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Friariello, la fogliolina della discordia più versatile di sempre!

Friariello, la fogliolina della discordia più versatile di sempre!


Come può qualcosa di così piccino e tenero creare tanta confusione? Qual è la vera natura del friariello? Come, dove e in che piatto si usa?
La storia di questo verde amico viaggia tra i secoli e delizia in ogni sua unta, farcita, sfritta, cotta, infornata, lessata versione!

– Li riconoscete?


Facciamo chiarezza


Tipicamente campano al punto da portarsi dietro una serie di caotici retroscena in realtà il friariello è un qualcosa di ben preciso: si tratta dell’infiorescenza di una sottovarietà più tenera della Brassica rapa campestris, la stessa delle cime di rapa pugliesi. Occhio, la stessa pianta, non la stessa foglia!
Quindi i friarielli non sono le cime di rapa pugliesi, anche se sono estremamente simili ad esse.

Cos’ altro NON SONO i friarielli? Peperoncini verdi. Il che sembra chiarissimo alla vista ma non così semplice alla pronuncia, siccome queste delizie verde acido più tipiche del panorama sorrentino-salernitano in dialetto vengono pronunciate quasi allo stesso modo. L’equivoco di fondo deriva dal verbo che le descrive: frijere / friggere, friarielli / friggitelli.
Se vogliamo fare proprio i precisini NON sono friarielli neanche i broccoletti di Paternopoli, la variante irpina è ancora più dolce e delicata.

Cosa invece SONO i friarielli, al di fuori della cultura napoletana?
Sono, ad esempio, i broccoletti romani tipici della zona di Frosinone e sono i rapini caratteristici della cucina lucchese.
Anche a Lucca inoltre si è saggiamente deciso che il modo ideale di proporli è sfritti con aglio e serviti con salsiccia, una unta stretta di mano tra Toscana e Campania. Non si disdegna neanche di servirli con la polenta.
Prendono anche il nome di Pulezze nell’Aretino, e teoricamente di Broccoli di rapa in Calabria.
Al di fuori della cultura italica essi sono consumati anche nella Galizia spagnola e perfino nella cucina cinese, col nome di Kai-lan (che li sfriggono con aglio e salsa d’ostrica fermentata!), negli Stati Uniti infine, potete cercarli come broccoli rabe

– Una delle versioni più apprezzate del friariello, la torta salata farcita


Coltivazioni, origini e proprietà


Le aree di coltivazione odierne si aggirano tutte intorno al capoluogo campano, sono infatti: Acerra, Afragola, Caivano, Cardito, Casoria e Sant’Antimo. E’ inoltre diffuso nella fascia appenninica (province di Avellino, Benevento), nell’agro nocerino-sarnese, nella provincia di Caserta a Aversa, Mondragone, e nella piana del Sele (Salerno).

Le origini, più romantiche, entrano in scena sempre a Napoli.
Si narra che insieme ad altri prodotti di scarto essi, insieme alle interiora degli animali, venissero regalati/gettati dai cuochi della nobiltà francese e che le donne dei vasci li riciclassero per sfamare le proprie famiglie.
Come tanti piatti estremamente tipici che apprezziamo ancora oggi la nascita è nella povertà estrema.
La nascita del nome è invece un pò più confusa, si parla di un probabile mix tra lo spagnolo frio-grelos (broccoletti invernali) e il napoletano frijere (friggere). Conferma che tra il broccoletto e l’olio fu destino.

Al di là di come decidiamo di affogarli in olio o strutto è bene ricordare che i friarielli sono ricchissimi di proprietà nutritive.
A cominciare dai sali minerali, ferro, fosforo, potassio e magnesio, con più calcio che nel latte, vitamine del gruppo A e C, poche calorie e molte fibre. E’ privo di colesterolo e garantisce un elevato apporto di beta carotene, e antiossidanti. E’ consigliato in caso di anemia, in stato di gravidanza e per chi soffre di colesterolo alto.
Risulta un ottimo alleato della salute della pelle e dei muscoli, della vista, del sistema immunitario e delle prime fasi della crescita. Hai detto poco!

– Stracolmi di proprietà nutritive!


