritinteggiato perchè sapevano che è uno dei miei verdi preferiti, un carciofone che si staglia regale su una tela bianca (e che è il simbolo e il prodotto principe degli orti della tenuta) e una gigantografia dei monti che sovrastano Serre e il circondario.


“Eccelliamo nei carciofi”


Mattia Valitutto, gestore delle cucine e del locale, ci accoglie con gentilezza e ci racconta che il prodotto principale è il carciofo. Poi c’è stato spazio per specializzarsi in altro, che ci ritroveremo in tavola, ma non vi faccio spoiler. Mattia ci porta in cucina, dove annusiamo nell’aria un pollo che si crogiola felice nel suo sughetto alla cacciatora, e poi al nostro posto. Ci stappa una bottiglia e ci godiamo la calda atmosfera della sala.

Formaggi e salumi
– Occhi sul formaggio sapido!


La prima portata è un mix di antipasti caldi e freddi, un classico che raramente delude.
L’unico prodotto non locale è un prosciutto di Norcia (eccellente) perché…i maiali erano finiti!
Prima di andarsene però i suini hanno lasciato in dono capocollo e salsiccia, entrambi ottimi.

Si accompagnano ai salumi due tipologie di formaggi, tra cui un pecorino estremamente sapido che alla sola vista comincia a farmi sudare zigomi e tempie, segno che sarà ottimo, e poi una discreta sequela di terrine contenenti le più simildisparate verdure, direttamente dal loro orto.

Partiamo col dire che c’era una bietola e patate, esaltata dal loro olio Bufo, che era di una dolcezza estatica, forse forse la parte dell’antipasto che mi è piaciuta di più.


Non potevano mancare le patane cunzate con crusco briciolato, una verza e fagioli, con crusco trionfante in cima, dei piccolini carciofini sottolio, dei carciofi, caldi, un po’ sminuzzati (buonissimi!).
Dosi umane, non atte a metterci in ginocchio fin dalle prime spiluccate, ma comunque un gran bel set!


Tanto per cambiare…


….una matassa come primo? Perché cambiare se la adoriamo?
La matassa di Casa Agricola Scorziello è made in La Siciliana, once again.
Alla pasta di buona fattura si aggiunge il fagiolo del loro orto e il crusco, ancora lui, sempre di casa.
Peperoni cruschi e matasse, la nostra dieta non cambia.

Casa Agricola Scorziello, Matassa
– Matassa con crusco


Mattia ascolta le nostre richieste e non va oltre i 100gr, per primo.
Si, perchè anche stavolta c’è il secondo primo.
Orecchiette, fatte in cucina a mano, e ve lo scrivo perchè erano perfette e va detto, con carciofi e guanciale. Signora mia.

Incredibilmente tra le due, nonostante la voglia folle di una pasta diversa, continua a vincere (per me) la matassa. L’inestimabile valore della semplicità.

Orecchiette
– Orecchiette perfette


Proviamo anche il secondo, e per fortuna!
Il pollo alla cacciatora lo tenevamo come pensiero fisso quando l’abbiamo sbirciato appena entrati, si rivela all’altezza delle aspettative. Morbido, colmo dei suoi succhi e del suo sughetto, ideale, da mangiarne un chilata con disinvoltura.

Buona anche la sfrionzola. Classica. Patate affettate a mano e fritte, carne di maiale (sempre quelli, giustificatissimi per non averci lasciato anche il prosciutto), peperoni e una generosa dose di aceto.
Per me il secondo ingrediente principe di una gran sfrionzola è l’aceto, quindi approvo felice.

Casa Agricola Scorziello, Sfrionzola
– Sfrionzola classica


Dolce epilogo


Un altro grande classico: la torta caprese. Nonostante un brutto incidente i cui fantasmi mi rincorrono ormai da 17 anni, che mi porta spesso a evitarla, sarebbe un grosso errore in questa occasione farsela scappare. Bassa, tenerissima, dolce il giusto, ottima.

Non da meno la scomposta, il cui dolce tendente al gelato alla crema è perfetto per variare un po’.


Come si sarà capito, di questa nostra serata ci è piaciuto tutto.
Ringraziamo la gentilezza e la disponibilità di Mattia Valitutto e di Antonio Scorziello, che in questa nostra ricerca di tutti i mille sapori che può avere una matassa si sono rivelati fondamentali!


Falco

Felicella | Country House – Serradarce di Campagna (SA) – Tavolo Riservato

Felicella | Country House – Serradarce di Campagna (SA) – Tavolo Riservato


La Country House Felicella è a tutti gli effetti un agriturismo a gestione familiare, situato nel verde di Serradarce di Campagna (SA). Come redazione de Il Trono di Sagre non potevamo volevamo esimerci dal riapprezzarne i caldi (e abbondanti!) piatti e, in occasione della nostra collaborazione con il pastificio La Siciliana, siamo tornati a sederci, camino in vista e vino in tavola, fregandoci le mani. Oggi ci divertiamo!

Zuppa di fagioli
– Non fa più così freddo ormai, ma ad una zuppa contadina non si rinuncia…


Tutto cominciò col castrato


Gianluca Gerardi, che ha accolto con entusiasmo l’idea di questa avventura in combinato tra Il Trono di Sagre, La Siciliana e la sua Country House, ci racconta, nonostante il da farsi che lo vede apparire fugace tra cucina-camino-tavoli-esterno notte, come tutto sia iniziato e proseguito: in famiglia.

“Il castrato lo faceva già mio nonno, identico a come è oggi”

Una fase della realizzazione della celebre matassa, ad opera del pastificio La Siciliana

🔖Via Serroni 23b, Battipaglia (SA)

📞 0828 370802 / 389 789 8502

🔖 Via Galdo, 67, 84022 Campagna (SA)

📞0828 45586



E’ proprio da questo castrato, infatti, che ha origine anche la nota Sagra del Castrato al Ragù cù Maccarun r’ Zit che si tiene ogni anno in Agosto, proprio a Serradarce di Campagna. L’evento non ha più bisogno di presentazioni, dato che è amatissimo dal suo zoccolo duro di appassionati della carne nella salsa e potete apprezzarne tutti i dettagli in pagina, nel nostro calendario eventi e nelle pubblicazioni degli amici di OPERARE, l’associazione che ogni anno rimette in piedi l’evento.


Ad arrivare in tavola però è inizialmente un lungo antipasto, un misto di caldi & freddi.
Per i freddi abbiamo: salumi locali (prosciutto, pancetta…) una zucca lievemente arrostita e tagliata finissima, ottima, da bis, che ovviamente ho fatto. Speciale, sulla bruschetta arruscata alla perfezione che vi servono di fianco.

Per i caldi invece si schierano una parmigiana della mamma che è un piacere. Alta, spugnosa e fritta.
Si smorza con un mix scarole, patate e peperone crusco, ottimo bilanciamento dell’amarognolo anche nella scaletta dei piatti, in contrasto con una ben poco sapida zuppa di fagioli e cotenna.

