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Notte re la focalenzia – Castelfranci (AV) – 2023

Notte re la focalenzia – Castelfranci (AV) – 2023


Quest’anno abbiamo raccontato la trilogia degli eventi organizzati dal Comune di Castelfranci (AV) e concludiamo forse con quello più allegro, frizzante, noto ed amato dagli stessi abitanti del posto, la magica Notte re la Focalenzia. L’evento si tiene tipicamente a Dicembre, dal giorno prima dell’Immacolata, il 7 Dicembre, fino al 10.


Una costellazione di pire


Questa volta l’evento si tiene nella piazza principale di Castelfranci, troviamo simpatico e funzionale che i tre eventi (La Notte re la Focalenzia, Fiume DiVino e Le Notti della Maccaronara, in ordine inverso di svolgimento) si tengano in tre posti diversi della cittadina poi non così grande. E’ utile sfruttare tutti gli spazi ed è un modo per valorizzarli.

In questo caso sono stati disposti dei grandi bracieri all’inizio del corso, nel mezzo e alla fine sotto il palco. Una volta accesi tutti i bracieri formano una costellazione che dall’alto ricorda un grappolo d’uva (totally true story). Il braciere più grande è proprio quello sotto il palco, in un’eroica cavalcata a metà tra un tedoforo e l’assedio al Fosso di Helm il sindaco con fiaccola fiammeggiante da alle fiamme l’imponente piramide di legno.


Sono accesi, i falò sono accesi, Castelfranci chiede vino!

Uno dopo l’altro seguono tutti gli altri falò e partono musiche folk e tarantelle (quelle sponda montemarano e compagnia), in un attimo ci sono danze, balli e brindisi sparpagliati per la piazza che comincia finalmente a prendere calore.


Un menu rinfrancante


L’evento ha un’ottima scelta culinaria, innanzitutto il nostro amico, Chef Pasquale Corrado, del ristorante Stella, incontrato già precedentemente agli altri due eventi, ci illustra tutto il parco pietanze che gestirà in questa quattro giorni di falò. Tutti i piatti della tradizione gli sono stati affidati, quindi abbiamo la classica e imperdibile Maccaronara, involtini al sugo, la carne di maiale con peperoni e un gradevolissimo maiale allo spiedo che gira rilassato su se stesso solleticato e rosolato dalle fiamme.


Nonostante sappiamo a memoria peculiarità e sapori di questi piatti che puntualmente Pasquale ci fa assaggiare è impossibile nascondere l’acquolina. Con grande gentilezza Chef Corrado illustra nuovamente le caratteristiche della sua Maccaronara. Sua, perchè è fatta a mano, da lui, come sempre.

La fa danzare, le fa prendere aria (così non si attacca), la scuote e poi la tuffa in acqua.
Con dei tempi tecnici perfetti ed uno sforzo collettivo di tre persone la pasta viene riacciuffata, mescolata col sugo, impiattata e spolverata di formaggio. La Maccaronara ha dalla sua il grande merito della semplicità. E’ tenace, come piace a me, la sua caratteristica forma la rende intrigante al palato, il sugo fa il resto, il formaggio aiuta.


Ci viene preparato un vassoio, sono appena le 20.00, i primi falò sono stati accesi da poco, la musica è partita ma il grosso della gente ancora non c’è. Abbiamo tutto il tempo di fare foto e riprese con calma, e possibilmente anche di mangiare, con calma (spoiler: così non sarà)

Affiancati alla maccaronara ci sono sempre i fedelissimi secondi: la Carne con i peperoni, speciale, resa stuzzicante da un peperone carnoso e dall’aceto, in aggiunta alla carne di maiale tenera e rosolata, e stavolta, in sostituzione al mugliatiello, un leggero e pimpante involtino di cotenna al sugo.


I vini e le cantine di Castelfranci


Al solito tutti gli eventi di Castelfranci organizzati da Comune e Pro Loco hanno l’obiettivo di mettere sul piedistallo i vini locali, delle piccole ma operose cantine della zona. Alla casetta del vino sarà possibile, come sempre, trovare tutte le cantine con il loro prodotto migliore, acquistabile sul posto. Boccella, Colli di Castelfranci, Molettieri, Gambale, Cantine Perillo Gerardo e Azienda Agricola Perillo Michele, Regina Collis, Ricciardi. In particolare tre di queste hanno scelto di averci ospiti durante la nostra visita in paese.


La prima che visitiamo è quella di Antonio Molettieri, che viene attualmente portata avanti e sviluppata dai due figli, i quali nel 2020 hanno dato vita anche all’ottimo Badius, seguito subito dopo dall’Atipico.

Con grande disponibilità ci illustrano i loro prodotti, ci raccontano una vita di sacrifici da parte del padre Antonio, che per qualche minuto ci accompagna all’interno della cantina. All’esterno un carino allestimento con alberi e lucine di Natale, all’interno, per accompagnare il vino, formaggi, salumi e taralli.
A breve saranno disponibili per degustazioni ufficiali, ma se nel frattempo vi interessa una visita amichevole sono sempre a disposizione.


Subito dopo ci rechiamo da Antonio Gambale. Antonio ha raccolto l’eredità e il mestiere della moglie e ha continuato a sviluppare la loro reciproca passione. E’ anche uno dei pochi che in zona produce un bianco, il Fiano. Se avete seguito in pagina FB Il Trono di Sagre ricorderete che l’avevamo anche accostato idealmente ad un formaggio con sentori di arancia candita, di Alta Mangiuria.

Antonio, anch’esso con grande gentilezza ci mostra tutto il suo lavoro, che conduce da solo visto che i figli sono ancora minorenni. Come potete ben immaginare il tutto richiede uno sforzo e una dedizione immane.


La terza cantina che visitiamo è quella della Azienda Agricola Boccella, una delle più grandi del comune.
L’Azienda Agricola Boccella produce diverse etichette, è fornita di due fantastiche botti di ultima generazione che aiutano il vino a mantenere il suo stato, in modo inalterato, prima dell’imbottigliamento.
Di fronte le botti, due gigantesche anfore in ceramica. Ai Boccella piace sperimentare, quest’anno hanno tirato fuori il Rosatt, un rosato che fa il verso al loro noto Rasott, prodotto probabilmente di punta della cantina. Non vediamo dunque l’ora di vedere cosa tireranno fuori dalle anfore! Speriamo un bel bianco…


Tutte le altre, invece, le trovate allo stand apposito in tutti i giorni della festa.


Una vasta scelta gastronomica…


Avete presente tutto il menu tipicamente locale che abbiamo elencato prima? Non è l’unica scelta, stavolta al classico si accosta il moderno. In ordine sparso abbiamo dei cuzzetielli alle polpette al sugo o volendo, in bianco, alla genovese. Due cuzzetielli caldi e profumati che potete ritirare al volo e gustare camminando.


Ancora, volendo, un piccolo tagliere di salumi e formaggi con frittatina al seguito oppure una bruschettona con uovo fritto e tartufo. Sempre gradito è il caciocavallo impiccato, degli Amici del Caciocavallo.


Due parole da spendere per Golopork, che producono un ottimo pulled pork dal fascino e sentori che travalicano i confini puramente provinciali. Non ce ne voglia l’Irpinia, ma qui si gusta tutto il fascino del nuovo continente. Molto gentilmente ci preparano il loro cavallo di battaglia, bello farcito del sopracitato pulled pork, con bacon, salse, patate al forno (rosolate alla perfezione, quanto adoro le patate al forno…) e provola, in un pane morbidissimo a mò di pita. Una favola. E’ stato estremamente difficile rimanere professionali e attendere di fare foto e video, prima di gustarlo. Consigliato.


Ah, in tema di pork…altra chicca di Chef Corrado è il maiale allo spiedo. Tenerissimo, che ve lo diciamo a fare? Ve lo consigliamo in un piattino, con fettina di pane bianco, accompagnato stavolta ad un’ottima birra alla spina (3,50€ prezzo FENOMENALE!).


Ancora pork, e ancora carne, questo particolarissimo stand produce pizze fritte da farcire, o paninetti, con salsine, salsiccia sminuzzata e tocchetti di carne. Aspetto favoloso, purtroppo sono nel pieno del caos quando andiamo a trovarli e non hanno il tempo di raccontarci la loro storia. Occhio e profumo però dicono…provateli!


Il fascino della Notte re la focalenzia…


Questa festa mi ha messo di buonumore. Tutti gli eventi di Castelfranci sono simpatici perché abbiamo sempre incontrato molta disponibilità e gentilezza (quasi ovunque) ma stavolta ho trovato il fascino della festa di paese classica, quella senza fronzoli, quella che c’è sempre stata e che sempre ci sarà, unita alla bellezza immortale del fuoco e delle fiamme, a braccetto con il menu della tradizione, quello che ti commuove e ti fa pensare al Natale, unito, ancora, a proposte moderne e di ottimo livello, a prezzi giustificati.

Ce n’è per tutte le tasche e tutte le voglie. Sentiti complimenti all’organizzazione, non vediamo l’ora di tornare, detto sinceramente.