Ricette celebri


La più intuitiva delle ricette è quella che li vede, come prima accennato, sfritti con olio e aglio. Dopodichè, data la loro versatilità, sono finiti in torte rustiche, calzoni fritti e non, panini e pizze.
La pizza con i friarielli (e salsiccia, la loro più grande alleata) è una delle più antiche insieme alla celeberrima Margherita.

Nel dettaglio…
Ingredienti per 6 persone

– 1,5 kg di friarielli
– 3 spicchi d’aglio
– Olio extravergine di oliva
– 1 peperoncino
– Sale

Preparazione

Per prima cosa pulite i friarielli lavandoli sotto l’acqua. Nel frattempo, in una padella, fate soffriggere l’aglio con un filo d’olio e il peperoncino tagliato sottile. Unite quindi i friarielli e lasciate cuocere per 15-20 minuti circa a fiamma bassa e aggiungendo mezzo bicchiere d’acqua, se necessario. A cottura quasi ultimata, aggiustate di sale a piacere e serviteli ancora ben caldi con un filo d’olio aggiunto a crudo.

Facile no? Ricordate di NON bollirli mai! Son delicati, perderebbero tutto il loro sapore tipicamente amarognolo.

– Friarielli nella loro versione più tipica


Dove provarli

A Napoli, naturalmente!
Ma da grandi girovaghi quali siamo vi consigliamo anche qualche bella sagra ed evento dove abbiamo provato delle versioni sfiziose di questa fogliolina, tipo ai Fucanoli di Campagna, dove troverete una miriade di stand che a prezzi irrisori sfornano sfilatini croccanti gonfi di friarielli e insaporiti di salsiccia perfettamente imbrunita alla brace.
E’ estremamente facile che dopo 3-4 bicchieri di quel vino scuroscuro vi ritrovere a fare il bis di pagnotte.

Una che invece ne porta trionfalmente il nome è quella di San Sebastiano al Vesuvio, che il 20 Gennaio celebra il prodotto con la sua Sagra del soffritto e salsicce e friarielli.

– Vino + panino, ti svolti la sagra

VIDEO APPROFONDIMENTO

Falco


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Abbuffate perdute, le sagre rinviate di Giugno – 2020

Abbuffate perdute, le sagre rinviate di Giugno – 2020


Dalle pennette all’arrabbiata a manifestazioni del grano, passando per un doppia coppia di feste della ciliegia e a degustazioni di formaggi e salumi di cinghiale.

Quanto ci è costata finora quest’emergenza covid19 in fatto di sagre e abbuffate?


Cosa ci siamo persi finora?


La prima in elenco che è purtroppo saltata è la “Sagra delle pennette all’arrabbiata” di Marigliano (NA)

Teglia di unto a Marigliano
– Una teglia di unto godereccio, a Marigliano (NA)


Da quasi 20 anni si propone a Marigliano questo piatto celebre della cucina italiana, tradizione molto apprezzata e sentita in paese.
Se è vero che il piatto ha origini romane è altrettanto vero che fin da sempre è stato riproposto nel napoletano, forse a causa dell’abbondanza di peperoncino nostrano ?

A seguire, una sagra che si porta dietro una domanda.
E’ la “Sagra del Catanazzo” e l’ovvia domanda è…ma cos’è il Catanazzo?

E’ un piatto tipico della cucina povera, creato con trippa, piselli, pomodorini e aromi, accompagnato da pane casereccio.


Così ci rispondono gli avvezzi organizzatori della festa, abituati sicuramente all’antica questione. Quest’anno inoltre ci sarebbe dovuta essere la 31° edizione, un bel traguardo!
La festa si tiene a Giovi (SA)

Abbondanza dei frutti della terra, Giovi
– Abbondanza di frutti della terra, a Giovi (SA)


Un altro appuntamento saltato è quello a Dugenta (BN) per il quale siamo già stati testimoni di goderecce abbuffate in occasione della loro riproposizione di metà settembre.
La festa di giugno avrebbe riguardato sempre il selvaggio cinghialotto, con un occhio di riguardo per pancetta & salsiccia.

La festa di Dugenta è organizzata tutta in famiglia, si tramanda di padre in figlio e di tagliere in piatto.
Vi rivelo con commozione che raramente ci siamo abbuffati così tanto ad una sagra…

La consolazione è che se siamo fortunati riusciranno a riproporci i loro dolci affettati nei mesi autunnali.
Incrociamo le dita.