Rigo a parte per la pizzella al carciofo, ottima, ottima…e l’involtino di verza gratinato, che è stato spettacolare. Si è sentito anche dall’entusiasmo del tavolo di fronte al nostro (“L’involtino di verza? E’ buonissimo!”)

Involtini di verza
– Involtino di verza, tra i miei piatti preferiti della serata


Carboidrati a cascata


La serata scorre gradevole all’interno del locale dall’atmosfera calda, un po’ favorita dal camino, un po’ dal legno alle pareti e un po’ dal chiacchiericcio intorno a noi, anche il vino rosso aiuta. Sta andando tutto alla perfezione, finchè lo staff, rappresentato dall’onnipresente e simpatico cameriere, non decide di end our whole career con una valanga di pasta.

Felicella, Matassa
– Un El Dorado di matassa e fagioli


Fingo impassibilità ma non appena vedo la quantità di matassa so che moriremo lì.
Perchè è bella, e sarà sicuramente anche buona, perchè la mangeremo tutta, e ci manderà KO.

Gianluca ricompare mentendo clamorosamente: “Ma saranno un 200 gr!”, menzogne, si è volati alti oltre i 150 gr a testa. Però…è questa la pasta che ha dato origine a questa serata, pastificio d’origine de La Siciliana, preparata, mantecata, esaltata, nella Felicella Country House, osservata, fotografata, divorata, digerita, da Il Trono di Sagre.
Una gran bella matassa, classica, con fagioli, un po’ di forte e crusco on top.

Felicella, Ziti
– Non fatevi ingannare, sembra una porzioncina ma la foto è stata scattata dal James Webb

Procediamo col secondo primo? Ebbene si, questa notizia, già anticipata nel mio scambio di conversazioni con Gianluca, era quel che più temevo. Per fortuna il quantitativo di ziti sarà inferiore al matassone, vero?
Sbagliato. Uguale, se non di più, piomba a centro tavola questo meteorite sciolto nel sugo, con un sapido che ci risveglia il palato, il castrato, presentissimo, si mescola al pomodoro tiratissimo e al formaggio di pecora. E’ un piatto eccellente. Altri 100gr e passa a testa, Corvo cede di schianto e non parlerà più per il resto della serata, traumatizzato, rivelerà poi al suo psicologo di “vedere la pasta scotta”, nei suoi incubi.

Verza e patate
– Come fa il peperone crusco a essere sempre così buono?


Tutto finì col castrato


Ormai in balia degli eventi, con almeno un’altra porzione rimasta nella tonda pirofila (ci faceva male il cuore a lasciarla lì, ma del resto ci faceva male il cuore anche letteralmente, quindi…) passiamo al castrato, assoluto, protagonista, di nuovo al centro della tavola.

All’interno del piatto, sotto dune di sugo, in trincea, anche delle bracioline.
Nonostante la sazietà raggiunta tre piatti fa è ancora una volta impossibile non lasciarsi risvegliare per un attimo il vulio dal sapore carico del castrato.
Morbidissimo, si taglia col cucchiaio come fosse una ganache al maiale.

Il segreto? Pare essere solo una lenta cottura, ben controllata, per un minimo di 4 ore, in passata paesana, fatta in casa.
Delusi? Al contrario, la semplicità sa sorprendere.
Non c’è bisogno di orpelli quando la materia prima è ottima, è la lezione più vecchia della cucina.

Felicella, castrato
– La rupe dei Re, al sugo

Si può anche uscirne con le ossa rotte, ma lo spazio per il dolcino ci sarà sempre.
E dalla cucina capitombola una torta di crema e amarene. Impossibile capire quale fosse il segreto della sua bontà, nascosto in pieno sole dall’apparente semplicità della stessa.
Crema gialla e avvolgente, non troppo dolce, setosa, con l’amarena spappolata che esplode e da quel tocco finale di dolce e acido, pungente. La frolla, spesso dimenticata, è protagonista quanto il ripieno, delicata, mai pesante, una conclusione eccellente.

– Ottima torta fatta in casa


Alla fine siamo talmente gonfi che c’è tempo solo per un altro mezzo litro di vino e un limoncello per Corvo, che è stato rianimato nel frattempo con i sali terapeutici dello zucchero a velo della torta.
Due chiacchiere con Gianluca e siamo pronti per lasciarci morire in una cunetta appena fuori la tenuta, con uno stranito sorriso sulle labbra.

Troviamo anche il modo per sbagliare 2 volte strada e regalarci un alienante ritorno a casa sotto le pale eoliche, in un buio terrificante.


Falco

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022

Tra vasci e vichi – Castellabate (SA) – 2022


Castellabate (SA) è ormai una delle località più note del Cilento e ha bisogno di poche presentazioni.
Nella sua parte più bassa però c’è un tesoro di vicoletti, archi, antri e nicchie che l’associazione PaeSanaMente ha deciso di valorizzare una volta per tutte con la manifestazione Tra Vasci e Vichi

– Pizza bassa in stile cilentano


Il turno dei vicoletti

Se piazza, panorama e castello hanno già i loro visitatori pochi si spingono di loro volontà fino alle pendici del paese. Grosso errore! Perché questa storica parte della cittadina è ricca di storia e cultura e si presta benissimo ad un evento.

PaeSanaMente ha capito che con Tra Vasci e Vichi poteva ridare dignità a questi quartieri e farli conoscere anche al grande pubblico. Tutti i mestieri di una volta, dal macellaio, ai pescatori, dall’arrotino ai cacciatori, riprendono vita grazie a dei figuranti abilmente piazzati in questa o quella casetta.


Ciò che rende credibile il tutto è un percorso studiato fin nei minimi dettagli per mettere sotto i riflettori tutti gli “hot-spot” del borgo. Un discorso che ha riguardato le luci e l’atmosfera, ma che ha necessitato anche il montaggio di una scenografia vera e propria.

Il risultato? Una credibile passeggiata indietro nel tempo.


Un racconto corale


A far da collante tra le varie scenette ci sono i figuranti in movimento. La zita, che sbraita vagando per il paese in abiti da sposa, i musici, che animano le piazzette dove il visitatore può unirsi alla festa e ballare ed altre comparse che con abiti dell’epoca indicano e guidano il turista alla scoperta dell’antro successivo.


All’inaugurazione della prima serata c’è stata anche una parte recitata che introduceva l’inizio di questa 3° fortunata edizione. Lo sforzo organizzativo è stato notevole, ma ha funzionato tutto? Si.

Tra Vasci e Vichi si è dimostrato uno tra gli eventi meglio organizzati, belli e partecipati dell’anno, senza dubbio. Era già tutto sui giusti binari nel 2019, nel corso della sua 2° edizione, ma stavolta c’è stato un salto di qualità e di impegno osservabile a occhio nudo.