Falco

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Mercatini di Natale – Castellabate (SA) – 2023

Mercatini di Natale – Castellabate (SA) – 2023


I mercatini di Natale di Castellabate (SA) hanno importanza capitale per una realtà che è magari oberata di visitatori nella sua parentesi estiva ma, come la maggior parte dei paesini di mare campani cerca una sua nicchia per movimentare anche il mercato invernale. Da 10 anni a questa parte i Mercatini di Natale svolgono un ruolo fondamentale per stimolare questo processo di crescita.


Una realtà consolidata da 10 anni


E’ da più di una decade che i Mercatini di Natale di Castellabate sono una certezza dicembrina nel panorama salernitano. Meta di ritrovo fissa per pullman e navette dalle regioni confinanti che si avvicendano sul pendio pronti a scaricare i curiosi.

Fondamentale riuscire a mantenere la costanza, e ad essere presenti ogni anno in un mercato, quello natalizio, molto agguerrito e pieno di realtà di alto livello, anche a pochi km di distanza.
Ma quel che riesce meglio a questi mercatini è proprio l’essere costanti.


Come sempre, largo spazio viene dato all’artigianato. L’evento non ha mai puntato direttamente sulla gastronomia, anche se tra i vicoletti, affacciandovi nelle piccole cucine, sarete in grado di provare un menu completo che spazia tra storici piatti locali e puramente tradizionali, da tipico borgo campano.


Molto forte il lato dolce dell’evento, col naspro protagonista, che candidamente glassa molti dei dolcetti più popolari. Presenti anche gli immancabili cantuccini e le imperdibili ciliegie al cioccolato e liquore.
Il torrone merita sempre, e io ne sono stato un fan affezionato, però le ciliegie sono imperdibili!


Ricami, addobbi e cucina casalinga


Le idee regalo abbondano, l’intero mercatino è un’idea regalo.
Se vi piacciono i ricami, le sciarpine, i cappelli, i cuscini decorati…siete a cavallo.


Ma sono presenti anche veri e propri sassi dipinti a mano, sculture di cera (che fanno il paio con vasetti di miele, sempre made in Castellabate), propoli etc.

Se intendete portare a casa un dolce ricordino tipico, oltre le già sopracitate ciliegie e il cioccolato troverete anche panettoni artigianali, a km 0, fichi secchi & impaccati, ma anche ricoperti al cioccolato.
Se preferite il sapido…pancetta, salumi, capocollo e provoloni sono alla vostra portata.


Anche sulla gastronomia abbonda l’homemade, i fusilli sono realizzati al mano, e al momento.
Saltati al sugo semplice o al ragù di carne. Abbondate di formaggio e forte e accompagnate tutto con un bicchiere di vino (più una saporita cotenna al sugo!)


Consiglio personalmente anche la lagana, che seppur non realizzata a mano risulta estremamente cremosa e saporita, imperdibile. Allo stesso stand troverete anche una vera chicca locale, le polpette cilentane. Snack per tutti i momenti della vostra vita, delizioso sia bollente che riposato.


Panorami e ristrutturazioni


Una delle piazze principali è in ristrutturazione, ma questo ha dato modo all’evento di articolarsi un po’ di più nei vicoletti e di aprire anche qualche casa, come quella dove abbiamo trovate delle brillanti ceramiche decorate


In un antro di scale, quasi nascosto, un’isola felice fatta di frittelle di alici (perfetta sapidità da accompagnare al vino rosso) con ciambottina cilentana e scarola e fagioli.


Una delle peculiarità più grosse del mercatino è la possibilità di poter ammirare anche i famosi panorami del borgo. Da un lato il mare mosso, che però non fa il paio con una giornata uggiosa (benché i primi giorni di dicembre siano noti sul posto per essere un po’ capricciosi), che anzi si rivela sgombra di nuvole ed assolata il giusto, con un clima quasi primaverile, dall’altro i campanili, gli argini in muratura, i fiori colorati e i vicoletti che hanno reso famoso questo paese…


Ricordate di visitare ogni angolino perché dietro ogni muretto può saltare fuori lo stand che cercate, ad esempio…avete mai provato le castagne ‘mbriache? E la brioche alla brace?


I mercatini di Castellabate si terranno quest’anno dal 2 al 17 Dicembre, per tutti i fine settimana, dal venerdì alla domenica, tutto il giorno!

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Falco

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Sagra della castagna – Salza Irpina (AV) – 2023

Sagra della castagna – Salza Irpina (AV) – 2023


Tra la miriade di sagre autunnali sulla castagna, prodotto che in Campania, insieme alla nocciola, da vita a mercati ed eventi di un certo spessore, ce n’è una che mantiene ancora intatto il suo fascino di minuto evento di paese. Nell’accogliente centro storico di Salza Irpina, infatti, tra lucine e danze popolari, si è svolta (e si sta svolgendo) la 38esima Sagra della castagna.


Calza Irpina


Arrivare a Salza Irpina è molto semplice, e se anche vi perdeste i segnali che vi indirizzano verso il parcheggio più vicino (come è successo a noi) avrete della simpatica forza dell’ordine locale che gentilmente vi rimetterà sulla giusta via. Dopo aver trovato l’ampio e gratuito parcheggio ci incamminiamo su una bianca scalinata che porta al centro del paese. Qui incrociamo due anziani visitatori dell’evento che si autocompiacciono del menu appena provato.
“Tutto saporito”, dicono, questo ci mette già di buonumore.


Un arco ci affaccia sul corso principale di Salza, la prima cosa che vediamo è un cartello dove è esposto tutto il menu, con relative indicazioni. Alla nostra destra il viale conduce al Municipio e alla biblioteca (tra l’altro, la prima d’Irpinia! Di recente ricatalogata e messa a nuovo, con la complicità di Amministrazione comunale locale e volenterosi abitanti), alla nostra sinistra c’è invece la piazza principale.

In piazza ad aspettarci, ansioso per questa prima edizione da lui organizzata, c’è Carmine D’Onofrio.
Carmine comincia a snocciolarci un po’ tutte le nozioni, in ordine misto, che riguardano Salza, le sue origini e i suoi eventi tipici. Ci racconta che il paese era notissimo per la presenza di ciabattini e piccoli laboratori artigianali di calzature (da cui il supersimpatico titolo di questo capitolo). Una tradizione che purtroppo, come tutte quelle tipiche dei paesini, ha sofferto molto lo spopolamento e la modernizzazione dell’industria ed è quasi totalmente sparita.


Sagra della castagna, il menu della 38esima edizione


Insieme a Carmine cominciamo a girare per i vari stand, ognuno con la sua storia, ma soprattutto ognuno gestito da volontari/membri delle varie associazioni che hanno reso l’evento possibile. Uno sforzo collettivo di 50 persone, tutte sorridenti, tutte reinventatesi per qualche giorno e pronte a vestire i panni di casari, massaie ed esperti della graticola.


Saltano subito all’occhio i prezzi. In media ogni pietanza in menu costa 1€/1.50€ in meno rispetto alla sua classica, identica, controparte, provata in diversi eventi quest’anno. Ma sarà buona?
Posso dirvi che uno dei piatti che mi è piaciuto di più è stato il primo con salsiccia, funghi e castagne (che si contrappone ad un primo semplice al sugo). Sembrava di mangiare salsiccia con un po’ di pasta, vista l’abbondanza del condimento, il che è un grosso pregio. Primo abbondante e saporito, decisamente consigliato!


Con grande dolore scopriamo che dopo il nostro giro perlustrativo, quando è arrivato insomma il momento di magnà, la zuppa di castagne è finita. E’ un colpo al cuore, ma anche una scusa per ritornare.
La zuppa è infatti uno dei piatti più apprezzati della sagra (e infatti l’hanno spazzolato via subito) ma una signora ci tranquillizza: C’è la trippa.

La trippa, infatti, meriterebbe un capitolino a parte. Innanzitutto non si ha minimamente l’impressione di star mangiando delle frattaglie, e lo dico da estimatore delle stesse. Per me quinto quarto, organi e appunto frattaglie sono delicate parti dell’animale che sanno essere esaltate da diverse, specifiche preparazioni e solitamente non vedo l’ora di provarle. Qui però c’è la sensazione di un piatto di carne completo. Una ricchezza di sapore che da soddisfazione al morso, pezzettoni di stomaco, fagioli e pellecchia di pomodoro in un sughetto densissimo. Ottimo anche il pane con cui si accompagna. Spazzoliamo via il piatto tra scarpette e mugolii, eccellente.


Sagra della castagna, il menu della 38esima edizione pt. 2


Ma se ci si perde la zuppa di castagne, con cosa conviene consolarsi? Con altre castagne, direi.

Ci incamminiamo quindi sul viale illuminato da lucine gialle, lasciandoci alle spalle la piazza animata da danze popolari con banda al seguito. Sul viale, a destra, anche lo stand dedicato al fritto. Pizzilli, anche conosciute come le classiche pizze fritte. Tentando di ordinare vi ritroverete catapultati in qualche surreale conversazione con le “proprietarie” dello stand. Un gruppo di amiche prestatesi anch’esse ad aiutare durante i giorni della sagra. Clima scherzoso e inside jokes a iosa, ma anche un servizio espresso, il tempo a stento di scattare qualche foto e la pizza fritta (o pizzillo) è pronta, fumante e ricoperta di sugo.