Salsiccia a Dugenta
– Sfrigolante salsiccia di cinghiale a Dugenta (BN)
Affettati a Dugenta
– Proposta di affettati dolcissmi e tartufati


Per accompagnare questi splendidi salumi ci vorrebbe innanzitutto del vino, ma anche del formaggio!

E quindi qual miglior proposto della “Sagra del carmasciano” il cui sottotitolo profetico recita “Il formaggio, la ricotta e l’agnello” ?

Siamo a Rocca San Felice, in provincia di Avellino, e il paese è noto per i suoi prodotti caseari e il segreto dietro quesi sapori pare essere la ricchezza di erbe spontanee, come il timo e il trifoglio, nella dieta degli ovini.

Anche l’influenza di un lago sulfureo, la Mefite, che tramite le sue esalazioni circonda la zona pare esser primo complice di una ricchezza di minerali che risalta nettamente nel prodotto finito, l’amato formaggio appunto.

Formaggi a stagionare a Rocca San Felice
– Stagionatura di formaggi, a Rocca San Felice (AV)


Anche il Lazio ha le sue dolorose rinunce


Saltando per un attimo fuori regione e sostando a Sant’Ambrogio sul Garigliano (FR) in qualsiasi momento dell’anno è molto probabile che incapperete in qualche evento.

Il paese è molto molto attivo e ha voglia di divertirsi, si passa da feste del vino a balli e a inizio Giugno si propone la “Festa della pizza fritta“, in versioni anche farcite con la mortazza.

Non solo cibo&divertimenti però, il paese è una vera chicca che si snoda tra scorci e panorami.
Merita sicuramente una visita!

Pizza fritta a Sant'Ambrogio sul Garigliano
– A Sant’Ambrogio sul Garigliano un fortunato avventore si gode la sua pizza


Per concludere ben due feste della ciliegia hanno dovuto dare forfait, parliamo di quella di Carullo (SA) e della sua ciliegia cilentana tipica, e quella di Pastena (FR).

E’ incredibile come con il solo sentore dell’estate sarebbero già fioccate decine di sagre, mettendo a repentaglio il nostro peso forma da prova costume…ma dopo 2 mesi di quarantena chi di noi avrebbe resistito?

Ciliegie di Carullo (SA)
– Abbondanza di ciliegie di Carullo (SA)


– Falco



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Il Trono di Sagre

Sagra del cinghiale – Dugenta (BN) – 2019

Sagra del cinghiale – Dugenta (BN) – 2019


Ieri è stata giornata lunga, dopo l’intervista in radio ci siamo ficcati in macchina direzione Dugenta per un bel trasfertone, 1 ora e 20 di auto, equivalente a 2 Anni Sagra, per…Sagra Del Cinghiale Dugenta – bn Italy!

Fagiolata a Dugenta, BN
– Fagiolata con salsiccia di cinghiale, giusto per mettere le cose in chiaro


Un cinghiale di padre in figlio


E’ la prima volta che trattiamo una sagra nel beneventano ma questa non è l’unica differenza questa sera, Francesco infatti ci accoglie con un gran sorriso e con una storia che va avanti da generazioni.

Suo padre, ci dice, uscì fuori una mattina e vide un cinghiale. Quest’immagine già di per se poetica sarebbe un ottimo inizio per un biopic interpretato da Robert Redford, ma c’è di più, l’ispirato capofamiglia decise che avrebbe regalato a Dugenta una gran festa.

Una festa a base di ottima carne, piatti abbondanti e vino onnipresente, e a giudicare da quel che abbiamo visto il suo sogno si è avverato.
Di generazione in generazione ora tocca ai figli portare avanti (egregiamente) la festa e Francesco ci mostra pimpante il retro dove le carni sfrigolano sulle braci in un clima di efestiana memoria, all’interno invece vasche di peperoni e teglie di pasta appena sfornate si alternano nella composizione di taglieri di stampo gargantuesco.

Francesco si gira di colpo e sciabola un tagliere che in passato fu sicuramente usato su una triremi romana per qualche escursione a Cartagine.
E’ infinito.
Colmo di delizie: mortadella di cinghiale, salame di cinghiale e prosciutto di…cinghiale! C’è anche del formaggio, ma non è di cinghiale, è sardo, ed è ottimo.