Funziona tutto, dalla navetta che corre su e giù senza limiti fino a fine evento, dagli spazi creati ad hoc per mescolare le bellezze naturali del posto (come i panorami), fin alle tradizioni riesumate e mostrate al pubblico. Vicino il vecchio capanno dove cuoce il latte per il formaggio troviamo due tranquille e curiose caprette, poco vicino il mercato.


Altra incredibile particolarità è come il percorso passi tra spazi aperti, piazzette e minute rampe di scale (o tunnel) sia, senza interruzioni, all’interno di palazzi. Ad esempio quello dove è stata ricreata una prima scuola dell’obbligo con attempati discoli studenti. O che ospita, nello stesso spazio, le sarte e l’intrecciatore di cestini.

C’è un’intera barca con set di reti e galleggianti, a ricordare l’importanza del ruolo dei pescatori, ma non manca il bivacco dei cacciatori e il pozzo delle lavandaie, il mulino e il falegname.


Il percorso gastronomico


Insolitamente in basso nel nostro racconto arriva la parte gastronomica.
Il bello è che nonostante questo evento non punti troppo sulla parte mangiatoria ne possiede comunque una di alto livello. Anche i punti ristoro, infatti, sono ben incastonati nel percorso, in aree un pochino più spaziose (non sempre) e adibite al relax.

La lagane e ceci, che viene tirata a mano e preparata al momento (creando l’attesa più lunga nel percorso, per ovvie ragioni) è uno dei punti più interessanti. Ben sapete, siccome ne abbiamo parlato diverse volte, quanto cambi questo piatto in ogni paesino del Cilento. In questo caso la scelta è furba, si è optato per una pasta in stile Rufoli (SA), molto cremosa, distante ad esempio dalla tradizionale tipica di Giungano (SA), che è molto brodosa e ricca d’aglio!

– La proposta cremosa

In ordine sparso non sono da perdere le pizzelle con le alici. Quelle di Castellabate sono le migliori mai provate, insieme a quelle storiche della festa di Rutino (SA), che vi raccontammo ormai 4 anni fa!

In ogni antro culinario potete abbinare al piatto un bicchiere di vino, antro diverso vino diverso, con una buona qualità minima generale. Altro piatto estremamente tipico della zona è la farnata, che…vi consiglio.

Premetto che per me va assaggiato tutto, quindi difficilmente vi suggerirò di saltare qualche tappa del percorso. La soluzione migliore, al solito, è fare gruppetto e spartirsi il tutto, altrimenti è veramente difficile non arrivare satolli alla fine!

– La preparazione dello sfrionzolo


Sfrionzolo e Sanguinaccio


Mentre andate in giro troverete più spazi interattivi, come quello dove potete ricreare una foto d’epoca (che potete anche ritirare stampata in b/n poco più avanti!) o il punto dove potete mettervi sulle punte alle spalle dei manichini e farvi delle simpatiche foto con coppolla o paglietta.

A destra e a manca, andando a naso, troverete il sapido e saporito sfrionzolo, abbondante e accompagnato da fettona di pane modello mattoncino, e il dolce sanguinaccio.
Quest’ultimo è una vera rarità e vi consiglio vivamente di provarlo, potrebbe essere l’ultima volta che ci riuscite!

Questa del sanguinaccio, insieme ad altre scelte, dimostrano lo studio approfondito che c’è stato dietro l’evento. Non solo è stato veramente complesso coordinare tutte le scene, è stata inserita una parte recitata, una quantità di figuranti che va ben oltre il necessario, ma anche un’attenta selezione dei piatti.
E tutto funziona a meraviglia.

Altro piatto povero e soddisfacente è il Sciusciello, a base di uova e pane ammollato (ma sempre bello croccante), poi ci sono anche la Pizza Fritta e la pizza cilentana classica, con sugo e formaggio, caldarroste e dolci tradizionali.


Tra Vasci e Vichi, in conclusione…


Difficile aggiungere altro. Menzione d’onore per l’uso delle Lire come ticket, altra genialata.
PaeSanaMente fa le cose sul serio e siamo felici di aver promosso in prima persona quest’evento di questa Castellabate che mai doma e mai sazia continua a sorprenderci con la sua voglia di mostrarsi e di stupire, ancora una volta, in una veste totalmente nuova. A Castellabate ci sanno fare.

L’evento si è tenuto il 22 e 23 Dicembre 2022, riprendendo per altri due giorni dopo Natale, il 26 e 27.

– Il vecchio conio <3


Falco

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Mercatini di Natale – Castellabate (SA) – 2022

Mercatini di Natale – Castellabate (SA) – 2022


I Mercatini di Natale di Castellabate (SA) sono arrivati alla 10° edizione, un traguardo che sarebbe importante per qualsiasi sagra/festa. Far diventare dei mercatini una tradizione non è cosa da poco, specialmente in un paese nel quale non mancano iniziative, turismo e organizzazioni.

Per la terza volta consecutiva siamo tornati all’evento che non è stato fermato neanche dal covid e che caparbiamente si è imposto come uno dei più importanti della provincia, e dell’intera regione.

Artigianato, Mercatini di Natale di Castellabate
– Artigianato protagonista come sempre


Questione di organizzazione


Per tenere insieme i pezzi di un’organizzazione che comprende così tante voci vuol dire che alla base deve esserci un progetto concreto. Da 10 anni quest’evento cresce e si conferma e la prova sono alcuni standisti che ormai sono presenza fissa all’evento. Un continuare a tornare che certifica come l’evento stia continuando a crescere anche sotto pandemia, guerra, inflazione, maltempo, sciame meteorico, guerre civili e ogni altro regalo che questo millennio ha da offrirci.

Già dopo i primi passi si nota una differenza, anche solo di colore e luci, rispetto alla versione che per esigenza, tra green pass e incertezza, fu quella dell’anno scorso.


Quest’anno ci sono ben 56 (e passa) casette. Tra il classico artigianato natalizio (palline in ceramica, stoffa, vetro, babbi natale trapuntati, scultori di legno, intrecciatori di vimini), l’intrattenimento (con un teatrino di burattini in pianta stabile e un amorevole trio di zampugnari barbuti che ciondolano per le stradine del borgo), il prodotto locale (amari alle erbe, miele, formaggi, salumi, frutta secca, conserve) e una scelta gastronomica sbalorditiva, soprattutto per un evento che non fa del food il suo punto focale.


Meraviglia alla vaniglia


Essendo avvezzi all’evento (come accennavo, è la terza volta consecutiva che Il Trono di Sagre viene scelto come uno dei promotori ufficiali dei mercatini) ci aspettavamo una piacevole visita di routine, come quando da expat si torna a casa per Natale e si fa il giro degli zii…e invece…

Neanche il tempo di salutare Nicola Paolillo (l’uomo che per 365 giorni l’anno programma il Natale come in una burocratica versione del burtoniano Nightmare Before Christmas) che veniamo condotti con la manina verso un tour rapidissimo di assaggi che ricorda incredibilmente l’ingozzamento di dolciumi del Grinch nel paese di Chi non so.