Al “piano di sopra”, su una piazzetta rialzata, proseguendo verso il municipio abbiamo quattro diverse postazioni. Sulla sinistra, all’inizio della discesa, troviamo lo stand delle crepes alla Nutella ed è qui che potrete approfittarne per prendere qualche kg di castagne fresche da portare a casa (10€ 2kg) come ricordino.

Se invece siete fan della cosiddetta castagna ammunata e bona, ma soprattutto cotta al punto giusto, rivolgetevi ai mastri di brace che con l’aiuto di un po’ di meccanica elementare dispongono di caldi sacchetti di castagne sempre pronti e di un meccanismo che muove in continuazione le castagne in modo da non farle bruciare tenendole costantemente calde. Cosa che scopro a mie spese quando, chiedendo di assaggiare, mi ritrovo un mucchio di pepite ustionanti versate direttamente sulle mie nude mani che, nonostante l’ustione in arrivo, si rifiutavano comunque di mollare la presa. Un semplice sacchetto trovato su un banco si rivelerà la mia salvezza.


Di fianco agli allegri castagnari banco di caciocavallo impiccato, panini con salsiccia e panino con cotechino. Quello con cotechino l’abbiamo già provato in piazza, c’è un giardinetto aromatizzato alla menta, un pochino nascosto, che sforna cotechini a ritmo continuo. Molto buona la grassa salsiccia (mi riferisco sempre al cotechino), anche condita in modo deciso, si fa ricordare, la consiglio. Passo indietro sul panino, un po’ secco, al contrario di tutto il resto del pane provato in evento, che era ottimo, anche in versione focaccia (ci arriveremo). Durante le riprese abbiamo modo di assaggiare anche il cacio fuso, che non delude. Anche qui, animato staff di volontari sorridenti e presi bene dalla socievole partecipazione del pubblico.


Vino e castagne (ma anche birra)


Di fronte allo stand del caciocavallo (3€) c’è anche la spillatura di birra (il vino invece lo trovate nella piazza principale, vicino alla fontana). Bicchiere da 25 cl a 1,50€, fantastico. Ci sediamo un attimo per gustarci questa birra gelata che con la sua frizzantezza spezza col grasso e avvolgente sapore del caciocavallo e ne approfittiamo per ascoltare un po’ il gruppo musicale presente sotto il municipio.
Al ritmo di arpa, tamburo, violino, flauto e altri strumenti di stampo classico inscenano dei ritmi che un po’ ricordano le danze medievali pre-1500, con una tonalità più moderna.


Il comparto musicale della Sagra della castagna di Salza Irpina copre anche il 900′, infatti in piazza, tornando nei pressi del fontanone, dei bambini incredibilmente ferrati in danza moderna si esibiscono sulle note dei Backstreet Boys e dei grandi successi degli anni 90′. A suon di Aqua e dance italiana ci concediamo anche una focaccia con la mortadella e quella bottiglia di vino che vi ho accennato prima…


La piazza è il posto nel quale potrete anche sbizzarrirvi con i dolci. E’ presente un vasto assortimento di dolciaria locale per tutti i gusti. Crostate, torte, spumoni, pasticelle, un castagnaccio gigante e farcitura di castagne in ogni dove. Paradiso dei golosi, tutto fatto in casa. Noi ci facciamo preparare un assortimento misto a piacere e ce lo gustiamo con calma a tavola.


Sagra della castagna di Salza Irpina, conclusioni


La Sagra della castagna di Salza Irpina è un evento molto piacevole da vivere, e che ci sentiamo ben volentieri di consigliare.
E’ un evento piccolo che proprio nelle sue dimensioni contenute trova la sua forma migliore.
Prezzi estremamente abbordabili, ritmi più lenti, partecipata si, ma senza calca asfissiante, piatti ottimi che proprio perché non devono essere preparati per masse invadenti di persone riescono a sprigionare il loro lato migliore. Il fascino unico del piccolo centro storico, che ti accoglie ma non ti schiaccia né ti forza e la sensazione di un evento ancora autentico, che ancora non si è dovuto forzatamente adattare ai ritmi più frenetici delle sagre del 2000qualcosa.

All’evento auguriamo di crescere, come si auspica, ma anche di non perdere mai questa autenticità che ora più che mai sarebbe poi difficile da ritrovare.
L’edizione numero 38 continuerà fino a domenica 15 Ottobre 2023!

PS Al ritorno ci siamo persi su una montagna.

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Sagra dei funghi – Cusano Mutri (BN) – 2023

Sagra dei funghi – Cusano Mutri (BN) – 2023


Ogni anno Cusano Mutri ospita quella che col tempo è diventata una delle più vaste, note, popolate esperienze del panorama autunnale e regionale: La Sagra dei funghi.
Il nome riprende ancora quello della vecchia manifestazione originale ma col tempo l’evento si è evoluto in tutt’altra cosa. L’edizione 2023 durerà inoltre ben 18 giorni, dal 29 Settembre al 15 Ottobre.


L’evoluzione della Sagra dei funghi


Come ha fatto una festa di paese, una sagra come tante, a tramutarsi nel punto di riferimento se si pensa ad un evento di successo? Tanta costanza. E una morfologia complice.
Il comune di Cusano Mutri, infatti, non differisce più di tanto da altre simili realtà che ospitano eventi nello stesso periodo dell’anno, anche la conta dei suoi abitanti (3.000 circa) è in linea o di poco superiore alla media.

– Arrosticini di Azienda Agricola Della Rosa


Aver avuto la costanza di mettere in piedi 43 edizioni però conta terribilmente nel crearsi un nome, soprattutto in un periodo storico nel quale non c’era il supporto di internet. Il nome stesso dell’evento è risuonato quindi come una campana solitaria e ha accolto proseliti in tempi non sospetti (e quando non era facile farlo, e ci si poteva basare solo sul passaparola!). Abbiamo personalmente incontrato sul posto “frequentatori assidui” dell’evento che non mancavano un’edizione da 7 anni, e ci tenevano a farlo sapere.

Altro incredibile bonus è la struttura stessa del paese. Un piccolo rompicapo fatto di scale, saliscendi e archi in pietra che da la piacevole illusione del presepe, di un’antica città in miniatura (neanche poi così piccola, se si pensa ai percorsi che si creano naturalmente tra i vicoletti connessi), di un posto da esplorare che consente una scoperta dietro ogni angolo.


Aggiungici i sapori e i prodotti delle terre beneventane (funghi compresi) e il gioco è fatto.
Naturalmente non è stato tutto così semplice, ma l’essere partiti con grande vantaggio ha aiutato non poco. C’è stata indubbiamente lungimiranza da parte dei comitati organizzativi prima, e dall’amministrazione comunale poi, che ha saputo sospingere l’ascesa di Cusano Mutri sulle mappe.


150 stand e innumerevoli proposte gastronomiche


“Quanti piatti ci sono? Abbastanza da non poterli provare tutti in 20 giorni di festa”, ci rivela Giuseppe Maria Maturo, il sindaco. L’evento ospita infatti oltre 150 stand diversi, tra comunali, pro loco, privati, locali e naturalmente aziende agricole.

Viene dato libero sfogo alle proposte degli standisti, e non per forza dev’essere protagonista il fungo, anche perché, con la mole di gente che ogni anno visita la sagra (col limite delle 10.000 a serata!) è matematicamente impossibile che il territorio circostante possa fornire abbastanza funghi (immaginate quest’anno, dove non ha neanche piovuto!). “Sagra dei funghi” ricorda quindi più il nostalgico proprosito originale, ma l’evento che ci ritroviamo oggi davanti è un festival. Ricco di musica e partecipazione.

– Menu disponibile presso lo stand Lo Svago


L’aver dato la possibilità agli standisti di personalizzare l’area immediatamente circostante alla loro postazione ha fatto si che si creasse una naturale diversità che sorprende e diverte l’avventore.
Non è raro trovare piccoli mucchietti di visitatori intenti a ballare danze completamente diverse (e provare piatti completamente diversi) a pochi metri di distanza.

Essendo attiva tutti i giorni della settimana, inoltre, si crea una naturale scrematura e selezione. Avete voglia di una semplice passeggiata provando qualche specialità? Potete venire a Cusano Mutri dal lunedì al giovedì, nel weekend la situazione si scalda e la città si riempie anche di comitive di giovani. Sabato e domenica mattina invece le carte si mescolano ancora, e la città si riempi di grandi e piccoli, famiglie intere comprese.


Cosa abbiamo provato alla Sagra dei funghi


Per una raccolta più semplice del materiale divulgativo da sottoporvi noi siamo stati a Cusano Mutri di Lunedì sera! La serata come anticipato era molto più tranquilla di quella che vi si pone davanti durante il weekend ma nonostante ciò c’era comunque una discreta partecipazione (con il 20-30% di stand aperti) e siamo stati accolti in maniera molto calorosa. Indimenticabile tra gli altri il siparietto nella piccola galleria d’arte dove tra prosciutto crudo (di una dolcezza e tenerezza commovente) e rosso, vino rosso e quadri rossi, abbiamo composto il nostro personalissimo trittico artistico.