Tagliere a Dugenta, BN
– Il tagliere che supera i confini del tempo


Qualche assaggino di pasta…


Ci accomodiamo fregandoci le mani, oggi si mangia alla grande!
Leccandoci i baffi cominciamo a ingollare fetta dopo fetta tutto quel capolavoro, accompagnandolo con un piacevolissimo mix di verdure.
La mortadella era ottima, ma quel che mi ha colpito era il salame, qualcosa di unico.
I peperoni esaltati dalla mentuccia e le zucchine fritte con tutti i sette sacramenti sono stati compagni ideali del pasto.

Ma non è ancora finita. Non lo è affatto.
Arrivano 6, si SEI, tegamini colmi di pasta.
– Trofie al ragù di cinghiale
– Pappardelle al ragù di cinghiale
– Trofie al ragù bianco di cinghiale
– Raviolone mela annurca e ragù di cinghiale
– Gnocchi al ragù di cinghiale
– Fagiolata con salsiccia di cinghiale e cotn’

Cominciamo in modo tattico a trivellare prima le porzioni in bianco, che si sa, poi il sugo aiuta a ingoiare se ti senti sazio (queste sono tips da abbuffini, segnatevele) ma c’è veramente un macello da roba!

E’ tutto ottimo ma alcune in particolare spiccano, personalmente ho apprezzato molto la trofia al ragù bianco, mentre Corvo ha duramente colpito gli gnocchi, dopo un breve ripensamento sul quale volevo alzare bandiera bianca do altri 2 colpi alle trofie al sugo.

Il raviolone meriterebbe una recensione a parte, è emerso da quel sugo in tutta la sua maestosità, e si è arenato a bordococcio. Uno spettacolo naturale di rara bellezza.

Raviolo alla mela, Dugenta BN
– Raviolone di mela in ragù di cinghiale


Riusciamo a finire 4 tegamini su 6, ma le signore del paese fissano accigliate la mia walk of shame mentre devo rinunciare a completare il pasto.
Corvo ha già le mani nei capelli pensando che sarà un lungo ritorno.
E manca ancora la carne da “assaggiare”.


Il secondo tagliere (!) e la carne


Mentre aspettiamo la carne ci portano un tagliere di salame di cinghiale e formaggio tartufato per ingannare l’attesa.
Follia totale.
Ma è troppo buono, lo mangiamo.

Respiriamo ascoltando una fantastica band improvvisata di over 40 locali che tra una salsiccia volante e una dose di vino allegro sta tirando fuori un repertorio di pezzi disparati.
Si passa dai Modà (???) a Umberto Tozzi, non si disdegna Celentano e c’è commozione con Ranieri.
Un intrattenimento che, accompagnato da 2 litri di un bel vino rosso profumato, ci rallegra più del dovuto.

Arriva infine la carne, per fortuna hanno avuto pietà di noi e ci sono SOLO porchetta, salsiccia, tagliata e fettina.
Ovviamente sono tipo 4-5 pezzi di ogni tipo di carne.

Porchetta e salsiccia per me sono da applausi, sopratutto quest’ultima, buona calda, buona fredda, buona se sei sazio, perfetta! Corvo apprezza la tagliata invece.

Ragù di cinghiale, Dugenta
– Spettacolare pasta affogata in ragù di cinghiale


Barcollanti riusciamo infine ad alzarci da tavola, ce l’abbiamo fatta. Siamo sopravvissuti.
Una stretta di mano, una foto finale e ce ne torniamo in auto soddisfatti, stra-pieni fino all’orlo (penso di non aver mai mangiato così tanto ad una sagra) e sorridenti, perchè oltre a porzioni abbondanti c’è stata una costante sensazione di gentilezza e accoglienza da parte di tutto lo staff il quale ha fatto si che l’esperienza fosse gradevole a tutto tondo, come tondi eravamo noi sul finale.

Che mangiata, ragazzi!


Falco


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Sagra del fusillo e del pezzente – Montefredane (AV)

Sagra del fusillo e del pezzente – Montefredane (AV)


Montefredane ha 3 sagre, meritano tutte?
Ma sopratutto, avrò scelto quella giusta?
La Sagra del fusillo e del pezzente varrà un traffico bestiale?

Il nuovo logorroico resoconto mangereccio di Falco.