In un tour di sapori completamente random cominciamo dalla polenta alla piastra dello stand del Sardo Cilentano, altra presenza fissa dei mercatini. Passiamo poi ad un caciocavallo impiccato che si sposa benissimo con la lieve brezza del mare e questo sole misericordioso che oggi ha deciso di regalare a tutti una domenica di tranquillità dagli inquietanti rovesci che ci stavano martellando ultimamente.

Dopo cacio e polenta, altra polenta, stavolta quella tipica di Castellabate (la farnata) con cipolle stufate. Nello stesso angolino potete trovare pizza fritta classica (al sugo) e in versione cacio e pepe, quindi bianca. Volendo allo stesso stand potete anche concludere il vostro menu con i tipici scauratieddi.


Proseguendo invece verso Piazza 10 Ottobre incontrerete ritrattisti, infiniti stand di artigianato, folle sciamanti (presenti in gran numero già prima di ora di pranzo), un apposito stand di dolci tipici e potrete poi voltare l’angolino e tornar su, per altre stradine ricche di colore e musica.


La 10° edizione è un’edizione di colore


Molte cose sono state perfezionate e altre nuove sono state implementate. Come ad esempio i castagnatori di Summonte, in privilegiata posizione panoramica, col venticello che fornisce qualche coppino ogni tanto e che hanno a disposizione la classica caldarrosta e quella flambé alla Strega.

Intorno alle 17.00, dopo 4 ore di assaggini, le luci cominciano ad accendersi e il mercatino entra nella sua fase serale, sicuramente la più suggestiva. Noi non abbiamo ancora finito di mangiare infatti c’è tempo per provare un piccolo aperitivo con rosè, del vin brulè, dell’aglianico, una ciliegia ricoperta di cioccolato con il tasso alcolico di un Black Russian, una pizza cilentana per spezzare un po’ e dare un po’ di quiete al palato e…pizzelle alle alici (e semplici), fiche secche impaccate e giusto un nonnulla di crema di formaggio di pecora.

Ciliegia alcolica, Mercatini di Natale di Castellabate
– La devastante ciliegia alcolica al cioccolato


Un percorso pieno di attrattive


La grande peculiarità dei mercatini di Natale di Castellabate è proprio l’avere a disposizione un percorso poliedrico e ricco di attrattive. Se avete voglia di panorami vi basterà voltarvi, intorno a voi c’è di tutto. E’ un percorso ideale per famiglie, ma anche per gruppi di amici. Il lungo elenco che ho fornito dovrebbe lasciar intendere la vasta possibilità di stuzzicare qualcosa o addirittura pranzare/cenare in modo completo. Si può arrivare in autobus (previsti 40 pullman ed oltre) e soddisfare ogni guizzo creativo in tempo per l’Immacolata, per rendere più vivace il nostro albero di Natale casalingo.


Insomma, l’edizione 2022 lascia ben sperare per l’immediato futuro e vi consigliamo di farci un giro.
I Mercatini ci saranno tutti i giorni, dal 2 all’11 Dicembre.

Vi lasciamo con un video dell’edizione scorsa e l’evento FB con link apposito, per seguire e rimanere sempre aggiornati su ogni cambiamento!

– La nostra visita nell’edizione ristretta del 2021
– Evento FB ufficiale de Il Trono di Sagre


– Falco

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Mercatini di Natale – Castellabate (SA), la magia del Natale per ripartire col cuore

Mercatini di Natale – Castellabate (SA), la magia del Natale per ripartire col cuore

Non si è quasi mai fermata la magia del Natale in quel di Castellabate. E avverrà anche quest’anno con il classico appuntamento dei Mercatini di Natale. I quali abbelliranno come di consueto la già fantastica cornice del celeberrimo paese del Cilento.

Le date ufficiali sono quelle che andranno da giorno 2 dicembre fino all’11 dicembre 2022.
Dalle ore 10.00 alle ore 22.00.

La locandina ufficiale dell’evento

Previsti tanti stand natalizi lungo le strette strade del borgo medioevale con mercatini, presepi e poi piccoli spettacoli e degustazioni di prodotti enogastronomici locali che troverete anche in vendita. Per favorire il deflusso ordinato dei visitatori l’accesso ai Mercatini di Natale di Castellabate è situato sul Belvedere San Costabile. Invece gli stand sono disposti lungo un percorso prestabilito fino all’uscita che sarà a via G. Amendola.

Il bellissimo panorama che si potrà gustare se si sceglierà di andare di giorno

Per quanto riguarda gli hobbysti e i fan dei ricami natalizi c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Palline di vetro o in ceramica decorate a mano, calze, palline, stavolta in lana, ghirlande, targhe in legno, stelle, stelline e cesti intrecciati a mano. Castellabate non dimentica la sua natura artigiana e lascia ampio spazio a questo tipo di esposizioni, con qualche ripetizione in loop che più di una volta ti lascia credere di essere già passato di lì.

In ogni vicoletto c’è una traccia della bellezza eterna del paesino che, val sempre la pena ricordarlo, prima di tanti capì l’importanza del preservare le sue origini per uso e consumo del visitatore.
Ti ritrovi a cercare una pizza ed un vicoletto di lucine ti rapisce, una scalinata contornata di edera e foglie verdi e rubino ti accompagna. Una terrazza agghindata a festa con glicini rosa e campane bianche ti concede un pit stop in un raggio di sole caldo, con un panorama che ti stende.

– Non possono mancare i magici scorci del borgo

Non vi resta che visitarli!

  • CORVO
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Il Castagneto | Agriturismo e cerimonie – Quadrivio di Campagna (SA) – Tavolo Riservato

Il Castagneto | Agriturismo e cerimonie – Quadrivio di Campagna (SA) – Tavolo Riservato


Il Castagneto è una struttura storica di Quadrivio di Campagna (SA).
Avendo a disposizione un vastissimo cortile (e anche una sala interna altrettanto capiente) sa mutare agilmente da agriturismo-pizzeria di famiglia a sala per cerimonie ed eventi.

Il menu stesso cambia ed evolve a seconda della richiesta (nel corso della nostra visita, ad esempio, si era intenti a pianificare quello del prossimo Capodanno), ecco cos’abbiamo provato noi.


Menu flessibile


Flessibile è in effetti la parola giusta per definire il menu del Castagneto, al solito essendo ospiti abbiamo lasciato scegliere a Gerardo, nostro riferimento per la serata, il nostro destino.

Si parte da un classico antipasto di salumi molto semplice e a un piatto misto di caldi tra cui una gustosa e alta frittata di patate (sarà solo una frittata, ma a me piace sempre), un assaggio di ciambottina in versione macchiata di pomodoro, pizza di patate, torta rustica con ricotta e verdure grigliate sottolio.