Dopo i primi metri fatti, addentrandoci nel centro storico, siamo stati subito aggrediti da alcune pizzelle fiori di zucca e funghi, bollenti e saporite. Un aperitivo che è una bomba calorica, giusto per iniziare.


Ancora meno passi e siamo piacevolmente placcati da Alta Mangiuria, caseificio di Alife (CE) che partecipa anche abitualmente a Kult, l’evento del birrificio Karma. Qui abbiamo provato una serie di formaggi uno più buono dell’altro. Al mirtillo, al tartufo, aromatizzato al fieno, con arancia e cannella…

Delle vere e proprie delizie di cui siamo stati anche omaggiati. Un pit stop obbligato prima di andar via, per portarsi a casa un profumato e unico ricordino.


Addentrandosi sempre di più, seguendo le stradine lastricate in pietra, ecco alcuni stand locali, come quelle delle polpette ai funghi di Basile Mosè. “Classiche polpette” come da lui definite, ma con l’aggiunta di una cremina ai funghi che le rende speciali. Tra le cose favorite provate in serata.
Alla polpetta si accompagna una carica “carne e peperoni” (qui non si chiama Sfrionzola!) bella pregna d’aceto, e si va avanti.


Altri sapori della Sagra dei funghi


Subito dopo la polpetta ai funghi vi troverete davanti a un bivio. Se salite sopra, prendendo le scale e aggirando le ortensie, troverete molti stand gastronomici di attività locali (e potrete fare anche una piacevole passeggiata, scoprendo altri vicoletti di Cusano), scendendo giù invece, lasciandovi sulla destra l’Oscar Wilde pub….troverete altri stand gastronomici. In realtà la parte che conduce verso il basso dal lunedì al giovedì è piuttosto vuota, quindi se la vostra visita è infrasettimanale vi consigliamo o di fare un tentativo salendo…o di tornare indietro.


Questo non significa che in piazzetta non avete nulla da sgranocchiare, anzi.
La prima casetta in legno che trovate sulle scale propone svariati tipi di pizza fritta realizzata al momento.
Crema di funghi, un ragù bianco di funghi e salsiccia, porchetta, prosciutto crudo e rucola, nutella, classica al pomodoro e tanto altro ancora. Ci è stato subito chiesto se volevamo provarne una, ovviamente abbiamo detto di si senza pensarci troppo.


Con le mani completamente ricoperte di crema ai funghi siamo stati chiamati a raccolta dall’Azienda Agricola De Rosa, che propone i suoi arrosticini di pecora e del caciocavallo impiccato ai funghi (o al tartufo). Qui già l’anno scorso prendemmo del cacio filante, quest’anno invece non ci fanno neanche fiatare, ci piazzano una birra gelata in una mano e nell’altra due fettone di pane, formaggio e funghi.
Ci appollaiamo poco vicino e affondiamo i denti nel cacio bollente.


Piacevole ritorno al gusto della caseina fondente, che quest’anno, complice un po’ la reale overdose dell’anno scorso, avevamo un po’ messo da parte. Incredibile, se pensate che è letteralmente il nostro logo!


Pizza & Pasta (con funghi)


La fiera del carboidrato non finisce qui. Mentre siamo a fare qualche ripresa presso Lo Svago veniamo subito apostrofati dal pizzaiolo: “Ma una pizza la volete?”. Noi che praticamente abbiamo assunto il quantitativo in carboidrati di 3 piatti di pasta cadauno ovviamente diciamo di si.


Detto fatto dal forno esce una morbida pizza ai funghi, con abbondante mozzarella.
A questo punto siamo ubriachi di amido, e non abbiamo neanche incominciato con la pasta!

La pasta presa in esame sarà proprio quella dello stand L’arte del sapore.
Qui troviamo almeno quattro primi diversi: Tagliatelle, Gnocchetti, Paccheri (tutte e tre in bianco e col tartufo) e una trofia al tartufo realizzata in primis per un affezionato seguace del forno (che diventa stand gastronomico durante l’evento) che non salta un piatto. Mi volto ed è lì felice, ad aspettare le sue trofie.


Tra le scelte, consigliata anche solo per il profumino, una zuppa che in realtà è un ragù, per quanto è denso e pregno di funghi, umori e un tocco di pomodoro.
Come souvenir avete l’imbarazzo della scelta durante le vostre passeggiate, vi abbiamo già parlato del formaggio di prima scelta di Alta Mangiuria, mentre qui da L’arte del sapore troverete dei taralli tostati al forno con polvere di porcini, un’altra ottima idea per ricordare la serata.


Sagra dei funghi, dettagli


La Sagra dei funghi continuerà fino al 15 Ottobre. Sabato e Domenica mattina ci sarà molto partecipazione, così come dal Venerdì alla Domenica sera. Per una passeggiata più tranquilla si consigliano i giorni dal lunedì al giovedì.

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Falco

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Sagra della braciola – Montecorvino Rovella (SA) – 2023

Sagra della braciola – Montecorvino Rovella (SA) – 2023


La Sagra della braciola di Montecorvino Rovella (SA) sarà in piazza dal 25 al 28 Agosto.
Anche quest’anno il metodo tradizionale, che negli ha fatto si che l’evento si guadagnasse il marchio Sagra di Qualità assegnato da UNPLI, è l’arma vincente di un evento che evolve a piccoli passi mantenendo inalterati i suoi punti forti.


La Sagra della braciola, organizzazione


L’edizione 2022 era stata invasa da un marasma di persone affamate di braciola e questo aveva causato un po’ di disagi. Vi avevamo parlato di file drammaticamente lunghe sia alla casse, sia ai punti di ritiro. Non aiutava il fatto che sia tu volessi la pasta, sia tu volessi il panino, ti toccava la stessa fila.

Quest’anno le cose sono cambiate. Piccoli accorgimenti hanno dimostrato che la Pro Loco Rovella, una Pro Loco esperta che organizza questo evento da quattro decadi, sa osservare, imparare e rimediare.
Una cassa in più. E una persona in più per ogni cassa. Per un totale di sei addetti al rilascio scontrini e conteggio soldi. Ancora, la formula menu, benchè sia rimasta fondamentalmente la stessa, ci è sembrata più intuibile da recepire per il pubblico, e questo crea meno equivoci.


Anche le casette, dove si creava l’ingorgo più grosso, trovano una nuova disposizione.
La pasta, che è una delle hot pick della serata, ha un suo stand personalizzato, mentre all’altro estremo ci sono i panini. Da quest’anno anche senza glutine, novità importante che rende l’evento al passo coi tempi. Le retrovie uniscono il tutto come trincee della Grande Guerra, tutto è collegato e fila liscio.
Grazie a queste due-tre accortezze in tre ore di evento non abbiamo mai notato una grossa calca. Missione compiuta.


Sagra della braciola, i piatti


Decisamente un evento dove non rischi di perderti il piatto forte, siccome fondamentalmente sono due.
Panino, farcito di braciola sfilettata, ricco di sugo. Praticamente uno Sloppy Joe nostrano (che anticipa il compariello americano di almeno trent’anni…) e la penna liscia, cavalcando il meme della pandemia, che ha finalmente la sua riscossa nella cinque giorni annuale di evento.


Come abbiamo detto riguardo la Sagra del vitello podolico intero allo spiedo a Santo Stefano del Sole (AV) se ci si specializza in un piatto (e si comunica bene il perché e il come di questa decisione) il pubblico, soprattutto quello del 2023, recepisce alla grande e apprezza.

Il tempo del fritto misto sembra finito da un pezzo e la scelta della qualità ha il sopravvento nelle voglie degli avventori. Insomma, chi viene qui è la braciola che vuole…e la braciola ottiene.

Nonostante ciò la Pro Loco ha scelto comunque di non lasciare scontento nessuno.
Ecco che dunque sparpagliati per il centro città trovate altri stand culinari, esterni, che hanno portato le loro specialità.


Abbiamo visto delle colorate paelle, i classici arrosticini che ormai sono stati scippati senza ritegno dall’Abruzzo e li trovate in tutta Italia, pasticelle (anche se fa ancora caldo), pannocchie arrostite (immancabili nelle feste estive), il classicissimo caciocavallo impiccato (ormai più croce che delizia, anche se abbiamo visto uno stand che lo proponeva a soli 3,50€…), caldarroste (per coraggiosi, ad Agosto), panini con la mortadella (why not??), zeppole, sfogliatelle e un consigliato e amichevole vino con percoca. Da qualche parte c’è anche il gelato.


Sagra della braciola, in ordine sparso…


Quest’anno, dopo tre anni di lavoro insieme, siamo riusciti a guadagnarci finalmente la fiducia di tutti i membri della Pro Loco, che erano talmente gelosi della loro amata braciola al sugo da limitare perfino a noi, che eravamo venuti per raccontare la loro storia, la vista del luogo dove accade la magia…


Grazie però a un reciproco rapporto di fiducia e rispetto, consolidato in anni di collaborazione (lavorativa e mangiatoria) stavolta siamo riusciti a sbirciare un po’ di più (anche se non tutto ci è stato ancora svelato!)