– La foto coglie appieno l’unto del fusillo travolto dal pezzente


Un madornale traffico di mezza estate


Quando riesci a rendere un weekend a base di feste, alcol e spiaggia talmente eccessivo che poi hai bisogno di una domenica rilassante secondo me devi metterti in macchina e lanciarti verso una fresca sagra estiva, e mi era giunta all’orecchio Montefredane.

Diciamo che partiamo già male perchè mi avvio con un ritardo siderale, inoltre l’autostrada era colma di quelli che fanno il “rientro”, che avevano avuto la geniale idea di guidare con la sicurezza di Sir Ciurillo che porta un vassoio di calici di Fiano al WinePaestum (ne parleremo) e avevano finito di conseguenza nel tamponarsi a catena.

Prima di far partire l’hashtag #chiudiamoicaselliautostradali si arriva a Montefredane con la bellezza di 40 minuti in più accumulati.

Appena arrivato capisco con grande acume che ho sbagliato sagra.

Sono stato spesso a Montefredane, ma per la “Fredane in Borgo“, che mi piace tantissimo, invece mi ritrovo la “Sagra del fusillo e del pezzente“, dove c’è fusillo c’è speranza e non mi perdo di certo d’animo.

Al contrario di “Fredane in borgo” che si tiene nel centro storico e quindi favorisce una simpatica passeggiata tra una corteccia e l’altra quest’altra festa era tutta localizzata in una struttura tipo Thunderdome di “MadMax 2”, quindi è innegabile che il voto location alla Borghese ne abbia risentito, ma sarà uno dei pochi elementi negativi.

Come detto anche in altre occasioni che il posto valga la pena o meno dipende da quanti minuti di macchina hai voglia di farti. Io sapevo già quanto distava il paese non essendo la mia prima visita quindi sapevo cosa aspettarmi.

Ma parliamo subito del succulento argomento pappatorio.


Il menu


Il menu è ricco, troviamo il fusillo in due varianti, semplice o col pezzente.
Il pezzente è una salsiccia al sugo decisamente morbida e che va sul saporito lievemente piccante che si sposa alla grande col fusillo. E col pane. E con le polpette.

Perchè nel menu ci sono anche le polpette di salsiccia, grosse quanto palle da biliardo.

Poi c’è anche la cotica “mbuttunata”, perchè se hai qualcosa che è già un chiodo terrificante come la cotica perchè non la farcisci pure? Grande stima per i cuochi di Montefredane che non vanno per il sottile.

Ho preso anche la “carne di porco coi peperoni” che era arricchita di patate, la mia cena è stato un susseguirsi di “Uhm!” “Ah!” ed estasi da sugo, di cui sono un avido divoratore.

Ho scarpettato qualsiasi cosa e quando pensavo che potevo un attimo rilassarmi e solluccarmi in apnea digestiva ascoltando la musica che veniva dalla piazzetta sovrastante, dove non c’era Bonnie Tyler versione punk apocalittica ma un gruppo locale che ha RIFATTO DESPACITO CON LA FISARMONICA, ecco che un simpatico guascone locale con sorriso stampato in faccia omaggia il tavolo di 2 rubie bottiglie di vino locale e ben quattro (QUATTRO) caciocavalli impiccati splamati su fette di pane grandi come palmi di Andrè The Giant.

“Scusate, il pane bruschettato è finito quindi abbiamo usato le panelle”, mai scusa fu accettata così volentieri e regalo più gradito.

Nel mio delirio da sugo ho anche spalmato un pò di residui di pezzente sul cacio e ho ingollato tutto con abbondante vino.


In conclusione…


Che mangiata! Ho capito che a Montefredane dovrò tornare una volta in più all’anno, traffico del rientro o meno.

PS – Dato che l’altra volta ne ho parlato, tocca dire che a Montefredane la posizione della sagra è segnalata benissimo da qualche cartello e dalla Protezione Civile.

PS 2 – A onor del vero oltre la struttura dove si mangia si può fare una breve camminata alla piazza sovrastante che era anche piena di luminarie, quindi non si può dire sia solo un “parcheggio con panche”.


Falco


La pagina degli organizzatori:

Sagra del fusillo e del pezzente


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– Il lucido maiale spicca anche oltre due layer di display


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