Naturalmente un rosso della casa d’accompagnamento e siamo pronti per l’assaggio di pasta.
Siamo a Campagna (Quadrivio di…) quindi non rimaniamo sorpresi nel vederci recapitare una classica matassa coi fagioli. La matassa è molto cremosa e l’aggiunta di qualche fungo carnoso non può che trasformare il piatto in un apprezzato comfort food ideale in queste serate di primi freddi.

La matassa, fatta in casa, proviene inoltre direttamente dal pastificio La Siciliana (con sede sia a Battipaglia che a Campagna) dove potete in realtà trovare diversi tagli di pasta tipica (e anche pasti già cotti solo da ritirare).


Pizza a sorpresa


Dopo la matassa Gerardo ci propone a sorpresa una pizza alla quale diciamo subito di si (figurarsi…) e che ci viene recapitata qualche minuto dopo. Come Gerardo stesso ci anticipa notiamo come questa pizza si piazzi a metà tra la classica pizza “di paese” lievemente biscottata e una moderna pizza gourmet.

Cornicione bello gonfio, al centro sottile il giusto, ben cotta (sotto era perfetta, senza la minima bruciatura, con una cottura uniforme), con i profumi sempre graditi del forno a legna e con rucola, quadrotti di grana, prosciutto crudo e olio al tartufo. Nella sua semplicità un’ottima pizza. Tanto che chiediamo un bis.

– Cornicione gonfio e cottura perfetta


La seconda pizza che piomba in tavolo brilla di nduja. Insieme al rosso solo lievemente piccante della nduja si mescolano il giallo chiaro del datterino, la cipolla caramellata e degli sbuffi di mozzarella di bufala che spuntano qui e lì nel saporito magma.


Questa seconda pizza, più complessa, lascia immaginare una bella scelta che mi stuzzica volentieri a tornare con qualche amico e una cassa di birra in più per testare qualche altra scelta sul menu…


Braceria ed eventi


Come prima introdotto ci sono altre pietanze commissionabili al versatile staff de Il Castagneto, tipo appunto la sezione riservata alla braceria (di cui posso solo accennarvi, dato che in quest’occasione non l’abbiamo provata personalmente) dalla quale sentivamo sussurrare di Black Angus e relativi carpacci. A tal proposito vi invitiamo a chiamare e chiedere per sincerarvi della disponibilità.

Per festeggiare in sala il vostro Capodanno forse siete già in ritardo (le prenotazioni fioccano!) ma per provare la pizza siete i benvenuti tutti i weekend.


Falco

Nonna Mena | Ristorante – Quadrivio di Campagna (SA) – Tavolo Riservato

Nonna Mena | Ristorante – Quadrivio di Campagna (SA) – Tavolo Riservato


In una delle giornate più piovose di questo Novembre 2022 ricomincia la nostra rubrica Tavolo Riservato che si era dovuta fermare in estate per ordine del nostro cardiologo, dando così più spazio agli eventi.
Adesso che il sole cocente ha lasciato spazio ai primi freddi e a qualche rovescio possiamo rificcarci comodi comodi con i piedi sotto la tavola.

Per questo nostro primo ritorno all’assaggio siamo stati da Nonna Mena, piacevole triangolo di forniture di pasta che collega nostre passate visite sia da Mosaico che dalla casa base dei nostri amici di La Siciliana.

Nonna Mena, black angus con provolone del monaco
– Black Angus con provolone del monaco e granella di pistacchio


Nonna Mena, tra terra e mare


Il menu di Nonna Mena è un menu di proposte molto classiche, sparita da tempo la pizza dalle scelte abbiamo una proposta di una decina di primi (che talvolta cambiano, secondo disponibilità) e dei secondi che spaziano un po’ sul lato mare un po’ sulla braceria.

L’intenzione è quella di offrire un prodotto fresco, da fornitori locali e ormai conosciuti (l’attività è in piedi da decine di anni) con un occhio alle nuove tendenze (la mortadella arrostita con granella nell’antipasto e la sezione dedicata al Black Angus tra le carni) e le certezze che piacciono al cliente classico e affezionato, come lo spaghetto con le vongole o la tradizionale matassa (ricordiamoci che siamo a Campagna!)


Il nostro primo incontro è quello con due lunghi taglieri, divisi tra caldi e freddi.
Abbiamo da un lato un classico mix di salumi con un po’ di zucca sottolio, spicchi di frittata (buona, soffice), formaggi, una bruschetta calda con un po’ di pancetta e aromi, tarallini e salsiccia paesana.

Dall’altro il tagliere dei caldi con scarola, olive e peperone crusco che a dispetto di quel che si potrebbe pensare non era affatto sapida, delle patate sulla scia del cunzato (soddisfacenti, piccolo bis per me) e delle parmigianine di spessa fattura.


Primi e secondi

Per tutta la cena abbiamo accompagnato i bocconi con del vino della casa (ma è presente una scelta di etichette). Un aglianico rosso piacevole, senza solfiti, che si è ben prestato a tutti i piatti proposti, compresa la pasta.

Per la sezione primi Angelo sceglie di farci provare la corteccia al sugo con salsiccia e funghi.
Il piatto è saporito, aiutato dalla grattugiata di formaggio con cui si presenta e il sugo molto tirato (come piace a me). In menu tra i primi volendo trovate anche ravioli e paccheri, oltre ai classici citati prima.

Nonna Mena, cortecce
– Cortecce, notevole il formaggio ridotto a cremina


Una profumata pietra ardente annuncia l’arrivo della sezione carni.
Black Angus in due versioni, da un lato una proposta più classica con pomodorini, rucola e scaglie, dall’altra, al passo coi tempi, trancetti di carne con provolone del monaco e granella di pistacchio.
Azzeccata la scelta dell’angus col provolone del monaco, tutto il piatto assume un vago aroma di affumicato che richiederebbe da solo un’altra bottiglia di vino rosso d’accompagnamento.

Nonna Mena, Black Angus con rucola
– Black Angus in versione più classica


Nonna Mena, in sintesi…


Per la parte finale della nostra cena proviamo una pasticella (castagnaccio, calzoncello, etc.) delicata (altrimenti l’avrei lasciata lì, visti i miei dissidi col cacao troppo invadente) e dalla sfoglia sottile e un bis di limoncello.

Tratteniamo Angelo per qualche piacevole chiacchierata. L’impressione è che Nonna Mena resista all’evolversi della ristorazione di Quadrivio (con tanti locali che si rinnovano, ma anche tanti che chiudono) con un suo passo cadenzato e senza farsi stravolgere dalle mode del momento.
Dal locale, che si è svecchiato col tempo, sono sparite sia le tv che le pizze, per proporre un menu più gestibile e di conseguenza più fresco. Non sono stati abbandonati i grandi classici che piacciono al cliente locale ma sono allo stesso tempo presenti scelte al passo coi tempi e soprattutto un’onestà sui prezzi che non ha subito i folli rincari che si vedono in giro, dove in più di un’occasione si è osservata una pura e semplice speculazione.