E’ stato emozionante vedere queste vasche d’acciaio contenenti un fiume rosso di carni, pomodoro ormai dissolto in un sugo rosso, grasso e aromi venire dragato a ficcato con generosità nelle morbide marenne (panini ottimi come al solito, ma l’anno scorso ne acchiappai uno ancora più fragrante) oppure lasciato scorrere a cascata su piatti di pasta abbondanti. Ed è stato anche divertente tramutare gli sguardi di sospetto degli addetti ai lavori, che ci hanno visto spuntare armati di camere dietro le quinte, in sorrisi, quando con la scusa di una foto di gruppo lì e una qui, come audaci spie sovietiche, riuscivamo a documentare tutti i movimenti fino a quel momento tenuti celati.


Non servono dunque grossi consigli per godersi quest’evento dallo svolgimento più che intuitivo.
Cercate di arrivare prima della calca, quindi prima delle 21, prendete SIA panino che pasta (e che scherziamo?), rilassatevi un pochino al tavolo (sono tanti e c’è spazio per tutti, ma non esagerate con le lunghe soste) e poi via, oltre la strada, oltre la fontana, nei vicoletti, a cercare un po’ di vino con pesche e al ritorno, intorno alle 22, fermatevi un po’ in piazza per i concerti in programma.

Ieri abbiamo assistito allo spettacolo dei Tamurrasia (ci piace il fatto che ficcano sempre un po’ di Branduardi nei loro repertori, li avevamo incontrati anche durante la Festa del fico bianco di Giungano (SA) ) e poi se volete spaziare e togliervi qualche sfizio alla vostra destra (alla sinistra del palco) avete tutti gli stand gastronomici incontrati prima. Ah, si segnala che nell’ultima sera dell’evento sarà presente il format Nostalgia90, che a quanto pare va un casino quest’anno. Buon divertimento!

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Sagra del vitello podolico intero allo spiedo – Santo Stefano del Sole (AV) – 2023

Sagra del vitello podolico intero allo spiedo – Santo Stefano del Sole (AV) – 2023


Santo Stefano del Sole (AV) ha ospitato il 25 e il 26 agosto la 50° edizione della Sagra del vitello podolico intero allo spiedo. Un incredibile traguardo raggiunto con grande abnegazione da parte del paesino dell’avellinese. Un traguardo fatto di volontari, grande lavoro e la voglia di non arrendersi allo spopolamento.


Sagra del vitello podolico intero allo spiedo


E’ sicuramente uno dei nomi più lunghi e ricordati del panorama sagre avellinese, il fatto che la denominazione sia così specifica fa sorridere, ma ci fa anche immaginare quanto si tenga a certe tradizioni. La Sagra del vitello podolico intero allo spiedo infatti riprende con costanza diversi fattori, scandendoli precisamente nel suo nome. Innanzitutto era, è e resta una sagra. Il che significa che tutto il lavoro è fatto principalmente da volontari. Amici e parenti che si raccolgono per mantenere viva una tradizione.


Il vitello è podolico. Questo ci da indizi sia sull’età della bestia, che sulle sue caratteristiche. Non è carne di manzo a caso, è un vitello podolico. E’ intero, ed è allo spiedo. Questi due dettagliucci bastano a stuzzicare la fantasia dell’avventore. Un vitello allo spiedo, intero? E come ce lo mettono?

Ce lo mettono a fatica, perchè il vitellino è una bestia di 280kg (anzi sono due vitellucci, per quasi 600kg in totale!) e soprattutto lo mettono su un marchingegno di stampo Davinciano (che ha praticamente inventato il girarrosto, quindi il tutto calza a pennello) dove la carne gira e si cuoce lentamente, fin dal mattino. Degli addetti coccolano la carne in cottura con aromi (naturali, la carne deve mantenere inalterato il più possibile il suo sapore) e aglianico, finchè non è pronta.


La lunga cottura del vitello


Sezionato in parti, parti molto grosse, il vitello viene man mano smontato e portato nella zona dedicata alla cucina. Siamo rimasti molto sorpresi nel constatare il ritmo della macchina organizzativa nelle retrovie. Parliamo di una 70ina di persone, ognuna con il suo ruolo, incastonate perfettamente in una catena di montaggio ben oliata.


Il tutto comincia con lo sminuzzamento e il taglio. Le diverse parti dell’animale vengono omaggiate agli addetti che si occupano di una specifica parte. Dal vitello, per la sagra, si producono esclusivamente due piatti: il panino e gli straccetti. Per il panino si necessitano fette sottilissime (3/4 mm, a occhio) tagliate finemente da macellai con delicate mani da pittore. Sembrava di vedere un prosciutto sotto un’affettatrice, invece era un esperto macellaio con un coltellaccio e una grossa spalla bovina sul tavolo.

Le fette sottili vengono stese e condite con sale e olio, poi vengono nuovamente ripassate (da un’altra postazione) che gli da il tocco finale atto a certificare il punto di cottura ideale per essere servite alla manifestazione.

Gli straccetti invece, come potete immaginare, sono pezzettoni un attimo più grossi, di carne più fibrosa, che tende quindi a sfaldarsi. Vengono tagliati più spessi, per non disperdersi, ma sono ugualmente delicati. Finita la trafila, che tratta due-tre postazioni diverse, oltre quella d’origine sullo spiedo, ecco che la carne arriva finalmente ai giovanissimi, che si occupano di impiattarla e servirla.


Sagra del vitello podolico intero allo spiedo, l’assaggio


Mentre eravamo in giro a scattare foto e video, attenti a non intralciare la macchina perfetta composta dallo sforzo umano dei volontari, venivamo invitati ad assaggiare qui e lì e a fare dei piccoli test.

Ed è in questo momento che Lina Feola, che ci ha voluti qui ad essere testimoni di questa magia, ci porge le nostre personali porzioni di straccetti e panini. Ci viene proposto anche un bicchiere di vino e nel mentre che si finisce di chiacchierare, prendere posto, fare le ultime foto e riguardare le clip per essere sicuri di non essersi persi niente…passa un bel po’ di tempo. Peccato, pensiamo, ormai sarà freddo.

Procediamo al morso e all’assaggio degli straccetti. Favolosi, non più bollenti ma tenerissimi, gli straccetti hanno la giusta tenacia per essere morsi e dilaniati con facilità. Il sapore è di pura carne, nient’altro, al massimo un po’ di sale. Così semplici eppure così buoni, è anche complesso descriverli senza essere banali. E il panino?

Per me il panino è la vera sorpresa. Panino morbidissimo con fettine di vitello tagliate sottili. Panino non bagnato (o comunque non inzuppato) nei succhi della carne ma che si piega comunque alla tenerezza delle fettine. La mente ricorre ai migliori esempi di carne provata in giro per il mondo, dal buonissimo pastrami del Mogg di Berlino fin alla schiena di bovino bollita e salata servita alle 10 del mattino nei vigneti del Beaujolais, durante le vendemmie settembrine a Villié-Morgon, vicino Lione.


Perchè questi esempi così specifici e altolocati? Perché la mia mente necessita di piazzare questo panino in qualche classifica mentale, e non dimenticarlo. Notate che ho citato un tramezzino fatto da alcuni tra i più raffinati esperti nell’arte del panino, e uno fatto praticamente da vignaioli. Questo perché il prodotto è, in ambedue i casi, un fine ma naturale mix di tecniche e naturale bontà del prodotto.


Vino, luci, balli e santi


C’è voluto grande coraggio e forse un po’ di beata ingenuità, per preservare questo panino nel tempo. Chissà quante mode e quante tendenze ha schivato in 50 anni. Chissà in quanti hanno proposto di arricchirlo, modificarlo, stravolgerlo. I due santi di Santo Stefano del Sole hanno vegliato sulla sua inalterabilità per dieci lustri, come fosse una reliquia.

E a proposito di santi, qui ce ne sono due. Santo Stefano, la figura che da anche il nome al paese, e San Vito Martire, che da il nome al comitato organizzativo. Probabilmente uno di loro ama gli straccetti e l’altro il panino. Passioni in realtà perfettamente conciliabili.


Conciliabili anche a un buon vino (per rimanere in tema ecclesiastico), che proviamo da Domenico Urciuoli, che molto gentilmente ci narra del suo vino e ce lo fa anche assaggiare. Vicino un gusto così delicato io ho scelto un fiano, per me ci stava da Dio (o da Santo Stefano). Chiaramente avete anche l’aglianico e diverse altre scelte. Sono disponibili anche vini di Feudi San Gregorio e Rosa Boccella, a voi la scelta!


50 anni di evento


In 50 anni la Sagra del vitello podolico intero allo spiedo ha subito diversi cambiamenti. Prima era nel piazzale della chiesa, ora per motivi logistici si è spezzettata in due-tre piazzette adiacenti.
C’è quella della chiesa, in alto, alla quale venite condotti da un corridoio di luci, c’è quella centrale dove si ritira il panino/straccetto, dove rotea il vitello sulle braci, e dove sono al lavoro tutti i volontari, e poi c’è quella immediatamente attaccata, dove si prova il vino, il caciocavallo e si prova a trovare un posto a sedere.