Nonna Mena, pasticella
– La pasticella che professionalmente abbiamo scordato di fotografare prima


Falco

Sagra della castagna – Curti di Giffoni Valle Piana (SA) – 2022

Sagra della castagna – Curti di Giffoni Valle Piana (SA) – 2022


La Sagra della castagna di Curti si tiene appunto nella piccola arroccata frazione di Giffoni Valle Piana (SA), l’evento è anche noto per un’eccezionale longevità: quella del 2022 è infatti la 46° edizione.
Dopo essere comparsi quasi a sorpresa nella prima edizione del 2019 de la Varola D’Oro, il torneo della redazione de Il Trono di Sagre che premia l’evento autunno-invernale più amato dagli utenti, ed essersi presi un’obbligata pausa nel periodo covid ora è il momento di rimettersi in gioco.

Sagra della castagna di Curti, caldarroste
– Le castagnucce abbrustolite


Una soddisfacente domenica di sole


Gli effetti palliativi dell’inversione climatica che se tutto va come deve ci sterminerà hanno anche lati momentaneamente positivi, tipo una giornata di sole da 30° in una domenica di fine Ottobre.
Ultimo giorno della sagra, la domenica si offre un servizio anche a pranzo e il pubblico risponde in pieno.
Gli organizzatori ci dicono che si aspettavano per questo ritorno sulle scene un buon 800 persone (in mattinata) ma il bel tempo e gli affezionati della festa ci tengono a far sentire fin dalle prime ore il loro supporto. Non sono neanche le 13.00 e ci saranno facilmente un migliaio di persone già in giro.


Questa è anche la parte negativa poiché per non finire a tavola ad orari da caserma ci allunghiamo un po’ troppo per una passeggiata esplorativa e quando torniamo a provare la pasta c’è una fila infinita ad attenderci. Lo scoramento è totale e gli animi già tesi per la fame, qualcuno tenta di sgusciare in avanti e viene lanciato giù dalla rocca. Impavidi ci rifugiamo alle spalle dell’imponente figura di Fabio Toro, che gentilmente, insieme ad altri membri dell’organizzazione della Sagra della castagna di Curti, ci ha voluto qui oggi.


Rapidamente saltano fuori tre piatti caldi fumanti: Pennette alla boscaiola, Tubetti con castagne e Zuppa di fagioli. Facciamo qualche metro in avanti e ci sediamo in una delle tante piazzole con tavoli e panche, esposta ad un rilassante e caldo sole delle 13.00. L’amico sole inganna, tra quello e la pasta appena sfornata si rimane in maniche corte e si suda uguale. La pasta ha dalla sua il fascino della semplicità, il tubetto in particolare mi ricorda tanto i pasti delle scuole d’infanzia.
Per molti questo non sarà forse un piacevole ricordo ma il sottoscritto ha sempre mangiato il suo, quello degli altri e in più si faceva anche le scorte per la casa. Un ricordo di un piatto di pasta, in qualsiasi contesto, per me è praticamente sempre un ricordo positivo.


Boscaiola, Tubetti e Zuppa


Il tubetto differisce dal pranzo per bambini dei miei ricordi principalmente per via della salsiccia speziata che ogni tanto spunta fuori. Il vagamente piccante ci sta molto bene con questa pasta riconosciuta per la sua versatilità. E’ anche molto, molto, molto tirata, esattamente come piace a me. L’avete fatto apposta? Bravi!


La boscaiola ha una marcia in più. Vuoi il formaggio, vuoi il piccante aggiunto a parte, vuoi il sughetto che avvolge tutte le penne e la ricchezza di quest’ultimo, ma funziona. Sotto l’occhio attento di una famiglia che si chiede cosa diavolo stiamo facendo, in tre a scattar foto e far video a piatti di pasta e zuppe procediamo verso l’ultimo piatto rimasto da provare: la zuppa di fagioli.

La zuppa è di concezione veramente semplice. Fagioli, aglio, pane tosto più eventuale ingrediente segreto che non si capisce se sia una perculata o cosa, ma un guizzo la zuppa lo nasconde. Probabilmente la nostra versione ha sentito un po’ di più il fuoco e questo ha donato un sapore tostato al pane e ai fagioli, una sfumatura ottima che mi dava da pensare a chissà qual studiato processo e che è invece frutto del caso? Non riusciamo a venirne a capo, ci limitiamo a mangiare.


In giro per la Sagra della castagna di Curti non avrete mai da attendere per sedervi.
Il comitato organizzativo ha tappezzato la frazione delle piazzole a cui accennavo prima, alcune sono anche lievemente nascoste e offrono un’oasi di pace lontani da tutti, sotto le fronde silenziose degli alberi.

Questo è un particolare che ci ha fatto sorridere, nonostante le dimensioni minute questa parte di Giffoni VP nasconde tante piccole oasi, anfratti, cantine che un domani renderebbero semplicissimo l’ingrandirsi della festa. Speriamo di vedere presto questo giorno, già la curiosità di immaginare quali stand gastronomici potrebbero saltar fuori mi esalta!


Maialetto alle castagne


Il secondo piatto (che si può provare all’interno di un menù completo da 13€, prezzo eccezionale) è il maialetto alle castagne (a scelta con broccoli e salsiccia). Skippiamo il broccolo e puntiamo il maiale.
Quel che ho apprezzato del piatto era che il pane che sorreggeva questa fetta sottile di maiale era completamente inzuppato dei fluidi della carne. No castagne detected e un secondo stranamente semplice, che però si rivela buono, da seconda colazione salata alla francese, voilà.

Sagra della castagna di Curti, maialetto
– La cottura del “prosciutto” è perfetta


Una conferma è invece uno dei piatti protagonisti che addirittura gira voce che “abbia aperto per noi” poiché era previsto fosse presente solo la sera. Sarà vero? O è come la storia dell’ingrediente segreto?
Stiamo mangiando, quindi siamo di buon umore, famo che è vero.

La “bruschetta” è veramente ben concepita. La crema di castagne è presente in quantità industriale, il pane è morbidissimo, il lardo è spesso e acceso come una goleador alla cola e il miele glassa e fissa tutto sulla fettona appena tostata. Veramente ottima, come la ricordavamo.
Chissà come si presenterebbe con un salume più sapido, in contrasto col neutro della castagna e col dolce del miele…siamo curiosi di scoprirlo.

Sagra della castagna di Curti, bruschetta
– Un dipinto a olio


In zona peschiamo anche il caciocavallo impiccato, immancabile nelle nostre avventure lipidiche.
In linea con gli altri prodotti non si lesina sul quantitativo, il prezzo non è basso (5€, fetta con tartufo) ma sul pane capitano volentieri pezzettoni abbrustoliti di scorza di formaggio e questo non può che essere un valore aggiunto.

Ah, molti stand lasciano al ludibrio del popolo una botte di vino fresco e che accompagna volentieri con le sue note non invasive tutto il pasto e la passeggiata. Gran punto a favore!