L’evento negli anni ha formato nugoli di appassionati. Abbiamo sentito qualcuno sbuffare per le file, vi assicuro che più veloce di così quelle persone non potevano andare. I tempi tecnici sono quelli della carne, e vanno assecondati. A proposito di cose noiose, parliamo anche di prezzi: Il panino viene 6€, gli straccetti 7€.

Quest’anno, eccezionalmente, la prima giornata dell’evento è stata affidata ai tre chef Agnes, Parisi e Mariconda. Questo risvolto è interessante e apre la strada a diverse possibilità. Ogni anno si potrebbe riprendere la sagra classica, e accostargli di fianco un’altra serata nella quale si propone qualche novità, che naturalmente rispetti e non alteri le qualità del pezzo di carne proposto. Ecco, come dicevo ieri, io tra uno straccetto e un panino con fettina…un bel sandwich con cetriolino e un po’ di senape e cipolle rosse lo proverei ben volentieri. Ve lo propongo sotto la benedizione di San Falco (che comunque esiste). O perchè no, in versione terrina? In una mousse? In un patè? C’è un anno di tempo, pensateci!


Falco

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Sagra della lasagna e delle polpette costesi – Costa di Mercato San Severino – 2023

Sagra della lasagna e delle polpette costesi – Costa di Mercato San Severino – 2023


La Sagra della lasagna e delle polpette costesi, di Costa di Mercato San Severino (SA), si terrà dal 23 al 27 Agosto 2023 proprio nella frazione vicina all’Università di Fisciano.


Lasagna protagonista in menu


Sicuramente, come suggerisce il nome, alla Sagra della lasagna e delle polpette costesi il piatto protagonista è proprio la lasagna. Essa viene presentata con all’interno pezzettoni di salame e di polpettine, in un incrocio a tre tra bolognese, napoletana e costese.

La lasagna è molto tenera, modello dolce al cucchiaio, questa è una scelta che può piacere e non piacere.
Personalmente, per quanto apprezzi la crosticina da forno, non mi dispiace neanche questa tipologia qui (che poi è la stessa che realizzo anche io, quindi…)


La lasagna, ricca di sugo e paragonabile per consistenza quasi ad una mousse, mi è parsa più saporita dello scorso anno, e anche più farcita in generale.

Allo stesso tempo però la pasta e fagioli sembra perdere il confronto a distanza con se stessa.
Molto più brodosa di quella dell’edizione 2022, che era si povera di sale, ma che risultando molto collosa e appapocchiata risultava molto soddisfacente da buttar giù. Ricordava una Nennellesca pasta e patane.
Quella di quest’anno sembra non credere molto in sè, anche se bisogna dire che noi abbiamo pescato il primo giro di piatti, mentre è risaputo che una pasta e fagioli da il meglio quando ha il tempo di riposare.

Ho sbirciato i piatti degli altri commensali dopo qualche ora e sembrava già più rappresa. Meglio così.


Le polpette costesi


Altra coprotagonista della serata sono proprio le famose polpette costesi.
Oserei dire che sono il piatto migliore e il più riuscito (apparentemente anche quello più scelto)

L’evento ha avuto diverse difficoltà a partire per problemi logistici. Inizialmente alcune forniture sono arrivate in ritardo, dopo, inoltre, ci sono stati problemi col quadro elettrico. Per fortuna è stato tutto risolto e la friggitrice è ripartita a mille, pronta a soddisfare le tante richieste di polpette, ma questo ha fatto sì che si creasse un po’ di fila e di impazienza.

Ciò non dovrebbe più capitare, assicurando ai restanti giorni dell’evento (fino al 27 agosto), una regolare continuità delle attese.


Anche la polpetta sembra avere un piccolo upgrade. Tanto, tanto pepata, ci è sembrata farcita con più generosità rispetto allo scorso anno.
I pezzettoni di salumi all’interno sono stati una graditissima scoperta.
Ideali per un aperitivo sostanzioso faranno probabilmente impazzire gli amanti dell’oliva all’ascolana, e simili.


I panini


Lo scorso anno esaltammo alcune delle scelte della Sagra della lasagna e delle polpette costesi, tipo quella di inserire, come alternativa al panino classico da festa, quello alla milza.
Complimenti che ci sentiamo di rinnovare. Non siamo esperti di milza alla salernitana ma l’abbiamo mangiata in diverse occasioni.

La milza presentata a Costa durante la sagra risulta poco aggressiva, assolutamente non eccessiva di piccante e neanche pregna d’aceto. Molto tenera, molto umida, si adatta molto al panino inzuppando il giusto la sua mollica. Benché io sia amante di aceto e l’avrei gradita anche più cattiva, devo dire senza molte esitazioni che questo è un tocco del menu decisamente riuscito.


In alternativa potete scegliere i grandi classici di festa: Porchetta e patatine & Salsiccia e patatine.
Fra i due abbiamo scelto quello con porchetta. Sicuramente rispetto alla proposta con la milza questo tipo di panino risulta intuibilmente più secco, consigliamo qualche salsa laida per aiutarlo nella sua discesa nell’esofago.


Altre scelte in menu e intrattenimento.


Con un guizzo potete scegliere volendo anche l’impepata di cozze, ma ancora una volta vi sospingo leggermente verso il panino con la milza, che metto in un ideale tris con la lasagna e le polpette.

Vino rosso o bianco, oppure bibite. Non abbiamo assaggiato il bianco, dedicandoci piuttosto a un doppio-triplo bicchiere di rosso, che comunque si sente tutto.


Per dolci, zeppole e brioche (anche farcite al cioccolato) fritte al momento, che potete gustare pigramente mentre di fronte a voi, sul palco, passa il convegno sulla legalità e l’ambiente, argomento sempre caro al comitato organizzativo. Post convegno, in verità molto breve e conciso, è il momento dell’intrattenimento musicale. Per i più piccoli possibilità di passeggiata a cavallo e qualche giostrina colorata.

La Sagra della lasagna e delle polpette costesi ha un buon pubblico di fedelissimi.
Anche quest’anno abbiamo notato qualche migliaio di persone (2.000 nelle prime ore, ci conferma il comitato organizzativo) sciamare tra la cassa, il ritiro dei piatti e l’abbondante scelta di tavoli (sia nel campetto sportivo ben illuminato sia nello spiazzo di fronte il palco).


Da segnalare invece, e da sottolineare, la gentilezza e disponibilità dei giovanissimi.
Un’educazione sorprendente che è venuta fuori in più di un frangente. Adeguati ai loro ruoli di farcitura panini e consegna polpette, amabili anche a gestire le pressioni di gente col triplo dei loro anni che smaniava per essere servita per prima e puntualissimi anche nella pulizia certosina dei tavoli.
Davvero complimenti.

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Sagra del pomodorino datterino – San Bartolomeo in Galdo (BN)

Sagra del pomodorino datterino – San Bartolomeo in Galdo (BN)


San Bartolomeo in Galdo, piccolo comune del beneventano di 5.000 abitanti, si ritrova per le mani una vera primizia. Un’eccellenza nel campo già pregiato delle colture di nicchia: il pomodorino datterino.
La corrente amministrazione comunale, in vista del marchio De.Co (denominazioni comunali di origine) in arrivo ha scelto di onorare questo prodotto con una giornata ad esso dedicata, la Sagra del pomodorino datterino, appunto, che si è svolta sabato 19 Agosto proprio tra le strade della città.


Sagra del pomodorino datterino ed eccellenze locali


La Sagra del pomodorino datterino esalta la coltivazione tipica del comune di San Bartolomeo in Galdo. Il microclima e la conformazione del terreno di San Bartolomeo permettono infatti la coltivazione senza irrigazione, conferendo al pomodorino datterino particolare dolcezza e un alto grado zuccherino.

Arrivando sul posto infatti ci siamo goduti dall’alto un panorama collinare che si estendeva a perdita d’occhio. Sormontato da delle sceniche pale eoliche che proteggevano con le loro imponenti ombre colture, vigneti e distese dorate di grano.


Nonostante il caldo pressante degli ultimi anni, che perfino San Bartolomeo, nel suo piccolo, sta percependo, la posizione privilegiata permette al paesino di essere amabilmente spazzolato dal vento e di rimanere fresco abbastanza per favorire questo tipo di coltivazioni.

La raccolta avviene rigorosamente a mano e l’inscatolamento vi si succede molto rapidamente, mantenendo così inalterata sia la freschezza che la dolcezza del prodotto.

Povero di calorie, il datterino è ricco di sali minerali, vitamine e antiossidanti salutari per la pelle.

Il suo sapore aromatico e particolarmente dolce è l’ideale per molti piatti a base di pesce ed anche un gustoso condimento per la pasta...


Per disquisire sull’argomento la popolazione è stata invitata dal sindaco Carmine Agostinelli, tra i più convinti fautori dell’idea, ad una tavola rotonda, che in realtà era un palco quadrato, con le figure politiche più influenti sull’argomento. Non sono mancate premiazioni di personaggi locali che con il loro intervento sono riusciti a rendere questo prodotto noto al grande pubblico anche in tempi non sospetti, lontani dalla luce dei riflettori. Tra gli invitati anche il campione del mondo (oggi agricoltore) Francesco Moser.