Caciocavallo impiccato
– Si notino le scorze abbrustolite ed il tartufo


Dolci e caldarroste


Purtroppo in mattinata, per questioni chiaramente logistiche, il Museo della civiltà contadina e quello sul brigantaggio sono chiusi! Nell’edizione 2019, quando andammo in serata, ci eravamo divertiti e rinfrancati di fronte al rassicurante camino, quindi se andate di sera fateci un salto!

Ci consoliamo col banco dei dolci, il calzoncello di Curti è noto nella zona per la sua fattura. Non sono esperto di calzoncelli/pasticelle/uno dei seimila nomi di questo dolce ma nonostante la forte presenza di una farcia al cacao di due dita lo mangio volentieri.


Di lì a poco Fabio passa volando e ci omaggio di un piatto di tronchi. Gelato/Semifreddo al cioccolato che effettivamente avevamo già provato con soddisfazione sempre nel 2019. Anche questo non scherza e la crema AL BURRO all’interno vi colpirà come un goloso pugno in faccia.

Rispettiamo la tradizione e con la musica che passa dal palco e il brusio della gente che continua a sciamare in piazza ci sediamo sulle scale della chiesa a mangiare le caldarroste.
Le castagne sono piccoline e quando trovi quella abbrustolita al punto giusto è una soddisfazione, in caso contrario però la dimensione è anche ciò che le frega, tendono facilmente a carbonizzarsi.
La vaschetta che viene data con il menu completo è un assaggio, se volete abbuffarvi di castagne dovete prenderne considerevolmente di più. Abbiamo visto persone con dei sacchi.


Il vino sale e la festa entra praticamente nel meglio quando, dopo sole 4 ore e 30 è giunto il momento di andare via. Diamo il cambio a chi viene a rilassarsi con la frescura del tramonto mentre noi cominciamo la discesa dalla 46esima Sagra della castagna di Curti, satolli e pieni di crema al burro.

Ma poi, cosa c’era davvero nella zuppa di fagioli?

Falco

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Mostra Mercato Nazionale del Tartufo – Colliano (SA) – 2022

Mostra Mercato Nazionale del Tartufo – Colliano (SA) – 2022

La Mostra Mercato Nazionale del Tartufo di Colliano (SA) giunge alla 25° edizione, un traguardo importante che ad inizio evento viene celebrato con le istituzioni locali.
L’evento nel corso degli anni si è ritagliato una sua autorità in materia, se la gioca oggi in notorietà con altri rinomati eventi celebrativi del profumato tubero.
Siamo tornati sul posto per l’edizione del 2022, dopo la nostra visita nel 2019!

Sindaco
– Alle spalle l’onnipresente ombra di San Gregorio Magno


Una fetta della torta


Arriviamo sul posto nella serata d’apertura, quella del venerdì. Per abitudine negli anni l’evento si allarga e cresce con lo svilupparsi del fine settimana, avendo le sue giornate esplosive tra il sabato sera e la domenica mattina.

Mauro Iannarella, presidente Pro Loco che ci ha voluto sul posto, sta parlando alla folla in attesa di taglio di nastro inaugurale e torta. Ha vissuto in prima persona questi 25 anni di evoluzione della Mostra, c’è la sensazione che si sia voltata una pagina importante, temiamo che da un momento all’altro tiri fuori un anello dal panciotto e scompaia come Bilbo.


Mauro non scompare, la torta si. La Mostra Mercato Nazionale del Tartufo è ufficialmente partita, sbandieratori di Cava de Tirreni e il Gruppo Folklorico dei bambini di San Gregorio Magno danno spettacolo in un incrociarsi di bandiere e bambini, nella piazza principale.
Dopo aver ammirato delle caciotte stagionate ci incamminiamo nella parte alta del paese.

Essendo venerdì non ci sono ancora tutti gli stand aperti e ci fermiamo immediatamente ad uno dei primi che incrociamo. Menu completo, al costo di 10 € con Cavati con tartufo e funghi, Pizza fritta con mortadella e tartufo, Zeppola di San Giuseppe, Acqua. Good deal!

Dato che la serata è lunga prendiamo un primo e due pizze fritte con mortadella, giusto come snack.
Il primo ha una cottura ideale, al dente, è insaporito dalla crema di tartufo abbastanza presente ma reperire funghi è facile come cercarli nel bosco, ne troviamo solo due!

La pizza fritta ha un problema: è dura.
Nonostante nel momento in cui si mordano nel suo insieme mortadella & crema al tartufo la combo sia ben riuscita, la base fritta è un po’ troppo tenace. Fosse stata calda e morbida sicuramente avrebbe esaltato anche il grasso tipico della mortadella. Spazzoliamo tutto e andiamo avanti.


Trippa e tartufo


Facciamo qualche metro e siamo tentati da uno spezzatino di vitello con patate, ma c’è qualche problemino alla cassa, così tiriamo dritto. Successivamente, dopo pochi passi, troviamo un invitante Panino alla trippa e tartufo. Impossibile non provarlo.

Convinto del suo prodotto il gestore ci mette a nostro agio offrendoci del vino (ha immediatamente capito con chi ha a che fare) e si dimostra anche molto gentile quando, in seguito a una piccola mancanza nella farcitura, ci omaggia di un panino extra. Fingiamo di rifiutare e poi inghiottiamo voracemente anche quello. Se qualcuno sta portando il conto siamo già a un primo, un panino e una pizza fritta in 20 minuti.


La trippa è effettivamente molto tenera, delicata oserei dire. I sughi si mescolano. Abbiamo la salsa di pomodoro, gli effluvi della trippa stessa, la crema al tartufo e quella piccante, un mix ben riuscito. Un raffinato panino da stadio. Mastichiamo e annuiamo.

Poco più su ci sediamo un attimo a finire il panino ma alzando lo sguardo ci rendiamo conto che qui ci sono altre pietanze, dopo un attimo di smarrimento prendiamo 1 lt di vino rosso e uno spaghetto al tartufo, così, per gradire.

Mostra Mercato Nazionale, Spaghetti al tartufo
– Quanto è bello questo spaghetto al tartufo?


Devo dire che la presenza massiccia del tartufo è una piacevole sorpresa. Lo spaghetto sguscia abile in questa palude profumata, la salsa non scivola via, anzi è molto presente. Abbiamo apprezzato.
Il vino ha diverse sfumature, parte senza corpo, diventa super allappante e si dilegua lasciando un’orma un po’ acida. Annuiamo e beviamo.

In alto, sulla sinistra, c’è un altro paninaro ma dobbiamo ancora provare tutti i piatti del meno della Pro Loco e praticamente abbiamo già cenato. Urge tornare di sotto.


Tagliatelle, spezzatino e ancora tartufo


Ci intrufoliamo nelle cucine della Mostra Mercato, quelle dove opera la Pro Loco, e catturiamo qualche scatto sulla preparazione delle celebri tagliatelle al tartufo, servite rigorosamente in bianco.

Sugli altri fornelli un’importante sfrionzola con patate tagliate a tocchi spessi e un peperone color rubino sempre molto invitante. A riposare, su un prato di piselli, c’è lo spezzatino.
Gironzoliamo e scattiamo, nel frattempo con orgoglio ci viene mostrato il barattolino magico che contiene le creme di tartufo e che insaporisce molti dei piatti in menu.

Mostra Mercato nazionale, Tagliatelle
– L’abbondanza fatta tagliatella


E’ il momento del terzo piatto di pasta. La tagliatella è gentile come la ricordavamo, la arrotoliamo famelici sulla forchetta. La sfrionzola pure è come la ricordavamo, cioè molto saporita.
Non si fa in tempo a notare il giallo acceso della patata che Mauro compare come la graffetta di Windows e ci informa che una delle specialità di Colliano è proprio la patata di montagna.

In un attimo l’amico che lo accompagnava si rivela il più informato di sempre sulla coltivazione e l’occultamento della patata. Ci racconta di come il seppellirle a 900-1000 mt dall’altezza le mantiene forti e vigorose. Un aspetto che poi si ritrova al piatto, con la patata che è si molto farinosa al palato ma che si mantiene intatta, di una pasta gialla molto forte.

Sfrionzola
– El dorado

Interessante anche sentir parlare di tutti i riti che occorrono ai tempi di raccolta e sepoltura, con coltivatori che si improvvisano sensitivi, rabdomanti e medium dello spirito di patata, riuscendo a localizzarle sotto terra con la sola forza delle mente. Il pamphlet si chiude su “La miglior patata è quella di Colliano”.

Il secondo litro e mezzo di vino, mentre comincia a far fresco, ci conferma che è stata una serata molto piacevole. Tra un brindisi e l’altro abbiamo incontrato anche gli amici dei comitati organizzativi di Baccanalia e della Sagra del ragù di castrato di Serradarce (entrambe ancora in competizione per il nostro Tegamino D’oro 2022, che al momento si sta svolgendo sul nostro FB!) e fa sempre piacere riscontrare un evento che si riconferma ancora una volta. Buon 25esimo, Mostra Mercato Nazionale del Tartufo di Colliano. Premio Pulitzer al pasticciere che è riuscito a scrivere tutto questo su una torta!


NB: Al ritorno abbiamo sbagliato strada. Intenti a parlare di tartufi e patate, e ci abbiamo messo 1 ora e 10 a tornare a casa, ci sta.


Falco

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Festa dell’uva – Oliveto Citra (SA) – 2022

Festa dell’uva – Oliveto Citra (SA) – 2022


La Festa dell’uva di Oliveto Citra (SA) è una delle più note del salernitano e dell’intera regione.
L’evento procede spedito da 48 edizioni ed è accompagnato in sfilata, è il caso di dirlo, dalla 28° Rassegna Nazionale del Folklore e dal 10° Raduno dei Trattori d’epoca.

Festa dell'uva, grappoli
– Grappoli a cascata pendono dai carri


Una sfilata di chicchi colorati


Una delle caratteristiche principali dell’evento è la rituale sfilata dei carri.
Messi in ordine contraddistinti da lettere dell’alfabeto i carri, ricchi di giovani e abitanti del posto, procedono imperterriti e fantasiosi lungo le vie di Oliveto Citra.

Ogni carro può avere un tema diverso, c’è chi celebra la vendemmia e il grappolo e chi invece in modo più romantico si rifà ad opere della letteratura (ben due scene tratte dall’Odissea erano rappresentate).
In tutti i carri però si canta e balla, e spesso si beve pure.

Carro
– Come detto: Si guida, si suona, si beve, si canta.


Si perché la tradizionale sfilata (che dura circa 2 ore e 30, partendo fuori dal centro e inerpicandosi fino in cima per poi tornare nella piazza principale) è già motivo di festa.
Musica a palla, anche qui secondo gusto e tradizione e saluti, sorrisi e brindisi si susseguono dai “balconcini” che il carro offre sulla folla in festa.

I carri sono tutti decorati con uva. C’è chi, come accennavo, lo addobba come un albero di Natale, appendendo questi grappoli viola e verdi dappertutto e chi fa il miglio in più creando disegni colorati da chicchi d’uva, come una sorta di mosaico alcolico.


Accompagnamento a cavallo


E’ noto che alla sfilata si uniscano anche paesi e tradizioni vicine (e meno vicine) con i loro colori e suoni.
Abbiamo notato un interessante ritmo tribale provenire dal carro dei bottai di Macerata Campania (CE) che con le loro enormi botti scandivano il tempo della traversata mentre più allegre e ricche di bambini erano le composizioni della più vicina San Gregorio Magno (SA) col suo gruppo folklorico locale.

Non mancava l’accompagnamento a cavallo dei destrieri di Solopaca (BN) e una componente in maschera da Lavello (PZ).


Tutti i carri al rientro nella piazza principale, dove si fermano dopo il tour, vengono anche esaminati da una giuria che decreta quello più bello.

La stessa piazza si affolla di osservatori e di passeggeri dei carri che una volta sbarcati puntano gli stand gastronomici della Pro Loco, quelli degli espositori e i bar pronti a servire spritz da godersi nella giornata assolata.


La proposta gastronomica


Il menu proposto dalla Pro Loco è semplice e immediato: Al costo di 13€ pasta, secondo, uva e pane.
La pasta è una pennetta rigata al sugo, con formaggio. Il sugo è saporito e la pennetta al dente, è un primo valido che si esalta con un po’ di forte.

Molto rinfrancante invece lo spezzatino al sugo con piselli. Molto gradito, carne tenera e sugo da scarpettare con la fetta di pane sigillata dalla NASA.

Festa dell'uva, Pasta
– La pennetta con la giusta dose di “forte”


L’uva va snocciolata per ultima, col vino rimasto (a noi è stata gentilmente proposta una bottiglia che non abbiamo rifiutato) e successivamente alla scelta del dolce.
I dessert li abbiamo provati tutti e sono tutti approvati, non ve ne consiglio uno in particolare ma se volete rimanere in tema optate per la frolla con crema e chicchi d’uva.

Festa dell'uva, spezzatino
– Lo spezzatino è tenero e saporito


Riceve una spinta in più di sapore anche il panino con la salsiccia di macellerie locali, ne abbiamo diviso uno farcito di melanzane sottolio ma tra la scelte avete salse e patatine fritte.

Prima di andar via un pit stop agli espositori e si porta in salvo una porzione di pecorino e della pancetta mentre la festa continua fino a sera!
Per il programma (vasto) completo della Festa dell’uva di Oliveto Citra vi rimandiamo al nostro articolo informativo precedentemente pubblicato (qui) !

Festa dell'uva, crostata
– La “crostata” d’uva va provata!

Falco

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