Sagra del pomodorino datterino, il menu


Per esaltare il raffinato prodotto è stato istituito un menu degustativo dal prezzo puramente simbolico di 10€. Potete fidarvi se parliamo di prezzo simbolico. Di eventi ne giriamo e un menu così non potrebbe costare così poco neanche se fossimo nel meraviglioso, pre-apocalittico, 2019.

Il menu era così composto: Bruschetta (Con pomodorino, olio e origano). Pizzella (Pasta cresciuta fritta con passata di pomodoro datterino, parmigiano, basilico). Cavatello (Uova, Farina, Pomodoro datterino fresco, basilico). Polpetta (D’uova, parmigiano e mollica di pane) e Straccetti (Carne di vitello cotta al burro con pomodoro e basilico).


Per i nostri affezionati lettori della provincia di Salerno segnaliamo che i cavatelli non sono gli stessi nostri ma una variante della tradizione beneventana tra lo scialatiello e le trofie. Tipicissima del posto (e del vicino Molise, che vi dedica più di un evento) la Polpetta cacio e ova, di cui io, da amante folle delle polpette, non ho potuto fare a meno di invaghirmi. Gustosa nella sua semplicità anche la pizzella. Niente più di una montanarina/pizza fritta (a seconda di che provincia campana siete!) cucinata da una simpaticissima signora che nelle retrovie, mentre scattavamo le foto, ci ha ingozzato con due/tre porzioni al volo, ustionanti, tirate fuori dal pentolone a mani nude!


Sagra del pomodorino datterino, i laboratori


In parallelo al convegno e al menu degustazione è stato simpatico seguire i laboratori dedicati ai bambini. In una pace irreale fatta di sorrisi e buonumore veniva insegnato ai più piccoli tutto il processo che va dalla coltura al prodotto finito.


I bambini prendevano i pomodori dalle cassette messe a disposizione, li lavavano e (a fatica) li passavano, separandoli dalla buccia e rendendoli salsa. L’importanza di un antico rituale quasi scomparso, reso estremamente celebre da qualche generazione precedente (tutti avevamo la nonna che faceva le bottiglie!) che viene, per fortuna, ripreso. Un’idea senza dubbio apprezzabile che trasmette l’importanza di un prodotto principe del proprio territorio tramite il gioco.


Nonostante la prima edizione c’è stato un buon successo di pubblico. Già prima della fine del convegno si era formata una temibile fila ansiosa di testare la versatilità del pomodorino datterino di San Bartolomeo e di conseguenza il passo più arduo sembra esser stato compiuto con scioltezza. Alle prossime edizioni il compito di prendere quel che di buono è stato colto, passarlo e renderlo pronto per lo scaffale e la tavola. Il pomodoro è del resto un elemento che si adatta alla perfezione alle tavole di una sagra (figuarsi uno con tutte queste proprietà e qualità). Basti pensare ad eventi simili che hanno già riscosso successo. Penso a Il Bianco e la Rossa, di Rotonda (PZ), a Corbara e il Corbarino, in provincia di Salerno e al successo della Sagra del Pomodoro San Marzano DOP di Striano (NA).


Falco

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Ciccimmaretati – Stio (SA) – 2023

Ciccimmaretati – Stio (SA) – 2023

L’Associazione Culturale Il Punto rimette in scena negli immutati castagneti di Stio (SA) la classica kermesse Ciccimmaretati. Un evento che fluttua amabilmente tra la sagra, la degustazione e la fiera e che trova sempre e puntualmente un fortissimo riscontro nei suoi fan più appassionati.
L’evento quest’anno si terrà dal 17 al 23 Agosto, andiamo a vedere cosa ci aspetta!


Ciccimmaretati, le conferme


Se il 46% dei matrimoni finisce in divorzio ciò non vale per i Ciccimmaretati di Stio (SA) che stretti in un abbraccio più caldo che mai si presentano a rinnovare le loro promesse, ogni anno, nelle stesse date (o quasi) nel posto che li fece innamorare la prima volta.

Costabile Romito, uno degli organizzatori dell’evento, membro dell’Associazione Culturale Il Punto, spiega con inequivocabili parole il succo (o la zuppa) di tutto questo successo: I piatti sono sempre gli stessi.


E se ingenuamente questo potrebbe creare delle perplessità, esse spariscono al primo assaggio.
Escluso il lavoro fatto come Il Trono di Sagre siamo stati all’evento già diverse volte, a distanza di parecchi anni, eppure ritroviamo sempre lo stesso riscontro e lo stesso ottimo sapore, le stesse soddisfacenti sensazioni, ogni volta che ficchiamo le posate in quei cocci lucidi.

Una delle prime volte che venni, ricordo che definii le mulegnane ‘mbuttunatesaldate con la fiamma ossidrica” poiché la resistenza eroica con cui rimanevano compatte, tenendo all’interno tutto il loro caseario ripieno, era invidibiale. Ebbene, anche ieri sera ho notato la stessa cosa. Queste melanzane non sono cotte, sono coniate. Naturalmente il gusto è eccellente, pieno, un piatto che da solo potrebbe sfamarti, assolutamente consigliato.


Ciccimmaretati, rincari sui prezzi?


Mentre in Italia l’inflazione galoppa anche la cartina tornasole più semplice da analizzare da i suoi riscontri: i prezzi sono aumentati (ancora) anche nelle nostre amate sagre (ed eventi) di paese.
Questo ce lo rivela proprio Costabile all’inizio della nostra puntuale chiacchierata.
Ma è davvero così?

Sì è davvero così, però ieri ci siamo messi un po’ col lanternino e abbiamo analizzato la situazione dal lato pratico. Ecco i prezzi:

  • Ciccimmaretati, 7€
  • Grano a’lu furno, 7€
  • Cavatelli, 7€
  • Foglie e patane cu’ lu vicci 7€
  • Mulegnane ‘mbuttunate, 7€
  • Patane a’lu furno, 7€
  • Piatto di formaggi, 6€
  • Zeppole, 4€
  • Struffoli, 4€
  • Frisilli cu’ lu méle, 3€
  • Nu poco re tutto, 5€

Oltre questa lista ci sono una 15ina di vini, ottime etichette, e del vino da tavola, rosso a 4,50€.
Ebbene, noi abbiamo preso tutto il menu, perché naturalmente siamo COSTRETTI ad assaggiare tutto per esprimere un giudizio completo. Eravamo in 4, la spesa totale sarebbe stata di 70€, per un totale di 17,50€ a testa. Con poco più di 15€ quindi mangi tutto il menu (diviso ovviamente, ma tanto da solo non ce la fai mai a superare lo scoglio del Grano a’lu furno, ti sfido personalmente!) e avevamo anche ben 2 piatti di Cavatelli + Acqua (Lete mi pare) e pane (omaggio).
Direi che è un prezzo più che accettabile, per un intero menu…
E si, vi confermo che sazia eccome!


Ciccimmaretati, il gusto inconfondibile


Come prima accennato sono rimasto molto soddisfatto dalle mulegnane, di cui sono personalmente un fanatico, ma ogni piatto era eccellente. L’ottimo bilanciamento del foglie e patate, tra la vellutata patata e la foglia che ogni tanto riemerge e fa notare la sua fibrosità, entrambe accompagnate da un tenerissimo viccio, talmente soffice che non sai se vuoi abbracciarlo o ficcarlo in una zuppa di latte…

Del cavatello ne vogliamo parlare? Ma come fanno a farlo a mano? Sono perfetti, sono callosi, sono al dente (per qualcuno anche troppo, ma io li adoro così) e mescolati col sugo, il formaggio (servito sempre nelle pratiche equivoche monodosi) e il forte sono un piatto che devi e puoi prendere 100 volte.
Come ho dichiarato prima, non è la prima volta che veniamo qui. Ci siamo stufati di provare le stesse cose? NO.

Le patate al forno meriterebbero un capitolo a parte. Altra pietanze difficile da decifrare, perfetta, con la sua crosticina bruciacchiata, morbida dentro e croccante fuori. Saporita, sembra uscita dal menu di un matrimonio del kashmir. Il prezzo sembra elevato per un piatto così, ma poi lo assaggi.
Onestamente non so dire se preferisco queste o le melanzane, e ho detto tutto.

Ottimo anche il sudatissimo e sapido formaggio, che sta li a soffrire sotto le lucine che danno vita alla classica atmosfera calda, da fiaba, e aspetta solo che il vino venga versato, per essere puntualmente dilaniato in un inevitabile supplizio di Prometeo, che si rinnova ad ogni fetta tagliata, ad ogni brindisi.


Castagnimmaretati


Non si può non accennare alla locazione. Il bosco di castagni è una scelta che da Battipaglia, a quasi 2 anni sagra dall’evento (ndF, 1 ora e 15) non sembra ideale. Poi però vengono i pullman dalla Francia e allora zitto e muto. Bisogna inerpicarsi passando da Magliano Vetere e Monteforte Cilento, per raggiungere il boschetto dorato, che però è sempre incantevole da scorgere, non appena si mette piede nell’area dell’evento.


Agghindato a festa protegge sotto la sua aura sbrilluccicante tutti i tavoli (i quali scandendo un ritmo ben preciso continuano a riempirsi, saziare e svuotarsi a oltranza, per tutto il tempo della nostra visita, per tutti i giorni dell’evento, per tutte le edizioni finora avvenute) e invita anche a fare una passeggiata tra i vari fortunati stand esterni, o di aziende amiche/fidate, che vi presenziano.

Al solito abbiamo fatto una capatina e portato a casa qualche souvenir. Carciofini sottolio, zucca, concentrato di peperone o di pomodori secchi. Insaccati, a scelta tra capocollo, pancetta, salame e soppressata, tutti nostrani. Qualcuno ha voglia di amaro o di vino? Potete scegliere tra gusti classici (zenzero, limone, frutti di bosco…) oppure novità sfiziose (amaro al caffè e limone!)


Non manca il classico artigianato. E’ stato piacevole vedere bambini del 2023 giocare con spade di legno e cavallucci con le rotelle. Suggestivo (ancora) osservare i colori delle lampade da scrivania e l’intreccio sia delle bambole fatte a mano che dei cestini di vimini. Rosmarino, miele, sapone, taglieri e bastoni da passeggio. Se avete voglia di un ricordino di Stio, sapete dove trovarlo.


Ah ma…i cicci?


Eh beh, la zuppa di cicci è sempre la solita conferma. A seconda dei gusti potrà non essere il piatto preferito del menu (ragazzi, quelle patate al forno sono roba di un altro pianeta) ma è sempre bello che sia un piatto così “semplice” (almeno in apparenza) e “povero” (almeno in origine) a rappresentare un evento così vincente. Vi ricordiamo che oltre a trovarli già pronti, serviti in tavola, potete portarveli crudi e secchi a casa per prepararli quando più vi và. Graditissimo e originale regalo, pensateci.

Vi lascio con l’augurio di una buona visita a questo gran bell’evento e la descrizione del piatto.
Ci sarà pur qualcuno che viene qui per la prima volta, no?

CICCIMMARETATI

Ingredienti: ceci, fagioli bianchi, cannellini, borlotti, lenticchie, grano, granturco, cicerchie e castagne.

Curiosità: i “ciccimmaretati” venivano preparati dalle nostre nonne il primo giorno di maggio, perché quel giorno avere sulla propria tavola tutti questi ingredienti era segno di abbondanza e si era al riparo da fame e stenti.

Falco

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Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023

Sagra del castrato al ragù – Serradarce di Campagna (SA) – 2023


La Sagra del castrato al ragù, di Serradarce di Campagna (SA), meglio conosciuta come Sagradelcastratoalragùcumaccarunrzitultimaserafusilli è un’istituzione del panorama campagnese.
La sua storia è lunga quanto il suo nome completo, andiamo a sciorinarla.


Il primo castrato


35 anni fa, nel 1988, in uno spiazzo un po’ logoro, tra le curve quasi nascoste della verde frazione di Serradarce di Campagna (SA) qualcuno decise che una specialità tutta locale avrebbe meritato un palcoscenico più ampio. Quest’idea che oggi potrebbe essere di facile concezione, in un momento storico nel quale ogni capriccio può essere trasformato in business, non era poi così banale in un contesto locale molto geloso delle proprie tradizioni.

Altro “sgarro” fu cambiare immediatamente il candidato alla castrazione dall’ovino classico al manzo, almeno per quanto riguarda l’involtino. Il manzo, oltre ad avere una preparazione più semplice poteva essere anche più facilmente apprezzabile dai visitatori non locali. La ricetta originale resta però applicata al ragù per la pasta.


La scelta delle date


Si scelsero le date, che rimasero quelle fino a oggi. Dall’8 al 13 Agosto. Si confermò il luogo, il solito spiazzo, un tempo ricoperto di terra e pietruzze, oggi pavimentato e arricchito ogni anno di un espediente che possa rendere la visita dell’avventore più piacevole. I fondi ricavati dalla somministrazione di 30 anni e passa di ragù servono e sono serviti per migliorare tutta la zona.
C’è una chiesetta (oggi sconsacrata) rimessa parzialmente a nuovo e tramutata in uno spazio destinato alle attività teatrali e alla cultura (ma che vedendola dall’interno non ho potuto non immaginare quanto avrebbe reso con un soppalco, birre alla spina, musica e un macello di gente, perché nel mio immaginario la spensieratezza è ancora legata ad un’idea di alcol e casino). Non solo gli stretti dintorni hanno beneficiato di questi lavori, perfino la morfologia della zona è cambiata. La terra è stata smossa e oggi dà vita a dei terrazzamenti ricoperti di verde e staccionate.


Il rito del castrato


Ma da dove ha origine la passione locale per il castrato? Tutto ha inizio da un rito nuziale. In quella che doveva essere una fantastica scena a cui assistere, gli sposi di una volta consumavano un pranzo nuziale proprio a base di ziti e castrato. Tutt’oggi infatti è così che il piatto si prepara. Ecco spiegato il divertente sottotitolo dei “maccarun r zit” (perché gli ziti vengono spezzati a mano, e resi maccheroni, cioè più corti).


La storia dei “fusilli l’ultima sera” è in realtà un tentativo di regalare un’alternativa altrettanto tipica, di un piatto molto in voga anche nel vicino Cilento, i fusilli appunto. Rimane uno sfizio da ultima sera perché i numeri abbondanti di visitatori che l’evento riceve non permettono una totale transizione verso il fusillo o la pasta fresca in generale. Poco male, perché nessuno ha in realtà voglia di stravolgere un piatto che è immutato nella tradizione e nella storia del posto, e che sta benissimo proprio con gli ziti con cui è nato.


La stessa locandina, bianca e rossa, storica e riconoscibilissima, rivela tutto l’atteggiamento e il modus operandi del luogo. E’ didascalica e sembra voler a tutti i costi essere chiara e non fraintendibile, poiché il cambiare una storica ricetta e renderla commerciale attirerebbe le ire dei locali, mai molto permissivi quando si va a sfiorare la propria tradizione. Ecco spiegati i divertenti sottotitoli.


Chili di ziti spezzati a mano


Chi disprezza vuol mangiare, e infatti gira che ti rigira sono proprio i locali che col tempo si sono affezionati tanto all’evento e oggi lo considerano un appuntamento irrinunciabile. E’ proprio grazie ad essi (e ad un’attenzione costante alla qualità del prodotto) che i numeri, in cucina e sulle panche, continuano a crescere nonostante la pandemia ed un’edizione sfortunata e fustigata dalla pioggia, che avrebbe tagliato le gambe a chiunque.


Abbiamo assistito di persona alla catena di spezzaggio che rendeva gli ziti della misura perfetta. Dall’altra parte, dietro una schiera di pentoloni dove il ragù sobbolliva calmo ed inesorabile, si ammorbidiva, lento lento, il castrato. Con una pesca miracolosa dal fondo del pentolone continuavano a uscire pezzettoni di carne grondanti di sugo. Alcuni di essi finiranno ad essere serviti come secondi. Altri, ridotti a pura polpa di carne, arricchiranno il famoso ragù che da il nome a tutto l’evento.


Altro elemento che compone il menu, e che da 33 anni rimane invariato, è la ciambotta.
Anche questa è una versione locale, senza patate, molto carica di melanzane, il che le dona anche un retrogusto pungente, e di friarielli (quelli salernitani, non i napoletani, occhio!)


Il menu completo


Il menu viene proposto completo (al costo di 18€), oppure si può scegliere la singola porzione e pagarla a parte. Molti optano proprio per il menu completo, che permette di assaggiare un’abbondante porzione di pasta (ancora più grande nella versione singola!), il castrato (oppure l’involtino di carne al sugo), la ciambotta, un bicchiere di vino, una pesca (per i veterani che in due colpi alla Goemon la monnano e la ficcano nel vino) e del pane per la scarpetta obbligatoria.


In alternativa, per chi magari sceglie il castrato da 33 anni e ha il guizzo di cambiare, sono presenti anche salsiccia alla piastra (ficcata in un classico panino da festa, con patatine fritte e salse) e gli arrosticini.
Al bar invece birre nazionali e qualche estera (no alla spina), amari, grappe. Vino, disponibile all’acquisto sia nel singolo bicchiere che in bottiglia (solo 4€, ovviamente della zona)

Per l’intrattenimento musicale si alternano radio con speaker e band di musica folk locale.
Lo spiazzo, che può ospitare contemporaneamente 600 persone, è composto da tavoli (ritoccati ogni anno) che però sono stati costruiti con esperienza ben 35 anni fa! Tutto in questo luogo è dedito alla sagra, ed è maturato e…rosolato…con essa proprio come un buon castrato dovrebbe essere.
L’Associazione OPERARE, che ha preso in carico l’onore e l’onere di questa tradizione, al momento presieduta da Sharon Bottiglieri, ci è parsa estremamente accogliente (e di questo non avevamo dubbi) ma anche aperta all’evoluzione di quest’evento in qualcosa di più, che esuli dai limiti imposti da uno spazio si storico e che fa parte della memoria, ma che al tempo stesso contiene a fatica l’energia e la curiosità dei tanti visitatori.

Falco

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